L'assassinio di Gabriele Sandri, l'ennesima vittima di quelle che chiamare "forze dell'ordine" è un eufemismo, conferma ancora una volta un dato di fatto: lo stato possiede la licenza di uccidere, in quanto non può punire se stesso.
Anche quando si arriva a processare gli esponenti delle "forze dell'ordine" che compiono omicidi o violenze, si tratta per lo più di processi farsa ove viene negata ogni evidenza ed inventata una verità processuale che nulla ha a che vedere con la realtà.
Anche se i contesti in cui sono stati ammazzati Carlo Giuliani e Gabriele Sandri sono diversi, i due casi mostrano diverse analogie.
In entrambi i casi, infatti, l'omicidio è stato coperto (o per lo meno si tenta di coprirlo) con l'assurda storia che il carabiniere o il poliziotto di turno avrebbero sparato in aria.
E' vero che Carlo Giuliani è stato ucciso mentre stava per lanciare un estintore, ma se il suo assassinio fosse stato effettivamente giustificabile come "legittima difesa", allora perchè fare un processo farsa sentenziando la storia rocambolesca del proiettile rimbalzato in aria, quando invece ci sono foto che riprendono il carabiniere con la pistola puntata ad altezza d'uomo?
La morale è chiara: polizia e carabinieri possono uccidere impunemente, basta inventare la storiella di "aver sparato in aria". Non si può certo dire che tutti i poliziotti o carabinieri siano degli assassini o aspiranti tali, ma questa situazione non fa che incentivarli a sparare ed uccidere anche senza alcun motivo, senza preoccuparsi troppo dell'effettiva necessità di farlo.
Adesso i giornalisti più allineati tentano di far passare la vicenda come una conseguenza del clima troppo aggressivo che si respira attorno al calcio ed al tifo, ma stavolta con l'assassinio di Gabriele Sandri l'aggressività dei tifosi non c'entra proprio nulla: la polizia ha ammesso che la macchina contro cui sono stati sparato i colpi (o il colpo) che hanno ucciso Gabriele non era stata identificata come appartenente a tifosi. Significa che al posto di Gabriele Sandri si sarebbe potuto trovare chiunque. Significa che ad indignarsi contro le forze dell'ordine e questo stato assassino non dovrebbero essere solo i tifosi, ma tutta la società civile.
Perchè purtroppo Carlo Giuliani e Gabriele Sandri non sono stati dei casi isolati. Di recente abbiamo avuto anche i vari Federico Aldrovandi, Giuseppe Casu, Marcello Lonzi, Aldo Bianzino, e chissà quante altre vittime di cui non si sa nulla. Per non parlare delle violenze gratuite di polizia e carabinieri durante il G8 del 2001 nelle strade di Genova, alla caserma di Bolzaneto ed alla scuola Diaz.
Il problema nasce dal fatto elementare che all’interno dello stato non esistono contrappesi adeguati al proprio stesso monopolio della forza. Questo è un concetto che dovrebbe essere innanzitutto la società civile a capire, altrimenti ben poco potrà cambiare. Se tutto ciò che fa lo stato o i suoi bracci armati viene considerato dall’opinione pubblica come legittimo in ogni caso, allora chiunque porta una divisa si sentirà in diritto di calpestare gli individui convinto di uscirne impunito.
Un modo per risolvere definitivamente il problema sarebbe quello di affidare i servizi di sicurezza e protezione al libero mercato. L'incapacità delle forze dell"ordine" di gestire certe situazioni, o di volerle gestire male, è infatti un fenomeno connaturato all'istituzione statale in sè. Ogni servizio gestito dallo stato tende ad essere inefficente, costoso, quando non a produrre veri e propri danni, ed i servizi resi dalle forze armate non fanno eccezione.
Le forze dell'ordine in fondo non ci guadagnano nulla a rendere un buon servizio ai cittadini, tanto lo stipendio lo prendono lo stesso con i soldi che i cittadini non si possono certo rifiutare di pagare.
Solo una libera concorrenza tra polizie private garantirebbe che quest'ultime facessero a gara per rendere un buon servizio ai cittadini e guadagnare più clienti.
Ogni cittadino verrebbe visto come un cliente da riverire e servire, mentre invece oggi il poliziotto di Stato lo vede più come un potenziale trasgressore della legge, che a limite se "per errore" viene ammazzato non casca il mondo.
Insomma, il poliziotto di stato è innanzitutto un servitore dello Stato, non un professionista al servizio dei cittadini come avverrebbe in un libero mercato.