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    Governo Prodi: il militarismo è qui. Pacifisti o pacifinti?

    Questo governo ha tradito le promesse con cui era stato eletto? Bé per i pacifisti la risposta è una sola: "Certo." Buona lettura...



    Zanotelli: Movimento della pace, svegliati!

    Zanotelli: Movimento della pace, svegliati!
    Lunedì 19 novembre 2007
    “Vergogna!”. Non usa mezzi termini p. Alex Zanotelli nel commentare la “Finanzia armata” approvata al Senato anche dalla cosiddetta Sinistra Radicale. “Delusione profonda verso la Sinistra Critica che in piazza chiede la chiusura dei ‘lager per gli immigrati’, parla contro le guerre e l’imperialismo e poi vota con la Destra per rifinanziarli” – sottolinea Zanotelli. “E sono fior di quattrini! Non ne troviamo per la scuola, per i servizi sociali, ma per le armi sì! E tanti! Infatti la Difesa per il 2008, avrà a disposizione 23,5 miliardi di euro: un aumento di risorse dell’11% rispetto alla finanziaria del 2007 che già aveva aumentato il bilancio militare del 12%. Il governo Prodi in due anni ha già aumentato le spese militari del 23%!”. Ma il missionario sferza soprattutto il movimento della pace “che dorme sonni tranquilli”. “Il nostro silenzio, il silenzio del movimento per la pace significa la morte di milioni di persone e dello stesso pianeta”. E dalle pagine di Nigrizia lancia un appello via Internet. Ecco il testo della sua lettera:

    FINANZIARIA, ARMI e POLITICA: CHE VERGOGNA!

    Rimango esterrefatto che la Sinistra radicale (la cosiddetta Cosa Rossa) abbia votato, il 12 novembre con il Pd e tutta la destra, per finanziare i Centri di permanenza temporanea (Cpt), le missioni militari e il riarmo del nostro paese. Questo nel silenzio generale di tutta la stampa e i media. Ma anche nel quasi totale silenzio del “mondo della pace”.

    Ero venuto a conoscenza di tutto questo poche ore prima del voto. Ho lanciato subito un appello via Internet: era già troppo tardi. La “frittata” era già fatta. Ne sono rimasto talmente male, da non avere neanche voglia di riprendere la penna.

    Oggi sento che devo esternare la mia delusione, la mia rabbia. Delusione profonda verso la Sinistra Critica che in piazza chiede la chiusura dei “lager per gli immigrati”, parla contro le guerre e l’imperialismo e poi vota con la destra per rifinanziarli. E sono fior di quattrini! Non ne troviamo per la scuola, per i servizi sociali, ma per le armi sì! E tanti!

    Infatti la Difesa per il 2008, avrà a disposizione 23,5 miliardi di euro: un aumento di risorse dell’11% rispetto alla finanziaria del 2007, che già aveva aumentato il bilancio militare del 12%. Il governo Prodi in due anni ha già aumentato le spese militari del 23%!

    Ancora più grave per me è il fatto dei soldi investiti in armi pesanti. Due esempi sono gli F35 e le fregate FREMM. Gli F35 (i cosiddetti Joint Strike Fighter) sono i nuovi aerei da combattimento (costano circa 110 milioni di euro ciascuno). Il sottosegretario alla Difesa Forcieri ne aveva sottoscritto, a Washington, lo scorso febbraio, il protocollo di intesa. In Senato, alcuni (solo 33) hanno votato a favore dell’emendamento Turigliatto contro il finanziamento degli Eurofighters, ma subito dopo hanno tutti votato a favore dell’articolo 31 che prevede anche il finanziamento ai satelliti spia militari e le fregate da combattimento FREMM.

    Per gli Eurofighters sono stati stanziati 318 milioni di Euro per il 2008, 468 per il 2009, 918 milioni per il 2010, 1.100 milioni per ciascuno degli anni 2011 e 2012! Altrettanto è avvenuto per le fregate FREMM e per i satelliti spia.

