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  1. #1
    Monarchico da sempre !
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    Predefinito 20 - Premio Nobel per la pace ad Al Gore

    Personalmente ritengo ridicolo questo Premio Nobel (per la Pace) concesso ad un politico quale Al Gore impegnatosi recentemente sull'ambiente ...perchè argomento politiocamento molto valido per colpire l'immaginazione dei possibili futuri elettori.

    Sempre più spesso mi convinco che l'Ambientalismo estremo, sarà la nuova ideologia da combattere così come è stato per Nazismo e Comunismo in passato !!!

    Saluti e buona lettura

  2. #2
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    Nobel per la Pace ad Al Gore: una vergogna e una follia
    di Riccardo Cascioli

    Il Premio Nobel per la Pace assegnato ad Al Gore e all’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) è una vergogna e una follia.

    E’ una vergogna perché premia personaggi che hanno fatto della menzogna e dell’ipocrisia il proprio stile di vita. Non solo l’ex vice-presidente USA predica agli altri il risparmio energetico mentre la sua casa consuma quanto una fabbrica europea, ma il suo film-documentario “An Inconvenient Truth” (Una scomoda verità) è pieno di menzogne e affermazioni senza base scientifica, come ha riconosciuto nei giorni scorsi un giudice britannico che ne ha condizionato la diffusione nelle scuole del Regno Unito all’avvertimento che non si tratta di scienza. E l’attuale presidente dell’IPCC, Rajendra Pachauri, ha trasformato un comitato scientifico in un’organizzazione di propaganda politica, manipolando i dati e spingendo così numerosi climatologi a prendere le distanze da questo organismo.

    E’ una follia perché si dà un premio per la pace a chi diffonde terrorismo psicologico spacciandolo per scienza e si avalla in questo modo la tesi secondo cui i cambiamenti climatici sarebbero una minaccia ben più grave del terrorismo islamico, come lo stesso Al Gore ha più volte detto. Ma la minaccia più grave alla pace oggi viene proprio da chi cerca di convincere l’opinione pubblica che una bella giornata di sole a gennaio sia più pericolosa di una bomba in metropolitana, lasciando così indifesa la popolazione – in primis quella occidentale - davanti ai veri nemici dell’umanità.
    E’ una follia anche perché premia un movimento ecologista che cerca in tutti i modi di bloccare lo sviluppo dei Paesi poveri, impedendone anzitutto – in nome di astratti princìpi ambientali - l’accesso a fonti di energia sufficienti ed economiche. Non a caso nei giorni scorsi, un'associazione in piena ia con Gore e IPCC ha proposto Cuba come unico, vero esempio di sviluppo sostenibile.

    Negli ultimi anni è apparso via via più evidente che il Nobel per la Pace è ostaggio del “politicamente corretto” e perciò inutile, ma con l’assegnazione del premio a Gore e all’IPCC, esso dimostra – a causa della buona fama che gode nell’opinione pubblica mondiale – di essere anche molto pericoloso. E se non si può certo impedire a cinque accademici scandinavi di regalare soldi a chi vogliono loro, almeno noi possiamo decidere di non prenderli sul serio e “lasciare che i morti seppelliscano i morti”.

    http://www.svipop.org/sezioniTematic....php?idArt=260

  3. #3
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    Cristiani per l'Ambiente: Nobel a Gore uno scandalo

    di Antonio Gaspari

    Il movimento Cristiani per l'ambiente considera l'assegnazione del premio Nobel per la pace ad Al Gore "un vero scandalo". Non è la prima volta che la commissione compie scelte scriteriate, ma nel caso di Gore si è superato ogni limite.

    Siamo curiosi di conoscere le motivazioni, visto che non risulta in nessuna parte del mondo cosa Al Gore abbia fatto per la Pace. Anzi, quando era Vicepresidente degli Stati Uniti ha contribuito e condiviso atti di guerra, come nel caso del conflitto contro la Serbia.

    I Cristiani per l'Ambiente sono particolarmente indignati poiché Al Gore rappresenta e sostiene tuttora quegli interessi che il pontefice Giovanni Paolo II ha indicato come "imperialismo contraccettivo".

    Quegli interessi e quella ideologia che negli ultimi trenta anni hanno diffuso, praticato e propagandato misure di aborto, sterilizzazione, contraccezione abortiva, soprattutto nei confronti delle popolazioni povere dei paesi in via di sviluppo.

    Le vittime di queste campagna sono milioni, ad ogni bambino o bambina abortita c'è anche il dolore dei genitori. Intere famiglie cancellate.

    In occasione del conferimento del Nobel per la Pace a Madre Teresa di Calcutta, la beata spiegò che "non ci sarebbe stata pace nel mondo finché si sarebbe permesso l'aborto". Il Pontefice Giovanni Paolo II nella Lettera Enciclica Evangelium vitae, fa riferimento alle misure di selezione delle nascite come di una "guerra dei potenti contro i deboli" (Ev 12).

