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    OLTRE LA MORTE
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    Ezra Pound: un uomo libero contro l'Usurocrazia

    da www.girodivite.it


    Ezra Pound

    <H2>1) notizie biografiche</H2>Ezra Pound nacque a Halley [Idaho, USA] il 30 novembre 1885 (morì a Venezia nel 1972). Suo padre si chiamava Homer Loomis Pound (1852\1942), sua madre Isabella Weston (1860\1948) vantava una lontana parentela con il poeta Henry Wadsworth Longfellow. Dopo gli studi alla Pennsylvania University e allo Hamilton College di Clinton (New York) dove studia lingue romanze, incontra nel 1905 Hilda Doolittle, viaggiò in Spagna e Italia. Tornato in America, diventa nel 1907 docente di letteratura spagnola e francese presso il Wabash College [Crawfordsville, Indiana] ma quattro mesi fuori e buttato fuori perché considerato un tipo da «quartiere latino». Si fidanza con Mary Moore di Trenton. All'inizio del 1908 ripartì per l'europa. Fu prima a Gibilterra, poi a Venezia dove pubblicò a proprie spese il primo libro in versi. Fu poi a Paris, a London fino al 1921. Torna alcune vol te, sempre per poco, in America: nel 1910 conosce il collezionista e magnate John Quinn, e lo persuade a comprare i quadri di Wyndham Lewis, le sculture di Gaudier-Brzeska (che morirà nel 1915 sul fronte francese), e i manoscritti di Thomas S. Eliot e di James Joyce. Dal 1911 inizia a collaborare al settimanale lon dinese «New age» diretto da A.R. Orage. Successivamente collaborerà alle riviste «Poetry» (di cui diverrà "foreign editor"), «Little review», «Egoist» dove introdurrà l'opera di Joyce Eliot e Wyndham Lewis, «Dial», «The Exile». Nel 1913 è l'esperienza imagista, il contatto con la cultura cinese, e la traduzione di alcune poesie di Kabir in collaborazione con l'amico Kali Mohan Ghose. Nel 1914 sposa Dorothy Shakespaer. Sono anni di grossa attività, con l'imagismo e il vorticismo, ma anche di amici morti in guerra. Nel 1919 è in Francia e in Provenza. Nel 1920, dopo sette anni di corrispondenza, incontra Joyce a Sirmione. Nel 1921 si stabilisce a Paris. Nel 1925 è a Rapallo dove resta fino al 1945. L'aveva spinto in Italia la convinzione che il regime mussoliniano avesse punti in comune con il sistema sociale da lui vagheggiato, ispirato al "socialismo corporativo" di C.H. Douglas. A Bressanone nel 1925 nasce la figlia di Ezra Pound e Olga Rudge, Mary. Nel 1926 nascerà a Paris, da Dorothy, Omar Shakespear Pound. Nel 1927 fonda la rivista «Exile», dove uscirà "Sailing of Byzantium" di Yeats. Yeats si stabilirà a Rapallo insieme alla sua famiglia, per due anni, dal 1928 al 1930. A Rapallo vengono anche i genitori di Pound. Nel 1929 giungerà Basil Bunting che rimarrà fino al 1933. Vengono a trovarlo una serie di intellettuali: nel 1933 il poeta nordamericano Louis Zukofsky, nel 1934 James Laughlin che diventerà poi il suo futuro editore nordamericano. Pound collabora a riviste italiane, come «L'indice» di Genova diretto da Gino Saviotti, nel 1930- 1932. Tiene nel 1933 una serie di conferenze su "A Historic Background for Economics" presso l'Università Commerciale Luigi Bosconi di Milano. Incontra Mussolini. Organizza a Rapallo una stagione di concerti con musiche di Corelli, Bach, Debussy, Ravel: suonano tra gli altri Gerhart Münch, Olga Rudge, Luigi Sansoni. Propone Rapallo cone centro di cultura internazionale. Solo nel 1938 farà una breve visita a London in seguito alla morte della suocera (Olivia Shakespear). Nel 1939 va negli Stati Uniti, per la prima volta dopo il 1910: vuole parlare con Roosevelt per evitare il conflitto tra USA e Italia, ma il presidente non lo riceve. Lo Hamilton College gli conferisce la laurea honoris causa. Torna in Italia. Durante la guerra fa alla radio italiana discorsi sulla natura economica delle guerre, ribadisce il principio che «libertà di parola, senza libertà di parola alla radio, equivale a zero» e rimprovera a Roosevelt di aver iniziato una nuova «guerra dei trent'anni» e l'alleanza con l'URSS. Nel 1942 gli muore il padre, che verrà sepolto a Rapallo. Nel 1943 per i suoi discorsi alla radio di Roma viene accusato di tradimento dal tribunale dei distretto di Columbia. Nel 1945 si presenta al comandante dell'esercito nordamericano. E' internato prima a Genova e poi nel campo di concentramento di Metato (non Coltano come invece si trova spesso scritto), presso Pisa, dove scrisse i "Canti pisani": ma intanto per tre settimane è messo in una gabbia di ferro presso il Disciplinary Training Centre. Trasferito a Washington con l'accusa di tradimento per aver pronunciato discorsi di propaganda antiamericana. Il processo non si ebbe, Pound fu dichiarato infermo di mente (nel 1946, dopo quattro ore di discussione con