    È grave che la Sinistra, anche la Critica, abbia votato massicciamente per tutto questo, con la sola eccezione di Turigliatto e Rossi e altri due astenuti o favorevoli. Purtroppo il voto non è stato registrato nominativamente! Noi vogliamo sapere come ogni senatore vota!

    Tutto questo è di una gravità estrema! Il nostro paese entra così nella grande corsa al riarmo che ci porterà dritti all’attacco all’Iran e alla guerra atomica. Trovo gravissimo il silenzio della stampa su tutto questo: una stampa sempre più appiattita!

    Ma ancora più grave è il nostro silenzio: il mondo della pace che dorme sonni tranquilli. È questo silenzio assordante che mi fa male. Dobbiamo reagire, protestare, urlare! Il nostro silenzio, il silenzio del movimento per la pace significa la morte di milioni di persone e dello stesso pianeta. La nostra è follia collettiva, pazzia eretta a Sistema. È il trionfo di “O Sistema”. Dobbiamo riunire i nostri fili per legare il Gigante, l’Impero del denaro. Come cittadini attivi nonviolenti dobbiamo formare la nuova rete per dire 'No' a questo Sistema di Morte e un 'Sì' perché vinca la Vita.

    Alex Zanotelli



    [spoiler=Da disarmo.org]
    Finanziaria di guerra

    Cosa ci riserva la legge finanziaria 2008

    All'inizio, quando le trattative sulla Finanziaria erano appena avviate, sembrava che il governo avesse intenzione di ridurre le spese militari nell'ambito dei consueti tagli alla spese pubblica. Poi però contro il ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa, colpevole di aver avanzato tale ipotesi, è partito l'attacco dei generali e, soprattutto, del ministro della Difesa Arturo Parisi, il quale ha minacciato a mezzo stampa che, se i tagli fossero stati confermati, il Nuovo Modello di Difesa - cioè l'esercito dei professionisti - sarebbe andato in crisi e la leva obbligatoria sarebbe stata ripristinata. Tanto è bastato non solo a rinunciare ai risparmi ma anzi prevedere un cospicuo aumento della spesa militare nonostante Prodi e i suoi alleati nel "Programma di governo 2006-2011" abbiano scritto che l'Unione si impegna "a sostenere una politica che consenta la riduzione delle spese per armamenti".

    Spese militari e armi: quasi due miliardi e mezzo in più
    E infatti, in base a quanto previsto dalla Finanziaria 2008 che il Parlamento ha appena cominciato a discutere, per i grandi sistemi d'arma (quindi non le dotazioni ordinarie delle Forze Armate che pure sono previste, ma per aerei caccia e navi da guerra) l'Italia spenderà più di un miliardo e 200 milioni di euro, e si impegna a spenderne almeno altri cinque nei prossimi tre anni. Ma non solo quella per i sistemi d'arma: è l'intera spesa militare (cioè il funzionamento ordinario delle quattro Forze armate, le missioni all'estero e il finanziamento pubblico al comparto militar-industriale) che, secondo la legge Finanziaria varata dal governo, dovrebbe crescere di oltre l'11% rispetto allo scorso anno - quando già c'era stato un incremento dell'11,3% rispetto al 2006 -, aumentando di oltre 2.341 milioni di euro e raggiungendo la cifra record di 23 miliardi e 352 milioni di euro (di cui 20.928 milioni dal bilancio preventivo della Difesa e 2.424 aggiunti dalla Finanziaria).