    Per questo ci chiediamo, come è stato possibile assegnare il Nobel ad Al Gore, che è proprio parte di quei potenti che intendono far praticare massicciamente l'aborto e le sterilizzazioni per eliminare i poveri ed i deboli?

    http://www.svipop.org/sezioniTematic....php?idArt=262

  4. #4
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    Scienziati ed esperti: "Questa è politica, non scienza"

    "In relazione alla notizia dell'assegnazione del Premio Nobel per la Pace ad Al Gore ed all'IPCC, noi sottoscritti, membri della lista di discussione "clima e dintorni", intendiamo manifestare il nostro disappunto.

    Pur riconoscendo all'IPCC l'importanza dell'analisi condotta sugli studi delle modifiche al sistema climatico, si deve sottolineare che questi studi sono attualmente oggetto di profonda discussione scientifica e in quest'ambito scientifico devono operare.


    Pertanto l'assegnazione di un Nobel per la pace sembra piu' un accreditamento improprio di autorevolezza su un piano che esula dai fini propri di un Organismo Intergovernativo e crea confusione profonda a livello globale.

    Gli autorevoli scienziati dell?IPCC cui bisognerebbe rivolgersi per comprendere la realta? dei cambiamenti climatici, vengono insomma premiati come politici.

    Da ricordare, inoltre, che alcune affermazioni come quelle prodotte da Steven Schneider dell'IPCC relative alla necessita' di creare scenari paurosi, fare semplificazioni, e creare sintesi drammatiche menzionando poco i dubbi che si hanno, male si attagliano alla natura di questo Nobel per la Pace, attribuito a persone che hanno fatto della propria
    vita intera un impianto alla battaglia per la pace, quella vera.

    In merito ad Al Gore si ritiene che per avere prodotto un film contenente cosi' tanti errori di fisica, pochi giorni fa sottolineati anche in una sentenza di un tribunale britannico, e la cui visione ingenera un clima di paura non giustificata negli spettatori, non sia l'esempio migliore che si possa dare alle nuove generazioni di attribuzione di un Nobel.
    C'e' infine anche da ricordare che si tratta della prima volta nella storia dei Nobel che un Premio venga assegnato non in base a quanto gia' successo, ma in considerazione di quanto potrebbe, forse, succedere in futuro. Dopo la guerra preventiva, la pace preventiva?"

    12 ottobre 2007

    Aderiscono:

    Riccardo Cascioli - Presidente CESPAS
    Tore Cocco - PhD Agrometeorologo
    Gabriele Cola - dottorando - Università degli Studi di Milano
    Antonio Gaspari - Presidente Cristiani per l'Ambiente
    Teodoro Georgiadis - Ricercatore CNR
    Luigi Iafrate - Geografo
    Tommaso Maggiore - docente di agronomia - Università degli Studi di Milano
    Fabio Malaspina- Fisico dell'Atmosfera
    Luigi Mariani - docente di agrometeorologia- Università degli Studi di Milano
    Mario Masi - Segreteria Nazionale Ambiente e Vita
    Paolo Mezzasalma - ARPA Servizio IdroMeteorologico - Bologna
    Maurizio Morabito - Ingegnere e giornalista
    Alessandra Nucci - Giornalista
    Emiliano Pancaldi - Giornalista, insegnante
    Simone Parisi - laureando in Fisica
    Sergio Pinna - docente di geografia - facoltà di Economia di Pisa
    Fabrizio Ravegnani - Ricercatore CNR
    Giancarlo Sforza - Architetto
    Carlo Stagnaro - Direttore, energia e ambiente - Istituto Bruno Leoni
    Roberto Vacca - Statistico, giornalista, scrittore
    Marco Voli - Informatico

    http://www.svipop.org/sezioniTematic....php?idArt=266

  5. #5
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    STATI UNITI
    Un premio Nobel per la guerra di Al Gore


    L’ex vicepresidente Usa avanza previsioni catastrofiche che gli scienziati definiscono “molto improbabili”, ma che hanno il fine ultimo di esaltare il culto – pagano – di Gaia, la Terra, e di attaccare il cristianesimo. Per lui, la soluzione all’inquinamento, alla fine è nel controllo della popolazione, anche attraverso l'aborto.


    La Commissione del Nobel ha deciso di premiare Al Gore e la Commissione Onu sul clima per “i loro sforzi a disseminare conoscenza sui cambiamenti climatici prodotti dall’uomo”. Essi hanno ricevuto ex aequo il premio per la Pace. Il fatto è sbalorditivo perché entrambi sono noti per il loro allarmismo e catastrofismo, spesso non fondato su basi scientifiche.

    La Commissione Onu (Intergovernmental Panel on Climate Change, Ipcc), nei suoi rapporti continua a rivedere al ribasso le cifre sui possibili disastri ambientali: lo scorso febbraio, ad esempio, alla Conferenza sul clima , essa ha suggerito che entro il 2100 i mari si innalzeranno di ben 38 centimetri; sei anni fa predisse un innalzamento di 48 cm e nel ’90 di 68 cm. Più di tutto fa specie che il presidente della Commissione, Rajendra Pachauri abbia spesso dichiarato che egli vuole usare le cifre per “scuotere la gente e i governi a fare qualcosa”, insomma, per fare allarmismo.

