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    Predefinito Giacomo Matteotti :l'ultimo discorso in parlamento

    L'ultimo fatale discorso alla Camera di Giacomo Matteotti
    27 maggio 2000
    E’ il 30 maggio del ‘24. La Camera è chiamata a convalidare in blocco quasi tutti i deputati eletti il mese prima. Davanti a Mussolini (che resterà muto e immobile per tutta la seduta), il socialista Giacomo Matteotti denuncia con forza violenze e brogli delle squadracce ai danni dei candidati dell’opposizione. Scorro le ingiallite pagine dei resoconti stenografici di quella seduta di settantasei anni or sono. Matteotti: <<…Contestiamo in tronco la validità delle elezioni di aprile. La vostra lista ha ottenuto con la forza i voti necessari per far scattare il premio di maggioranza...>>. Voci da destra: <<Basta, la finisca! Non possiamo tollerare che ci insulti>>. Matteotti: <<Avete sostenuto che le elezioni avevano un valore assai relativo, perché il governo non si sentiva soggetto al responso elettorale e era deciso a mantenere il potere anche con la forza...>>. Farinacci, il famigerato ras di Cremona: <<Sì, sì, è così! Noi abbiamo fatto la guerra!>>. Matteotti: <<...Per vostra stessa conferma, dunque, nessun elettore è stato libero di decidere>>. Voce da destra: <<E i due milioni che hanno preso le minoranze?>>. <<Potevate fare la rivoluzione!>>, chiosa per scherno l’animoso Farinacci. Il presidente della Camera, Alfredo Rocco (che si farà più tardi truce nomea con un vergognoso codice penale) non tacita i camerati ma cerca di intimidire Matteotti: <<Si attenga all’argomento!...>>. Matteotti: <<Presidente, forse ella non m’intende: ma stiamo parlando di elezioni!>>. E riprende la denuncia. <<Esiste una milizia che durante le elezioni...>>. Guai a toccare gli sgherri armati di Mussolini. Si grida: <<La milizia non si tocca! Viva la milizia fascista!>>. E il solito Farinacci: <<Erano i balilla!>>. Matteotti: <<E’ vero, onorevole Farinacci: in molti luoghi hanno votato anche i balilla>>. Di rimando, in un drammatico crescendo: <<Per voi hanno votato i disertori! Imboscati!>>. Matteotti: <<In sei circoscrizioni su quindici le operazioni che si compiono normalmente nello studio di un notaio sono state impedite con la violenza>>. Per quanto purgati, i resoconti fanno intendere che in aula è scoppiato il putiferio. Matteotti, imperturbabile, riprende: <<A Iglesias il collega Corsi stava raccogliendo le trecento firme e la sua casa è stata circondata...>>. Ancora Farinacci: <<Va finire che faremo davvero quel che non abbiamo fatto!>>. Matteotti: <<A Melfi s’impedì con la violenza la raccolta delle firme...In Puglia fu bastonato persino un notaio...A Genova rubarono i fogli con le firme già raccolte…>>. Da destra: <<Per voi ci vuole il domicilio coatto! Andatevene in Russia!>>. Matteotti non raccoglie le continue, crescenti provocazioni: <<...Presupposto essenziale di ogni libera elezione è che i candidati possano esporre pubblicamente e liberamente le loro opinioni. Ma questo non fu possibile. L’onorevole Gonzales, al quale fu impedito di tenere a Genova un comizio, convocò di una conferenza privata: i fascisti invasero la sala e a bastonate impedirono all’oratore di aprire bocca...>>. Urla, interruzioni. Il presidente Rocco urla: <<Onorevole Matteotti, sia breve e concluda!>>. Ma lui, imperterrito: <<A Napoli, con il ricorso alla milizia armata, fu impedito di tenere una conferenza all’onorevole Amendola, capo dell’opposizione costituzionale...>>. <<Ma che costituzionale!>>, gridano i deputati fascisti. <<E’ un sovversivo come voi!>>. Ma il caso-Amendola non è isolato. <<Su cento nostri candidati – denuncia il leader socialista –, sessanta non potevano circolare liberamente nella loro circoscrizione!>>. <<Per paura, avevano paura!>>, si grida. Filippo Turati reagisce, tra il commosso e lo sdegnato: <<Sì, paura! Come nella Sila quando c’erano i briganti, avevamo paura!>>. E Rocco intigna a provocare: <<Onorevole Matteotti non provochi incidenti e concluda!>>. Di rimando Matteotti: <<Protesto! Non sono io a provocare, ma gli altri che m’impediscono di parlare!>>. E Rocco: <<Ha finito? Allora ha facoltà di parlare l’onorevole…>>. Matteotti scatta: <<Ma che maniera è questa! Lei deve tutelare il mio diritto di parlare!>>. Scoppia un nuovo casino, di cui il presidente della Camera approfitta per ammonire Matteotti: <<Se ella vuole parlare, continui, ma prudentemente!>>. E lui: <<I candidati non avevano libera circolazione. L’onorevole Piccinini fu assassinato nella sua casa, davanti a moglie e figli, per avere accettato la candidatura nonostante prevedesse quale sarebbe stato il destino suo! E i seggi elettorali? Quasi ovunque erano composti solo di fascisti. In altri luoghi furono incettati i certificati elettorali, e certuni votarono dieci, venti volte: un giovane di vent’anni votò per un vecchio di settanta!>>. Il sottosegretario Finzi, seduto davanti a Mussolini, scatta in piedi e gli grida: <<Le prove! Lei deve provare quando dice!>>. E Matteotti: <<Tutto documentabile. E non ho parlato ancora della provincia di Rovigo, che è la mia ed anche la sua, onorevole Finzi: la vostra responsabilità è gravissima!>>. Finzi: <<Me ne onoro!>>. Matteotti: <<Noi difendiamo la libera sovranità popolare: ne rivendichiamo la dignità chiedendo l’annullamento delle elezioni inficiate dalla violenza!>>.Dieci giorni dopo, il 10 giugno 1924, Matteotti verrà rapito all’uscita di casa, a Roma, sul Lungotevere, da quattro uomini di Mussolini. Ucciso a pugnalate, il cadavere sarà nascosto nella macchia della Quartarella, poco lontano dalla Capitale, dove verrà ritrovato solo il 16 agosto. Poi l’Aventino dei deputati antifascisti (che i comunisti interromperanno per riprendere, ancora per poco, la battaglia in Parlamento). Il 3 gennaio, al culmine di quella che è la più grave crisi del fascismo, Mussolini tiene alla Camera il famoso discorso in cui si assume <<io, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di quanto è accaduto. Se il fascismo è stato ed è un’associazione a delinquere, io sono a capo di questa associazione a delinquere!>>. Il colpo di stato è definitivamente consumato.
    Giorgio Frasca Polara
    dal sito dei Democratici di sinistra