    Sono le cifre che emergono dal rapporto sulla Finanziaria 2008 curato dalla campagna Sbilanciamoci! che ha il merito di aggregare tutti le spese militari e per gli armamenti solitamente suddivise in diversi capitoli di bilancio ripartiti fra vari ministeri. A lievitare è soprattutto la "funzione Difesa" - le spese per il mantenimento di esercito, aeronautica e marina - che assorbe buona parte del finanziamento complessivo, oltre 15 miliardi di euro. E il 60% di questa cifra viene impiegato per pagare gli stipendi del personale. "Il problema nasce quando, con il congelamento della leva obbligatoria ed il passaggio a Forze Armate esclusivamente reclutate su base volontaria - si legge nel rapporto di Sbilanciamoci - si è deciso, per non scontentare troppo i vertici militari, di portare le nostre Forze armate ad una consistenza di 190mila uomini", dei quali attualmente oltre 100mila sono ufficiali e sottoufficiali. Un esercito, quindi, in cui i 'comandanti' sono più numerosi dei 'comandati', tanto che lo stesso Capo di Stato Maggiore della Difesa, l'ammiraglio Giampaolo Di Paola, in un'audizione alla commissione Difesa della Camera, ha ammesso che nelle Forze Armate italiane ci sono 39.120 marescialli e 2.813 ufficiali in più rispetto a quelli stabiliti.

    Quasi 5 miliardi e mezzo di euro vengono destinati ai carabinieri - che dall'ottobre del 2000 sono la quarta Forza Armata italiana, soprattutto per volontà dell'ex premier Massimo D'Alema - e i restanti 3 miliardi, tolte alcune spese 'secondarie' (come il pagamento delle pensioni provvisorie o l'accisa sui carburanti), vengono impiegati per il finanziamento delle missioni militari all'estero, per i sistemi d'arma e per l'industria della Difesa. Sono 27, attualmente, le missioni all'estero (in 19 Paesi), che coinvolgono quasi 8mila militari e che costeranno, in base a quanto previsto dalla Finanziaria, 1 miliardo di euro. Le spese sono assorbite soprattutto dalle tre missioni principali: Isaf in Afghanistan, 2.290 militari e 310 milioni di euro di costo; Unifil in Libano, 2.400 soldati e 380 milioni di euro; infine la missione nei Balcani, dove ci sono ancora 2.600 militari per un costo di 190 milioni di euro.
    Per quanto riguarda le politiche di riarmo, l'Italia partecipa a due grandi programmi internazionali, finalizzati alla costruzione di aerei da guerra: il caccia europeo Eurofighter (consorzio formato da Italia, Germania, Gran Bretagna e Spagna) e il cacciabombardiere Nato Joint Strike Fighter (consorzio Italia, Usa, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Canada, Danimarca, Norvegia, Australia e Turchia). Per l'Eurofighter - di cui l'Italia acquisterà 121 esemplari - la Finanziaria 2008 stanzia 968 milioni di euro (e, fino al 2012, l'impegno di spesa previsto è di 5 miliardi e 400 milioni di euro), mentre per il Jsf - l'Italia ne vorrebbe acquistare 131, in parte assemblati nell'aeroporto di Cameri (No), dove il 4 novembre si è svolta una manifestazione promossa dalla rete Disarmiamoli - verranno spesi oltre 100 milioni di euro (ma i costi del programma, che durerà non meno di 40 anni, potrebbero raggiungere cifre al momento imprevedibili). Poi ci sono 155 milioni di euro per le navi da guerra Fremm (Fregata europea multisessione) e 20 milioni di euro per altri sistemi di difesa.