    Un allarmismo all’estrema potenza è quello che caratterizza l’ex vice-presidente Al Gore, che con il suo film “Una verità scomoda” ha predetto l’innalzamento dei mari fino a 7 metri (contraddicendo l’Onu), sommergendo Shanghai, la Florida, l’Olanda. In più egli ha predetto che di conseguenza, la corrente del Golfo si fermerà e per questo tutta l’Europa scivolerà in una nuova era glaciale.

    I climatologi affermano che tutto ciò è “molto improbabile”. A causa di questo, il film di Al Gore, che pure è stato applaudito in molti festival cinematografici, è stato considerato “non scientifico” e la sua diffusione boccata nelle scuole del Regno Unito.

    Giustamente Stoccolma non ha conferito ad Al Gore il Premio per la Scienza. Ma perché gli ha dato quello per la Pace?

    Quale contributo alla pace porta un politico-riciclato-ecologista che vede gli esseri umani come la causa di un apocalisse imminente e trova che il modo migliore per fermarla sia quella del controllo a tutti i costi sulla popolazione?

    Al Gore è un abortista convinto: per lui l’aborto è funzionale al controllo demografico, quello –per intendersi – che è praticato in Cina. Egli è un abortista anche per motivi “religiosi”. Nel suo recente passato egli ha elogiato il culto di Gaia, la Terra, e il ritorno ai culti primitivi pagani. I fautori di questo culto accusano l’umanità di sfruttare le risorse della terra per scopi egoistici. Essi sono pure anti-cristiani, perché accusano il cristianesimo di aver liberato la terra dai miti pagani e dato l’avvio allo sfruttamento insensato della natura.

    In realtà, come mette in luce da tempo lo stesso Benedetto XVI, il cristianesimo ha sì liberato l’uomo dal giogo del mito e della natura, aprendo al progresso scientifico e al dominio sul cosmo, ma i disastri ecologici, sono più da attribuire a una società che è andata oltre Dio, a un mondo illuminista che si reputa “padrone” e non “custode” della terra.

    Il risultato di ciò – come mi ha detto un missionario - è che molti responsabili Onu in missione in Africa distribuiscono condom e spirali per frenare le nascite, dando nello stesso tempo lezioni di anti-cristianesimo, reo di difendere la popolazione e il Dio d’amore dei cristiani.

    Noi temiamo che questo Nobel per la Pace ad Al Gore sia più un modo per scatenare una guerra contro l’uomo e contro Dio.

    http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=10543&size=A

  6. #6
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    Un Nobel privo di Scienza e carente di Pace
    di Renato Angelo Ricci


    Article content:
    L’istituzione del Premio Nobel ebbe all’origine una giustificazione etico-scientifica. Le scoperte scientifiche e più in generale le conseguenti innovazioni tecnologiche trovano una evidente collocazione nella grande avventura della conoscenza umana, motore insostituibile e insopprimibile del progresso della civiltà. Per questo l’attribuzione di tale riconoscimento nel campo delle scienze, magari allargato a quelle economiche ed umanistiche, aveva ed ha tuttora un significato preciso.


    Tuttavia l’estensione a campi più “politicizzati” quali la “pace” e per certi versi anche, da un po’ di tempo, la “letteratura”, pone un problema di obiettività e credibilità oltre che di pertinenza, a parte casi ben specifici e di grande evidenza. Nel campo scientifico, ad esempio, può avvenire che il premio non sia assegnato a persone o gruppi assai meritevoli con ciò perpetrando qualche ingiustizia, anche eclatante (un esempio l’abbiamo avuto in Italia con il caso Occhialini, fisico di grande valore che l’avrebbe meritato almeno due volte: la prima con B. Blackett e la seconda con C.F. Powell).


    Ma è difficile trovare qualche scandalosa assegnazione nei premi via via attribuiti, dato che le comunità scientifiche proponenti hanno peso e responsabilità oggettivamente riscontrabili. Scandaloso mi pare invece il Premio per la pace ad Al Gore e, sia pure in misura minore, all’IPCC. Esso suona stonato e perfino ridicolo perché non è né carne né pesce. Non è basato su motivazioni scientifiche né tanto meno su giustificazioni “pacifiste”. Si dirà che la “salvezza del pianeta” di fronte alle “catastrofi climatiche” dovute all’uomo cattivo ha bisogno dell’uomo buono che suona l’allarme magari con un film dal sapore drammatico in nome di una “verità scomoda” (e tuttavia “scientificamente scorretta”) ed è fondamentale per la pacificazione tra i popoli. Ma ci si dovrebbe spiegare come mai terrorismo, disparità sociali ed economiche, dittature sanguinarie, massacri etnici, malattie endemiche non siano altrettante emergenze (provate, e non da provare come il futuro climatico del pianeta e le sue discutibili cause antropogeniche) combattendo le quali si possa dare prova di impegno per la “pace”.


    Dare inoltre un significato etico-scientifico all’attività meramente propagandistica del signor Al Gore, è altrettanto scandaloso se si pensa che, solo qualche giorno prima, il suo film, di tipico stampo catastrofistico-holliwodiano, è stato bollato dall’Alta Corte di Giustizia di Londra, che ne ha condizionato la proiezione nelle scuole alla correzione degli errori e delle falsità più evidenti. In realtà un film del genere avrebbe dovuto essere proibito dopo lo scandalo che ha suscitato nella maggior parte della comunità scientifica IPCC compreso.


