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Ho ritardato di un giorno la mia partenza per fruire di una grande occasione di conoscenza, cioè «La verità sulle camere a gas», che sarebbe stata offerta oggi alle 18 nella Sala della Protomoteca al Campidoglio, presente il sindaco Walter Veltroni ed il capo degli ebrei italiani Renzo Gattegna nonché tutta la comunità ebraica romana che abita proprio a quattro passo nel Ghetto adiacente. Tra il pubblico ho riconosciuto Pacifici mentre batteva le sue cinquine. Forse il senso più vero della manifestazione è stato dato da una persona del pubblico accanto a me, che mi ero piazzato in quarta fila, cioè la prima fila di sedie non riservate. Questa persona diceva ad un’altra che era stata una “grande emozione” ed io mi sono subito associato, confermandogli che anche io ritenevo fosse stata una “grande emozione”. Ma niente di più. E per giunta una “grande emozione” solo per chi era andato lì con l’intento di emozionarsi, ascoltando un martire vivente, tal Slomo Venezia che ha avuto certamente la grande disgrazia di essere stato in Auschwitz, dove avrebbe fatto parte del “Sonderkommando”, cioè di quei gruppi di prigionieri che dovevano occuparsi dei cadaveri di altri prigionieri, tirati fuori – si suppone – dalle camere a gas ancora fumanti.

Non ero e non sono prevenuto nei confronti della “verità”, quale che essa sia. Avrei voluto finalmente sentirla questa verità e per tutto il tempo sono stato con le orecchie tese. Non ho però sentito altro che discorsi volti a suscitare “emozione”. Veltroni è riuscito ad essere banale per ognuno dei cinque “livelli” di conoscenza da lui epistemologicamente individuati. Ma da quel furbastro che è a lui interessano più che altro i voti degli ebrei romani: non è da lui che si può certo attingere la Verità. Non saprei dire se la lobby romana abbia lo stesso potere e la stessa influenza della Israel lobby statunitense. Quel che è certo è che Veltroni ha stabilito un contatto organico con questa comunità a tutto discapito degli altri cittadini che neppure si accorgono di essere defraudati nelle loro libertà e nel loro diritto ad una memoria storica non adulterata. Sul libro non è stato detto nulla che da un punto di vista scientifico incoraggi a leggerlo. Anzi, sotto questo riguardo suona sospetta l’ammissione che a scriverlo siano stati in “tanti”. Forse Slomo Venezia lo ha solo firmato. Naturalmente, acquisterò e leggerò il libro, ma temo che sarà una perdita di tempo, almeno per chi va alla ricerca di una “verità” e non semplicemente di una “grande emozione”.

A provare questa “grande emozione” ogni anno il sindaco Veltroni – credo con i soldi dei contribuenti – porta 300 studenti a visitare Auschwitz. Ne traggono certamente grande edificazione morale e gioia dello spirito altamente utile per la loro formazione. Si parla sempre più spesso nella letteratura scientifica di una religio holocaustica. In effetti, questa sera al Campidoglio sembrava di trovarsi alla celebrazione di una cerimonia religiosa, dove si sono pronunciate condanne per i non credenti, additati alla pubblica esecrazione negli storici revisionisti e negazionisti. È stato forse questo il solo momento di lucidità da parte degli oratori, avendo loro ben compreso da quale parte possono venire le critiche dissacratrici. Veltroni ha pure associato il cosiddetto negazionismo – termine che solo loro usano, ma non i diretti interessati per definire se stessi – alla “barbarie”. Deve temersi che il nostro Veltroni, appena succeduto a Prodi, regalerà a Slomo una bella legge liberticida come quella già vigente in altri paesi. Basterà contraddire il martire vivente Slomo per trovarsi in galera. Dove stia la barbarie, se nel “negazionismo” o nella galera inflitta a chi scrive qualche libro senza imprimatur gattegnano, resta un punto di vista.

Saranno gli storici a valutare la “testimonianza” di Slomo Venezia, ma a me è parso che negli stessi discorsi degli oratori sia stata sempre presente e forse voluta un’ambiguità di fondo. Nessuna distinzione è stata fatta fra la realtà della discriminazione e della persecuzione degli ebrei, che nessuna “nega”, e la specifica realtà dello “sterminio” che è cosa storicamente distinta ed è ciò su cui propriamente dibattono gli storici revisionisti, per nulla “negazionisti” sulla realtà dei campi di prigionia. Ho già detto che a mio avviso il “negazionismo” è una pura invenzione di quanti hanno inteso coniare una formula a scopo di mera diffamazione, denigrazione, delazione. La “grande emozione” è ciò che impedisce ad arte di tenere distinti i due aspetti. Ma è anche vero che il nostro tempo di “grandi emozioni” ne può distribuire quante se ne vogliono e di ogni genere. Ognuno si sceglie le sue “grandi emozioni”. Ognuno ha diritto alle sue “grandi emozioni”. I guai incominciano quando si pretende d'imporre ad altri le proprie “grandi emozioni”. Ed è esattamente ciò che si è tentato di fare in Campidoglio con il concorso del sindaco Veltroni, che scalda i suoi muscoli ed i suoi motori per le prossime campagne elettorali.