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I "mostri venuti dall'Europa": continua l'allarme sociale e le sue manipolazioni
Dopo un mese esatto, riprendiamo il discorso, mai del tutto lasciato, dell' atteggiamento delle autorità e dei mezzi di comunicazione nei confronti della minoranza romena in Italia. Andiamo per punti sintetici, sia per riassumere ciò che già abbiamo detto, sia per rilanciare il discorso:
Veniamo ai dati sulla criminalità allogena. I romeni sono i più violenti? Considerando il dato rispetto al totale degli stranieri denunciati, vediamo che:
- Che cosa ha scatenato la nuova ondata persecutoria nei confronti dei romeni? Lo sapete tutti: la violenza di uno zingaro (tale Nicolae Romulus Mailat), con cittadinanza romena, nei confronti di una donna di Roma.
- Chi era la donna? A suo modo, non una cittadina qualunque, essendo moglie di un ufficiale della Marina.
- Come stanno presentando la notizia i mezzi d'informazione? Si dividono tra coloro che parlano solo di "romeno" e "romeni" (come il Corriere della Sera) e altri che distinguono, associando all'autore dell'atto di violenza l'identità zingara.
- In cosa consiste il nuovo allarme? Esso si situa in un contesto caratterizzato certamente dalla preponderante presenza allogena, ma punta ad incolpare solo la minoranza romena, limitando le colpe importanti di altri gruppi o evitando di specificare quando le colpe sono dei romeni autoctoni e quando degli zingari con cittadinanza romena.
- Perchè vengono incolpati solo i romeni? I media o i politici affermano che dai dati emergerebbe una maggiore presenza di costoro nei crimini, soprattutto violenti (Veltroni, in un momento di puro delirio, afferma che i romeni rappresentano il 75% degli arrestati!). Primato che andrebbe ridimensionato proprio controllando i dati del Ministero dell'Interno (più sotto li discuteremo con calma) e ricordando, inoltre, quella distinzione mai fatta tra "romeni" e "rom", ossia tra romeni autoctoni e zingari.
- Quali le ragioni occulte di tali accuse ai romeni? Essi sono europei e comunitari. A causa di questi due fattori, la loro presenza è, al contempo, maggiormente crescente numericamente nel breve periodo, ma anche ideologicamente meno interessante per gli ideologi multietnicisti. In pratica, essi sono il necessario capro espiatorio per ascoltare le proteste anti-immigrati, senza mettere in pericolo l'assunto di fondo, ossia la necessità di de-europeizzare l'Italia. In pratica, si fa pagare ad una minoranza europea ciò che in realtà andrebbe ascritto a tutti gli immigrati, comunitari o extracomunitari.
- Un discorso come il nostro porterebbe a soprassedere sulle colpe dei romeni? No, in altra occasione abbiamo preso, ovviamente, le parti degli autoctoni italiani (ad esempio: 1 e 2), cosa che continuiamo a fare. Il punto è riconoscere come e quando sta avvenendo il grosso dell'immigrazione romena in Italia, ossia dopo una massiccia immigrazione soprattutto da Nord Africa e Albania (senza dimenticare, comunque, altre aree di partenza). Ossia, dopo che grosse comunità non europee o non comunitarie si sono impiantate in questo Paese.
- Cosa ha comportato l'incapacità politica degli anni passati nel frenare l'immigrazione di massa, rispetto a quella dei romeni? Ha comportato uno stato di cose definibile come caotico, ossia non governato da un ordine espressione delle istitituzioni dello Stato. Tale caos sociale ha portato a subire l'immigrazione, togliendo spazio sia alla crescita della comunità nazionale costituita dagli autoctoni, sia alla possibilità di gestire positivamente l'arrivo (preventivabile) di nuovi immigrati comunitari (all'allargarsi dell'Unione Europea), senza dimenticare quelli già presenti.
- In pratica, i romeni sono vittime o carnefici? Essi sono entrambe le cose. Sono carnefici, inevitabilmente, considerando le violenze prese singolarmente (ma, ripetiamo, c'è sempre quel discorso da fare, legato alla distinzione tra romeni e zingari). Ognuno di essi, riconosciuto colpevole di un qualunque atto criminale, deve assumersi le sue responsabilità. Ma, allo stesso tempo, non possiamo nascondere il fatto che i romeni siano , quasi quanto gli italiani, vittime della società multietnicista. Per il discorso fatto sopra, l'immigrazione di massa sta sfigurando etno-culturalmente l'Italia, senza alcun arricchimento, se non nelle chiacchiere degli ideologi del genocidio. Oltre a ciò, tale fenomeno ha impedito di organizzare compiuto l'arrivo degli europei comunitari, limitandone gravemente l'inserimento nel tessuto sociale nazionale.
