Secondo me è un insieme di più cause che hanno portato alla fine dell'Impero Romano. E, perdonami la frecciatina anti-pagana , il Cristianesimo c'entra poco.Originariamente Scritto da EresiaMaxima
Innanzitutto la vittoria definitiva e totale su Cartagine porta a Roma moltissimo denaro. La vittoria sul Regno di Macedonia avvia la progressiva conquista della Grecia, che sarà definitiva con la spedizione militare di Silla.
Questo rafforza il prestigio e il potere di Roma. Porta ricchezza e porta anche al confronto con la cultura greca ed ellenistica.
L'eccessiva ricchezza però a cosa porta? Porta alla corruzione morale, e non solo, di una buona parte della società romana.
Se la diffusione dell'ellenismo porta ad un arricchimento dal punto di vista culturale a Roma, è altrettanto vero che, come evidenziava Catone il Censore, portò ad una modifica sostanziale della cultura romana delle origini.
Oltre tutto Roma viene a contatto anche con un'ellenismo decadente ed orientaleggiante, estraneo ai valori del Mos Maiorum e del genuino spirito ario-romano.
La tendenza orientaleggiante da un punto di vista culturale, filosofico e religioso si dimostrerà il virus che attanaglierà Roma dal 146 a.C. in poi e che porterà lentamente al suo crollo: questa tendenza nel corso degli anni favorirà anche la diffusione di dottrine filosofiche come l'epicureismo che faranno dilagare una parte non inconsistente dalla classe dirigente romana, ma anche della stessa società, nel lusso più sfrenato e nella corruzione morale.
Il Paganesimo stesso, ammettendo per sua natura una pluralità di divinità, non fu di certo un ostacolo alla diffusione dei culti orientali e a forme di religiosità estranee a quelle della Roma arcaica.
Da un punto di vista economico-sociale abbiamo anche la "questione agraria", che pone il problema della ricostruzione del ceto dei piccoli proprietari terrieri e dell'ingrossamento di una plebe urbana facile da illudere, la lenta decadenza del prestigio dell'aristocrazia romana e quindi della classe dirigente prima della Res Publica e poi dell'Imperium Populi Romani.
Per quanto riguarda la demografia, abbiamo un crollo delle nascite da parte italica e soprattutto romana, nello specifico nella classe aristocratica, che da sempre si era distinta per l'aver fornito il fior fiore di combattenti, generali e comandanti. Questo costringerà l'Impero a dover assoldare sempre più "barbari" e stranieri nell'esercito.
Sappiamo bene però che gli unici che possono difendere la propria patria meglio di tutti sono coloro che di questa patria fanno parte.
Per quanto l'Imperium Populi Romani esprimesse un'idea di universalità, chi potevano essere i più attaccati al prestigio di Roma se non gli stessi Romani e Italici?
La concessione della cittadinanza a tutti, oltre ad essere mossa da motivi prettamente fiscali ed economici, fu una sciagura vera e propria.
Dopo la dinastia berbera ed orientaleggiante dei Severi, dopo l'ennesimo periodo di caos, vi sarà una successione di imperatori di stirpe illirica (e quindi ariana) che tenteranno di far rivivere l'Impero, ognuno a suo modo.
Però, nonostante gli sforzi di un Aureliano, di un Diocleziano, di un Costantino, di un Giuliano l'Apostata e di un Teodosio (poi ognuno può avere il proprio giudizio in merito al "dominato" di questi, ma il dato di fatto oggettivo è che ognuno cercò di salvare l'Impero dalla sua lenta crisi) l'Impero crollerà lo stesso.
L'Imperatore bizantino Giustiniano tenterà di restaurare l'Impero, ma dopo la sua morte vi fu un nuovo crollo, causato dall'invasione longobarda in Italia.
Con la fine del dominio longobardo e la vittoria dei Franchi, una stirpe germanica di guerrieri e combattenti fieri e valorosi, difensori della Fede cristiana, nascerà un Impero che sarà Sacro e Romano, di fatto ridando vita al decaduto Impero Romano d'Occidente.