La mossa del Cavallo (cioè, del Cavaliere)
Anni di indigestione politica mi hanno abituato a non sottovalutare quello che fa Silvio Berlusconi. Mai.
Spero gli amici del PD facciano altrettanto.
Il Cavaliere, persa la battaglia del Senato con un indomito Prodi, tira le somme. Si trova alle strette, con Fini e Casini che non vedono l'ora di toglierselo dai peidi e perciò aprono a Veltroni e al PD. E come sempre, quando è alle strette il Berlusca va all'attacco, facendolo (bisogna proprio ammetterlo) con un'abilità e un coraggio da leoni. E' proprio quello che gli ha permesso di uscire in buona salute dalla tornata poltica, quando tutti lo davano per massacrato.
Dunque: il Partito del Popolo delle Libertà.
Vediamolo più da vicino. Il piano strategico lo potremmo chiamare "la mossa del cavallo". Ovvero, saltare a piedi uniti gli alleati e andare dritti alla meta ambita, che passa per il cuore del popolo.
Primo step: parte la fanfara dei media amici o meno. Subito i vari Il Giornale, Libero, e compagnia bella attaccano; bravo Silvio, chi ci sta ci sta, e se no dove vanno da soli?
Primo step-bis: parte la raccolta dei numeri. Sette milioni? Ma perché non sette miliardi? Tanto, non è quello il punto: la cornice dei media farà ancora la sua parte, parlando di grande legittimazione popolare al progetto.
Secondo step: si tirano i fili nei vari partiti. Si, perché la cosa bella, che gli alleati non conoscono fino in fondo, e che solo lui in tutto l'arco costituzionale è in grado di fare, è che il Cavaliere ha suoi emissari ben radicati nelle pieghe dei partiti del CDX. Nell'UDC ha Giovanardi, che è probabilmente il più grossolano e meno capace fra i leader di punta del partito di Casini. Fateci caso: ogni volta è stato lui a mettere i bastoni tra i piedi al Pierferdi. E non a caso già gongola sul progetto berlusconiano, spingendo l'UDC "a starci". E non è che questo provochi pochi problemi a Casini: vai a spiegarlo agli elettori, che il progetto del PPL non piace perché si deve dialogare con Veltroni e col PD. In AN, si era creato due scontenti. Anche lì, deboli nel carisma ma forti nell'immagine: Storace e Santanché. Sommateci la Mussolini, e avete già la Destra, capace di scardinare il sogno di Fini di accreditarsi come futuro leader del CDX. Nella Lega qualcuno si trova, che sia Calderoli o Castelli.
Adesso mettetevi nei panni degli "alleati". Come si regge alla forza d'urto? Gli apparati, che ancora rispondono ai leader, dicono "Non si entra". Ma rischiano erosioni di consenso paurose verso le alternative artigianali costruite in casa loro.
A questo punto, la cosa si fa interessante anche per il PD. Con chi si dialoga? L'istinto suggerirebbe di farlo con Fini e Casini, ma il rischio è di vedersi accreditati verso un contenitore a quel punto vuoto. E forse ai capoccioni dell'Ulivo, per i quali il bipolarismo è Vangelo, piace di più Berlusconi.
Dunque Silvio ha di nuovo bloccato i giochi. Non si muove foglia, senza che egli non voglia.
da www.kalash.ilcannocchiale.it
Ottima disamina.