
Originariamente Scritto da
are(a)zione
(commento il mio che si affianca al tuo sondaggio aperto sul "Termometro)
Compagno,
in questo ultimo anno ho cambiato un po' la mia visione sul fascismo.
Cambiata non mitigata, si intenda bene. Ammetto di avere avuto una non completa conoscenza del fenomeno fascista, e per tale motivo mi riferivo al fascismo negli stessi termini di Gramsci (*).
Poi ho notato che quello che noi oggi associamo al concetto di fascismo è una interpretazione politica, basata sulla nostra percezione di cosa fu quel periodo per noi italiani.
Dunque, etichettiamo ciecamente regimi autoritari ed antidemocratici come tali, perchè ci ricordano il modo in cui Mussolini si fece carico del suo potere sugli oppositori.
Questo secondo deve essere evitato, proprio perchè siamo comunisti, e quindi materialisti storici quasi per natura (natura qui non intesa in senso panteistico). Siamo abituati (questo almeno è quanto penso di aver capito) a leggere la storia non come facevano gli illuministi, nè come facevano i romantici tedeschi. Non mi sta bene nè il criticismo illuminista, posto ad erigere un stadio evolutivo che prescinde dal contesto puramente locale, nè il giustificazionismo di Schlegel o Schelling ed altri.
La storia, e gli eventi che si concatenano, vanno letti con grande attenzione.
Analizzati in modo scientifico, dialettico e possibilmente matematico.
Ecco perchè il fascismo fu quello che fu perchè tali erano le circostanze che permisero quel tipo di ideologia.
Associare Mussolini a Pinochet, solo perchè entrambi autoritari e violenti, non è un buon modo di leggere la storia, perchè fallace, errato ed erroneo.
Ripeto, qui non si sta giustificando nessuno, ma si sta ponendo al centro dell'attenzione ciò che viene chiamato atteggiamento filologico.
Altrimenti riceveremmo lo stesso tipo di trattamento quando un fascista venisse a dirci che Stalin, Pol Pot, Kruschev, Lenin e Togliatti erano tutti comunisti della stessa specie. No, saresti tu il primo a saltare sulla tua sedia e porre dei paletti storici e politici, oltrechè filosofici per distinguere anche la minima virgola di differenza.
Spero tu comprenda il mio punto.
(*) Ritornando a quel passaggio di Gramsci, bisogna tener conto che egli si stava riferendo AL fascismo, ovvero l'unico movimento fascista dell'epoca. Prima non vi fu niente del genere. Ecco che ne da' una lettura antonomastica. La generalizzazione la stiamo facendo noi, dopo 86 anni, non lui. Egli legge e critica quel che vede col senno dell' "Ora". Noi, con il senno del "Poi", abbiamo maggiori dati da inserire nella critica. Dunque, non possiamo estrapolare quella visione del fascismo a tutto ciò che è regime dittatoriale, violento, sanguinario, opprimente, etc.. Tali regimi, e sta qui la forza e potenza della scienza politica, devono essere osservati, studiati e chiamati nel modo più analitico e contestualizzato possibile.