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    leghista nero
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    Predefinito 16 Ottobre 1680 di Gilberto Oneto

    Il più forte guerriero del Frignano
    di Gilberto Oneto


    Il Frignano è sempre stato, in tutti i periodi della sua storia, una terra di gente risoluta a non farsi sottomettere, pronta a trasformarsi da pacifica in bellicosa pur di difendere la propria autonomia e libertà. I Friniates, popolazione celto-ligure, hanno combattuto contro l’invasione romana per secoli mantenendo sempre la propria specificità culturale; durante l’occupazione giacobina e napoleonica l’area è stata teatro di irriducibili insorgenze e - dopo l’annessione al Regno di Sardegna - la collina modenese ha dato vita al solo vero episodio di lunga resistenza armata antiunitaria dell’area padana, che si è esaurito nel 1866, dopo la terza guerra di indipendenza. Nel frattempo, la tempra guerriera della popolazione del Frignano (sorta di Svizzera appenninica) ha anche “prodotto” soldati e combattenti di grande vigore che si sono distinti in cento occasioni anche fuori dalla loro terra.

    Il più famoso di questi uomini d’arme friniati è sicuramente Raimondo Montecuccoli. Nato nel 1609 da Galeotto (signore di Montecuccolo, Sassorosso e Burgone) e da Anna Bigi, nobile ferrarese, Raimondo resta orfano di padre a dieci anni e viene affidato alla tutela del cardinale Alessandro d’Este e poi del duca di Modena, Cesare. Come tutti quelli della sua famiglia, è un uomo robusto, di carattere forte e predisposto all’azione. La sua occasione viene quando alla corte di Modena fa sosta il conte Rambaldo di Collalto, generale imperiale. Raimondo ha sedici anni e gli chiede di seguirlo come soldato semplice per evitare una carriera ecclesiastica che qualcuno gli sta organizzando. La sua scalata militare è rapida: a vent’anni entra col grado di alfiere nel reggimento dello zio Ernesto, che fa parte dell’armata asburgica comandata da Ambrogio Spinola. È il 1629 quando, in Fiandra, il giovane Montecuccoli partecipa alla sua prima impresa importante: è il primo che entra brandendo lo stendardo nella città di Amersfoort attraverso una breccia nelle mura.

    La serie dei suoi successi personali si interrompe provvisoriamente nel 1632 quando viene ferito e catturato dagli svedesi: i sei mesi di prigionia prima del riscatto si rivelano però molto importanti nella sua formazione. Invece di passare il suo tempo in ozio come i suoi colleghi, il volitivo capitano Raimondo si getta nello studio della scienza militare ed elabora una serie di teorie innovative che sono l’arma vincente di tutti i suoi futuri successi. Col grado di maggiore di fanteria combatte a Lützen nello stesso 1632 e due anni dopo a Nördlingen ha un ruolo determinante nella sconfitta degli svedesi. Nel 1635 a Kaiserlautern si conquista sul campo il grado di colonnello. Nel corso della Guerra dei Trent’anni viene di nuovo fatto prigioniero dagli svedesi nel 1639 e nei lunghi tre anni di questa seconda cattività si perfeziona nella grande biblioteca del castello di Stettino: si può dire che la sua università sia stata la prigionia. Incautamente liberato dagli svedesi nel 1642, li batte subito dopo nella battaglia di Troppau.

    Lo stesso anno è chiamato dal duca Francesco I di Modena a difendere la sua Piccola Patria dall’esercito pontificio nella cosiddetta “guerra di Castro”: in un anno risolve energicamente il problema. Nel 1644 (Raimondo ha 35 anni) viene promosso Tenente Maresciallo e - l’anno successivo - membro del Consiglio Aulico Imperiale di Guerra (Hofkriegsrat); entra anche in possesso del castello di Hohenegg, che diventa la sua stabile dimora. Seguono 5 anni di intensa attività militare piena di successi. La fine della Guerra dei Trent’anni porta a Montecuccoli il solo lungo periodo di pace della sua vita: è impegnato come ambasciatore in Svezia (dove gioca un ruolo di primo piano nella conversione e nell’abdicazione della regina Cristina), in Inghilterra presso Oliver Cromwell, in Polonia e a Roma. Nel 1657 sposa la giovanissima Margarethe von Dietrichstein che gli da 4 figli. Subito dopo è impegnato in altre avventure militari, ormai con il grado di Feldmaresciallo, cioè di comandante supremo delle forze imperiali, che si trasforma poco dopo in Feldmaresciallo e Luogotenente Generale dell’Impero, un titolo creato appositamente per lui.