    I generali, dallo Stato Maggiore all'industria armiera
    Si tratta - soprattutto l'Eurofighetr e il Jsf - di programmi di lunghissima durata, di costo spropositato e viziati da un poco noto conflitto di interessi: infatti molte aziende armiere italiane sono guidate da ex generali che fino a qualche anno fa erano ai vertici della Difesa; in quella veste proponevano e sostenevano i progetti di riarmo che, approvati dai governi, ora vengono realizzati da quelle stesse aziende di cui sono presidenti o consiglieri di amministrazione. Come, per esempio, l'ammiraglio Guido Venturoni, Capo di Stato maggiore della Marina dal 1992 al 1993 e della Difesa dal 1994 al 1999, e ora membro del Cda di Finmeccanica e presidente di Selex Communications (gruppo Finmeccanica: si occupa di sistemi per le telecomunicazioni militari); il generale Mario Arpino, Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica dal 1995 al 1999 e della Difesa dal 1999 al 2001, attualmente presidente della Vitrociset (sistemi aerospaziali, radar e telecomunicazioni); l'ammiraglio Umberto Guarnieri, Capo di Stato Maggiore della Marina dal 1998 al 2001, adesso presidente di Orizzonte Sistemi Navali (gruppo Finmeccanica: si occupa di unità navali militari); il generale Sandro Ferracuti, capo di Stato maggiore dell'Aeronautica dal 2001 al 2004, ora presidente di Ams (gruppo Finmeccanica: si occupa di radar e apparati elettronici militari); l'ammiraglio Marcello De Donno, capo di Stato maggiore della Marina dal 2001 al 2004, attualmente presidente di Agusta (gruppo Finmeccanica: costruisce elicotteri); e il generale Giulio Fraticelli, capo di Stato Maggiore dell'Esercito dal 2003 al 2005, adesso presidente della Oto Melara (gruppo Finmeccanica: produce artiglierie navali), fra l'altro in palese violazione della legge 185/90 che vieta ai generali di assumere incarichi dirigenziali nelle industrie armiere se non sono trascorsi almeno tre anni dal loro congedo.

    L'unico taglio degno di nota - segnala il rapporto di Sbilanciamoci! - arriva dalla riduzione dei tribunali militari che passano da nove a tre, con il conseguente trasferimento di 50 magistrati alla Magistratura ordinaria e un risparmio di 848 milioni di euro nel 2008 (e poco più di 2.800 milioni nei due anni successivi). Risparmi che però, come si è visto, sono stati abbondantemente assorbiti dalla crescita delle spese in tutti gli altri comparti.

    Massimo Paolicelli: Finanziaria vergognosa, taglia gli insegnanti, compra i cacciabombardieri
    Approfondiamo la questione con Massimo Paolicelli, presidente dell'Associazione Obiettori Nonviolenti e autore della sezione relativa alle spese militari del rapporto della campagna Sbilanciamoci! sulla Finanziaria 2008.
    Per il secondo anno consecutivo il governo di centro-sinistra decide di incrementare le spese militari. Come valuti questa scelta?
    È vergognoso che in due anni le spese militari del nostro Paese siano aumentate di più del 20%, raggiungendo la cifra record di oltre 23 miliardi di euro. E questo mentre ci viene detto che non ci sono i soldi per gli insegnanti di sostegno nelle scuole e il servizio civile volontario viene sempre più ridimensionato. I soldi quindi ci sono, ma il governo sceglie di impiegarli per le Forze armate piuttosto che per fare fronte ad altre necessità.

    Come si spiega una spesa così elevata?
    Bisogna soprattutto tener conto di due elementi: i costosissimi programmi internazionali di riarmo a cui l'Italia partecipa e il numero eccessivo di militari che compongono le Forze armate. Abbiamo oltre 185mila militari in servizio, sui 190mila previsti, e di questi più di 100mila, quindi la maggioranza, sono graduati: 25mila ufficiali e 75mila sottoufficiali, di cui oltre 63mila marescialli. Tanto che lo stesso Capo di Stato Maggiore della Difesa ha detto pubblicamente che ci sono più di 39mila marescialli e quasi 3mila ufficiali in più rispetto a quelli stabiliti. Visto che con la Finanziaria si lasciano a casa 33mila insegnanti, non capisco perché non si potrebbero trasferire i 40mila marescialli alla Protezione civile - ci si ricorda l'emergenza incendi della scorsa estate? - oppure nella Pubblica sicurezza, sostituendo migliaia di poliziotti bloccati in attività di ufficio che così potrebbero essere impiegati in mansioni operative.