gli psichiatri) e internato nel manicomio criminale di Saint Elizabeth alla periferia di Washington. La prigionia smuove il mondo della cultura internazionale. Nel 1949 gli viene assegnato il premio Bollingen per la poesia: la giuria era composta da T.S. Eliot, W.H. Auden, Robert Lowell, Allen Tate, Conrad Aiken, Robert Penn Warren, Willard Thorp, Louise Bogan, Katherine Garison Chapin, Karl Shapiro, Katherine Anne Porter e Leonie Adams. Liberato nel 1959, anche in seguito alle sollecitazioni di scrittori e uomini di cultura di tutto il mondo: gli viene ridato il passaporto nonostante il fatto sia sempre considerato infermo di mente. Rimase in Italia fino alla morte, risiedendo presso la figlia. Nel 1961 è ricoverato a Roma e a Merano, nel 1962 si stabilisce a Sant'Ambrogio [Rapallo] con Olga Rudge con cui vivrà il resto della vita. Nel 1964 visita Paris, nel 1965 è alla cerimonia commemorativa di T.S. Eliot a Westminster Abbey [London] e visita la vedova di Yeats a Dublino, nel 1969 farà un breve viaggio ne gli Stati Uniti. Muore l'1 novembre 1972 a Venezia, è sepolto all'Isola di San Michele [Venezia]. <H2>2) opere poetiche</H2>L'opera di Pound è vasta e multiforme. Ha scritto persino un'opera, Il testamento (Le testament), su parole di Villon, trama e musica sue, e brani strumentali (come la sonata "Ghuidonis" 1931). Oltre che saggi e traduzioni di notevole importanza. Il suo primo libro di poesie fu da lui pubblicato a sue spese a Venezia, nel 1908, con il titolo A lume spento, dedicato a William Brooke Smith. E' poi la volta di A Quinzaine for this Yule, pubblicato a London e dedicato a «the Aube of the West Dawn» (Katherine Ruth Heyman). Alle poesie scritte tra il 1908 e il 1920 appartengono Personae (1909, dedicato a Mary Moore di Trenton), Ripostes (1912) che comprende anche tutte le poesie di T.E. Hulme ed era dedicato a William C. Williams, Lustra e il famoso Hugh Selwyn Mauberley (1920). Questo gruppo porta tracce rilevanti della sua riscoperta della poesia provenzale e stilnovista, della sua ammirazione per alcuni autori dell'ottocento francese come Gautier e Flaubert, e la sua partecipazione ai movimenti letterari del tempo, tra cui l'imagismo e il vorticismo, che si opponevano alla tendenza futurista. In questa fase strinse rapporti con i maggiori scrittori anglosassoni contemporanei: Yeats, Joyce, Cummings, W.C. Williams, Hemingway, Eliot. Fu Eliot a dedicargli il poema "La terra desolata" cui aveva contribuito tagliandone quasi metà dei versi e rendendolo un capolavoro («al miglio fabbro», scrisse Eliot). Nello stesso periodo pubblica anche altri testi: Exultations (1909) dedicato a Carlos Tracy Chester, The Spirit of Romance (1910). Provença (1909), la cui prima sezione è dedicata a Mary Moore, la seconda a Carlos T. Chester, la terza a Olivia e Dorothy Shakespear, e che contiene poesie da "Personae" e da "Exultations". A London pubblica Canzoni (1911) dedicato alle due Shakespear. Del 1915 Cathay e l'anno successivo Lustra (1916) dedicato a V.L. (Vail de Lencour, il pseudonimo usato da Pound per Brigit Patmore). Umbra (1920) contiene le prime poesie di Pound, poesie scelte da "Personae" "Exultations" "Ripostes" ecc., e traduzioni da Guido Cavalcanti (di cui già nel 1912 aveva pubblicato un "The sonnets and ballate of Guido Cavalcanti") e Arnaut Daniel, e con poesie di T.E. Hulme (l'amico morto in guerra nel 1917). <H2>3) i "Cantos"</H2>Nel 1913 cominciò lo studio della cultura cinese, attraverso i manoscritti lasciati dall'orientalista statunitense Ernest Fenollosa alla di lui moglie. A questo incontro si debbono le sue traduzioni di antiche liriche cinesi condotte con gusto imagista, la conoscenza diretta di fondamentali testi confuciani, che Pound tradusse e che lo influenzarono dal punto di vista ideologico- poetico. Da qui soprattutto nasce la concezione globale della sua opera maggiore, i Cantos, concepito come poema ideografico. Ai "Cantos" Pound ha lavorato dal 1917 fino alla morte, pubblicando ne diversi gruppi: i primi tre "Canti" apparvero nel 1917 sulla rivista «Poetry»; seguì una pubblicazione in diversa edizione sulla prima edizione americana di "Lustra" (1917); poi in nuova edizione rivista all'interno di Quia Pauper amavi insieme al "Canto IV" e all'"Homage to Sextus Propertius". Nel 1921, all'interno dei Poemi 1918- 1921 (Poems 1918-1921), pubblica i cantos IV-VII. Sulla rivista «Criterion» nel 1923 i "Malatesta cantos (IX- XII)". Un abbozzo del XVI Cantos (A draft of XVI cantos) è del 1925 e così via. L'ultimo gruppo è apparso nel 1960 con il titolo Abbozzi e frammenti dei cantos CX-CXVII (Drafts and fragments of cantos CX-CXVII). Al periodo di prigionia a Pisa rimandano i Cantos pisani (Pisan cantos), tra le sue cose migliori.