    Batte gli svedesi e - a partire dal 1663 - affronta i turchi che avanzano verso il cuore d’Europa. Nel 1664 crea il suo capolavoro: la vittoria sul fiume Raab (detta anche di San Gottardo) che ferma e ricaccia l’esercito islamico. Il suo successivo impegno è contro i francesi di Turenne che, nel 1672, attaccano la Germania: si scontrano quelli che - secondo Napoleone - sono i due più grandi geni militari dell’epoca. È ancora una volta il friniate a prevalere. Dal 1676 Montecuccoli si dedica quasi esclusivamente ai suoi studi militari e alla formazione di un esercito imperiale permanente. Il 16 Ottobre 1680 muore a Linz all’età di 71 anni. Sono parecchi i motivi di riflessione che la vicenda personale del Montecuccoli riescono a innescare. Il primo riguarda il valore di alcuni grandi condottieri militari dell’epoca al servizio dell’Impero: il genovese Ambrogio Spinola, il modenese Ernesto Montecuccoli, il pisano Ottavio Piccolomini, il mantovano Luigi Gonzaga e Erberto Pio di Savoia. Con Raimondo sono la prova di una antica e poco nota tradizione di valore che continuerà nella sfolgorante avventura del Principe Eugenio.

    Il secondo concerne l’impegno religioso del Montecuccoli: era un uomo dotato di un profondo rigore morale, di onestà ed umanità (che gli derivavano dalla sua fortissima fede), tutte doti che non lo hanno certo favorito nel mondo politico del tempo. Ha affrontato in particolare la guerra contro i turchi come un convinto impegno di difesa della Cristianità, con vero spirito crociato. Lo prova anche il rapporto intrattenuto negli ultimissimi anni della sua vita con Marco d’Aviano, cui ha lasciato l’ideale testimone nella battaglia per l’Europa. Montecuccoli è stato un grande studioso ed esperto di scienza militare: ha saputo mettere assieme in maniera esemplare teoria e pratica. È lui il vero inventore degli eserciti moderni, strutturati su reparti permanenti, disciplinati e organizzati. Ha lasciato numerosi scritti specialistici, fra cui il notissimo “Aforismi dell’arte bellica”. L’Impero asburgico ha costruito la forza dei due secoli successivi anche proprio su questa eredità lasciata da Montecuccoli, che ha avuto due curiose “code” formali: un Rodolfo Luigi Montecuccoli - erede di Raimondo - ha combattuto a Lissa ed è diventato ammiraglio della marina austriaca; e il famoso VIII reggimento di dragoni “Raymund Graf von Montecuccoli” che aveva fondato e che costituiva il suo reparto personale, che - quando è stato sciolto nel 1918 alla caduta dell’Impero - era il più antico reggimento d’Europa.

  2. #2
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    I bei tempi andati quando i padani esportavano artisti, scienzati e guerrieri.

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da JuvSP Visualizza Messaggio
    I bei tempi andati quando i padani esportavano artisti, scienzati e guerrieri.
    Una volta esportavano, adesso delocalizzano.
    Il segno della decadenza.
    Belin...

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da Eridano Visualizza Messaggio

    Una volta esportavano,
    adesso delocalizzano.
    Il segno della decadenza.
    Belin...
    non si limitano a delocalizzare;
    importano contemporaneamente
    ospiti..........

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da JuvSP Visualizza Messaggio
    I bei tempi andati quando i padani esportavano artisti, scienzati e guerrieri.
    Già, ora son ridotti a lavorare come muli
    per mantenere una casta di parassiti.
    Hanno perso identità e dignità.

  6. #6
    leghista nero
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    Ben detto ragazzi!

    Un saluto a Juv ci troviamo anche qui!


 

 

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