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    Lightbulb L’antro della Sibilla

    L’antro della Sibilla
    di Mario Enzo Migliori - 22/03/2010

    Fonte: Centro Studi La Runa [scheda fonte]

    “I miei antenati, gente di montagna, avevano dimestichezza con gli incantesimi e le fate. Di mio nonno si diceva fosse un mago, forse perché sapeva di erbe e d’antiche leggende. Mia madre, come i suoi avi, era nata a Colleluce, un borgo di vecchie case all’ombra del Vettore, la cima più alta dei Monti Sibillini, che un tempo si chiamava Monte della Vittoria. Vettore sta per victor: vittorioso, chissà per quale antica battaglia che la storia non ricorda, forse combattuta fra sapienti e negromanti, angeli e diavoli, santi e draghi, o tra fate e streghe. Una battaglia che non ha tempo e non finisce mai. I racconti dei miei primi anni si mescolano a frammenti di vecchie storie che narravano di fate danzanti nel plenilunio, sulle pietraie desolate o sulla neve vergine: donne bellissime dai piedi di capra costrette, sul morir della notte, a correre verso i loro antri incantati, nel cuore segreto della montagna. Il nonno narrava della Sibilla, sapiente regina delle fate, amante di cavalieri. Narrava di Guerin Meschino che, entrato nel suo regno sotterraneo, a differenza di altri che mai più rividero la luce, ne uscì indenne da malie ed incantesimi” (p. 19). Sembrerebbe l’inizio di un avvincente romanzo rielaborante leggende medievali e rinascimentali. Si tratta invece dell’incipit dalla prefazione di un interessantissimo libro che raccoglie i frutti di una pluriennale ricerca su una delle più emozionanti e magiche località dell’Italia centrale. Condotta prima “sul campo”, raccogliendo da brava antropologa le fonti orali: leggende e tradizioni popolari locali che altrimenti rischiavano di essere smarrite. Alle quali vanno aggiunte quelle scritte sia nei libri sia nelle pietre. Infatti, Giuliana Poli ci rivela il nesso fra le prime e il simbolismo dei fregi, ancora visibili incisi sui muri e i portali degli edifici storici, delle case e delle chiese di questa zona appenninica e non solo: raffigurazioni di fasci di spighe e della ruota solare nonché i “fiori della vita” di chiara ascendenza etrusca.
    L’Autrice percorre l’excursus storico e religioso dei Monti Sibillini partendo dalle stratificazioni preistoriche, attraverso la civiltà dei Piceni (guidati da Picus Martius) con il culto della dèa Cupra, equivalente all’Afrodite ellenica, la religione etrusca che “ebbe grande influenza nel territorio dei Sibillini” (p. 29) – tra l’altro è ricordata la presenza della dèa Ancharia[1], particolarmente legata alla città di Ascoli, e la dèa Northia, “da cui la città di Norcia e il Lago di Pilato, ubicato tra il Monte Vettore (o meglio della Vittoria) ed il Monte Sibilla, che anticamente si chiamava il lago della dèa Northia” (p. 27) – i tardi apporti celtici[2], per giungere al periodo romano in cui si registrano i culti di Venere e di Cibele diffusissimi anche in questi territori.
    Non è un romanzo ma l’esposizione di una ricerca multiforme rigorosamente condotta ed esposta in maniera meticolosa la cui lettura risulta avvincente. Fondatamente la Sibilla è considerata frutto d’un sincretismo religioso d’antichissima origine, “un’enigmatica entità femminile che, nel corso della storia, è stata celebrata e concepita sotto aspetti diversi e con diversi nomi; varie sfumature della femminilità intesa come principio cosmico: Artemide, Isthar, Iside, Diana, Demetra, Venere, Cupra, Cibele, Cerere, Proserpina, Atena, Giunone, Hera, Afrodite, Circe” (p. 37).
