Risultati da 1 a 4 di 4
  1. #1
    Contro ogni fede
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    Predefinito Monopolio statale della forza = licenza di uccidere

    L'assassinio di Gabriele Sandri, l'ennesima vittima di quelle che chiamare "forze dell'ordine" è un eufemismo, conferma ancora una volta un dato di fatto: lo stato possiede la licenza di uccidere, in quanto non può punire se stesso.
    Anche quando si arriva a processare gli esponenti delle "forze dell'ordine" che compiono omicidi o violenze, si tratta per lo più di processi farsa ove viene negata ogni evidenza ed inventata una verità processuale che nulla ha a che vedere con la realtà.
    Anche se i contesti in cui sono stati ammazzati Carlo Giuliani e Gabriele Sandri sono diversi, i due casi mostrano diverse analogie.
    In entrambi i casi, infatti, l'omicidio è stato coperto (o per lo meno si tenta di coprirlo) con l'assurda storia che il carabiniere o il poliziotto di turno avrebbero sparato in aria.
    E' vero che Carlo Giuliani è stato ucciso mentre stava per lanciare un estintore, ma se il suo assassinio fosse stato effettivamente giustificabile come "legittima difesa", allora perchè fare un processo farsa sentenziando la storia rocambolesca del proiettile rimbalzato in aria, quando invece ci sono foto che riprendono il carabiniere con la pistola puntata ad altezza d'uomo?
    La morale è chiara: polizia e carabinieri possono uccidere impunemente, basta inventare la storiella di "aver sparato in aria". Non si può certo dire che tutti i poliziotti o carabinieri siano degli assassini o aspiranti tali, ma questa situazione non fa che incentivarli a sparare ed uccidere anche senza alcun motivo, senza preoccuparsi troppo dell'effettiva necessità di farlo.
    Adesso i giornalisti più allineati tentano di far passare la vicenda come una conseguenza del clima troppo aggressivo che si respira attorno al calcio ed al tifo, ma stavolta con l'assassinio di Gabriele Sandri l'aggressività dei tifosi non c'entra proprio nulla: la polizia ha ammesso che la macchina contro cui sono stati sparato i colpi (o il colpo) che hanno ucciso Gabriele non era stata identificata come appartenente a tifosi. Significa che al posto di Gabriele Sandri si sarebbe potuto trovare chiunque. Significa che ad indignarsi contro le forze dell'ordine e questo stato assassino non dovrebbero essere solo i tifosi, ma tutta la società civile.
    Perchè purtroppo Carlo Giuliani e Gabriele Sandri non sono stati dei casi isolati. Di recente abbiamo avuto anche i vari Federico Aldrovandi, Giuseppe Casu, Marcello Lonzi, Aldo Bianzino, e chissà quante altre vittime di cui non si sa nulla. Per non parlare delle violenze gratuite di polizia e carabinieri durante il G8 del 2001 nelle strade di Genova, alla caserma di Bolzaneto ed alla scuola Diaz.

    Il problema nasce dal fatto elementare che all’interno dello stato non esistono contrappesi adeguati al proprio stesso monopolio della forza. Questo è un concetto che dovrebbe essere innanzitutto la società civile a capire, altrimenti ben poco potrà cambiare. Se tutto ciò che fa lo stato o i suoi bracci armati viene considerato dall’opinione pubblica come legittimo in ogni caso, allora chiunque porta una divisa si sentirà in diritto di calpestare gli individui convinto di uscirne impunito.

    Un modo per risolvere definitivamente il problema sarebbe quello di affidare i servizi di sicurezza e protezione al libero mercato. L'incapacità delle forze dell"ordine" di gestire certe situazioni, o di volerle gestire male, è infatti un fenomeno connaturato all'istituzione statale in sè. Ogni servizio gestito dallo stato tende ad essere inefficente, costoso, quando non a produrre veri e propri danni, ed i servizi resi dalle forze armate non fanno eccezione.
    Le forze dell'ordine in fondo non ci guadagnano nulla a rendere un buon servizio ai cittadini, tanto lo stipendio lo prendono lo stesso con i soldi che i cittadini non si possono certo rifiutare di pagare.
    Solo una libera concorrenza tra polizie private garantirebbe che quest'ultime facessero a gara per rendere un buon servizio ai cittadini e guadagnare più clienti.
    Ogni cittadino verrebbe visto come un cliente da riverire e servire, mentre invece oggi il poliziotto di Stato lo vede più come un potenziale trasgressore della legge, che a limite se "per errore" viene ammazzato non casca il mondo.
    Insomma, il poliziotto di stato è innanzitutto un servitore dello Stato, non un professionista al servizio dei cittadini come avverrebbe in un libero mercato.