    <H2>4) opera critica e saggistica</H2>Pound è stato tra i maggiori scopritori di talenti del secolo, e anche nella critica si distingue per prese di posizioni e idee che fecero discutere molto sulle riviste e tra i vari gruppi. Al gruppo della saggistica letteraria appartengono Investigazioni (Investigations, 1920) dedicato a suo padre, e che contiene "I caratteri della scrittura cinese come un medium per la poesia" (The chinese written characters as a medium for poetry) di Ernest Fenollosa. Accanto alla sua opera letteraria è indistinguibile da lui - e Pound fece di tutto in vita per rendere questo indistinguibile, in base a una visione alighieriana dell'impegno poetico - le sue prese di posizioni politiche e saggistiche. <H3>5) bagliori di canto</H3>Frammentaria ma anche grandiosamente unitaria, specie di enciclopedia poetica del sapere di un'epoca, attraversata da scariche di straordinaria intensità e innocenza liriche, l'opera poetica di Pound è uno dei monumenti della poesie del secolo. I Cantos sono una specie di ambiziosissima storia dell'umanità in cui le epoche e le civiltà più diverse e remote si sovrappongono e si intrecciano intorno a un singolare filo conduttore: la convinzione che la radice di ogni male, di ogni decadenza e corruzione, sia annidata nella pratica dell'usura e quindi nell'istituzione quattrocentesca delle banche e dei banchieri. Con il progredire dell'opera i procedimenti stilistici si sono fatti più ardui e ellittici; alcuni degli ultimi Cantos portano alle estreme conseguenze una delle più tipiche tecniche espressive poundiane: sono composti quasi interamente da citazioni, in gran parte ideogrammi cinesi, con effetti che rendono problematica la comprensione del testo e la sua stessa lettura. Di fronte all'arditezza a arduità della sfida poundiana, si rimane spesso con il senso dell'incapacità ad afferrare la comprensione del testo, ma non ci si può sottrarre al senso di fascino immanente che emana. L'impasto di lingue e stili diversi, l'intreccio di toni lirici e toni saggistici, il balenare di immagini pure e definitive in un accumulo di dati materici hanno avuto enorme influenza sulla poesia sperimentale del secolo. <H2>Bibliografia: Ezra Pound</H2>poesie:
    A lume spento (1908)
    A Quinzaine for this Yule (1908)
    Personae (1909)
    Exultations (1909)
    Provença (1910)
    Canzoni (1911)
    Ripostes (1912)
    Cathay (1915)
    Lustra (1916, 1917)
    The fourth canto (1919)
    Quia pauper amavi (1919)
    Hugh Selwyn Mauberley (1920)
    Umbra (1920)
    Poems 1918-1921 (1921)
    A draft of XVI Cantos (1925)
    Personae : the collected poems of Ezra Pound (1926)
    A draft of the Cantos XVII-XXVII (1928)
    selected poems (1928), con introduzione di T.S. Eliot
    A draft of XXX Cantos (1930, 1933)
    Eleven new Cantos XXXI-XLI (1934)
    Homage to Sextus Propertius (1934)
    Alfred Venison's poems : social credit themes by the poet of Tichfield Street (1935)
    The fifth decad of Cantos XLII-LI (1937)
    Cantos LII-LXXI (1940)
    The pisan Cantos (1948, 1950)
    Section : Rock-drill LXXXV-XCV de los cantares (1955, 1956,1957)
    Thrones XCVI-CIX de los cantares (1959, 1960)
    The Cantos I-CIX (1967)
    Draft and fragments of Cantos CX-CXVII (1968, 1970)
    antologie curate da Ezra Pound:
    Des Imagistes : an anthology (1914)
    Catholic anthology (1915)
    Passages from the Letters of John Butler Yeats (1917)
    Profile : an anthology collected in MCMXXXI (1932)
    Active anthology (1933)
    Confucius to Cummings (1964)