    Dopo aver esposto le coincidenze tra gli eventi cosmici e le feste calendariali, l’Autrice passa a esporre quella che definisce “l’intuizione”: alcune chiese sparse per i sibillini, solitamente edificate sopra precedenti luoghi di culto, riprodurrebbero il disegno della costellazione della Vergine e oltretutto risulterebbero orientate nel loro asse principale verso l’area del cielo dove riappare dopo l’inverno, all’alba dell’equinozio di primavera.
    Dopo la descrizione dell’Antro della Sibilla e la relazione con la montagna cosmica, fanno seguito le pagine dedicate a “Percorsi iniziatici: il Guerin Meschino… le Sibille e le Sirene”. Quest’ultime nell’antichità classica viste principalmente come donne-uccello incantatrici col loro canto diverranno nel medioevo donne-pesce. “La nuova Sirena marina, apparirà nel gesto di separare con le mani gli estremi della coda, divenendo figura seducente ed invitante all’amore: incarnazione diabolica per la religione ufficiale. (…) spogliata delle sue ali di uccello, che solo gli angeli possono avere… Inoltre, avrà come unica valenza, quella di essere una bellissima creatura che seduce con gorgoglii di richiamo sessuale, mero corpo per compiacere gli uomini, ma resterà per sempre ‘muta’ come un pesce, perché le sarà tolto ‘il canto’ profetico e sapienziale” (p. 114-115)[3].
    In un denso capitolo la Poli affronta la documentazione inerente la Sibilla Cumana, dai versi virgiliani e le altre fonti classiche per giungere ad affrontare la probabile identificazione fra la Sibilla Cumana e la Sibilla Appenninica. Le Sibille erano profetesse ispirate dalla divinità alla quale erano consacrate e della quale erano la parola vivente e magica. Costituivano l’espressione di antiche culture sciamaniche grazie alle quali l’uomo entrava in comunione con la natura e le sue intelligenze spirituali, i suoi spiriti e le sue fate e, tramite quest’apertura, entrava in contatto con la divinità.
    Come ha correttamente evidenziato Stefano Arcella nel suo saggio introduttivo “rispetto a tale valorizzazione spirituale della Donna nel mondo pagano, la demonizzazione che essa ha subito nella storia del cattolicesimo, giustamente criticata dall’Autrice, appare come un processo involutivo, limitativo, che ne svaluta le potenzialità profonde, complementari e non antagoniste a quelle dell’uomo” (p. 16).
    Bisogna riconoscere a Giuliana Poli, autrice anche della bella e significativa copertina, il merito di aver realizzato un’opera rigorosa, documentata e nello stesso tempo non tediosa ma di scorrevole e brillante lettura.
    * * *
    GIULIANA POLI, L’Antro della Sibilla e le sue sette sorelle, Controcorrente, Napoli 2008, pp. 208 + 40 di tavole a colori, € 16,00.
    Note
    [1] Cfr. M. Pittau, Dizionario comparativo Latino-Etrusco, s. v. Ancaria, Edes, Sassari 2009, p. 30.
    [2] Che probabilmente andrebbero ridimensionati essendo stati, in zona, tardi e limitati. L’Appennino aveva già questo nome quando vi giunsero le tribù galliche; occorrerebbe attribuirlo al sostrato ligure (cfr. R. Del Ponte, I Liguri. Etnogenesi di un popolo, II ed., Ecig, Genova 1999, pp. 23 e 121-123; e L. Marcuccetti, La lingua dimenticata, alla scoperta delle parole degli antichi Liguri attraverso i nomi dei luoghi, Luna, La Spezia 2008, pp. 278-285).
    [3] Sempre sul tema Sirene cfr.: S. Bernardini, Il Serpente e la Sirena, Il sacro e l’enigma nelle pievi toscane, II ed., DonChisciotte, San Quirico d’Orcia 2005.
    [Pubblicato in: "Arthos", XII, n.s., 18, 2009, pp. 87-89].

