Spero sia un argomento che possa interessare il forum. E' semplicemente un mio breve ragionamento atto alla comparazione dell'uso (abuso) della sensualità nella cultura 'occidentale' e l'accanimento contro le immagini sacre. E' un'analisi che tenta di essere almeno un po' scientifica, analisi che va tutta a favore del cattolicesimo e spiega in termini antropologici ciò che ad un cristiano non serve spiegare, poiché lui stesso spiegherebbe i fenomeni qui sotto descritti semplicemente dal punto di vista della fede. Personalmente, da cattolico, non posso che essere a prescindere contro la 'sensualità' che circonda e permea, ormai, il nostro mondo quotidiano, come sono contro la rimozione delle immagini sacre dai luoghi pubblici. Ma sono anche uno studente che tenta di dare una spiegazione che possa soddisfare anche chi credente non è, nonostante io sappia bene che l'analisi sottostante possa essere smontata in molti modi.
Se non interessa, perdonate.

Parto da una frase di Clifford Geertz, dal suo libro Mondo globale, mondi locali, citando Samuel P. Huntington, politologo americano: "[...] le grandi linee di divisione e le fonti di conflitto dominanti nel prossimo futuro saranno innanzi tutto di natura culturale e non più ideologica o economica".

E' qualcosa di pienamente auspicabile. Ma non bisogna pensare che scontri di civiltà a causa di ideologie o di rafforzamenti economici siano esclusi o da porre al di fuori di cause culturali a monte. Tutto ciò di cui Geertz e Huntington parlano, infatti, non esclude affatto l'elemento 'cultura', ma la pongono di fatto in un ruolo primario come causa fondante di ogni scontro e conflitto antecedente all'era contemporanea.
L'ideologia (vedasi il Fascismo o il Comunismo) è un prodotto culturale. E' il risultato di una reazione ad una situazione storica ed economica presente, intrecciata all'andamento e all'evoluzione storica della cultura di cui si fa parte o, meglio, di cui ci si sente parte per un'infinità di motivi per i quali un individuo facente parte di una comunità vi si identifica e vi si riconosce.
Il motivo di un conflitto è, quindi, principalmente culturale, motivo che sta a sua volta a monte rispetto all'ideologia. E perché sono nati Fascismo, Comunismo, Nazismo, Franchismo e tante altre ideologie? Per motivi economici, naturalmente, ma non è l'ingrediente base, poiché l'economia di cui vive una qualsiasi comunità è basata anch'essa su fattori quali l'interazione con il territorio ed i fatti storici che hanno contribuito a creare una cultura che si relazioni proprio in quel determinato modo con quel determinato territorio in quel determinato momento.

Da questa premessa vorrei andare ad analizzare e confrontare un paio di situazioni in cui una 'violenza' possa essere considerata tale o meno. Sono consapevole del fatto che il concetto di 'violenza' sia molto labile e, per questo, impossibile da definire univocamente. Tuttavia, non posso far altro che tentare di dare una mia personalissima spiegazione dei fenomeni che sto per citare: la sensualità su internet e i simboli sacri sul territorio.

Su gran parte dei siti web, anche il più insospettabile, appare almeno una toolbar che richiami a delle chat d'incontri, a delle suonerie per cellulari pubblicizzate da donne completamente nude o a dei veri e propri siti erotici o pornografici. Tali tool si presentano sul sito all'insaputa dell'utente che è entrato in quel determinato spazio virtuale per ben altre faccende. Calendari di donne famose (o più o meno tali), modelle in biancheria intima o in un accappatoio semi-aperto, seni e natiche al vento. Chi non ricerca apposta un simile 'spettacolo' è, insomma, costretto a sorbirsi tutta una serie di 'bombardamenti' iconografici che lui non ha richiesto, come non viene richiesto nemmeno da quei bambini che hanno accesso alla rete.
L'utente, in questo caso, subisce violenza?