  2. #2
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    Biografia [modifica]WIKIPEDIA
    Nato da una famiglia benestante, Matteotti frequentò adolescente il Ginnasio di Rovigo, dove era compagno di classe del suo futuro avversario politico cattolico Umberto Merlin.
    Si laureò in giurisprudenza all'Università di Bologna nel 1907 ed entrò in contatto con i movimenti socialisti, dei quali divenne ben presto una figura di spicco. Durante la prima guerra mondiale si dimostrò un convinto sostenitore della neutralità italiana e questa sua posizione gli costò l'internamento in Sicilia.
    Nel 1918 nacque suo figlio Giancarlo, che seguì le orme del padre diventando anche lui politico.
    Matteotti fu eletto in Parlamento per la prima volta nel 1919, in rappresentanza della circoscrizione Ferrara-Rovigo. Fu rieletto nel 1921 e nel 1924. Nell'ottobre del 1922 divenne segretario del Partito Socialista Unitario.
    Il 30 maggio 1924 Matteotti prese la parola alla camera per contestare i risultati delle elezioni tenutesi il precedente 6 aprile. Mentre dai banchi fascisti si levavano urla e risate, Matteotti incalzava con un discorso che sarebbe rimasto famoso: «Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità delle elezioni della maggioranza. L'elezione secondo noi è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni.»
    Matteotti continuò, elencando tutte le illegalità e gli abusi commessi dai fascisti per riuscire a vincere le elezioni. Nel discorso viene pronunciata la profetica frase «Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non l'ucciderete mai.». Al termine del discorso, dopo le congratulazioni dei suoi compagni, rispose loro dicendo: «Io il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me.».
    Il 10 giugno fu rapito a Roma. Il suo corpo fu ritrovato in stato di decomposizione il 16 agosto alla macchia della Quartarella, un bosco nel comune di Riano a 25 km da Roma.

