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    ulfenor
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    Predefinito kRN RADICALE INDOEUROPEO

    VI. KRN - lerofanie protostoriche e relitti lessicali delle «corna di folgore».
    VI.1. Krn - Un radicale nudo preistorico di potenza
    L’etimologia del termine italiano corna sembra rimandare ad un radicale molto arcaico, tanto da poter esser forse ritenuto, anche in successive precisazioni, uno dei più antichi mantra dell’occidente arcaico KRN Questo remoto radicale, che può dirsi nudo poichè non si riscontra alcuna traccia di amalgama di desinenze nei casi o di delimitazioni grammaticali, esprime un’idea di potenza e di elevazione che rimanda a sua volta ad un’antichissima origine paleoindoeurepea presente sia nel radicale sanscrito CR, con il significato ver di fare, compiere, intraprendere ed anche sacrificare, il quale esprime anche l’idea di residenza, o di monte Anche nel focolaio linguistico nord-occidentale, in un termine come KRNU - corno, legato al cervo, il cornuto appunto, abitante delle foreste anche nell’assestamento balto-slavo del tema KREMEN - la pietra, ritroviamo il medesimo radicale di base che ci introduce in alcune sorprendenti analogie simbolico-semantiche i cui comuni strati vocali sembrano rimandare ad un orizzonte quantomeno protostorico
    VI.2. Il radicale Krn nella tradizione indoeuropea
    Proseguendo, nella seriore tradizione greco-romana, il radicale KR-. si ritrova sia in un epiteto di Apollo, Kapveioa (Pindaro, Pitica.
    80), sia in Kpòvoa,sia in Saturno, entrambi appunto Dèi del Karn, os del luogo più alto (cornu Parnasi, la vetta del Parnaso) ed anche
    tumulo, come nell’irlandese Cairn, il mucchio di pietre3, dalla radice indoeuropea k® , pietra, sassoso. Nel Ginnasio di Megara poi la piccola pietra piramidale era chiamata Apollo Kapivoa
    ìL Dìo greco ROMANO, sembra che neppure Hermes, fosse circondato da tante pietre come Apollo . L’Omphaios di Delfi ci dice inoltre che la pietra è
    spesso in rapporto con il culto dì Apollo ed il menzionato epiteto Kcipv, il Capro/one, sembra appunto alludere ad un Dio potente, come anche un particolare altare in pietra di Delo era chiamato
    TwV, formato proprio da corna di buoi e di capre unite (Plut rco, Thes., 21); una speciale relazione simbolica con gli animali
    cornuti che può del resto essere verificata anche in popoli assai diversi, vista la radice indoeuropea ker, la kartvelica kra, tutte relative al significato basale di corno
    A Lemno, durante le feste chiamate feste d’Apollo Carneo Erodoto, VII, 206), sacre ad Efesto, Dio del fuoco, si spegnevano tutti i fuochi dell’isola per riaccenderli dopo nove giorni, durante i quali era imposta la castità, con la fiamma attinta al fuoco sotterraneo all’interno di un rito che era essenzialmente di natura agraria. L'estensione lessicale del tema KRN, l’abbiamo inoltre nel Dio celtico Cernunnos, con le sue evidenti corna, ed anche ovviamente nel termine greco KEpauvtoa, latino fulguritus/fulminatus, ossia colui che è stato colpito dal fulmine, letteralmente folgorato e, in certi casi, potremmo giustamente anche dire deifi cato; come epiteto dello stesso Giove, il termine ci è noto inoltre da un’iscrizione greca con dedica a Zeus Kepaiwtoa ed alle ninfe Furrine (CIL VI, 36802), ritrovata proprio in prossimità del santuario siriaco sul Gianicolo.
    Con il suffisso in [n] abbiamo pure il nome della cornacchia, uccello augurale il cui volo a sinistra era ritenuto di buon augurio: greco Kopw, latino cornix, e quindi anche cornicucopia , la cui valenza trasmette inoltre l’idea dell’anello, del compimento, del cerchio che si chiude, come il termine tedesco krone indica la corona, simbolo della iniziazione magica che designò colui che realizzò spiritualmente l’io. Kern, sempre in tedesco, esprime il significato di nocciolo, nucleo, osso, quindi la parte più dura, indistruttibile, ed anche i termini corn, korn,
    nelle lingue germanico-scandinave non si riferiscono tanto ad una specie determinata quanto al cereale di base di ciascuna regione (einkorn).
    In ultima analisi, a ribadirne l’idea del simbolo magico del centro.. quindi dell’essenza immutabile, troviamo il termine kaverne chc nella sua radice non poteva non ricondurre al KRN originario, nocciolo e cuore che in greco Kctp6La, in latino cor/ cardium10, cu e conchiglia; quest’ultima, proprio in virti della sua forma e sostanz dura, riproduce il cuore appunto, equivalente della dimora, vera residenza sacrale dell’Io.
    Nella lingua latina è del resto ben nota l’importanza magico-sacrale del significato che racchiude il termine carmen, come canto, formula magica e profezia, e, sempre connesso al medesimo tema.. nome della Dèa/ninfa Carmentis/a, personificazione femminile carmen 12, figura divina di alta antichità, associata ad Apollo e collocata nel mito ben prima della nascita di Roma, già onorata allarrivo di Enea e dei suoi (Plutarco, Romolo, XXI, 4).
    Il radicale vive rinnovandosi quindi nel greco apvoa che è l’ariete ed in Kapvov, il corno/tromba dei Galli, quindi il suonatore corno/flauto, nonché nel latino cornu. Tutti sono riconnessi all’idea - potenza tauride, di forza attiva, che si ritrova peraltro nella grande diffusione neolitica del simbolo delle corna e dell’ariete in particolare.
    Nella tradizione ellenistica ritroviamo poi Alessandro Magno che., come figlio di Giove Ammone, il Signore del Duplice Corno,1 riprende appunto i due corni d’ariete, e nella tradizione araba c. appunto definito dhùl-qarnein, ossia dalle due corna, da cui si evir il termine arabo qarn che è lo stesso di corno (KRN>QRN>HRNL, analogo nell’inglese horn14. Keraunòs fu inoltre proprio il non d’un generale d’Alessandro (Plutarco, Moralia, 338).

