Fra i partiti servili a Berlusconi, il primo era fino a qualche settimana fa, AN.
Le mie critiche a Storace non sono una rivalutazione di Fini.
AN e il suo leader hanno svolto una politica di totale sottomissione a Berlusconi e a FI da sempre, Fini sta alzando la testolina solo adesso che s'è verificata questa scissione che è ben più consistente di quella della Floriani o ,andando ancora più indietro, di Pino Rauti.
Fini ha fatto il cameriere per 14 anni e alla fine, nella vita e a maggior ragione in politica, chi si sottomette perde ogni rispetto da parte degli altri, quindi Berlusconi ha trattato Fini come un tappetino per pulirsi i piedi.
In questo senso la scissione di Storace può esserestata una cosa buona perchè ha finalmente scosso An , tuttavia per quanto concordi che la leadership di Berlusconi non può continuare, uno come Fini non può restare al suo posto.
Bene fa An a ribellarsi,ma per poter essere credibile e votabile,per quanto mi riguarda, Fini deve andarsene.
Auspico che Musumeci esca da LaDestra e rimanga col suo partito regionale AS, Storace in poche settimane ha superato Fini in leccaculaggine berlusconiana.
Allora, Dottor Zoidberg, si può sapere se vuoi che la CDL difenda la propria legge elettorale oppure vuoi che la cambi dopo appena due anni?
per certi forumisti il titolo del thread continua ad essere un optional.
Non è complicato aprire un thread sulla riforma elettorale,fatelo.
Il Palazzo e la piazza
Crisi di governo e voto anticipato sono ancora possibili
La lettera al "Corriere della Sera" con cui Gianfranco Fini, all'indomani dell'approvazione della Legge Finanziaria al Senato, ha voluto da un parte sottolineare gli errori di Berlusconi e dall'altra chiedere una svolta nella guida dell'opposizione, ci è parsa, indipendentemente dall'analisi politica, molto ingenerosa.
Perché, per quanto i sentimenti contino poco in questo mondo, non scorgere nemmeno una traccia di riconoscenza, nel momento del bisogno, verso chi pure si è preoccupato di costituzionalizzare un movimento un tempo ai margini della vita istituzionale, fa un certo effetto sgradevole; considerando poi che dalla platea di An sono anche giunti i fischi all'indirizzo di Fabrizio Cicchitto: episodio che fa venir meno i rapporti di ospitalità che pure si salvaguardano. Non solo fra alleati, ma anche con i semplici interlocutori.
Di fatto la Cdl è di fronte ad una crisi, che appare non meno grave di quella del centrosinistra. La nostra idea è che essa fosse molto meno evidente, visto che la crisi politica del governo c'è, eccome, e dunque non valeva la pena di stare a stracciarsi le vesti prima del tempo. E' vero che Berlusconi ama agitare la piazza contro questo esecutivo; e noi, più volte, ma sommessamente - come si fa fra alleati - lo abbiamo sconsigliato a riguardo: perché agitando la piazza la maggioranza si ricompatta. Però è altrettanto vero, e la cosa non ci sfugge, che, agitando il malessere popolare, oramai parecchio consistente, il ricompattamento della maggioranza appare sempre più gracile. Tanto che non siamo affatto sicuri nel sostenere la tesi secondo la quale solo proponendo un altro governo si manda a casa l'attuale. E lo dimostra il fatto che Berlusconi abbia deciso di puntare, con la sua proposta del Partito popolare delle libertà, direttamente al referendum. A dire il vero la minaccia referendaria potrebbe rivelarsi un propellente molto forte per la crisi, molto più che le ventilate larghe intese sulle riforme. In linea teorica, se Prodi e Berlusconi, Berlusconi e Veltroni, si tendessero la mano, mettessero da parte i dissidi e preparassero insieme una stagione riformista per il paese, ciò sarebbe una cosa eccellente. Ma Prodi dovrebbe accettare l'idea di formare un nuovo governo - ipotesi che pure esclude - e Veltroni di farne uno con Berlusconi, ipotesi parimenti poco probabile. E Berlusconi non pare interessato a spendersi in quello che potrebbe essere un vero fallimento, come già si è rivelato in passato.
Allora preferisce prepararsi al referendum, come dimostra la stessa proposta del proporzionale alla tedesca da lui lanciata, sulla quale non si troverà mai un accordo parlamentare. In questo modo il leader di Forza Italia ha respinto la crisi, che sembrava investirlo, addosso alla coalizione di maggioranza, dove le formazioni minori - Mastella in testa - vedono il referendum come un capestro. Piuttosto, meglio le elezioni. Ed ecco che il voto anticipato, che dopo il serrate le file di Palazzo Madama sembrava ormai essere scongiurato e messo alla porta, si ripresenta alla finestra. Con buona pace degli onorevoli Fini e Casini.
Roma, 19 novembre 2007
tratto da http://www.nuvolarossa.org/modules/n...p?storyid=4475