  2. #2
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    Wink Rif: L’antro della Sibilla



    La terra magica e suggestiva dei Monti Sibillini è un crocevia ove sacralità, natura, arte e storia s'incontrano, concorrendo a formare una complessa, antica ed affascinante identità culturale.
    L'Autrice, che proviene da ricerche antropologiche sulle tradizioni popolari locali, illustra e sistematizza le risultanze di una più approfondita ricerca sulle leggende e le tradizioni orali raccolte "sul campo", secondo il metodo tipico degli antropologi.
    Tre sono gli aspetti peculiari di questo libro. Il primo è quello di aver riscoperto, salvaguardato e tramandato un patrimonio di tradizione orale che altrimenti rischiava di andare smarrito.
    Il secondo concerne il nesso fra le fonti orali ed il simbolismo dei fregi incisi sui portali e sui muri degli edifici storici, delle chiese, delle case dell'area studiata.
    Il terzo riguarda il rapporto fra la leggenda delle "Sette Sorelle" ed il nucleo centrale di un più ampio e numeroso complesso di chiese sparse sui monti Sibillini, la cui topografia, secondo l'Autrice, riflette il modello celeste della Costellazione della Vergine, simbolo astrologico del Femminino inteso quale principio cosmico.
    La tradizione orale e l'architettura religiosa, con la sua topografia ed il suo simbolismo, vengono connesse con la grande tradizione letteraria sulla Regina Sibilla ed il Guerin Meschino, di un Antoine de la Sale, di un Andrea da Barberino, di un Cecco d'Ascoli, riportando il tutto agli Archetipi universali e perenni del "mondo della Tradizione": la Grande Madre - Regina Celeste, Signora della Vita, Acqua di Vita - ed il Padre Celeste (che si manifesta nel dio celtico Poeninus e nel Picus Martius italico), le nozze sacre fra il "Re" e la "Regina".
    La ricerca sui Monti Sibillini viene impostata secondo due coordinate: quella storico-religiosa e quella esoterico-tradizionale, ossia il tempo e l'eternità, la storia e la metastoria, il finito e l'infinito, poiché nell'uomo sono presenti entrambe le dimensioni, come nella croce equilatera di antichissima origine.
    Risalta la Sibilla quale sacra parola vivente del dio, figura estatica, misteriosa, ispirata e dalle origini sciamaniche, che connette simbolicamente e realmente la sacralità di queste terre a quella dei Campi Flegrei.
    I "fiori della vita" incisi nei fregi simbolici, i fasci di spighe, le ruote solari, le linee di forza che dal Monte si irradiano verso due stelle, sono la migliore sintesi figurativa della sensibilità che vibra in tutte le pagine, animate dal richiamo interiore dell'Autrice verso il Genius Loci di questa antica e magica terra.


    GIULIANA POLI, giornalista, studiosa e ricercatrice di antropologia culturale, religioni comparate e di tradizioni popolari. Figlia dei Monti Sibillini, Ascoli Piceno è la sua terra d'origine e il suo primo osservatorio.

    "E così è anche nel volgere del giorno:
    il Sole è superiore alle tenebre della Notte,
    ma è dal mistero di queste che
    Egli si leva radioso ogni mattino".
    Prefazione di Stefano Arcella.
    Pagine 208 + 40 di illustrazioni a colori.
    ISBN 978-88-89015-70-4

    L'Antro della Sibilla e le sue sette sorelle - ControCorrente Edizioni - Libri Online

  3. #3
    Papessa
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    Predefinito Rif: L’antro della Sibilla

    Molto interessante: un testo da leggere sicuramente.


    "E così è anche nel volgere del giorno:
    il Sole è superiore alle tenebre della Notte,
    ma è dal mistero di queste che
    Egli si leva radioso ogni mattino".


    In questi versi è racchiusa una grande verità dalle molteplici conseguenze.
    Alcune delle quali inaccettabili e paradossali per molti.
    Ultima modifica di primahyadum; 23-03-10 alle 14:59
    "Così penseremo di questo mondo fluttuante: una stella all'alba; una bolla in un flusso; la luce di un lampo in una nube d'estate; una lampada tremula, un fantasma ed un sogno:"
    (Sutra di diamante)

  4. #4
    Baron Samedi
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    Predefinito Rif: L’antro della Sibilla

    Citazione Originariamente Scritto da primahyadum Visualizza Messaggio
    Molto interessante: un testo da leggere sicuramente.


    "E così è anche nel volgere del giorno:
    il Sole è superiore alle tenebre della Notte,
    ma è dal mistero di queste che
    Egli si leva radioso ogni mattino".


    In questi versi è racchiusa una grande verità dalle molteplici conseguenze.
    Alcune delle quali inaccettabili e paradossali per molti.
    Quoto, messo nella lista dei prossimi acquisti.
    I Monti Sibillini rappresentano l'omphalos per eccellenza......