    Del resto, con il battage mass-mediatico e la propaganda orchestrata, Al Gore ha finito per “scippare” simbolicamente anche la parte assegnata all’IPCC, l’organizzazione intergovernativa che, in ambito ONU, si occupa dei cambiamenti climatici, i cui esperti avrebbero fatto meglio a moderare le affermazioni catastrofistiche e dare spazio alle confutazioni di una ampia parte delle comunità scientifiche non propense a servire interessi politici e propagandistici.


    Malgrado ciò l’oracolo ha parlato quasi ad anticipare il discorso del Nobel. Atteggiandosi a profeta della “specie umana”, ha sentenziato sulle nostre colpe visto che “abbiamo letteralmente alterato l’equilibrio del calore esistente tra la terra e il sole”. Non so se l’Alta Corte Britannica, nel fare le pulci al film di Al Gore, abbia o meno rilevato la castroneria del “calore esistente tra terra e sole”, visto che il calore è una forma di energia transiente e non è mai in equilibrio (è semmai la temperatura che spesso viene confusa dai profani con il calore, il che costituisce materia di solenne bocciatura agli esami di fisica). E’ vero che fra terra e cielo, per dirla con Shakespeare, vi sono infinite cose ma che l’ignoranza di questo salvatore dell’umanità sia infinita appare assodato, visto che “la minaccia universale” cui dobbiamo far fronte: “.......quantunque non arrivi da fuori, nondimeno è di portata cosmica” (il sole, i pianeti, la galassia stanno tremando). Pare che gli alieni non c’entrino, come titola Repubblica del 16 ottobre, riportando tali idee algorine.


    Forse, a parte la schiera di scienziati ben coscienti della portata eccessivamente allarmistica se non addirittura grottesca di certe affermazioni, non solo e non tanto dell’IPCC ma dei suoi vessilliferi politici e mass-mediatici (vedasi la Conferenza italiana sui Cambiamenti Climatici organizzata dal nostro ineffabile ministro dell’Ambiente e contestata dai più autorevoli climatologi, geofisici e geologi del nostro Paese), potremmo pregare il signor Al Gore e i suoi corifei di andarsi a leggere le sagge parole di un politico avveduto quale il Presidente della Repubblica Ceca, Václav Havel. Il quale, nelle sue note per la Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, così, tra l’altro, si esprime:


    “Noi dobbiamo scegliere. Una risposta razionale dipende - come sempre - dalla dimensione e dalla probabilità del rischio e dalla entità dei costi per evitarlo. Come responsabile politico, come economista e autore di un libro sull’economia del cambiamento climatico, con tutti i dati disponibili e gli argomenti in mente, devo concludere che il rischio è troppo piccolo e i costi per eliminarlo troppo grandi - e che l’applicazione di un principio di precauzione interpretato in modo fondamentalista è una strategia sbagliata”.


    Visto inoltre che di Nobel si parla, lo stesso Al Gore potrebbe rivendicare all’America il mancato riconoscimento al Presidente Eisenhower, dato che quest’ultimo aveva, e giustamente, posto il problema di usare estensivamente a scopi civili e pacifici l’energia nucleare con la famosa Conferenza di Ginevra del 1955 “Atomi per la pace”.


    Ma forse ad Al Gore preme più la complicità di un certo signor Jeremy Rifkin, profeta dell’idrogeno e delle energie rinnovabili (altro possibile candidato a premi Nobel di tal fatta?), così vezzeggiato, richiesto e gratificato in particolare nel nostro Paese (si veda la Repubblica del 13 e 16 ottobre), il quale parla di “entropia” senza conoscerne il significato e ritiene persino di poter stabilizzare la temperatura del pianeta con mezzi antropici, il che prefigurerebbe, nell’eventualità di una nuova e futura era glaciale, l’assurdità di reimmettere tonnellate di CO2 nell’atmosfera per riscaldarci un po’. Vuol dire che d’ora in avanti basterà enunciare teorie spettacolari proiettate sul futuro e catastrofi prossime venture per candidarsi al Premio Nobel. E, magari, abolire l’insegnamento scientifico nelle scuole.

    Renato Angelo Ricci è presidente dell'Associazione Galileo 2001 e presidente onorario della Società Italiana di Fisica (Sif).

    http://www.loccidentale.it/node/7833

  7. #7
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    L'antiamericanismo premia Al Gore, nuovo Nobel per la Pace
    di Stefano Magni - 13 ottobre 2007

    Il Nobel per la Pace è diventata un'istituzione strana. Nel 1973 lo assegnarono al ministro degli esteri nordvietnamita Le Duc Tho, uomo che amava affermare: «Non si è colpevoli se si trovano le prove. Si è colpevoli se il Partito ti giudica colpevole». Una visione pacifica della giustizia che legittimò fucilazioni di massa e campi di rieducazione. Nel 1993 fu assegnato a un altro grande uomo di pace: Yassir Arafat, che di lì a sette anni avrebbe buttato al macero gli accordi di Camp David per scatenare la più grande offensiva terroristica della storia contro i civili israeliani. Nel 2004 fu premiata la biologa keniota Wangari Maathai, che sbianca di fronte ai suoi nobili predecessori, ma comunque è riuscita a distinguersi nel dibattito politico con perle come questa: «Ci viene detto che l'Aids viene dalle scimmie. Sciocchezze: noi africani abbiamo sempre vissuto con le scimmie, senza conseguenze, mentre ora siamo proprio noi ad essere sterminati da questa epidemia più di ogni altro popolo nel pianeta. È ovvio che sono stati creati agenti di guerra biologica per cancellare intere popolazioni: del resto è questa la motivazione che ha spinto a invadere l'Iraq».