  2. #2
    sionismo = infamità
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    Sono d'accordo con l'analisi che fai nella prima parte del tuo post, così come con l'assunto che la violenza, quando viene monopolizzata, è altamente più distruttiva di quanto sia diffusa. E' anche proprio perché distribuendo la violenza essa si svuota del proprio portato più distruttivo, che manifestazioni di violenza simbolica e ritualizzata sono riscontrabili in gran parte dei popoli cosiddetti, in vero impropriamente, "tradizionali". Ma anche in Europa, del resto, tali ritualità si possono osservare nelle battaglie di arance e pomodori combattute in determinati giorni tra la Spagna e la Sicilia.

    Non condivido affatto la soluzione da te proposta, non per rabbia ideologica, ma proprio perché non vedo come possa materialmente funzionare.
    Questo per diversi motivi che cercherò di argomentare, seppur brevemente:
    l'osservazione più semplice da fare è che se si affida al mercato le funzioni di polizia, si determinerebbe che il servizio da parte degli individui o delle cooperative, o di come si voglia chiamare il soggetto che svolge funzioni di polizia, presti i suoi servizi esclusivamente agli individui con esso convenzionati, che quindi si sono precedentemente accordati per fornire a tale polizia un bene o servizio, diretto o mediato, in campo della loro prestazione. Esattamente né più né meno, insomma, di quanto avviene con il contadino che vende le patate o con chi ti insegna un corso di fotografia. Immaginiamo insomma una situazione concreta: immaginiamo quindi che in una società finalmente libertaria, che a costo di risultare banali dovrebbe vedere al suo interno un drastico ridursi delle conflittualità per il venir meno delle cause sociali e psicologiche del disagio, vi sia un pazzo che aggredisca un altro uomo per strada o un folle che inizia a sparare dalla propria finestra verso la piazza giù sotto. Immaginiamo infine che una ragazza subisca maltrattamenti dal proprio padre. Immaginiamo ipoteticamente che tutto questo succeda anche in una società libertaria. Nel primo caso (pazzo che aggredisce uomo per strada) cosa succederebbe? E' umanamente sostenibile che passino di lì un tale corpo di polizia, armato, e che non intervenga perché l'uomo non è un proprio cliente? E, prima ancora, come fanno ad accertarsi, in una città grande quanto Milano o Barcellona, che l'uomo sia proprio cliente? Chiedono forse all'aggressore di farsi un attimo da parte per controllare se il soggetto aggredito ha qualche tessera in tasca o documento che lo certifichi? E se anche l'aggressore accettasse di interrompere la propria aggressione (!), e si scopra poi che il soggetto non era convenzionato, a cosa si arriverebbe, alla situazione surreale per la quale la polizia restituendo il documento all'aggredito si scusi con l'aggressore dicendogli "ci scusi, continui pure" ? Ma vediamo il secondo caso: una situazione di minaccia collettiva, come potrebbe essere qualcuno che tiene sotto ostaggio diversi individui. Cosa succederebbe, interverrebbero tutte le polizie insieme oppure nessuna? E, poiché in questi casi, nel trambusto generale, non si riuscirebbe ad individuare con esattezza ed a livello individuale chi siano coloro che subiscono la minaccia (immaginiamo che fuori da un caseggiato pubblico vi sia una folla che sa che dentro qualcuno ha sequestrato quaranta persone. Ma non si sanno chi sono, anche perché nessuno, sotto minaccia di vedersi saltare le cervella, può chiamare la polizia per identificarsi), nessuno interverrebbe? Passiamo poi al caso di una ragazza maltrattata dal padre che, per qualche motivo, ha tutto in possesso comune con la propria famiglia. La stessa polizia del padre interverrebbe? E tanti altri esempi potrebbero venire alla mente solo sbizzarrendosi un po'.


    In una società libertaria i compiti e le funzioni di garanzia dell'ordine pubblico (che si ridurrebbero a quelli di tutela della vita, dell'integrità fisica, e del possesso degli individui) non possono che essere affidati a qualcuno che agisce per conto dell'intera collettività. Per evitare quanto succede nella società del disordine statuale, gli individui che svolgono tali funzioni debbono essere elettivi e revocabili, una circolarità deve caratterizzare l'incarico, assunto di volta in volta da diversi individui, a condizioni che rispondano a precisi criteri psico-attitudinali (no ncome nella società del disordine statuale, in cui ex comandanti impazziti e rincoglioniti conservano ancora le armi dentro casa e sparano a cazzo di cane, o in cui celerini e digossini sono solitamente reclutati tra la peggio feccia dei criminali comuni). Solo in questo modo, essendo ad espressione e a rotazione effettiva dell'intera collettività, e da parti dell'intera collettività composte, si eviterebbero anche prevaricazioni di alcuni ai danni di altri tramite l'uso della forza, così come che si costituisca una casta, un ceto, una classe incaricata di garantire l'ordine, e che dopo neanche un giorno si trasformerebbe in banda armata, e dopo neanche due giorni in Stato.

