Giustizia e dintorni
di Guido Camera
Rinasce la rubrica "Giustizia e dintorni" de La Voce Repubblicana. Responsabile un caro amico della FGR di Milano, l'avvocato Guido Camera. Questo è un giusto riconoscimento a chi si sta impegnando per il rilancio del partito e della federazione. A Guido i sinceri auguri di buon lavoro da parte di tutti noi!
Quando l’amico Italico Santoro mi ha chiesto di far rivivere la rubrica “Giustizia e dintorni”, nata con Corso Bovio e da lui nel tempo curata e sempre arricchita con fatti, episodi, aneddoti e pensieri propri del suo particolarissimo e inarrestabile ingegno, mi sono emozionato.
Emozione, intensa, dovuta soprattutto al ricordo ancora vivo della recente scomparsa di Corso Bovio, avvocato illustre ed insigne giurista, che purtroppo ho conosciuto di persona solo ultimamente ma del quale conservo con crescente gelosia una lettera che, oggi che scrivo per la prima volta un articolo per “Giustizia e dintorni”, mi pare un testamento morale.
“Caro Camera, mi compiaccio nel conoscere un nuovo amico repubblicano e collega penalista” queste le parole con cui inizia la sua lettera, che nel prosieguo si sofferma, con la consueta acuta ironia, sull’importanza dell’impegno per affrontare (per quanto possibile) i problemi della Giustizia e, in quest’ottica, sul ruolo che l’avvocatura deve necessariamente esercitare.
Poche, piacevolissime ed intense righe arricchite da due significativi allegati.
Il primo, un vecchio articolo di Piero Calamandrei sulla Toga: abito eccelso, connotato da un’unica ed ancestrale dignità, va preservato con rigore dal rischio che venga “macchiato” da debolezza e indegnità.
In altre parole: Caro Camera sono lieto che ti avvicini ai valori dell’avvocatura, e anche del repubblicanesimo, ma attenzione ai compromessi che stringi e stringerai con il moltiplicarsi di incarichi e tentazioni…
Insieme allo scritto di Calamandrei, Bovio mi inviò un buffo suo studio sull’“aragosta”, tipico del suo ingegno vivo, curioso ed ironico.
Quasi a dire: Caro Camera, non dimenticare una buona dose di ironia nell’affrontare i problemi, per quanto gravosi che siano…
Dopo la chiamata di Italico Santoro ho letto e riletto la lettera di Bovio, densa di significati, per comprendere quale impostazione dare a “Giustizia e dintorni”; non ho l’onniscienza dell’amico Corso, né, purtroppo, una mente talmente ingegnosa da essere vulcanica ed inarrestabile (del resto il DNA della famiglia Bovio, ben nota a tutti i repubblicani, non tradisce dai tempi del bisnonno Giovanni…)
Di conseguenza, amici che avrete voglia di leggere ciò che scriverò, siate pazienti.
La giustizia è un terreno minato e chi ne parla dovrebbe essere sempre munito di casco e cintura di sicurezza; il dolore delle vittime di un crimine è una bomba dirompente, ma la sofferenza di chi viene privato della propria libertà è un ordigno altrettanto micidiale.
Cautela, dunque; dote, questa, purtroppo rara da parte dei mass media che “aggrediscono” i casi giudiziari che indignano, sempre e comunque, l’opinione pubblica.
Merce ancora più rara da parte di chi dovrebbe mettere in condizioni la Giustizia di funzionare al meglio, al servizio del cittadino e non a sua mortificazione.
E non penso solo alla giustizia penale, anzi, mi riferisco soprattutto a quella civile.
Spesso, infatti, tremendi fatti di sangue hanno origine in piccole controversie private; questioni di proprietà, affidamento di figli, inadempimento di obbligazioni, mancato rispetto di impegni, insolvenze…
Per parlare di un caso personale, ho fatto causa ad un mio cliente insolvente per una somma molto esigua e, dopo due anni, il Tribunale non ha ancora emesso il decreto ingiuntivo…e nel frattempo il mio (ex) cliente ha avuto tutto il tempo di chiudere i battenti e trasferirsi nei mari del sud!
E gli esempi potrebbero susseguirsi all’infinito…
Si pensi, nel settore penale, che la prossima settimana parteciperò ad un delicato processo per reati sessuali risalenti a tre anni fa dove il dibattimento ha subito un rinvio preliminare di oltre un anno!
Motivo? Confesso, non lo so e non l’ho capito.
Mi fermo, quantomeno per salvaguardare il mio fegato dal rischio di una cirrosi dovuta ad una forma, che si va purtroppo diffondendo tra gli addetti ai lavori, di “sindrome da mala giustizia”.
E rivolgo un appello.
Caro Ministro, perché le Cancellerie fanno gli orari che fanno gli asili, se non addirittura più brevi? Perché non esiste una benché minima informatizzazione degli uffici giudiziari? Perché mancano mezzi e risorse? Perché non esiste nessuna forma di specializzazione obbligatoria per magistrati ed avvocati? Perché i processi hanno tempi infiniti, visto che per anni i fascicoli giacciono negli armadi senza che nessuno degni loro di uno sguardo?
La colpa, caro senatore Mastella, non è ovviamente sua, che da poco si occupa di giustizia; tuttavia, il responsabile non è neppure il nostro codice di procedura penale.
Le garanzie non inficiano i tempi della giustizia; ciò che la mortifica, invece, è la sciatteria e il dilettantismo dei suoi protagonisti, sia magistrati che avvocati.
Nel mio piccolo, voglio però essere anche costruttivo.
Cercherò, dal palcoscenico di “Giustizia e dintorni”, di offrire uno sguardo sulla vita quotidiana dei Tribunali per rendere i lettori più partecipi di un sistema che va compreso per poterlo cambiare.
Con la dovuta cautela e, memore dell’insegnamento di Corso Bovio, con la necessaria ironia.
Guido Camera - Federazione Giovanile Repubblicana -Milano
tratto da http://www.fgr-italia.it/index.php?o...d=220&Itemid=1