Staminali? Finite le "scuse" di chi distrugge gli embrioni
Staminali sì, ma senza embrioni Trasferendo quattro geni, le cellule della pelle ritornano bambine: “Così si risolvono i problemi etici”. Una ricerca americana e giapponese: “Non immaginavamo che potesse essere tanto semplice. Si apre una nuova era”MAURIZIO MOLINARICORRISPONDENTE DA NEW YORK
«Una nuova era per la scienza, l’equivalente biologico del primo aeroplano del fratelli Wright». Con queste parole Robert Lanza, titolare dei laboratori dell’Advanced Cell Techology del Massachusetts, riassume la scoperta del metodo scientifico che consente di adoperare le cellule della pelle come se fossero cellule staminali tratte da embrioni.
A rendere pubblico «il gigantesco passo compiuto» è stata la simultanea pubblicazione sui giornali scientifici «Cell» e «Science» dei risultati delle ricerche condotte in Giappone dal team dell’Università di Kyoto, guidato da Shinya Yamanaka, e negli Stati Uniti dal pioniere delle cellule staminali, James Thompson dell’Università di Madison nello Stato del Wisconsin. Entrambi documentano di essere riusciti a creare in laboratorio delle cellule che si comportano come se fossero staminali, anche se non sono state estratte da embrioni.
Lo stesso risultato è stato ottenuto con tecniche differenti: Yamanaka ha riprogrammato delle cellule della pelle di una donna di 36 anni, mentre Thompson ha lavorato sulle cellule della pelle di un neonato. Essenzialmente, entrambi i laboratori hanno seguito la stessa strada per riuscire nell’impresa: hanno adoperato dei virus per trasferire quattro geni sulle cellule della pelle ed hanno ottenuto cellule simili a quelle staminali. Si tratta di quattro geni noti per riuscire ad attivare o disattivare altri geni, ma come sia stato possibile che siano riusciti a produrre cellule simili a quelle staminali è, per ammissione degli stessi autori della ricerca, «un mistero».
«La realtà è che nessuno di noi ha mai immaginato che potesse essere così semplice», è stato il commento di Thomson, secondo il quale «già da subito sono migliaia i laboratori negli Usa in grado di ripetere quanto ci è riuscito». E il primo a raccogliere l’invito è stato George Daley, presidente della Società internazionale per la ricerca sulle staminali e in forza all’Istituto medico di Harvard, che ha promesso di impegnarsi sul fronte dei «rischi per la salute causati dal cancro», avvertendo però che «non è chiaro quanto tempo servirà per ottenere dei risultati». «Dobbiamo verificare nella pratica l’efficacia della straordinaria scoperta», ha precisato Daley, tradendo una forte emozione per «il momento epocale che stiamo vivendo».
La scoperta americana e giapponese può avere un impatto significativo nel dibattito sulla ricerca sulle cellule staminali, in quanto chi si oppone, finora, l’ha fatto in nome della difesa dei diritti dell’embrione, considerato una forma di vita sulla base di convinzioni etiche e religiose. Lo stesso presidente Usa, George W. Bush, ha imposto seri limiti alla ricerca sulle staminali sulla base di tali convinzioni e ieri la Casa Bianca è stata veloce a plaudire alla scoperta, sottolineando come sia avvenuta «rispettando i confini dell’etica» e «grazie all’impegno di denaro dei contribuenti» a sostegno di un filone di ricerca che rispetta i diritti dell’embrione. L’importanza delle staminali sta nel fatto che possono trasformarsi potenzialmente in qualsiasi tipo di cellule umane e, dunque, possono aiutare ad affrontare malattie finora considerate senza soluzione.
Si aprono perciò nuovi orizzonti per la ricerca: da un lato verso la produzione di cellule staminali non-embrionali capaci di fronteggiare le malattie incurabili, ma dall’altro anche verso la clonazione di cellule, soprattutto per i trapianti. Il tutto senza passare per embrioni, fertilizzazione in vitro, ricorso a uova femminili o seme maschile. «Questi problemi etici sembrano alle nostre spalle», osserva Laurie Zoloth, direttore del Centro di Bioetica della Northwestern University, parlando in sintonia con la Chiesa cattolica. «E’ uno sviluppo di importanza epocale, perché offre un’alternativa moralmente non problematica alla clonazione e credo che sarà accettabile per i cattolici»: sono state le parole di Richard Doerflinger, portavoce della Conferenza episcopale Usa.
Questo non significa, comunque, che tutti gli ostacoli etici siano stati superati ed il primo ad ammetterlo è lo stesso Yamanaka, riferendosi alla necessità di riuscire a distinguere con certezza scientifica le cellule staminali embrionali da quelle create grazie al nuovo metodo scientifico e denominate «iPS».
(La Stampa)
Commenti.
Bruno Dalla Piccola (presidente onorario Scienza&Vita): "E' successo quello che dissi due anni e mezzo fa, durante la campagna elettorale sulla legge 40: bisogna investire nella ricerca sulle cellule staminali adulte perchè è da lì che avremo i maggiori risultati per l'uomo. Senza distruggere l'uomo.
Guido Cossu (comitato per il sì al referendum sulla Legge 40): "Da oggi cambia tutto. Da oggi la Legge 40 diventa la legge più moderna e intelligente d'Europa. Non ha senso continuare con gli embrioni, così evitiamo pure problemi etici".
Angelo Vescovi (presidente Neurothon): "D'altronde le cellule staminali adulte hanno sempre dato risultati, a differenza degli 0 (zero) risultati delle embrionali.
Ian Wilmut (inventore di "Dolly la pecora clonata"): "Io sono già passato un anno fa - nell'indifferenza generale - alla ricerca sulle staminali adulte, che mi ha reso più apposto con l'etica e più avanti con la ricerca".
Livia Turco (ministro della Sanità): "E' chiaro che ora la ricerca debba andare in quella direzione. Appoggerò Neurothon e il prof.Vescovi, perchè meritano maggiori intenzioni dallo stato".