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    Contesto

    Poesia tra le due guerre

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    da www.gheminga.it




    Ezra Pound
    di
    Domenico Riccio



    "Se un uomo non è disposto a correre dei rischi per le sue idee, vuol dire che le sue idee non valgono nulla o che non vale nulla lui".
    Me lo disse per la prima volta l'onorevole Beppe Niccolai dopo un rischioso comizio tenuto da Marco Cellai in piazza San Michele a Lucca verso la metà degli anni '70. Assaltati a più riprese da una democratica massa di estremisti di sinistra, che era intervenuta a Lucca da mezza Toscana per impedire alla destra di parlare, se la polizia che ci difendeva avesse ceduto, per noi sarebbe stata la fine.
    "Non sono parole mie – aggiunse Niccolai, - ma di Ezra Pound, il grande autore dei Canti Pisani.
    "Di chi?", chiesi io, che non lo avevo mai sentito nominare e non avevo neanche ben compreso quel nome straniero.
    Beppe Niccolai mi guardò con estrema severità, rimproverandomi aspramente con gli occhi per quella mia ignoranza e, senza dubbio perché deluso e adirato, non mi rispose.
    Capii allora che per uno di destra era una mancanza che doveva essere colmata.
    Domandai ad un amico professore e questi, non appena gli feci il nome alquanto storpiato di Ezra Pound, mi ridisse la frase di Niccolai, che era dunque conosciuta, ma non volle, o forse non seppe, dirmi altro.
    Mi segnai comunque la frase. Mi piacque, la feci mia, cercai di metterla in pratica ed ora sono certo che mi ha fortemente condizionato, forse per l'intera vita.
    Qualche anno più tardi trovai su una rivista di destra alcuni dei suoi famosi aforismi, ma il primo libro che mi è capitato fra le mani è stato quello di Giano Accame pubblicato nel 1995 col titolo "Ezra Pound economista – contro l'usura". Un ottimo libro, molto chiaro. Lo lessi nel giro di un paio di giorni e presi anche degli appunti, che mi piace riproporre.
    Il grande poeta dei Cantos non beveva, non fumava e vestiva come gli capitava; non aveva automobile, spendeva poco, non ebbe mai debiti, né problemi personali con gli usurai. L'avversione all'usura fu quindi disinteressata, tutta concettuale.
    Ha fatto della sua opera e della sua vita una crociata contro l'usura, definita nei Cantos la bestia centipede che soffoca il figlio nel ventre.
    Si prodigava molto per i suoi amici artisti. Scrisse Hemingway: "Ezra Pound dedica un quinto del suo tempo lavorativo a scrivere poesie. Nel tempo restante cerca di promuovere il futuro, sia materiale che artistico, dei suoi amici".
    Sposato con Dorothy, amava anche la musicista Olga Rudge, dalla quale ebbe un figlio. E la moglie lo ricambiò andando in Egitto e rimanendo a sua volta incinta con un altro.
    Nella sua poesia irrompe l'economia. Nei Cantos l'economia occupa la parte che nella Divina Commedia di Dante è quella del sapere teologico. Si sentiva un riformista economico. E quando venne in Italia, la nazione in cui si è trovato meglio, le sue simpatie per Mussolini erano soprattutto in funzione di farsi accettare come tale.
    Voleva che la sovranità economica fosse nelle mani dei popoli e non dei mercanti di denaro.
    Fu tra i primi a sostenere che bisognava lavorare meno per lavorare tutti. "Tecnici di buon senso e uomini saggi – sosteneva Pound nel suo ABC of economics – ci assicurano che la questione della produzione è risolta. L'apparato produttivo mondiale può produrre tutto ciò di cui l'uomo ha bisogno. Non c'è la minima ragione di dubitarne. Con l'aumento dell'efficienza meccanica, la produzione di cui si è ora parlato richiederà sempre meno tempo e fatica umana. In una sana economia questa fatica, per varie ragioni, dovrebbe essere distribuita fra una quantità molto considerevole di persone... Lascia lavorare l'uomo quattro ore per la paga o, se lui desidera lavorare ancora, lascialo lavorare come ogni artista o poeta, lasciagli abbellire la casa o il giardino o allungare le gambe in qualche forma di esercizio o piegare la schiena su un tavolo da gioco e star seduto sul suo sedere e fumare... Lo so, non dalla teoria ma dalla pratica, che potete vivere infinitamente meglio con pochissimi soldi ed un mucchio di tempo libero anziché con più soldi e meno tempo. Tempo non è denaro, ma è quasi tutto il resto".