Per le strade, per i corsi e per le piazze, nei crocevia di campagna, sulle colline e in cima alle montagne è ancora possibile osservare quanto il Cristianesimo sia o, quantomeno, sia stato radicato in una cultura come la nostra (chiamiamola pure 'filo-occidentale'). Nell'iconografia cristiana vi è tutta una serie di tradizioni (per nulla esclusivamente cristiane) che identificano buona parte dell'essenza di una comunità come la nostra. Nulla indurrebbe a fare un tale ragionamento sulle immagini sacre se una tale iconografia, così carica di significati particolari e dati per scontati dalla comunità stessa che li possiede, non fosse messa in pericolo, ovvero in un confronto aperto e diretto con altre concezioni del mondo e della vita come avviene in un mondo ormai cosmopolita come il nostro. Nascono, così, questioni, dispute sul togliere o meno i crocifissi dalle scuole, sul murare o meno edicole votive con all'interno statuine della Madonna, e così via.
Chi è costretto a vedersi sottrarre la propria, fondante ed identificante iconografia, subisce violenza?

Nel primo caso, la nudità sta subendo un tentativo di ridimensionamento da parte dell'intelligence culturale mondiale. Per cui, l'ormai vecchia concezione cristiana di 'pudore' sta cambiando velocemente senso (nel giro di pochissimi anni). E' ormai all'ordine del giorno vedere corpi nudi in televisione, su internet o anche in mezzo alla strada tramite i cartelloni pubblicitari. E' un vero e proprio bombardamento mediatico atto alla modificazione deliberata e velocissima di quel senso a noi comune che chiamiamo 'pudore' e che ci è appartenuto per secoli e secoli. Vi è un rifiuto deliberato e netto di ciò che è stata (ed è ancora, lì dove resiste) la concezione cristiana di 'pudore'. E' ovvio che, per la rapidità con cui ciò sta avvenendo, la cosa sia percepita come 'violenta' da chi conserva ancora gelosamente la concezione di 'pudore', una concezione ancora viva soprattutto nelle comunità non cittadine o cristiane in generale. Dunque chi non vuole sorbirsi immagini di questo tipo, è costretto a sorbirsele ugualmente. Se intendiamo il termine 'violenza' come 'violazione di sensibilità altrui', il mostrare immagini a sfondo sessuale senza il consenso dell'osservatore è 'violenza'.

Anche le immagini sacre nel territorio spingono un individuo a guardare cose che potrebbe non voler vedere. Ma dietro le immagini sacre vi è una serie di condizioni che non si fermano alla mera religiosità cristiana, al contrario che per le immagini 'sensuali', le quali servono all'attrazione dell'utente a fini commerciali, ovvero all'arricchimento materiale di qualcuno. Antropologicamente parlando, le immagini sacre rendono sacro un territorio, lo santificano e lo custodiscono, senza contare che dietro una statua o un'immagine in sé vi è dietro tutta una tradizione in cui (come accennato sopra) un uomo si identifica come parte di una comunità. La violazione di questa concezione (che indurrebbe alla rimozione di statue, croci ed immagini in generale dalle strade, dalle scuole e da dovunque siano visibili) viola non semplicemente l'importanza delle immagini dal punto di vista strettamente religioso, ma anche più generalmente antropologico. Lo spegnimento veloce, volontario e deliberato di tradizioni millenarie porta alla morte di una società che fa di tutto per rimanere in vita, anche guerra, se necessario. Se intendiamo il termine 'violenza' come 'violazione di sensibilità altrui', il voler togliere immagini sacre lì dove si trovano è, quindi, anch'essa 'violenza'.

Analisi parziale, penserete... Naturalmente sì. Questo è il mio personale punto di vista. Il concetto di violenza non è mai univoco, ma ha migliaia di sfaccettature, e questo è un dato di fatto. Tuttavia, è altresì impossibile un vero e proprio relativismo in materia, perché ciò ci spingerebbe non solo a non occuparci di simili argomenti, ma addirittura a rischiare di diventare degli esseri quasi 'aculturali', privi di idee che inducano al confronto e perfino privi di umanità.