Per me è esagerato.
Il messaggio è convincente e bello.
Andrebbe solamente maggiormente specificato.
Si dovrebbe aggiungere la frase:
E tu credi di essere forte come gli indiani, e sopravvivere nelle riserve?.
Con il messaggio primitivo si comunica la possibilità di una minaccia.
Con l’aggiunta della frase si stabilisce che il pericolo è già in atto, e a meno di argomenti eclatanti, “”irreversibile”””.
hai perfettamente ragione,
credo che l'anima profonda
dello spirito degli indiani,
possa alla fine prevalere sulla
catastrofe planetaria cui sta
giulivamente lavorando, un
occidente materialista,
senza alcun valore spirituale,
privo di ogni senso del limite.
in un bellissimo documentario
andato in onda 15-20
anni fa, il più importante
rappresentante di tutte la tribù americane,
spiegava che i suoi antenati
occupavano quei territori da
migliaia di anni, e che un paio
di secoli erano niente più che
un piccolo, tragico intermezzo,
per quei popoli.
ritorneremo, non tanto perchè
saremo in grado di scacciare chi
ci ha occupato, ma perchè l'invasore
non sarà in grado di sopravvivere
alle offese che lui stesso ha arrecato
al creato.
concluse dicendo,
saremo in pochi, ma siamo
pronti a riprendere e a gestire
secondo le nostre tradizioni,
quello che ci è stato tolto...........
Sono nato mille anni fa
Miei cari amici, sono nato mille anni fa nella cultura dell’arco e delle frecce e, all’improvviso, nel breve giro di pochi decenni, mi trovo sbalzato nella cultura dell’era atomica.
Sono nato in un’epoca in cui le persone parlavano alle cose della natura, come se avessero un’anima.
Mi ricordo che, quand’ero ragazzo, risalivo il fiume indiano con mio padre, mentre il sole si levava sul monte Pé-Né-Né: mio padre gli cantava, allora, la sua riconoscenza; lo faceva spesso, pronunciando con dolcezza la parola indiana che significa “grazie”.
Poi è venuta la gente; sempre più gente, e mi sono trovato nel mezzo del secolo ventesimo. Mi sono trovato io e il mio popolo senza speranza in questa nuova era; noi non ne facciamo parte, trascinati dall’improvvisa marea, come prigionieri di un vortice che ci gira intorno. In piccole riserve, su piccoli fazzoletti di terra, senza presa sul presente e senza speranza nell’avvenire, insicuri della speranza nell’avvenire, insicuri della nostra personalità, vergognosi della nostra cultura, che voi mettevate in ridicolo.
Non abbiamo avuto il tempo di adattarci ai cambiamenti brutali che ci circondavano; cosicché abbiamo perduto ciò che possedevamo, senza avere di che sostituirlo.
Sapete che cosa significa sentire che non avete nessun valore per la società e sapere che gli altri vengono per aiutarvi e non per lavorare con voi, perché sono convinti che voi non avete nessuna esperienza da offrire?
Come si può concepire di vivere senza l’orgoglio della propria razza, della famiglia, di sé stessi?
E adesso mi tendete la mano… e adesso mi chiedete di venire a voi: - Vieni e integrati a noi – ecco ciò che mi dite. Ma come venire dignitosamente?
Sono nudo e vergognoso. Non ho doni da offrire.
Che cosa c’è nella mia cultura, che abbia un valore per voi? Il mio povero tesoro voi potete solo deriderlo. Devo venire da voi come un mendicante e ricevere tutto dalla vostra mano onnipotente?
Che cosa vogliamo? Vogliamo prima di tutto essere rispettati, sentire che il nostro popolo ha un valore, avere le stesse vostre possibilità di riuscita nell’esistenza.
So che nel vostro cuore vorreste aiutarmi. Mi domando se potete far molto. Ebbene, sì, potete fare una quantità di cose. Ogni volta che incontrerete i miei figli, rispettateli per quello che sono: sono fanciulli, sono fratelli.
Dan Gorge
L’autore della lettera, Dan George, è il capo degli indani Capitanos, tribù del Canada. I Capitanos, come gli altri indiani, vivono in una riserva ovvero in una zona isolata dal resto della società in cui, secondo la legge, possono praticare i loro usi e costumi.
Di fatto le riserve assomigliano a delle prigioni.
Tratto dal libro di Rosa Fusco e Luisa Zani “Parole dal pianeta blu”, ElMedi editore, Milano, 1997, p. 100-101.
mi piace
Sugli indiani: oggi vivono di gioco d'azzardo e molti di loro cadono vittime di droga e alcoolismo.
Quanto al messaggio, mi sembra un pò forzato come ogni analogia. E' ad effetto, ma nulla più.