    Simpatizzante del fascismo, non era fascista (non si iscrisse mai né al partito né ad organizzazioni collaterali) e non era anticomunista. Nel 1931 dichiarò: "Il partito comunista in Russia e il partito fascista in Italia sono degli esempi di una aristocrazia attiva. Vi sono i migliori elementi, pragmatici, coscienti, gli elementi più riflessivi e volitivi delle loro nazioni".
    E faceva spesso paragoni positivi tra Mussolini e Lenin, più libero quest'ultimo perché "non aveva il Vaticano nel suo giardino", pensando che le due rivoluzioni del secolo (bolscevica e fascista) dovessero essere intercomunicanti. La stessa cosa provò anche il suo amico Filippo Tommaso Marinetti, il padre del futurismo.
    Scambiò il fascismo per un sistema di libertà perché in Italia ci stava bene e, dopo aver provato l'intolleranza americana (era stato buttato fuori dall'università per aver ospitato una notte, pare anche innocentemente, un'attricetta squattrinata che non sapeva dove andare a dormire), ci si sentiva più libero. Era un pacifista, un non violento, e non gli piacevano le divise.
    Fu l'unico poeta ammesso alla Bocconi, la più importante università commerciale, a tenere un ciclo di conferenze sull'economia.
    Ma i suoi progetti di riorganizzazione economica nazionale ed internazionale furono liquidati dalla segreteria del Duce con note ad uso interno come questa: si tratta di un progetto strampalato concepito da una mente nebbiosa, sprovvista di ogni senso della realtà. Qualcuno ha detto: "Pound non ha capito il fascismo e il fascismo non ha capito Pound".
    Alla nascita della Repubblica Sociale Italiana, si entusiasmò per i 18 punti di Verona del Partito Fascista Repubblicano e sperò che, dopo la socializzazione delle imprese, Mussolini accettasse anche i suoi principi di riforma economica e confuciana. Si definì fascista di sinistra e nei cantos 72 e 73 esalta gli ideali, pur cominciando con le parole guerra di merda. Nel canto 72 molto bello e intenso l'incontro di tipo dantesco con lo spirito di Marinetti, morto il 2 dicembre 1944.
    Nella rivista Italia e Civiltà si leggeva: "Sappiano finalmente Roosevelt e Churchill, e tutti i loro compagni, che i fascisti più consapevoli, i quali hanno sempre riconosciuto nel comunismo la sola forza viva contraria alla propria, non tanto nella Russia quanto nella plutocratica Inghilterra e nella plutocratica America hanno individuato il loro nemico". Era anche il pensiero di Ezra Pound.
    "Questa guerra non fu cagionata da un capriccio di Mussolini né di Hitler. Questa guerra – sostenne Ezra Pound – fa parte della guerra millenaria tra usurai e contadini, fra l'usurocrazia e chiunque fa una giornata di lavoro onesto con le braccia o con l'intelletto". "Per questa affermazione – scrive Giano Accame – finì in manicomio".
    Accusato di tradimento dagli USA già nel luglio 1943, fu arrestato il 3 maggio del 1945 e portato a Pisa presso il Disciplinary Training Center, dove fu rinchiuso in una gabbia per gorilla e trattato peggio di una bestia per tre settimane. Dovette combattere contro se stesso per non impazzire. Il 18 novembre, dopo aver scritto in infermeria i Canti Pisani, che sono il meglio della sua opera poetica, fu trasferito in America dove, senza processo, fu dichiarato infermo di mente e chiuso per dodici anni nel manicomio criminale di St. Elizabeths".
    Nel marzo del 1949 Eugenio Montale lo presentò ai lettori italiani con un articolo sul Corriere della Sera intitolato Fronde d'alloro in un manicomio. "Poesie di un pazzo? – scrisse Montale a proposito dei Cantos. – Nemmeno per sogno, a meno che non si vogliano considerare come pazzi i tre quarti degli scrittori d'avanguardia contemporanei. L'opinione corrente è che Ezra sia stato considerato pazzo per salvarlo dal carcere perpetuo o dalla pena di morte".
    Molte personalità americane e molti altri scrittori e poeti italiani, tra cui Giovanni Papini, Riccardo Bacchelli, Piero bigongiari, Giorgio Caproni, Libero de Libero, Carlo Bo, Alfonso Gatto, Mario Luzi, Alberto Moravia, Marino Moretti, Aldo Palazzeschi, Alessandro Parronchi, Clemente Rebora, Umberto Saba, Ignazio Silone, Giuseppe Ungaretti e Cesare Zavattini, chiesero a più riprese la sua liberazione. La stessa cosa fece anche José V. de Pina Martins da Radio Vaticana.
    Uscì dal manicomio il 7 maggio 1958 e si imbarcò per l'Italia con la moglie Dorothy e l'amica Marcella. All'arrivo fece il saluto romano e disse che l'America era tutta un manicomio.
    E' morto il 1° novembre del 1972, quando io avevo già 22 anni. Avrei potuto incontrarlo e parlarci!