    Poi ci sono i sistemi d'arma...
    Esatto. Ci si imbarca in progetti faraonici con ambizioni da superpotenza, sperperando ingenti cifre di soldi pubblici, e poi non si hanno i soldi per carburante e pezzi di ricambio. La nuova portaerei Cavour, che dovrebbe entrare in servizio proprio il prossimo anno, ci è costata 1.390 milioni di euro. Oppure l'Eurofighter, un programma per lo sviluppo di velivoli per la difesa area con compito primario di contrasto delle forze aeree avversarie e con capacità secondaria di svolgere missioni di attacco al suolo il cui completamento è previsto nel 2015 con costi di oltre 18 miliardi di euro; la Corte dei Conti è intervenuta più volte su questo progetto per denunciare sia il continuo lievitare dei costi che per i tempi lunghi, che ci hanno costretto a prendere in attesa del suo arrivo dei Tornado in leasing. E poi la 'ciliegina sulla torta': il Joint Strike Fighter, un cacciabombardiere, in grado di portare anche bombe atomiche, che verrà costruito in collaborazione con gli Usa e con altri 6 Paesi. Si tratta del programma più dispendioso della storia della difesa degli Stati Uniti, il cui costo complessivo dovrebbe aggirarsi intorno ai 275 miliardi di dollari per 2.700 veivoli. L'Italia, che vuole acquistare 131 esemplari, per il momento spenderà 158 milioni di dollari entro il 2011, ed altri 745 milioni di dollari dal 2012 al 2046, ma si parla di un costo globale di oltre 20 miliardi di euro. Ma oltre ai costi esagerati, mi chiedo: sulla base della nostra Costituzione, che esclude la guerra, cosa dobbiamo farci di questo aereo, chi dobbiamo andare a bombardare?

    E il servizio civile?
    C'è un piccolissimo incremento rispetto allo scorso anno visto che i fondi passano da 257 a 303 milioni di euro, ma sono comunque insufficienti per far partire tutti i giovani che lo vorrebbero: ci sono 120mila posti messi a disposizione dagli enti, ma con queste cifre verranno avviati al servizio non più di 40-50mila volontari.
    Quali sono le proposte che "Sbilanciamoci!" fa al Parlamento in avvio di dibattito sulla Finanziaria?
    Innanzitutto la riduzione delle spese per i programmi di riarmo e per il funzionamento delle Forze armate, attraverso la mobilità o il prepensionamento di almeno 20mila marescialli considerati dalla stessa amministrazione come "eccedenze organiche". Poi la fine della partecipazione all'attuale missione militare in Afghanistan e la sua sostituzione con altro tipo di intervento rigorosamente dentro il quadro delle Nazioni Unite. Solo in questo modo si risparmierebbero oltre 4 miliardi di euro che consentirebbero di avviare il percorso di riconversione dell'industria bellica, di potenziare il Servizio civile nazionale, di dare vita ai Corpi civili di pace per le operazione di peacekeeping nelle aree a rischio di conflitto e di creare un Istituto di ricerche per la Pace che, come succede in altri Paesi europei come Svezia e Norvegia, possa realizzare ricerche a sostegno della pace e del disarmo.