    Il rapimento e l'omicidio [modifica]

    A tutt'oggi il rapimento e il successivo assassinio di Matteotti presentano numerosi lati oscuri. Per quanto è stato possibile ricostruire - pur permanendo aspetti lacunosi - la meccanica dovrebbe essere stata la seguente: alle ore 16.00 del 10 giugno Matteotti uscì di casa a piedi per dirigersi verso Montecitorio prendendo per il lungotevere Arnaldo da Brescia. Sotto i platani era ferma un'auto con a bordo alcuni membri della polizia politica: Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria e Amleto Poveromo, i quali, appena videro passare il parlamentare socialista, scesero dall'auto, gli balzarono addosso e lo caricarono velocemente a bordo.
    Matteotti riuscì nelle fasi convulse della lotta a gettare in terra la tessera da parlamentare, nella speranza che qualcuno vedendola potesse lanciare l'allarme. In macchina nel frattempo i sicari fascisti avrebbero sottoposto Matteotti ad un pestaggio. Giuseppe Viola, dopo qualche tempo, estrasse un coltello e colpì la vittima sotto l'ascella e al torace uccidendola.
    Per sbarazzarsi del corpo i cinque girovagarono per la campagna romana fino a raggiungere, verso sera, la macchia della Quartarella, a 25 km da Roma. Qui, servendosi del cric dell'auto, seppellirono il cadavere piegato in due.

    Targa commemorativa a Civitavecchia (RM)


    Quasi tutti gli storici sono concordi nell'affermare che non fu Mussolini a dare l'ordine di uccidere Matteotti[citazione necessaria]. Pare che il futuro Duce rientrato a palazzo Chigi dopo il famoso discorso del deputato socialista si sia rivolto a Giovanni Marinelli (capo della polizia segreta fascista) urlandogli: "Cosa fa questa Ceka? Cosa fa Dumini? Quell'uomo dopo quel discorso non dovrebbe più circolare...". Questo sarebbe bastato a Marinelli per ordinare al suo sicario Dumini di uccidere Matteotti. Fu lo stesso Marinelli ad ammetterlo a Cianetti e Pareschi vent'anni più tardi quando si trovò con loro e gli altri traditori del 25 luglio 1943 nel carcere di Verona per essere processato.
    La versione tradizionalmente accettata, per cui Matteotti sarebbe stato ucciso a causa del discorso di denuncia tenuto alla Camera, è stata recentemente messa in discussione dalle ricerche di Mauro Canali e di altri[citazione necessaria], che fanno risalire direttamente a Mussolini l'ordine di assassinare il deputato socialista. Secondo queste ricostruzioni il capo del fascismo intendeva impedire che Matteotti denunciasse alla Camera un grave caso di corruzione che avrebbe riguardato lo stesso Mussolini (oltre a diversi gerarchi fascisti ed esponenti dei Savoia), il quale, pochi mesi prima, avrebbe concesso alla società petrolifera americana Sinclair Oil (al tempo una controllata della Standard Oil), in cambio di tangenti, l'esclusiva per la ricerca e lo sfruttamento di tutti i giacimenti petroliferi presenti nel sottosuolo italiano e in quello delle colonie.
    Il corpo di Matteotti fu ritrovato dal cane di un guardiacaccia il 16 agosto. Dal 16 marzo al 24 marzo 1926 si tenne a Chieti il processo contro i suoi assassini che si concluse con 3 assoluzioni (per Panzeri, che non partecipò attivamente al rapimento, Malacria e Viola) e tre condanne a cinque anni, undici mesi e venti giorni di carcere per Dumini, Volpi e Poveromo.
    Mussolini, in un noto discorso tenuto alla Camera il 3 gennaio 1925, si assunse direttamente e personalmente le responsabilità delle violenze fasciste che si erano susseguite in quegli anni: lo scopo della dichiarazione era evidentemente quello di compiere un atto di forza politica.
    « Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! »(Benito Mussolini, discorso alle Camere del 3 gennaio1925)

    Con questo discorso gli storici fanno convenzionalmente iniziare la fase dittatoriale del fascismo.
    Carlo Silvestri - giornalista al tempo in forza al Corriere della Sera, di fede socialista e amico fraterno di Filippo Turati - fu uno fra i grandi accusatori di Benito Mussolini in rapporto al delitto Matteotti, ma ammise successivamente di aver accentuato le proprie accuse per puri fini di convenienza politica.[1]

  3. #3
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    Il delitto Matteotti