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da Scapigliato" Visualizza Messaggio
    immaginiamo quindi che ... vi sia un pazzo che aggredisca un altro uomo per strada o un folle che inizia a sparare dalla propria finestra verso la piazza giù sotto. Immaginiamo infine che una ragazza subisca maltrattamenti dal proprio padre. Immaginiamo ipoteticamente che tutto questo succeda anche in una società libertaria. Nel primo caso (pazzo che aggredisce uomo per strada) cosa succederebbe? E' umanamente sostenibile che passino di lì un tale corpo di polizia, armato, e che non intervenga perché l'uomo non è un proprio cliente? E, prima ancora, come fanno ad accertarsi, in una città grande quanto Milano o Barcellona, che l'uomo sia proprio cliente?
    Chiaramente la protezione totale dal rischio di poter venire aggrediti da un pazzo che spara dalla finestra è impossibile da ottenere, e questo vale sia se la protezione è affidata allo stato (come avviene attualmente) sia se fosse affidata al mercato o comunque al libero accordo tra gli individui (come avverrebbe nell'anarchia). Anche nello stato infatti ognuno è soggetto al rischio che un pazzo gli possa sparare dalla finestra. A cambiare, nel mercato anarchico, sarebbero però la probabilità che ciò si verificasse e, in tal caso, le chance che l'aggredito avrebbe di difendersi.

    Esistono infatti due possibili livelli di prevenzione riguardo a tali eventi. Il livello più "facile" da realizzare consiste nella punizione postuma dell'aggressore, la quale ottiene l'effetto di disincentivarla e quindi ridurre la probabilità che l'aggressione stessa si verifichi. A questo livello la polizia privata e lo stato possono operare in maniera analoga. Infatti l'aggredito, dopo o durante l'accaduto, potrebbe chiamare allo stesso modo sia la polizia di stato che la propria polizia privata in aiuto, o comunque denunciarne l'accaduto una volta che si sia verificato. Anche nel caso l'aggredito venisse ucciso, la polizia privata e quella statale si potrebbero comportare allo stesso modo, ovvero cercare di individuare e punire il colpevole. Tuttavia, in tutte queste operazioni, la polizia privata avrebbe tutto l'interesse di essere più efficiente, al fine di guadagnare più clienti. Così il suo intervento sarebbe più tempestivo o comunque le sue indagini e la punizione del colpevole più accurate. Al contrario la polizia statale non ci guadagna nulla ad essere più solerte ed efficiente: i cittadini per lei sono più che altro dei potenziali delinquenti anzichè dei clienti da servire.

    Veniamo all'altro livello, più difficile da realizzare, ma con una funzione preventiva più diretta: quello del controllo del territorio. Con questo servizio si mirerebbe a stroncare sul nascere simili episodi di aggressione, a prescindere dalla richiesta di intervento dell'aggredito. C'è da dire che lo stato stesso risulta inefficiente da tale punto di vista: la probabilità infatti che in quello stesso momento la polizia di stato passi per caso sul luogo dell'aggressione è abbastanza bassa. Penso che molti abbiano potuto constatare nel corso della propria vita come la polizia non ci sia mai (o quasi) nel momento in cui serva veramente. Anche perchè nessuno è così folle a tal punto da aggredire qualcuno in prossimità della polizia o di qualcuno capace di intervenirgli contro.
    Ad ogni modo è nell'impossibilità di questa modalità di intervento (già rara e inefficiente da parte dello stato) che la tua obiezione individuava un punto debole nel sistema di protezione di libero mercato. In realtà io penso che anche qualora l'aggressione si verificasse (nonostante venga disincentivata dalla prospettiva della punizione), l'aggredito avrebbe più chance di difendersi o venire difeso in un sistema di libero mercato che non in uno statale. E questo innanzitutto per due motivi. Il primo è che l'aggressore non avrebbe, in termini di armi, nulla che l'aggredito non potrebbe anch'esso avere. Invece in un contesto statale spesso accade proprio il contrario: a causa del monopolio statale della forza, la stragrande maggioranza dei cittadini è costretta ad essere disarmata ed inerme, divenendo alla mercè di quella minoranza di trasgressori della legge che comunque riescono ad armarsi a dispetto della proibizione statale. In altre parole la proibizione statale ad armarsi finisce per avvantaggiare proprio quelle minoranze criminali che riescono ad eludere tale proibizione.
    Il secondo motivo è che anche in un sistema di protezione affidata al libero mercato ci sarebbero delle forme di controllo del territorio, per il semplice fatto che sarebbero i clienti a richiederle. Le agenzie private di protezione sarebbero quindi indotte ad accordarsi tra di loro, al fine di poter intervenire in aiuto anche di clienti di altre compagnie e farsi poi rimborsare da quest'ultime. Le agenzie di protezione che non si accordassero con le altre verrebbero spontaneamente scartate dal mercato, in quanto i loro ipotetici clienti, nel caso venissero aiutati da altre compagnie e la propria compagnia si rifiutasse di ricompensarle, si troverebbero in una difficile posizione, in quanto le compagnie intervenute in loro aiuto cercherebbero di rifarsi direttamente su di loro.