    Il Nobel per la pace del 2007, l'ex vicepresidente statunitense Albert Arnold «Al» Gore, può sembrare un'eccezione dopo questa schiera di vincitori che hanno combattuto contro gli Stati Uniti, con le armi in pugno o almeno a parole. In realtà non si tratta affatto di un'eccezione, perché Al Gore, da quando è stato battuto per un pugno di voti da George W. Bush nelle elezioni presidenziali del 2000 è diventato il principale paladino americano dell'antiamericanismo più viscerale e ideologico. Truccando le carte, giunge a definire gli Stati Uniti «il Paese più inquinante del mondo», dimenticando che le sole acciaierie cinesi producono il 51% delle emissioni di anidride carbonica di tutte le fabbriche del mondo e che, fino a sette anni fa gli Stati Uniti erano governati... proprio da lui.

    Al Gore si è presentato al grande pubblico con il documentario Una verità scomoda, presentato a tutti come film educativo. Al punto che il premier britannico, l'ultra-politically-correct Gordon Brown, lo ha addirittura imposto alle scuole del regno come parte di un programma di (ri)educazione delle masse ai temi dell'ecologia. Però è proprio dalla Gran Bretagna che è arrivato il primo schiaffo ufficiale alle tesi presentate dall'ex perdente Al Gore. Infatti, un genitore indignato dal programma di rieducazione del figlio, ha fatto ricorso alla Alta Corte e quest'ultima gli ha dato ragione. Il giudice Michael Burton ha emesso una sentenza che parla chiaro: «Sebbene le tesi esposte nella pellicola trovino le loro basi nella scienza, la stessa scienza, messa nelle mani di un abile comunicatore e uomo politico, è utilizzata per dar vita a un messaggio politico e per sostenere un programma politico». Il pool di esperti messo insieme dal magistrato ha rilevato diversi errori macroscopici nel documentario di Al Gore. Buona parte degli esempi mostrati dalla pellicola (quali: lo scioglimento del ghiacciaio del Kilimangiaro, l'uragano Katrina, il prosciugamento del lago Ciad e l'estinzione dei coralli) sarebbero del tutto sbagliati, in quanto non correlati al surriscaldamento del clima. Certe previsioni come la deviazione della Corrente del Golfo, lo scioglimento dei ghiacci groenlandesi e la crescita del livello delle acque sono state del tutto sconfessate dagli esperti. Alcuni episodi suggestivi del film, come la morte per annegamento di un gruppo di orsi polari, «non sarebbero dovuti allo scioglimento dei ghiacci artici, come sostenuto dalla pellicola, ma all'abbattersi di una tempesta particolarmente violenta» sul Polo Nord. Le affermazioni di Una scomoda verità sono state dichiarate «scientificamente non dimostrabili» e alcune di esse sono «false».

    A difesa di Al Gore, semmai, si può sempre dire che: non ha vinto un premio Nobel per la fisica, ma per la pace. Ma anche in questo caso, i Serbi potrebbero obiettare che Al Gore è proprio il vice-presidente che ha autorizzato, assieme a Bill Clinton, i bombardamenti sulla Bosnia serba e sulla Serbia, rispettivamente nel 1995 e nel 1999. Condivisibili o meno, si tratta di bombardamenti che hanno provocato molte più vittime civili di quanto non ne abbia provocate la campagna combattuta da Israele nel 2002 contro le basi dei terroristi di Al Fatah, un'operazione militare che aveva indotto il comitato a Oslo a proporre il ritiro del Nobel per la pace a Shimon Peres.

    Non si capisce, dunque, con quale logica sia stato assegnato questo premio, se non per pura faziosità anti-americana, questa volta resa ancora più subdola dall'aver premiato un nemico interno all'America. Visti i precedenti Nobel per la pace, non si tratta solo di una faziosità temporanea, ma di un odio ideologico profondo e coerente. Se, negli anni ‘70, venivano privilegiate figure campione dell'egualitarismo socialista e comunista che si battevano contro il sistema capitalista, oggi sono privilegiati personaggi che sono sempre anti-capitalisti, ma nel nome dell'ecologismo. Wangari Maathai è una teorica dell'ecologismo più radicale, ritiene che la civiltà occidentale, il capitalismo e le religioni monoteiste siano condannabili dalle loro stesse fondamenta perché sanciscono il primato dell'uomo sulla natura, mentre, secondo la biologa keniana, l'uomo deve essere sottomesso alla natura. Anche Al Gore, uomo molto più pratico e meno ideologizzato, sostiene una visione del mondo simile: l'Occidente, il suo sistema giuridico fondato sulla proprietà privata individuale e il suo sviluppo capitalista, è visto come il cancro del pianeta.