    Posted in: — @ 101 pm

    Mussolini fu completamente estraneo a quel delitto che cambiò comunque il corso della storia
    All’epoca del delitto Matteotti fra i tanti accusatori di Mussolini, vi erano Turati, Amendola, Salandra, grande accusatore fu anche Carlo Silvestri, allora a capo della redazione romana del “Corriere della Sera”.
    Silvestri, giornalista e uomo di pura fede socialista, amico fraterno di Filippo Turati, indicò Mussolini come mandante di quel delitto avvenuto a Roma il 10 giugno 1924.
    Tutta la campagna “pro Aventino”, che sostenne la rinuncia di quasi tutta l’opposizione al governo Mussolini ai lavori della Camera (esclusi i 19 deputati comunisti che continuarono a frequentare il Parlamento come nulla fosse accaduto), fu impostata sulla documentata denuncia del giornalista milanese. Il comitato delle opposizioni aventiniane fu presieduto dal deputato trentino on.
    Alcide De Gasperi e volle come segretario proprio Carlo Silvestri dimostrando così l’importanza anche politica dell’accusatore di Mussolini. La battaglia giornalistica e l’incarico politico dovevano costare a Silvestri il sacrificio di una decina di anni di confino nelle isole di Ustica, Lipari e Ponza. Fu proprio in quelle isole che il socialista Silvestri continuò a documentarsi sulla morte di Matteotti ascoltando vari personaggi politici anche loro confinati dal regime. Le prove raccolte contro Mussolini non ebbero quei riscontri che si attendeva e, in una coscienza libera e pura come la sua, si insinuarono perplessità e dubbi. Lo dichiara chiaramente nel libro da lui scritto nel 1947 “Matteotti-Mussolini e il dramma italiano, il delitto che ha mutato il corso della storia” C.Silvestri, Ruffolo editore. Proprio in quel libro, Silvestri ricorda che in un incontro con Carlo Rosselli, come lui confinato, esprimendo i dubbi sulle reali responsabilità di Mussolini fu redarguito a mantenere l’impegno preso e a non comunicare a nessuno le sue perplessità. Silvestri mantenne la parola e per tutto il periodo del ventennio non parlò a nessuno di questi dubbi rimanendo estraneo a qualsiasi cedimento al regime fascista.
    Fu solo dopo l’otto settembre del 1943, nata la Repubblica Sociale, che Carlo Silvestri riuscì ad incontrare Mussolini con l’appoggio del ministro della Giustizia Pisenti e di Carlo Bigini, ministro della Cultura, entrambi definiti “socialisti mussoliniani”.
    Anche Petacco nel libro “Nicola Bombacci, un comunista in camicia nera” lo conferma.
    In quell’occasione Silvestri si adoperò a salvare molti antifascisti (lo afferma anche G.Niccolai in “Rosso e Nero” pag.156, edito nel 1980) tra i quali Lombardi, Parri ed altri, con la sua “Croce rossa Silvestri” e con il sostegno del capo della RSI.
    Il primo incontro avvenne a Gargnano il 2 dicembre 1943. Erano presenti il prefetto Gatti e Bombacci ( entrambi i loro cadaveri saranno esposti a piazzale Loreto), uomini fedeli a Mussolini ed intenzionati a portare avanti un sincero tentativo del Duce di trovare punti di accordo con la parte del “mondo” socialista che era stato anche suo. A tal fine vollero affermare (con un voluminoso “Dossier”) l’estraneità al delitto Matteotti. Il delitto fu compiuto da Dumini, Volpi, Viola, Poveruomo, Malacria, sul Lungo Tevere Arnaldo da Brescia dove il Matteotti fu rapito (si mormorò allora di responsabilità di Marinelli, segretario amministrativo a Roma del partito fascista, e della benevolenza del sottosegretario agli Interni Finzi; lo stesso fu dimissionato, sembra, dallo stesso Mussolini, per il mormorio di accuse mai provate. Finzi morirà poi nella tremenda carneficina delle Fosse Ardeatine, giunta come rappresaglia al vergognoso ed inutile attentato di via Rasella).
    Questi uomini tutti arditi nella I^ guerra mondiale, ritirarono un auto in una autorimessa dando la propria reale identità e attesero Matteotti con l’intenzione di “dargli una lezione”. Questi però si difese coraggiosamente e, dopo una violenta colluttazione, fu colpito a morte con una vecchia lima di ferro. Il corpo del deputato socialista fu poi sepolto nel bosco della Quartarella in maniera superficiale, ad ulteriore prova della rozzezza e dell’improvvisazione di quello scellerato delitto.
    Non poteva essere considerato un assassinio di Stato come scrive anche Renzo De Felice nel libro “Mussolini il fascista 1921-1925″ , Einaudi, Torino.
