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  1. #11
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    Venezuela:

  2. #12
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    Ecuador:

  3. #13
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  4. #14
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  5. #15
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    Argentina:

  6. #16
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    Perù (opposizione):

  7. #17
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    Il Risveglio dell'America Latina!

  8. #18
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    Gli argentini votano i Kirchner perché voltano le spalle al Fmi
    di redazionale - 30/10/2007

    Fonte: Il Foglio [scheda fonte]


    L’Argentina commissariata
    alla famiglia Kirchner perché nessun’altro
    si vuole accollare la responsabilità di fare
    quello che gli argentini chiedono, a partire
    dal crac del 2001: tenere le spalle voltate al
    Fondo monetario internazionale. Potrebbe
    essere questo il commento al risultato che
    ha portato Cristiana Fernández a prendere
    il posto del marito Néstor alla Casa Rosada.
    In campagna elettorale gli spot della Kirchner
    mostravano bambini del tutto ignari dell’esistenza
    del Fondo: “Vogliamo che i vostri
    figli e i vostri nipoti non abbiano nemmeno
    un’idea di che sia l’Fmi”. Un appello efficace,
    se lo stesso Dominique Strauss Kahn,
    che sta per diventarne il capo, in una visita
    recente ha detto: “Molta gente in Argentina
    crede che l’Fmi sia il diavolo e hanno avuto
    buone ragioni per pensarlo”.
    Il risultato di Kirchner è in apparenza sostanzioso:
    il 44,86 per cento, secondo gli ultimissimi
    dati scrutinati, contro il 22,98 per
    cento di Elisa Carrió, il 16,94 di Roberto La
    vagna e il 7,74 per cento di Alberto Rodríguez
    Saá. Tenendo in conto che per vincere
    al primo turno bastava il 40 per cento soltanto
    a patto di avere dieci punti di distacco sul
    secondo, è chiaro che Lady Kirchner ce l’ha
    fatta anche per qualche divisione insanabile
    all’interno delle opposizioni.
    Differenze ideologiche insormontabili?
    La Carrió è un’ex radicale che ha scelto come
    candidato alla vicepresidenza un socialista
    e che era appoggiata da gruppi di ex radicali
    ed ex peronisti. Lavagna, ministro dell’Economia
    cui Kirchner deve il risanamento
    economico dopo il crollo del peso, è un
    peronista che ha a lungo lavorato con i radicali
    e che era appoggiato da quel che resta
    dei partiti peronista e radicale storici, con i
    due ex presidenti Eduardo Duhalde e Raúl
    Alfonsín. E Rodríguez Saá, appoggiato da
    Menem, è a sua volta un peronista. Si aggiunga
    il caso del miliardario e presidente
    del Boca Junior, Mauricio Macri: un Berlusconi
    argentino che la recente, strepitosa vit-
    ria
    a capo del governo della Città di Buenos
    Aires ha consacrato definitivamente a
    leader della destra. Pago del successo, non
    soltanto non è sceso in campo, così come
    d’altronde non aveva fatto nel 2003. Ma non
    ha neanche dato indicazioni di voto. Lui, dicono
    tutti, si risparmia per il 2011.
    Forte è l’impressione che nessuno voglia
    in realtà correre il rischio di ritrovarsi a fare
    i conti con l’economia e l’Fmi. E’ vero, infatti,
    che con Kirchner in questi quattro anni
    la crescita è stata forte. La percentuale di
    popolazione sotto il livello di povertà è passata
    dal 57 del 2002 al 34 del 2005; quella disoccupata
    dal 21 al 10; e col default del 2005
    il debito è stato drasticamente ridimensionato
    da 81 a 22 miliardi di dollari. Ma in
    realtà non si è che recuperato il botto del
    1998-2002, tant’è che il pil pro capite del 2006
    non ha fatto altro che riallinearsi sui livelli
    di otto anni prima. Andare avanti davvero
    sarà una questione più ardua, anche perché
    la spesa pubblica complessiva ha ripreso a
    salire: due punti annuali di pil tra 2004 e
    2006. Sempre nel 2006 la tassazione ha raggiunto
    il livello record di un quarto del pil,
    e l’inflazione è tornata al 12,3 per cento. In
    sostanza, una volta riportato il peso dalla parità
    col dollaro al livello più realistico di un
    terzo, il decollo dell’export e il crollo dell’import
    sono bastati a reggere l’economia.
    Ma il settore pubblico argentino continua ad
    avere un costo ben maggiore alle possibilità
    di finanziamento del sistema, anche perché
    dopo il default è diventato difficilissimo collocare
    i nuovi bond. Da una parte, dunque,
    c’è il rischio di un nuovo botto. Dall’altra,
    l’unica possibilità di rinviarlo è quella di
    continuare nel delicato gioco di equilibrio
    che Kirchner è riuscito a fare tra Chávez e
    Bush. Il governo venezuelano è ormai l’unico
    soggetto a comprare massicciamente
    bond argentini: ben 5,147 miliardi di dollari
    in due anni. Ma il governo americano è quello
    che ha aiutato Kirchner nelle trattative
    per cancellare il debito con l’Fmi.

    Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it

  9. #19
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  10. #20
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    :::: 3/2007 :: lug./set.:::: L'America indiolatinaEditoriale
    Il risveglio dell’America indiolatina (Tiberio Graziani)

    Dossario: Il risveglio dell’America indiolatina
    L’America latina in sintesi (Aldo Braccio)
    Il Sudamerica come katechon metapolitico (Alberto Buela Lamas)
    La prima America contro lo “America first” (Come Carpentier de Gourdon)
    Rafael Correa: per una vera unità sudamericana (Francisco de la Torre)
    Il Sudamerica come zona di pace (Philip Kelly)
    Paradossi di una guerra in territori lontani (Jorje A. Lagos Nilsson)
    I letterati e l’indio americano (Claudio Mutti)
    Il programma nucleare dell’Argentina (Alessandro Lattanzio)
    Brasile contro Stati Uniti: la predizione di Hegel (Luiz Alberto Moniz Bandeira)
    Argentina e Brasile nello spazio sudamericano: una prospettiva argentina (Félix Peña)
    Difesa nazionale e integrazione regionale (Carlos A. Pereyra Mele)
    La questione dell’identità nazionale in America Latina. Lezioni per l’Europa (Maria Poumier)
    A quarant'anni dalla morte di Ernesto Che Guevara. Riflessioni storiche, politiche e geopolitiche. (Costanzo Preve)
    Integrazione continentale in America latina (Federico Roberti)
    Geopolitica del Brasile: pensiero, motivazioni e azione (Shiguenoli Miyamoto)

    Interviste
    Gianfranco La Grassa, economista (Tiberio Graziani)
    Carlo Bertani, scrittore (Federico Roberti)
    Oscar Abudara Bini, psichiatra e cineasta (Maria Poumier)
    Noam Chomsky, linguista (Daniele Scalea)
    Jesus Arnaldo Perez, ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Francia (Jean-Louis Duvigneau)
    Massimo Campanini, studioso del pensiero politico islamico contemporaneo (Enrico Galoppini)

    Continenti
    La ‘primavera di Praga’ e le mosche cocchiere italiane. Seconda parte (Giovanni Armillotta)
    L’enigma della nuova sinistra italiana 1956-1991. Seconda parte (Costanzo Preve)
    Elezioni in Turchia: referendum sul modello islamico (Ernest Sultanov)
    Il sogno panarabo. Seconda parte (Ercolana Turriani)

    Recensioni
    Domenico Losurdo, Il linguaggio dell’Impero. Lessico dell’ideologia americana (Claudio Mutti)
    Elisa Giunchi, Afghanistan. Storia e società nel cuore dell’Asia; Emanuele Giordana, Afghanistan. Il crocevia della guerra alle porte dell’Asia (Claudio Mutti)
    Paolo Affatato e Emanuele Giordana (a cura di), A oriente del Profeta (Enrico Galoppini)
    Luis Nieves Falcón (a cura di), Violation of human rights in Puerto Rico by the United States. Violación de los derechos humanos en Puerto Rico por los Estados Unidos (Daniele Scalea)



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