  5. #5
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    Predefinito Rif: L’antro della Sibilla

    Suscitò scalpore Giovanni Rocchi nel '96 quando, nella pubblicazione Sibilla Disegno di Dio, asserì che le lettere/numeri in parte ancora oggi visibili sul frontone dello scomparso antro facessero parte di una epigrafe bustrofedica picena, inserita in una variegata composizione a basso sorili, riportante la dizione SIPILLA THEI PIKI ovvero SIBILLA DEL DIO PICO.
    Commenti entusiastici e critiche aspre sono confluiti, una volta sedimentate le reazioni, nella diffusa impressione che si tratti effettivamente di monogrammi piceni arcaici, lasciando alla discussione la interpretazione letterale: in coerenza con il Momnsen che, disponendo di un quadro più completo e intatto (si era nell'800) delle incisioni, era convinto si trattasse di esatte significazioni; in linea altresì con la testimonianza di Umberto Pieragostini, che avendo partecipato alla spedizione del Corpo Forestale e del Consorzio Val di Tenna nel '52 riferisce dei caratteri della epigrafe definiti lettere greche dal direttore dei lavori!
    Su quelle incisioni seguaci rosicruciani ricavarono il "1378" tuttora leggibile, data di nascita del mitico fondatore della setta Christian Rosenkreutz che nei meandri labirintici di un castello o di una montagna visse la propria iniziazione. Un fatto meritevole di adeguate ricerche.

    VIRGILIO - ENEIDE

    "Al sommo della rocca, augusto ed ampio, che sublime reggean cento colonne, era un [tectum], del laurente pico reggia e dimora un giorno, che dei boschi sacro il terror rendeva e il culto avito. Qui ricever lo scettro e primamente alti levare i fasci era pei re ben augurale usanza; ed era il tempio la lor curia e insiem la sacra sede dei solenni banchetti ove solevano sedere a mensa in lunga fila i padri. Nel vestibolo in ordine disposte stavan l'effigie degli antichi padri scolpite in cedro: Italo, Sabino (primo cultore della lente vite con la ricurva ronca sotto il busto); ed il vecchio Saturno e il simulacro del Dio bifronte e gli altri re aborigeni che per la patria, in guerra, combattendo soffersero ferite. Ai sacri stipiti erano appese l'armi prese in guerra; asce ricurve, cocchi, creste d'elmi, gran serrami di porte, giavellotti, e scudi e rostri svelti alle carene. Col quirinale lituo ivi sedeva, di corta trabea mantellato, Fico, domator di cavalli, e il curvo ancile con la manca reggeva. Arsa di voglia, al lieve tocco di una verga d'oro, Circe maliarda lui coi suoi veleni in uccello converse, e le sue ali tutte adorno di variopinte piume. In questo tempio dei paterni Dei dall'alto seggio avito, il re Latino invita i Teucri entro la soglia... ".

    Sono versi tratti dal settimo libro dell'Eneide, nella traduzione di Adriano Bacchielli .L'affresco poetico ha la dirompente capacità di evocare sensazioni profonde e fenomeni del "dejà vu".
    Nonostante il commento possa irrigidire lo spontaneo fluire di considerazioni, è utile focalizzare alcuni elementi di fondo.
    Osserviamo subito che sotto la metafora della seconda parte dell'Eneide si scorge una potente sintesi epica ed epocale dell'Italia preromana, contenente, quasi archivio criptato in chiave poetica, una quantità enorme di dati storici.
    Ecco allora pico: Picchio e Picco, totemici riferimenti delle vallate adriatiche e tirreniche.

    Figlio di quel Saturno che "raccolse la fiera gente dagli alti monti" (gli Aborigeni), aveva per dimora un "tectum" (traducibile col geodetico palazzo ma anche con tempio o meglio con antro, vedasi "tecta Sibillae") posto nella rocca più alta, sull'arce di Laurento , sorretto da cento colonne6, che ispirava sacro terrore per le selve e i culti ivi praticati7, dove erano conservate le effigi di personaggi fortemente emblematici della storia/preistoria e della geografia centroitalica: Saturno o dell'agricoltura; Sabino eponimo fratello di Pico; Italo eroe giunto dall'Arcadia, il più fortunato e immortalato dei nomi; Giano bifronte a guardia dell'Adriatico e del Tirreno; i montanari re aborigeni. Un luogo alto e baricentrico, dunque. Uno spartiacque. Un riferimento geodetico. Un crocevia.