    La «pace», secondo questa visione del mondo, riveste un altro significato rispetto a quello tradizionale di assenza di violenza tra gli individui. Il filosofo oggettivista Robert James Bidinotto, nel suo The Green Machine ci ricorda quali siano le basi della filosofia politica ecologista: «Il filosofo norvegese Arne Naes afferma che gli individui non esistono, ma fanno parte di un più ampio ecosistema. L'ecologismo "ingenuo" dei principali gruppi ambientalisti, sosteneva Naes, era ancora antropocentrico, o omocentrico. Mirerebbe solamente alla preservazione dell'ambiente a vantaggio dell'uomo. L'ecologia "profonda", invece, deve condurre a una visione di "egaulitarismo biosferico", in cui sono imposti uguali diritti a tutti gli organismi esistenti». Secondo questa visione dell'ecologismo politico, di cui Wangar Maathai e Al Gore (ma anche Michail Gorbachev e tanti altri) fanno parte, la pace tra gli uomini è solo un epifenomeno di un più ampio equilibrio dell'ecosistema.

    L'attuale presidente George W. Bush è l'incarnazione del male per questo giro di politici, proprio perché è dichiaratamente cristiano, sposa una visione antropocentrica del mondo (prima l'uomo, poi la natura), è liberista in economia e non si piega ai diktat della comunità internazionale che vorrebbe imporgli il rispetto del protocollo di Kyoto. Un premio ad Al Gore è un chiaro messaggio politico in questo senso, un modo per opporre al successore di Bush un avversario dotato di credenziali internazionali. Ma questa mossa, negli Stati Uniti, può rivelarsi un boomerang. Gli americani non sono europei. Mediamente l'elettore degli Stati Uniti non sceglie un candidato che ha ottenuto crediti in un altro paese, di un altro continente, ottenuti per merito di una campagna (quella ecologica) che viene percepita dall'opinione pubblica statunitense come nuova forma di snobismo intellettuale. Un'eventuale candidatura di Al Gore può sparigliare le carte di Hillary Clinton, che sinora ha dominato il gioco all'interno del Partito Democratico. Ma molto più difficilmente porterà a una sconfitta dei Repubblicani.

    Stefano Magni
    magni@ragionpolitica.it

    http://www.ragionpolitica.it/testo.8..._per_pace.html

  8. #8
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    Una scomoda verità su Al Gore

    di Riccardo Cascioli

    “Il film di Al Gore ‘Una scomoda verità’ è un’opera politica e promuove soltanto una visione parziale dell’argomento”. Queste parole del giudice dell’Alta Corte Britannica, sir Michael Burton, sono risuonate solo pochi giorni fa nell’aula di un tribunale a cui si era rivolto un genitore preoccupato per la visione del film obbligata nelle scuole del Regno Unito. Rappresentano una sintesi delle critiche piovute in questi mesi sulle affermazioni dell’ex vice presidente Usa.

    Il genitore aveva presentato una denuncia per “lavaggio di cervello” e il giudice – sentita una commissione di esperti – gli ha dato ragione, obbligando gli insegnanti che proporranno il documentario a spiegare che si tratta di una fiction e non di un filmato scientifico, pena incorrere nel reato di “indottrinamento politico”. Il giudice rileva almeno 11 gravi inesattezze nell’opera di Al Gore, riconducibili a un unico metodo: quello di avere legato insieme eventi che non hanno invece relazione. Così è una grave inesattezza attribuire al riscaldamento globale lo scioglimento dei ghiacciai del monte Kilimangiaro o il prosciugamento del Lago Ciad, o peggio ancora la violenza dell’uragano Katrina e la perdita delle barriere coralline. Così come viene svelato il retroscena delle immagini di 4 orsi polari che annegano: non ha niente a che vedere con lo scioglimento dei ghiacciai, è stato invece un incidente dovuto a un violento temporale.

    Negli Stati Uniti la polemica di tanti scienziati contro Al Gore vede un continuo crescendo. Ufficialmente sfidato a un dibattito pubblico per confrontare le sue tesi sul riscaldamento globale, l’ex vice presidente ha sempre rifiutato, spingendo i suoi avversari a lanciare una sfida ancora più ardita: un premio di 125mila dollari a chi saprà dimostrare con metodi scientifici che “le emissioni umane di gas serra provocheranno catastrofici cambiamenti climatici globali”. La sfida è stata lanciata già lo scorso 7 agosto con un filmato su YouTube titolato “Sei in grado di salvare Al Gore?”.

    In precedenza, all’inizio dell’anno, ancora Gore era stato al centro di una dura polemica politica quando il Tennessee Center for Policy Research aveva scoperto e rivelato che, a fronte dei suoi appelli al risparmio energetico, solo per la sua villa di Nashville Gore ha consumato nel 2006 qualcosa come 221mila kilowattora, un consumo 20 volte maggiore di quello di una famiglia media americana. Se poi dovessi farne un caso personale, faccio presente che la mia famiglia consuma poco meno di 2mila kilovattora l'anno, vale a dire che Gore vanta un consumo di oltre cento volte meggiore del mio.