    Significativa ed importante la dichiarazione di Mussolini nell’occasione dell’incontro del 2/12/1943 riportata nel libro di Silvestri: ” Alle origini dell’assassinio di Matteotti vi fu un putrido ambiente di finanza equivoca di capitalismo corrotto e corruttore privo di ogni scrupolo e di torbido affarismo legato anche ad interessi….reali.
    L’idea di catturare Matteotti sorse anche in quel becero ambiente della destra, ogni volta che riprendeva a circolare la voce di una possibile collaborazione tra me e i socialisti si manifestava una reazione che chiamerei feroce. Il discorso del 7 giugno 1924- prosegue Mussolini- fece temere che io mi fossi orientato nel senso di offrire ad alcuni socialisti la partecipazione al Ministero “.
    Ed infatti Mussolini era chiaramente intenzionato ad “aprire” a sinistra il suo governo, lo conferma ancora una volta Carlo Silvestri nel suo libro del 1947, riportando anche i nomi dei possibili ministri socialisti confidatogli dal Duce: D’Aragona, Baldesi, Caldara (ex sindaco di Milano), Rigola, Buozzi, sindacalisti di grande prestigio e grandi nomi del mondo della sinistra di allora.
    I due processi contro i responsabili del delitto Matteotti, celebrati nel 1947, riconobbero la totale estraneità di Mussolini quale mandante (devo anche ricordare che la vedova Matteotti, Veglia Ruffo, malgrado fosse osteggiata da Turati, volle incontrare Mussolini in quel tragico 1924, dimostrando così di credere all’innocenza del Capo del Governo).
    Per le sue coraggiose deposizioni processuali Silvestri fu insultato nel dopoguerra e accusato, in puro stile stalinista, di ogni nefandezza: famoso fu il duro attacco di Paietta. Silvestri in quell’occasione dichiarò: “io mi rendo conto che se confermassi la mia vecchia deposizione il caso Matteotti sarebbe facilmente risolto. I giornali del conformismo antifascista mi farebbero fare un figurone…..” Ma Carlo Silvestri era un uomo vero e il suo passato lo confermava.
    La verità sul delitto Matteotti era indicato in quel “dossier” che Nicola Bombacci aveva quando fu fucilato ( sarebbe forse ora che i Ds aprissero gli archivi del PCI per contribuire a svelare uno di quei segreti di quel tragico periodo……). Carlo Silvestri fu ignorato e non creduto: Mussolini doveva essere demonizzato.
    Silvestri, qualche anno dopo i due processi del dopoguerra, con le sue verità e il suo dolore di persona onesta, morirà di crepacuore.
    Non si può però dimenticare che in quell’anno 1924 fu ucciso anche l’on. Armando Casalini per vendicare Matteotti. Casalini era stato nominato, proprio in quel periodo,vicesegretario Generale delle Corporazioni, non era uno sconosciuto deputato fascista come lo definirono Amendola e altri personaggi antifascisti.
    L’assassinio di Casalini avvenne per mano di un tale Giovanni Corvi, in tram a Roma con tre colpi di rivoltella, due alla testa. Il deputato fascista era accompagnato dalla figlia Lidia, ancora bambina, che miracolosamente non subì ferite e morte.
    Mettere sullo stesso piano i due delitti fu impossibile, Giolitti, Salandra, Amendola e i tanti antifascisti non pronunciarono mai una frase di esecrazione per l’assassinio di Casalini.
    Casalini nacque a Forlì nel 1883, proveniente da idee mazziniane e socialiste, già fraterno amico di Nenni, nel 1922 fonda l’Unione Mazziniana filomussoliniana e viene eletto deputato nel “listone” fascista; era conosciuto e ricordato in Romagna come ” il mite ed onesto deputato”.
    Casalini fu assassinato il 12 settembre 1924. Nacque in quella tragica circostanza una canzonaccia piena di odio e di faziosità per esaltare l’uccisione del deputato fascista da parte antifascista e comunista….
    A conferma di ciò il materiale della mostra fotografico - documentaria del 1979 a Forlì, in palazzo Albertini dal titolo ” I comunisti in Romagna” e la citazione del compianto Daniele Gaudenzi nel suo libro “Album di famiglia”, edizioni Filograf, Forlì, giugno 1991.
    Ecco parte del testo della canzonaccia:
    “Viva quel comunista
    che la fece così bella
    impugnò la rivoltella
    contro Casalini…..
    Applausi noi faremo
    a quell’eroe di comunista
    che ci levò dal mondo
    l’infamia di un fascista”…..
    Bruno Rassu
    fonte: Rinascita

