Originariamente Scritto da
MircoCurvaSud
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"Eluana resisti, la vita è un dono"
PALERMO - Mentre si continua a dibattere sul caso di Eluana Englaro e nel mondo ci si interroga se esista un'etica dell'eutanasia, in Sicilia c'è ancora qualcuno che preferisce una vita amara alla "dolce morte". E' Salvatore Crisafulli, il catanese che l'11 settembre del 2003 rimase vittima di un gravissimo incidente stradale, rimanendo in coma e in stato vegetativo permanente.
Nell'ottobre del 2005 Salvatore si è risvegliato da quel coma che i medici avevano definito "irreversibile", raccontando che durante quei due anni aveva sentito e capito tutto. Oggi Salvatore lotta giorno dopo giorno per la vita, "un dono - dice - che non può essere 'ucciso' da una legge o da un camice bianco. Cosa ne sanno la cassazione e i medici di criteri validi per morire?".
La rabbia di Salvatore Crisafulli si legge nel suo blog, quando si scaglia contro la recente sentenza della Suprema corte che, intervenendo sul caso di Eluana Englaro, fissa le "condizioni" in cui si può autorizzare l'eutanasia. "La definizione di stato vegetativo permanente - spiega Salvatore - si riferisce a una prognosi sottoposta a margine d'errore. Non esistono a tutt'oggi criteri validi per accertare l'irreversibilità del coma".
A conferma della tesi Salvatore pone come prova schiacciante la sua storia, raccontata in una lettera anche a Piergiorgio Welby. "Oggi sono come te - scrive dopo la decisione della consulta di Bioetica che Welby aveva diritto allo stop delle cure -: non posso muovermi, parlo attraverso un computer, la mia condizione è sempre gravissima, sono imprigionato nel mio stesso corpo, mi sento come murato vivo, e vivo in un abisso, ma voglio vivere. Caro Welby rispetto la tua volontà, ma vorrei che tu cambiassi idea, decidendo di lottare fino alla fine, non chiedere la morte ma combatti per la vita. Sto soffrendo tantissimo per te, ma ti supplico di cambiare idea, perchè la vita è un bene prezioso, anche se si soffre".
Stavolta, invece che mandare una lettera al padre di Eluana, Salvatore Crisafulli ha deciso di fare un appello alle istituzioni contestando le sentenze che, in alcuni casi, consentirebbero di staccare le macchine. "Il mio - scrive - è il pensiero semplice di chi ha sperimentato indicibili sofferenze fisiche e psicologiche, di chi è arrivato a sfiorare il baratro oltre la vita ma era ancora vivo, di chi è stato lungamente giudicato dalla scienza di mezza Europa un vegetale senza possibile ritorno tra gli uomini e invece sentiva irresistibile il desiderio di comunicare a tutti la propria voglia di vivere. Credetemi, la vita è degna d'essere vissuta sempre, anche da paralizzato, anche da intubato, anche da febbricitante e piagato...".
19/10/2007