    Laurento è la sua città, un mito incollocato. Simbolo dello spazio e gloria del tempo. Labirinto e Corona.
    Il labrys ascia bipenne, di Giove e di Pico (lu picu!), diede nome alla dimora labyrintos dalle cento colonne. Lauro è l'alloro latino,letterario e dialettale,è corona di trionfo, laurento è labirinto laureo.
    per una mitologia che è metafora archetipica della storia, abbiamo una mezza idea di dove andare a cercare. !

    tratto da : La Dama Delle Acque -misteri e tesori della Sibilla Appenninica-di Lando Siquilini - Andrea Livi editore






    "Chi si ponga oggi di fronte alla Sibilla, montagna che da detto appellativo ha per la sua vastissima fama dato il nome all'intera catena di monti, trova senza dubbio un riscontro tra il carattere sibillino ed ermetico dei responsi di questa grande figura dell'antichità e i motivi oscuri che dovettero ispirare la denominazione del monte.
    Eppure la Sibilla è là pronta a svelarsi al più perspicace che sappia intuire il senso della sua leggenda di fama così alta e risonante per vari secoli.
    Lasciamo la parola allo storico e allo studioso di religioni antiche; forse in un primo accertamento ha egli più diritto che altri di dire la sua parola.
    La Sibilla esprime un'antica voce di profezia. Dall'antichità classica ci giunge il ricordo di queste profetesse, assise presso la bocca delle caverne, nell'atto di affidare alle foglie i loro responsi, invasate e frementi dello spirito di Apollo che le possiede.
    I grandi avvenimenti dell'antichità sono tutti posti sulla bocca di tali donne, e i loro responsi delincano così a grandi tratti le svolte più decisive della storia umana.
    Né certo Virgilio si sottrasse a una moda inveterata; né il cristianesimo mancò di porre la voce profetica della Sibilla all'alba di una nuova era che fu rivoluzione e dissolvimento del passato. ( ma guarda un pò quei profani di studiosi storici cos'è che affermano sull'azione dissolutoria del cristianesimo n.d.r )
    Così questa donna, che era stata troppo grande per rimanere sepolta fra le rovine del paganesimo, passa nella nuova religione, e la sua figura gigantesca si inchina ancora dai soffitti delle nuove chiese, ci viene incontro scolpita sopra le porte dei nostri templi come la preannunziatrice di Cristo, colei che ha schiuso le porte al Redentore ".

    tratto da - Luigi Paolucci -La Sibilla Appenninica
    Ultima modifica di acchiappaignoranti; 24-03-10 alle 21:46
    furono i riti italici ad entrare in grecia, e non viceversa.

    Platone, "libro delle leggi"

  6. #6
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    Thumbs up Rif: L’antro della Sibilla

    Su radio rai 2 G.De Turris intervista l'autrice,che se è quella del video....complimenti vivissimi!!hefico:

    YouTube - Giuliana Poli l antro della sibilla e le sue sette sorelle

  7. #7
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    Predefinito Rif: L’antro della Sibilla

    Citazione Originariamente Scritto da Arthur Machen Visualizza Messaggio
    Su radio rai 2 G.De Turris intervista l'autrice,che se è quella del video....complimenti vivissimi!!hefico:

    YouTube - Giuliana Poli l antro della sibilla e le sue sette sorelle
    che voi da Giuliana nostra ?

    comunque è stata realmente valida.... speriamo continui così
    furono i riti italici ad entrare in grecia, e non viceversa.

    Platone, "libro delle leggi"

  8. #8
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    Predefinito Rif: L’antro della Sibilla

    Citazione Originariamente Scritto da acchiappaignoranti Visualizza Messaggio
    che voi da Giuliana nostra ?

    comunque è stata realmente valida.... speriamo continui così
    Elle est très jolie

    Cit.acchiappaignoranti

 

 

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