Ricordiamo la Rivoluzione d’Ottobre e la sua enorme portata emancipatrice
Nel giorno del 90° anniversario della Rivoluzione d’Ottobre (25 Ottobre secondo il calendario giuliano, allora vigente in Russia, 7 Novembre secondo il convenzionale calendario gregoriano), il 28 de Abrili, Organizzazione della Gioventù indipendentista e socialista sarda, è partecipe delle celebrazioni che in tutto il mondo ricordano e ribadiscono la fondamentale importanza di questo straordinario avvenimento e lo difendono dagli attacchi della cultura dominante che, nell’Occidente culla e roccaforte del capitalismo, è rappresentata dai difensori dell’ordinamento sociale vigente.
La portata emancipatrice e il ruolo di radicale svolta che la Rivoluzione bolscevica rappresentò per le masse degli allora territori zaristi (liberati dall’oppressione feudale dell’aristocrazia russa), degli stati a capitalismo avanzato (che, laddove non si imposero i fenomeni di reazione nazi-fascista, si videro costretti a riconoscere alle masse lavoratrici, almeno formalmente, i più basilari diritti politici e sociali) e delle nazioni colonizzate di tutti i continenti (che videro affermati diritti che, sebbene inalienabili e basilari, erano prima visti come utopici e impensabili da realizzare) non ha eguali nella storia dell’umanità, rappresentando il primo caso in cui un’esperienza rivoluzionaria non viene repressa nel sangue dagli oppressori che si intendeva rovesciare bensì ha continuità in un duraturo esperimento di costruzione di una società radicalmente alternativa, in cui nessun uomo viva sfruttando il lavoro di un altro uomo e che sia all’insegna della libertà, dell’eguaglianza e della fratellanza fra le donne e gli uomini di ogni dove.
Oltre agli inalienabili diritti a una casa, un lavoro, un salario che garantisca una vita dignitosa al lavoratore e alla propria famiglia, un’istruzione gratuita ai più alti livelli, un’assistenza sanitaria sistematica e gratuita (i primi e, in assoluto, più imprescindibili diritti umani, oggi sempre più messi in discussione e negati nei tanto decantati sistemi capitalistici occidentali), alle 8 ore lavorative e alla totale parificazione uomo-donna, in quanto patrioti comunisti di una nazione senza stato non possiamo fare a meno di evidenziare il grande ruolo che la Rivoluzione d’Ottobre svolse nell’emancipazione nazionale dei Popoli colonizzati dall’impero zarista, riconoscendo la loro identità di Nazione e il loro diritto di autodeterminarsi come stato indipendente o federato alla Russia bolscevica (opzione, quella dell’indipendenza e della fuoriuscita dalla federazione, che rimase sempre sancita dalla Costituzione sovietica e venne poi esercitata da tutti gli stati federati nel biennio 1990-‘91).
Il fatto (che deve essere oggetto di seria riflessione e analisi critica in prospettiva di future ipotesi federative socialiste fra stati sovrani) che nei decenni il rapporto tra Mosca e stati federati assunse sempre più l’aspetto di un rapporto “centro-periferia” non scalfisce minimamente la straordinaria importanza dell’affermazione, già all’inizio del XX secolo, di un sacrosanto diritto ancora oggi disconosciuto e calpestasto dalle varie Italia, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Turchia, etc.
Compito dei comunisti e dei rivoluzionari del XXI secolo è quello dell’analisi critica dei numerosi e per nulla secondari limiti ed errori che portarono a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta (congiuntamente all’affermazione delle opportunistiche teorie di fine del conflitto sociale interno agli stessi stati socialisti e fine della contrapposizione internazionale tra sistema socialista e sistema capitalista) a una progressiva restaurazione capitalistica nell’economia e, successivamente, a un sempre più profondo disagio e malumore collettivo che portarono la grande maggioranza di quelle popolazioni a non muovere un dito di fronte alla dissoluzione di quel sistema (l’attuale sentimento di rivalutazione e nostalgia caratterizzante i Paesi dell’Europa orientale, lungi dal dimostrare l’effettivo funzionamento di ciò che diventò il socialismo realizzato novecentesco, dimostra soltanto una volta di più la drammatica insostenibilità del capitalismo neoliberista per le masse popolari di ogni nazionalità).
Come limite assolutamente primario e decisivo per il fallimento a lungo andare del sistema che scaturì dalla Rivoluzione d’Ottobre c’è considerare la sostanziale non realizzazione del principio che l’idea stessa di soviet (consiglio popolare) avrebbe dovuto assicurare, ovvero la partecipazione diretta del popolo al potere politico, sulla scia del mai realizzato progetto di Lenin della costante compartecipazione ai soviet di delegazioni operaie e contadine. Se a questo fondamentale limite si poté sopperire in un primo momento, grazie alla gestione del potere da parte della classe dirigente che prese parte alla presa del potere, a lungo andare il ceto politico di ricambio indirizzò l’economia verso un sostanziale ristabilimento dei rapporti di produzione capitalistici per trasformare i vantaggi derivanti dalla gestione oligarchica del potere politico da semplici privilegi di ceto burocratico a veri e propri privilegi sociali di classe (ciò che si verifica nell’attuale Russia putiniana).
In questo senso, e nella prospettiva di un Socialismo nuovo e in grado di affrontare le sfide del XXI secolo (prima fra tutte quello del superamento planetario di un sistema socioeconomico che sta scavando la fossa all’Umanità intera), sono incoraggianti gli elementi di democrazia diretta introdotti e rafforzati nella Rivoluzione Cubana dai primi anni Novanta (con metà dei deputati all’Assemblea Nazionale proposti e scelti dalle associazioni sindacali, giovanili, femminili e di ex-combattenti e la restante metà votata tra candidati non più decretati dal Partito ma direttamente dai cittadini nei vari organi circoscrizionali per alzata di mano) e, soprattutto, nella Rivoluzione Venezuelana con i cosidetti Circoli Bolivariani (ora aderenti al neonato PSUV – Partido Socialista Unido de Venezuela), organismi di partecipazione politica popolare creati dal basso e aventi un attivo ruolo propositivo nei confronti del Governo rivoluzionario.
Non dimenticando però, ed è importante ribadirlo in questo 90° anniversario, che la Rivoluzione d’Ottobre sarà per sempre un assoluto punto fermo, negli ideali, negli obiettivi e nello spirito, di ogni elaborazione di superamento dell’esistente e di costruzione di una società alternativa all’insegna della giustizia, della libertà e dell’uguaglianza.
Bivat s’Arrivolutzioni de su Mesi ‘e Ladàmini!
Bivat s’Alliberamentu de is Pòpulus colonizaus e de is Classis oprimidas!
Fintzas a s’Indipendéntzia et a su Sotzialismu de su sìgulu XXI!
Casteddu, 7 de Donnya santu de su 2007
28 de Abrili - Organizadura de sa Juventudi Sarda
po s’Indipendéntzia, sa Democratzia direta e su Sotzialismu