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    Nella gabbia di Pound

    la verità sulla democrazia americana

    Un uomo che fece dei maltrattamenti subiti un preciso motivo di resistenza culturale, da cui scaturirono le sue espressioni più celebri




    La notte tra il 15 e 16 novembre 1945, all’uscita del campo di concentramento del Disciplinary Training Camp di Pisa, una jeep scoperta americana trasportava un anziano e malconcio prigioniero ammanettato. Indebolito e stordito dai molti mesi di carcere duro, rinchiuso in una gabbia all’aperto, esposto al sole e alla pioggia, il vecchio era atteso a Roma da un aereo speciale che, dopo trenta ore di volo e un paio di scali, giunse a Washington. Qui l’aspettavano un processo per alto tradimento, il rischio della condanna a morte, la diffamazione, infine lunghi anni di internamento nel manicomio criminale di St. Elisabeth. Il primo anno lo passٍ segregato in completo isolamento, in una cella senza finestre, senza contatti con l’esterno. Del resto, sono conosciuti i sistemi carcerari di quel grande Paese. Pound verrà liberato soltanto nel 1958, scosso, ma per nulla distrutto da un’esperienza allucinante: una foto famosa lo ritrae, appena sbarcato a Venezia, nell’atto di fare un sorridente saluto romano davanti ai fotografi.

