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    Predefinito La cancellazione di quello che tutti

    ...hanno visto in diretta

    A sinistra sembra che gli assalti dei Black non ci siano mai stati, che abbia organizzato tutto la polizia

    Roma. Adesso sono Di Pietro e Mastella i cattivi, loro, quelli che stanno con la polizia e non con “i ragazzi di piazza Alimonda”, che a chiamarli così sembrano quasi quelli della via Gluck.
    Il voto decisivo di Udeur e Italia dei valori in commissione Affari costituzionali, alla Camera, insieme con il centrodestra (è finita 22 a 22, e anche i deputati della Rosa nel pugno si sono rifiutati di partecipare al voto) peserà sui due leader e sui loro seguaci forse più del sospetto di tramare - già da un bel po’ – per la caduta del governo Prodi.
    La commissione di inchiesta “sui fatti di Genova”, che a chiamarli così ormai evocano più la “macelleria messicana” della scuola Diaz che non gli sfasciamenti di mezza città da parte degli esagitati manifestanti no global, non si farà, o se si farà sarà perché l’esecutivo preferirà ascoltare le voci della sinistra estrema che non quelle dei settori più moderati della propria maggioranza.
    Non sarebbe la prima volta.
    Toni Capuozzo, che in quei giorni era a Genova per il Tg5 per raccontare il summit dei grandi della Terra e che si ritrovò invece a dover descrivere (ancora una volta) scene di guerriglia, nota che il rovesciamento di prospettiva, in questi anni, è stato completo:

    “Quello che si è dimenticato – spiega al Foglio – è che Genova, intesa come vertice del G8 del 2001, è innanzitutto da ricordare per gli scontri di piazza. Sarebbe difficile, se non impossibile e fuorviante, giudicare gli episodi che seguirono gli scontri, ovvero quelli della scuola media Diaz e della caserma di Bolzaneto, tralasciando quello che era successo prima.
    La sera del 20 luglio le forze dell’ordine erano reduci da una giornata di scontri violentissimi che, purtroppo, avevano registrato persino una vittima.
    Giudicare gli agenti e i loro capi per quel che accadde dopo è giusto, e la giustizia deve fare il suo corso, ma rimuovere tutto quel che precedette quegli episodi sarebbe invece sbagliatissimo”.
    E’ una tentazione, osserva Capuozzo, forte soprattutto a sinistra:
    “A sinistra sembra quasi che gli scontri non ci siano mai stati e che sia rimasta soltanto la reazione, tutta da giudicare, della polizia. A sinistra non si dice ma si pensa che in realtà il morto, Carlo Giuliani, fu voluto e che tutto, fino a Bolzaneto, era già stato pianificato dai vertici della polizia. Ma la realtà, almeno per chi c’era, ma ritengo anche per i tanti che videro in diretta quel che accadeva, dice proprio il contrario, e cioè che l’unica vittoria delle forze dell’ordine, in quei giorni, fu la difesa della zona rossa, quella in cui si incontravano i capi di stato e di governo, che rimase inviolata.
    Il resto fu caos, altro che pianificazione.
    Il prezzo per mantenere intatta la zona rossa fu la resa in tutto il resto della città, abbandonata alle scorrerie delle bande di Black bloc, lo stesso episodio di piazza Alimonda è la dimostrazione che tutto potevano aver fatto, le forze dell’ordine, fuorché pianificare qualcosa.
    Come spiegare, altrimenti, una camionetta che rimane isolata, abbandonata dagli altri reparti, in una piazza alla mercé dei più violenti tra i manifestanti?
    La verità è che quel giorno persero la testa tutti, e che se ci fu un piano, fu quello di chi aveva deciso di spaccare tutto ciò che era spaccabile in città, e di cercare lo scontro con la polizia che era stato invece evitato il giorno prima.
    Se Genova fosse stata quella degli anni Sessanta, se a organizzare il servizio d’ordine fossero stati il Pci o i metalmeccanici, le scene che ricordiamo non le avremmo mai viste.
    Sembrava, invece, quella degli anni Settanta, con le stesse schegge impazzite, e le solite teorie del complotto a riaffacciarsi: come la vulgata che vede nei Black bloc gli ‘agenti provocatori’ protetti dalla polizia.
    Si diceva anche delle Br, durante gli anni di piombo, che non potevano essere comunisti, che dovevano essere provocatori al soldo della Cia”.
    “In un paese normale – è invece l’opinione di Lanfranco Pace, anche lui a Genova in quei giorni – episodi simili si chiudono in poche ore: il ministro dell’Interno assolve o condanna il capo della polizia e poi è la giustizia, semmai, ad accertare le responsabilità.
    Ma Scajola preferì non parlare”.

    La settimana scorsa la magistratura (che indaga anche sulla polizia e che indagò e poi prosciolse il carabiniere che uccise Giuliani) ha chiesto la condanna di 25 no global a 225 anni di reclusione per “devastazione e saccheggio”.
    Di questo, degli scontri cercati, del morto evocato (e arrivato) la politica però non parla. Sui giornali e nel transatlantico ci si copre d’indignazione per il voto di dipietristi e mastelliani, persino il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, non riesce a frenarsi, lui che è la terza carica di quello
    stesso stato che ha chiesto 100 mila euro di risarcimento a ciascun no global imputato:
    “Cosa penso di questa decisione? Non dovete neanche fare fatica per immaginarlo…”, ha detto. “
    E’ clamoroso che non si voglia trovare la verità su un fatto che ha stroncato una vita umana, insanguinato le strade di Genova, offeso la sensibilità civile e la moralità di milioni di italiani”, ha detto qualcun altro.
    Non fosse Oliviero Diliberto, leader dei Comunisti italiani, sarebbero parole perfette per raccontare l’oblio degli scontri.

    Alan Pataria su www.ilfoglio.it del 1 nov 07

    saluti

  2. #2
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    Predefinito

    e' la diaz il probblema
    massacro e torture?

 

 

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