Credo che in Nietzsche si trovi il senso della vera Tradizione nella nostra epoca: non la tradizione che conserva, ma la Tradizione che distrugge per ri-crearsi, e si rinnova continuamente:
Noi non «conserviamo» nulla, non vogliamo neppure regredire in alcun passato, non siamo assolutamente «liberali», non lavoriamo per il «progresso», non abbiamo bisogno di tapparci le orecchie contro le avveniristiche sirene del mercato - quel che esse cantano, «uguaglianza dei diritti», «libera società», «basta con i padroni e con gli schiavi», non ci attira! - non consideriamo in alcun modo auspicabile che il regno della giustizia e della concordia sia fondato sulla terra (perché in tutti i casi sarebbe il regno dell'estremo livellamento e cineseria), ci rallegriamo di tutti coloro che come noi amano il pericolo, la guerra, l'avventura, che non si lasciano appagare, accalappiare, rappacificare e castrare, ci annoveriamo tra i conquistatori, meditiamo sulla necessità di una nuova schiavitù - perché a ogni rafforzamento o innalzamento del tipo «uomo» è strettamente connesso un nuovo genere di schiavismo: non è vero? Con tutto ciò non possiamo non sentirci a disagio in un'epoca cui piace ambire all'onore d'essere detta l'epoca più umana, più mite, più giusta che il sole abbia mai veduto fino a oggi?