    Citazione Originariamente Scritto da Scapigliato" Visualizza Messaggio
    Ma vediamo il secondo caso: una situazione di minaccia collettiva, come potrebbe essere qualcuno che tiene sotto ostaggio diversi individui. Cosa succederebbe, interverrebbero tutte le polizie insieme oppure nessuna?
    E, poiché in questi casi, nel trambusto generale, non si riuscirebbe ad individuare con esattezza ed a livello individuale chi siano coloro che subiscono la minaccia
    Le polizie private degli ostaggi avrebbero tutto l'interesse a collaborare insieme per liberarli.
    Se tra gli ostaggi ci dovesse essere qualche cliente di altre agenzie che non hanno partecipato all'intervento si rientrerebbe nel caso precedentemente descritto.

    Citazione Originariamente Scritto da Scapigliato" Visualizza Messaggio
    Passiamo poi al caso di una ragazza maltrattata dal padre che, per qualche motivo, ha tutto in possesso comune con la propria famiglia. La stessa polizia del padre interverrebbe?
    Se la ragazza avesse un reddito proprio nessuno potrebbe costringerla ad avere un possesso comune con la famiglia ed essa potrebbe benissimo chiamare una polizia privata a sua scelta a difenderla dal padre che la maltratta.
    Se la ragazza o bambina non è ancora in grado di lavorare allora la sua protezione verrebbe affidata alla solidarietà sociale. Oggi la stragrande maggioranza delle persone accetta di pagare le tasse per garantire certi servizi a persone inabili al lavoro. Se accetta di farlo oggi che la solidarietà sociale è filtrata dagli spechi e dai privilegi statali, figurarsi se non lo volesse fare, ed in maniera più diretta, anche nel caso in cui il parassitismo statale verrebbe meno.
    In altre parole, nulla impedirebbe a chicchessia di affidare ad una polizia privata il compito di proteggere non solo se stesso, ma anche coloro che una polizia privata non se la possono permettere, magari perchè inabili al lavoro o minorenni. In particolare il problema del maltrattamento di bambini e ragazzi da parte dei genitori sensibilizzerebbe l'opinione pubblica e farebbe nascere agenzie di protezione ad hoc finanziate dai contributi volontari di coloro che avrebbero l'intenzione di combattere tali crimini.


    Citazione Originariamente Scritto da Scapigliato" Visualizza Messaggio
    In una società libertaria i compiti e le funzioni di garanzia dell'ordine pubblico (che si ridurrebbero a quelli di tutela della vita, dell'integrità fisica, e del possesso degli individui) non possono che essere affidati a qualcuno che agisce per conto dell'intera collettività. Per evitare quanto succede nella società del disordine statuale, gli individui che svolgono tali funzioni debbono essere elettivi e revocabili, una circolarità deve caratterizzare l'incarico, assunto di volta in volta da diversi individui,
    Insomma, secondo te il monopolio della forza andrebbe conservato ed affidato a rotazione a diversi individui, magari su base elettiva. In altre parole, un monopolio della forza "democratizzato", anzichè abolito. L'esperienza di alcuni secoli di democrazia dimostra come le potenzialità negative del monopolio del potere non vengono del tutto disinnescate dalla sua democratizzazione. Se questo vale per il potere politico non c'è motivo di credere che non valga anche per il potere che deriva dall'esercizio diretto della forza.

  4. #4
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