    Anche i rapporti dell’IPCC sono al centro di dispute scientifiche e polemiche politiche. In particolare il valore delle previsioni prodotte dai modelli climatici, secondo cui per la fine del secolo si registrerà un aumento medio delle temperature tra 1,5 e 6 °C. Secondo il professor Antonino Zichichi, presidente della World Federation of Scientists (Federazione mondiale degli scienziati), i modelli usati “sono incoerenti e non validi dal punto di vista scientifico”. Critica mossa anche dal professor Hendrik Tennekes, ex direttore del Reale Istituto Meteorologico Olandese e pioniere nella progettazione di modelli scientifici, secondo cui le previsioni basate su questi modelli sono “scientificamente inconsistenti”. Altre critiche al lavoro dell’IPCC sono mosse a proposito dei dati usati. Se ne sono fatti interpreti, ad esempio, due noti geologi italiani, Franco Ortolani (dell’Università Federico II di Napoli), e Uberto Crescenti (ex presidente della Società Italiana di Geologia) secondo cui “le conclusioni dell’IPCC non hanno basi scientificamente valide in quanto si basano su dati climatici degli ultimi 150 anni e ignorano la storia del clima delle ultime migliaia di anni”.
    Ma la questione più controversa che riguarda l’IPCC è probabilmente quella che riguarda la “deriva ideologica” dell’organizzazione sotto la guida di Rajendra Pachauri, come ha denunciato il noto climatologo John Zillman, australiano, dimessosi per questo motivo dall’ufficio di presidenza dell’IPCC. In precedenza, all’inizio del 2005 aveva fatto rumore la lettera aperta con cui un altro illustre scienziato, Chris Landsea, tra i massimi esperti mondiali di uragani tropicali, si era dimesso dall’organismo Onu accusando Pachauri e altri responsabili di aver intenzionalmente distorto i dati scientifici riguardanti gli uragani per promuovere la tesi del riscaldamento globale.

    http://www.svipop.org/sezioniTematic....php?idArt=264

  9. #9
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    Al Gore, Oscar all'ipocrisia

    di Riccardo Cascioli

    Un Oscar ad Al Gore? Sì, ma per l’ipocrisia. E’ quello che propone il Tennessee Center for Policy Research (TCPR), una organizzazione non profit e indipendente. Dopo l’Oscar assegnato all’ex vice-presidente americano per il suo documentario “An inconvenient truth” (Una verità scomoda), il TCPR ha infatti rivelato che Al Gore consuma venti volte l’elettricità di un americano medio.

    Una famiglia media americana consuma infatti 10. 656 kilowattora (kWh) l’anno, ma nel 2006 – secondo i dati del Nashville Electric Service - la megavilla di Gore, situata nell’elegantissima area di Belle Meade a Nashville, ha divorato circa 221mila kWh.
    Soltanto in agosto, Gore ha bruciato 22.619 kWh, più del doppio di quanto un americano medio consuma in un anno intero. Tanto che il costo medio mensile di una bolletta elettrica a casa Gore è di 1.359 dollari. Né l’uscita del suo documentario lo ha spinto a stili di vita più coerenti, al contrario: nel 2006 la media mensile di consumi elettrici è stata di 18.400 kWh contro le 16.200 dell’anno precedente.

    L’esagerazione di Gore quanto a consumi energetici non si limita soltanto alla corrente elettrica: soltanto di gas, infatti, paga in media 1.080 dollari al mese. In tutto, soltanto nel 2006, per gas ed elettricità nella villa di Nashville, Gore ha pagato quasi 30mila dollari.

    Non saremo certo qui a scandalizzarci per l’incoerenza di Gore. In fondo è l’ennesima dimostrazione del fariseismo dominante ("Caricate pesanti fardelli sulle spalle dei poveri, ma voi non li toccate nemmeno con un dito", diceva Gesù): dovrebbe quantomeno far venire il dubbio che il radicalismo ambientale è in fondo l’ultima trovata dei ricchi a danno dei poveri.

    Quello che davvero scandalizza però è il solito coro dei conformisti italiani che fanno a gara per spingere il documentario di Al Gore in prima serata sulla RAI, come se fosse un’opera educativa. Il documentario di Gore è invece una grande opera di mistificazione (dati fantasiosi e scenari surreali) montata in modo da proporsi come un vero e proprio atto di terrorismo mediatico. Un catastrofismo così poco verosimile – ancorché noioso – che negli Stati Uniti il film si è rivelato un grande flop. Ma le nostre élite eco-intellettuali non vanno tanto per il sottile quando si tratta di seguire le mode. E stupisce che tra i più entusiasti sostenitori di Al Gore in tv ci sia l’on. Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente oltre che presidente della Commissione Ambiente della Camera. Proprio lui aveva invitato poco tempo fa a non esagerare con il catastrofismo, un’arma che rischia di diventare controproducente per i movimenti ambientalisti. Ora invece dimostra di averci ripensato, addirittura rischia il ridicolo spingendosi fino a proporre per Gore il Nobel per la Pace: che sia la paura di essere scavalcato a sinistra?

    http://www.svipop.org/ricercaArticol...rcKey%253Dgore

  10. #10
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    IPCC, quando la non-scienza vince un Nobel

    di Fabrizio Proietti

    E’ conosciuta come la più autorevole assise di scienziati del clima, il giudice inappellabile di ogni teoria sui cambiamenti climatici. Ma in realtà l’IPPC (Intergovernmental Panel on Climate Change), la commissione di esperti dell’ONU, somiglia molto più ai vecchi comitati sovietici in cui il lavoro degli scienziati è posto al servizio dell’ideologia di stato.