    Il trattamento riservato a Ezra Pound dai suoi concittadini americani è noto. Per aver parlato durante la guerra dai microfoni di Radio Roma contro la guerra, contro quella guerra, gestita dagli usurocrati e fatta pagare ai popoli, Pound passٍ un’interminabile via crucis, che avrebbe fiaccato molti caratteri meno robusti del suo. Anzi, egli fece dei maltrattamenti subiti un preciso motivo di resistenza culturale, e proprio dai periodi più bui scaturirono alcune tra le pagine più celebri e sbalorditive della sua enigmatica, caleidoscopica vena poetica. Leggendo la testimonianza di Piero Sanavio La gabbia di Pound (Fazi Editore), veniamo di nuovo a contatto con una vicenda esemplare di quella lotta che si svolse nel Novecento, culminata nella Seconda guerra mondiale, e che non fu solo una questione di accaparramento delle risorse del pianeta, ma fu lotta politica, ideologica, soprattutto culturale e di civiltà. Pound è una delle più alte espressioni del fatto che, dal 1939 al 1945, furono in gioco i fondamenti stessi della visione del mondo europea, e che non si trattٍ affatto di un regolamento di conti tra differenti imperialismi, ma tra opposte maniere di concepire la vita e i rapporti politici e sociali in una moderna società.

    Il libro di Sanavio – che conobbe il poeta, lo visitٍ più volte al manicomio di Washington e in seguito anche a Parigi – è una sorta di diario dei contatti con una delle personalità più inclassificabili e geniali del secolo scorso. Purtroppo, l’autore – che ci tiene a dirci che fu attratto, fin da giovane studioso, dalla poetica poundiana, ma per nulla dalle sue inclinazioni politiche – sottopone il suo interessante resoconto a una serie di suoi personali giudizi, di cui il lettore interessato a Pound farebbe anche a meno. Venuti a conoscenza che Sanavio considera quello fascista “un governo criminale” e Mussolini “insopportabilmente italiano”, siamo più tranquilli e ci possiamo volgere alla vicenda di Pound. Il quale aveva idee non omologate e del tutto indipendenti, e questo proprio a differenza di Sanavio, che si mostra provincialmente innamorato dell’America e del sistema liberale, e compreso quello liberticida dei Roosevelt e dei Truman.

    Pound ammirava Mussolini – e ammirٍ anche Hitler, e a chiare lettere – per una politica sociale che, bene o male, intendeva sottrarre il lavoro alle grinfie della speculazione finanziaria, che invece negli Stati Uniti costituiva il vero potere, allora esattamente come oggi. Dare al lavoratore la giusta paga, la dignità, la certezza di vivere in un sistema organico, in un ordine commisurato all’uomo, semplice e giusto, liberato dalle programmate alterazioni monetarie che arricchiscono gli speculatori, e che conducono alla rovina i popoli. Questo il Fascismo di Pound. E questo fu anche il Fascismo di Mussolini, quando, soprattutto dagli anni trenta, comprese che la questione del secolo era la lotta allo strozzinaggio liberista, prima e più ancora che al comunismo.

    Finquando il Fascismo non parve che un caso locale di banale ordine borghese, di messa a posto dei sindacati socialcomunisti, non mancarono, a Londra come a New York, parole d’elogio per la soluzione italiana. Ma in seguito, quando lo stesso Fascismo assunse le dimensioni di una rivoluzione europea che investiva i rapporti economici internazionali, tale da minacciare le consolidate posizioni del liberalismo mondiale, le cose presero un’altra piega. Allora, contro il tentativo fascista di organizzare i popoli partendo dal lavoro e proteggendolo dalla speculazione, l’America e la sua succursale anglo-francese si dettero a brigare per lunghi anni. E, al momento buono, seppero cogliere l’occasione di politica internazionale che volevano, per passare direttamente all’eliminazione fisica del contendente: nulla di cambiato, come si vede, nei comportamenti liberali, dal 1939 fino ad oggi.

    Quando, in Oro e lavoro, Pound scrisse che “questa guerra non fu un capriccio di Mussolini, e nemmeno di Hitler. Questa guerra è un capitolo della lunga tragedia sanguinaria che s’iniziٍ colla fondazione della Banca d’Inghilterra nel lontano 1694”, metteva il dito su una piaga liberista particolarmente sensibile. Quando poi, aggiungeva che “dopo l’assassinio del Presidente Lincoln nessun tentativo serio contro l’usurocrazia venne fatto sino alla formazione dell’Asse Berlino-Roma”, dovette apparire chiaro che Pound si era fatto dei potenti nemici a casa propria.