- Romeni, perciò, vittime dell'immigrazione di massa? Esattamente. In quanto gruppo maggioritario dell'ondata immigratoria comunitaria, essi si sono ritrovati i più esposti rispetto ad una situazione sociale di crescente frammentazione, sia nei suoi aspetti "puliti", sia in quelli criminali. Essi hanno dovuto far fronte ad un panorama sociale dominato da maghrebini, albanesi, cinesi, nigeriani e quant'altro, arrivati non per "dinamiche europee", ma per l'incapacità delle istituzioni di far rispettare i confini nazionali.
Veniamo allora a vedere i marocchini, se le differenze sono così ampie da giustificare un attacco solo ai romeni:
- essi primeggiano negli omicidi volontari (15,4%), nelle violenze sessuali (16,2%), nei furti di autovetture (29,8%), nelle rapine in abitazione (19,8%), nel furto con destrezza (37%), nelle rapine in esercizi commerciali (26,9%) e nelle estorsioni (15%). Nelle truffe si contendono il primato con i marocchini (8,1%).
Se andiamo a vedere gli albanesi, ecco che:
- essi primeggiano nei tentati omicidi (17,2%), nelle lesioni dolose (17,1%), nei furti con strappo (20,6%), nelle rapine in pubblica via (22,6%) e nelle già citate truffe (8,1%). Ma nelle violenze sessuali sono comunque il 15,9%, nelle estorsioni il 10,7% e negli omicidi volontari il 9,1% (per limitarsi a queste voci).
Considerando che l'allarme sociale sulla criminalità straniera nasce soprattutto da episodi riguardanti omicidi, violenze e rapine, a guardare i dati si nota quanto le eventuali differenze quantitative (in alcuni casi limitate), tra le tre etnie citate, siano più dovute a ragioni demografiche che ad altro. In pratica, i romeni delinquono di più solo perchè ormai sono più numerosi (rappresentano il 15,1% degli stranieri, mentre i marocchini sono il 10,5% e gli albanesi il 10,3%, secondo gli ultimi dati Caritas). Se aggiungiamo il discorso fatto precedentemente, ossia che il grosso dell'attuale onda immigratoria romena post-adesione comunitaria è arrivato in una società già frammentata e tendente ad una maggiore violenza, non si può non riconoscere quanto le accuse contro i romeni andrebbero meglio inquadrate, ferma restando una ovvia e sempre necessaria opposizione all'immigrazione di massa, causa proprio di quella frammentazione, così come alla criminalità tutta.
- essi primeggiano solo nei furti in abitazione (20%), ma hanno percentuali importanti negli omicidi volontari (11,9%), nei tentati omicidi (15,8%), nelle lesioni dolose (8,5%), nelle rapine in abitazione (13,8%), nelle rapine in banca (11,4%), nelle estorsioni (11,2%) e nelle violenze sessuali (8,8%).
Eppure politici e mezzi di informazione gridano solo "al romeno!". Come detto, fare diversamente metterebbe in forse il dogma malsano dell'accettazione del fenomeno immigratorio. Ossia, riconoscere la presenza negativa di altre etnie (per lo meno quelle marocchina e albanese) potrebbe, con maggiore facilità, condurre ad una messa in forse di tutto il processo genocida in atto, cosa che le élites dominanti non possono permettersi, essendo la distruzione etno-culturale necessaria all'esistenza del sistema ideologico globalizzato, quindi del loro dominio.
A causa di ciò, si parla, sui mezzi di comunicazione, di "violenza che viene dall'Est" (come faceva giorni fa Porta a Porta) o di "mostri venuti dall'Europa" (come fa oggi il Corriere della Sera), così come si dà il via al decreto per le espulsioni dei comunitari, ben sapendo che sarà più facile allontanare costoro, che non eventuali criminali non-europei. Cosa che dimostrerebbe, una volta di più, quanto il processo immigratorio sia ingiusto, perchè, oltre a trasformare in capri espiatori i romeni (ma il decreto colpisce anche gli altri europei), finisce per minare la libertà degli europei di godere appieno del continente in cui gli stessi europei sono nati.
Rapporto 2006 sulla criminalità
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