    E’ così fin dal suo inizio, nel 1988, quando nasce da una costola dell’Organizzazione Meteorologica mondiale (WMO) per volere del Programma ONU per l’Ambiente (UNEP). La spinta e l’impronta decisiva veniva dal Rapporto della Commissione Brundtland pubblicato nel 1987, che sanciva la svolta ecologista dell’ONU in senso anti-umano, ovvero indicando nella popolazione la causa dei problemi ambientali.

    L’inizio dell’IPCC è però in sordina: il Primo Rapporto, pubblicato nel 1990, è stilato da un gruppo di scienziati piuttosto eterogeneo e si occupa soprattutto di come catturare e immagazzinare l’anidride carbonica. Equilibrato anche il gruppo di scienziati che lavora al Secondo Rapporto, approvato nel dicembre 1995, ma ecco, improvvisa, la svolta: l’autore principale del rapporto, B.D. Santor, e il responsabile del gruppo di lavoro, John Houghton, con il beneplacito del segretario della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (da cui il Protocollo di Kyoto), Michael Cutajar, apportano cambiamenti sostanziali al rapporto senza consultare gli altri scienziati: nel rapporto poi pubblicato nel 1996 vengono così cancellate tutte le parti che esprimono o generano scetticismo riguardo alla teoria del riscaldamento globale. Come risposta, il 10 luglio 1996, un centinaio di scienziati di fama, riuniti in Germania, firmano una dichiarazione in cui smentiscono le conclusioni dell’IPCC, riguardo al riscaldamento globale e al presunto consenso degli scienziati.

    Ma un primo obiettivo dell’IPCC era ormai centrato: all’incontro di presentazione del Secondo Rapporto, l’agenzia Global Environment Facility annuncia che i progetti di ricerca sui cambiamenti climatici avevano visto i finanziamenti passare da 462,3 milioni di dollari a 3,2 miliardi di dollari. Ed era solo l’inizio, perché da allora un flusso sempre più imponente di denaro – miliardi e miliardi di dollari - è andato in ricerche e progetti sul tema. In ogni caso il Rapporto del 1996 aveva anche uno scopo politico, indurre i vari governi all’adozione del Protocollo di Kyoto, cosa che puntualmente avviene l’anno dopo.

    Nello stesso tempo comincia l’epurazione dall’IPCC di tutti gli scienziati non in linea con il programma ecologista, personaggi di primo piano nel mondo della scienza del clima, come Richard Lindzen, del MIT di Boston. Il Terzo Rapporto, nel 2001, usa toni ancora più allarmisti, ma l’avvento alla direzione dell’IPCC dell’ingegnere indiano Rajendra Pachauri segna un’ulteriore decisiva sterzata verso la strumentalizzazione politica della scienza. Lo stesso Pachauri non ha mai fatto mistero della sua militanza ecologista e del suo desiderio di vedere un Quarto Rapporto con “un messaggio molto più forte”, il che ha provocato profonde lacerazioni nel mondo scientifico.

    Clamorose sono, all’inizio del 2005, le dimissioni di uno dei massimi esperti di uragani tropicali, Christopher Landsea, che con una lettera aperta denuncia Pachauri di aver avallato la manipolazione della sua ricerca per dimostrare un'inesistente conseguenza del riscaldamento globale sugli uragani. Ma altri scienziati di livello mondiale prendono le distanze dall’IPCC e passano alla critica aperta: il noto climatologo australiano John Zillman si dimette dall’ufficio di presidenza dell’IPCC, il capo economista dell’OCSE David Henderson testimonia alla Camera dei Comuni britannica sull’inattendibilità dei modelli climatici presentati dall’IPCC. Anche un certo numero di scienziati da allarmisti diventano scettici, come il francese Claude Allegre, l’ex direttore del New Scientist Nigel Calder, l’americano Reid Bryson, l’ex ecologista britannico David Bellamy.

    Ma intanto, quest’anno, è stato presentato il Quarto Rapporto dell’IPCC che – pur non contenendo elementi di novità rispetto al precedente (anzi, ridimensionando alcuni allarmi) – con una campagna mediatica ben orchestrata e in sintonia con la contemporanea uscita del film di Al Gore, ha generato un clima da catastrofe imminente con l’obiettivo – tra l’altro – di costringere l’amministrazione Bush a piegarsi al Protocollo di Kyoto. E il Nobel prova a dare un’ulteriore spinta.

    http://www.svipop.org/ricercaArticol...rcKey%253Dipcc

 

 
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