  4. #4
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    L'uccisione di Matteotti, dopo il suo coraggioso discorso, fu un atto di vera barbarie.

    Indipendentemente da chi fu il reale mandante del suo omicidio.

    Onore al deputato del PSU Giacomo Matteotti per il suo altissimo coraggio, il suo costante slancio etico, socialista e la sua opposizione alle squadracce della destra fascista !

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da Stan Ruinas Visualizza Messaggio
    L'uccisione di Matteotti, dopo il suo coraggioso discorso, fu un atto di vera barbarie.

    Indipendentemente da chi fu il reale mandante del suo omicidio.

    Onore al deputato del PSU Giacomo Matteotti per il suo altissimo coraggio, il suo costante slancio etico, socialista e la sua opposizione alle squadracce della destra fascista !


    Comunque era un aedo del riformismo, lontano anni luce da un socialismo sanguigno e immune da compromessi.

  6. #6
    Avanguardia
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    Citazione Originariamente Scritto da Praedur Visualizza Messaggio
    Comunque era un aedo del riformismo, lontano anni luce da un socialismo sanguigno e immune da compromessi.
    Questo è indiscutibile.....ma non giustifica l'agguato e l'assassinio......Termopili o Gap ?
    Non ho dubbi

  7. #7
    Omia Patria si bella e perduta
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    Citazione Originariamente Scritto da Stan Ruinas Visualizza Messaggio
    L'uccisione di Matteotti, dopo il suo coraggioso discorso, fu un atto di vera barbarie.

    Indipendentemente da chi fu il reale mandante del suo omicidio.

    Onore al deputato del PSU Giacomo Matteotti per il suo altissimo coraggio, il suo costante slancio etico, socialista e la sua opposizione alle squadracce della destra fascista !
    Giusto l'uccisione di Matteotti fu un atto di barbarie e colpa eterna ricade sul suo mandante che altro ebbe pure la spudoratezza di ammettere la colpa in pieno parlamento assumendosi tutte le responsabilità politiche, morali, ma non penali del delitto.

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Stan Ruinas Visualizza Messaggio
    L'uccisione di Matteotti, dopo il suo coraggioso discorso, fu un atto di vera barbarie.

    Indipendentemente da chi fu il reale mandante del suo omicidio.

    Onore al deputato del PSU Giacomo Matteotti per il suo altissimo coraggio, il suo costante slancio etico, socialista e la sua opposizione alle squadracce della destra fascista !
    Questo è un intervento veramente di grande importanza. Esprimo grande gioia per un gesto così onesto e radicale

  9. #9
    Paranhos
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    Citazione Originariamente Scritto da Sandokan80 Visualizza Messaggio
    Giusto l'uccisione di Matteotti fu un atto di barbarie e colpa eterna ricade sul suo mandante che altro ebbe pure la spudoratezza di ammettere la colpa in pieno parlamento assumendosi tutte le responsabilità politiche, morali, ma non penali del delitto.
    Mi lascia alquanto perplessa questa ricostruzione dei fatti...troppa certezza su cio' che appare sempre piu' incerto.
    L'interpretazione di tale "spudoratezza", tra l'altro, e' davvero sbalorditiva. La morte di Matteotti rappresenta un vero e proprio fatto epocale, nel senso che fa da spartiacque tra due epoche. Si trattava di scomparire o fare il grande passo, e si scelse la seconda.

    Amerigo Dumini se n'e portati tanti di segreti nella tomba.

  10. #10
    Omia Patria si bella e perduta
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    Citazione Originariamente Scritto da Paranhos Visualizza Messaggio
    Mi lascia alquanto perplessa questa ricostruzione dei fatti...troppa certezza su cio' che appare sempre piu' incerto.
    L'interpretazione di tale "spudoratezza", tra l'altro, e' davvero sbalorditiva. La morte di Matteotti rappresenta un vero e proprio fatto epocale, nel senso che fa da spartiacque tra due epoche. Si trattava di scomparire o fare il grande passo, e si scelse la seconda.

    Amerigo Dumini se n'e portati tanti di segreti nella tomba.
    Incertissimo, come in un giallo in cui il mandante ammette pubblicamente le sue responsabilità e gli altri coinvolti nell'affaire (non solo Dumini) scrivono memoriali e lasciano testimonianza separate ma tra loro concordi.

 

 
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  5. 10 giugno 1924 veniva ucciso Giacomo Matteotti
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