Originariamente Scritto da
Eric_Ost
Nel 1617, a capo della segreteria del Bey di Tunisi, c'era uno schiavo: Andrea Melandrino, messinese. Gli schiavi domestici erano occupati per lo piu' nei diversi lavori casalinghi: far provviste d'acqua, lavare la biancheria, fare le pulizie, cucinare, occuparsi dei fanciulli. Emanuele d'Aranda, invece, non pote' certo lamentarsi del suo padrone Mustafa', benestante e gaudente, da cui ebbe buoni regali quando, liberato, parti' da Algeri.
Nelle sue memorie di schiavitu' araba, Chastelet des Boys arriva a scrivere:-"permettetemi di confessare senza scandalo che Beran, mio padrone, mi ha mostrato nelle sue parole e nelle sue azioni, piu' bonta' morale come mai fece alcun cristiano d' Europa"-....
Da: Corsari nel Mediterraneo di Salvatore Bono