    L’affermazione che “non i mercanti di cannoni ma i trafficanti del danaro stesso hanno creata questa guerra, hanno create le guerre a serie, da secoli, a piacer loro, per creare debiti, per poi sfruttarne l’interesse”, presupponeva di aver saputo gettare lo sguardo al di là della retorica propagandistica delle “grandi democrazie”, ben addentro al marcio verminaio che ne regola i comportamenti politici, a far data per lo meno – calcolava Pound - dal momento in cui, dopo la Gran Bretagna nel secolo XVII, il secolo della fondazione liberale, anche gli Stati Uniti erano caduti preda della finanza internazionale, durante la guerra civile tra Nord e Sud. La genialità di Pound, oltre i suoi meriti di poeta “dantesco”, universale, consiste proprio in questo suo eccezionale intuito nella comprensione degli eventi contemporanei. Un intuito che, non di rado, è stato anche irriso, compatito, prendendo il poeta per un visionario, un povero fissato, ossessionato da bizzarre manىe: la teoria monetaria di Gesell, la lotta al monopolio, l’usura… Nulla di più facile che farne un pazzo. Oppure, come fanno gli esponenti della “sinistra” europea illuminata, quelli, per intenderci, che amano l’introvabile America buona e libertaria: nulla di più facile che farne un semplice stravagante, un genio che non capiva nulla di politica, uno che per ingenuità si mise a braccetto di una banda di criminali. Questo è il lavoro sporco dei progressisti alle prese con la grande cultura fascista internazionale, che si tratti di Heidegger o di Pirandello, di Hamsun o di Mishima: separare con l’ascia del pregiudizio gli uomini di cultura dalle loro convinzioni ideologiche, farne dei fantocci inanimati, degli alienati dal proprio mondo e dalle proprie idee. In fondo, il giudizio di un Sanavio su Pound, nonostante una scontata ammirazione per lo scrittore o il personaggio, non si dimostra lontano da quello espresso dal governo liberale americano: un alienato, appunto, un “diverso”. Quindi, secondo la logica della “democrazia” puritana, un pazzo.


    Luca Leonello Rimbotti


    Una vita da profeta
    Nato il 30 ottobre 1885 in Idaho (USA), dopo gli studi Ezra Pound si trasferisce nel 1908 in Europa, da lui già conosciuta in svariati viaggi. A Venezia pubblica i suoi primi versi, A lume spento, e si stabilisce a Londra, dove rimarrà fino al 1920. Di cultura enciclopedica ed eclettica, attratto dalla letteratura provenzale e stilnovista come da quella confuciana, a Londra promuove la nascita di due tra i movimenti letterari d’avanguardia più importanti del tempo, l’imagismo e il vorticismo, in cui si fondevano astrattismo fotografico, futurismo, neo-orfismo e cubismo. In questo periodo, tra gli altri, conobbe e frequentٍ Joyce, Eliot, W.Lewis, W.B.Yeats, di cui condivise l’interesse per i gli aspetti esoterici della tradizione culturale europea. Dopo numerosi viaggi e soggiorni anche in Italia, nel 1920 si trasferisce a Parigi con la moglie Dorothy e nel 1924 a Rapallo. Lavora ai primi Cantos, collabora a riviste e giornali stranieri e italiani, tiene conferenze in varie città, scrive poesie, saggi, persino musica e uno sceneggiato, Le fiamme nere. Il 30 gennaio 1933 è ricevuto da Mussolini, nel 1934 scrive Jefferson e/o Mussolini: si fa più intenso il suo interesse per la politica sociale fascista. Nel 1939, dopo l’ultimo viaggio negli USA, inizia la collaborazione al “Meridiano di Roma” di Interlandi, nel 1941 quella a Radio Roma, nel 1943 a “Il popolo di Alessandria”. Aderisce alla RSI: nel 1944 scrive alcuni pamphlet contro il sistema guerrafondaio americano: L’America, Roosevelt e le cause della guerra presente e Oro e lavoro. Arrestato il 3 maggio 1945, è rinchiuso nella gabbia del campo di concentramento di Pisa, dove scrive i Canti pisani. Internato in manicomio a Washington, vi rimane dodici anni. Nel 1958 si trasferisce nei pressi di Merano dalla figlia e in seguito, dopo vari soggiorni e ricoveri a Rapallo e a Genova, si reca infine a Venezia, dove muore il 1° novembre 1972.

    Tratto da Linea dell'8 maggio 2005.

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  9. #9
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    Klearchos
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    onore a Ezra!

 

 
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