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    di Mario Giannitrapani EDIZIONI SIMMETRIA

    Un lungo ed appassionante percorso nella sacralità primitiva, realmente alle "origini" del senso del sacro. Dal neolitico agli etruschi ed ai romani, alla scoperta delle tracce primigenie del significato delle rappresentazioni zoomorfe, del simbolismo rupestre, dei gesti e delle formule rituali arcaiche dei nostri progenitori.

    pp 250 - € 14,00 - ISBN: 87615292





    Il Sacro Arcaico

    Il "Sacro arcaico" ; una ricerca sulle radici delle piu; antiche Religioni d’Europa e d’Italia; l’Autore indaga documenti archeologici di eta; neolitica costituiti da statuine, pitture e ceramiche. Attraverso questa fenomenologia della sacertà; preclassica si scorgono le origini di alcune delle Ierofanie e Kratofanie protostoriche che direttamente preludono al singolare lessico del Sacro dell’Italia antica.

    Archetipi e Simboli delle civilta'; agro-pastorali neolitiche sono quindi il retaggio primigenio dei piu'; antichi Culti e Riti Misterici che il suolo italico abbia conosciuto finora.

    Il testo spazia dai ritrovamenti neolitici, prevalentemente in suolo italico, alle testimonianze più arcaiche della civiltà italica d’età “storica” mostrando quella continuità simbolica e quello stupore misterico che fa perdere l’origine dei miti in uno sconfinato oceano simbolico.

    L’Autore specializzato in Archeologia Preistorica e Protostorica porta in tale testo la sua esperienza diretta, avendo partecipato a numerosi scavi archeologici in grotte preistoriche della Puglia e del Lazio, collaborando con la Cattedra di Paletnologia di Roma “Tor Vergata e avendo attivamente collaborato con l’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, quale consulente e guida didattica per conto della Soprintendenza Speciale al Museo Nazionale Preistorico “L. Pigorini” di Roma. Altre opere collegate dello stesso autore: “Coroplastica Neolitica Antropomorfa. Simboli ed Iconografie dellíArte Mobiliare Quaternaria Post-Glaciale”, British Archaeological Reports, International Series 1020, Oxford 2002.

 

 

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