    Finanziaria 2008: Impennata spese militari

    L'Unione si impegna "a sostenere una politica che consenta la riduzione delle spese per armamenti" scrivevano Prodi e i suoi alleati nel "Programma di governo 2006-2011". Eppure, nella Finanziaria 2008, che il Parlamento ha appena cominciato a discutere, queste spese non solo non diminuiscono, ma aumentano sensibilmente: per i grandi sistemi d'arma (quindi non le dotazioni ordinarie delle Forze Armate che pure sono previste, ma per aerei caccia e navi da guerra), l'Italia spenderà più di un miliardo e 200 milioni di euro, e si impegna a spenderne almeno altri cinque nei prossimi tre anni. Ma non solo quella per i sistemi d'arma: è l'intera spesa militare (cioè il funzionamento ordinario delle quattro Forze armate, le missioni all'estero e il finanziamento pubblico al comparto militar-industriale) che, secondo la legge Finanziaria varata dal governo, dovrebbe crescere di oltre l'11% rispetto allo scorso anno - quando già c'era stato un incremento dell'11,3% rispetto al 2006 (v. Adista nn. 83/06 e 2/07) -, aumentando di oltre 2.341 milioni di euro e raggiungendo la cifra record di 23 miliardi e 352 milioni di euro (di cui 20.928 milioni dal bilancio preventivo della Difesa e 2.424 aggiunti dalla Finanziaria).
    A lievitare è soprattutto la "funzione Difesa" - le spese per il mantenimento di esercito, aeronautica e marina - che assorbe buona parte del finanziamento complessivo, oltre 15 miliardi di euro. E il 60% di questa cifra viene impiegato per pagare gli stipendi del personale. "Il problema nasce quando, con il congelamento della leva obbligatoria ed il passaggio a Forze Armate esclusivamente reclutate su base volontaria - si legge nel rapporto della campagna Sbilanciamoci sulla Finanziaria 2008 (v. Adista n. 73/07) - si è deciso, per non scontentare troppo i vertici militari, di portare le nostre Forze armate ad una consistenza di 190mila uomini", dei quali attualmente oltre 100mila sono ufficiali e sottoufficiali. Un esercito, quindi, in cui i 'comandanti' sono più numerosi dei 'comandati', tanto che lo stesso Capo di Stato Maggiore della Difesa, l'ammiraglio Giampaolo Di Paola, in un'audizione alla commissione Difesa della Camera, ha ammesso che nelle Forze Armate italiane ci sono 39.120 marescialli e 2.813 ufficiali in più rispetto a quelli stabiliti.
    Quasi 5 miliardi e mezzo di euro vengono destinati ai carabinieri - che dall'ottobre del 2000 sono la quarta Forza Armata italiana, soprattutto per volontà dell'ex premier Massimo D'Alema - e i restanti 3 miliardi, tolte alcune spese 'secondarie' (come il pagamento delle pensioni provvisorie o l'accisa sui carburanti), vengono impiegati per il finanziamento delle missioni militari all'estero, per i sistemi d'arma e per l'industria della Difesa. Sono 27, attualmente, le missioni all'estero (in 19 Paesi), che coinvolgono quasi 8mila militari e che costeranno, in base a quanto previsto dalla Finanziaria, 1 miliardo di euro. Le spese sono assorbite soprattutto dalle tre missioni principali: Isaf in Afghanistan, 2.290 militari e 310 milioni di euro di costo; Unifil in Libano, 2.400 soldati e 380 milioni di euro; infine la missione nei Balcani, dove ci sono ancora 2.600 militari per un costo di 190 milioni di euro.
    Per quanto riguarda le politiche di riarmo, l'Italia partecipa a due grandi programmi internazionali, finalizzati alla costruzione di aerei da guerra: il caccia europeo Eurofighter (consorzio formato da Italia, Germania, Gran Bretagna e Spagna) e il cacciabombardiere Nato Joint Strike Fighter (consorzio Italia, Usa, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Canada, Danimarca, Norvegia, Australia e Turchia). Per l'Eurofighter - di cui l'Italia acquisterà 121 esemplari - la Finanziaria 2008 stanzia 968 milioni di euro (e, fino al 2012, l'impegno di spesa previsto è di 5 miliardi e 400 milioni di euro), mentre per il Jsf - l'Italia ne vorrebbe acquistare 131, in parte assemblati nell'aeroporto di Cameri (No), dove il 4 novembre si è svolta una manifestazione promossa dalla rete Disarmiamoli - verranno spesi oltre 100 milioni di euro (ma i costi del programma, che durerà non meno di 40 anni, potrebbero raggiungere cifre al momento imprevedibili). Poi ci sono 155 milioni di euro per le navi da guerra Fremm (Fregata europea multisessione) e 20 milioni di euro per altri sistemi di difesa.
    Si tratta - soprattutto l'Eurofighetr e il Jsf - di programmi di lunghissima durata, di costo spropositato e viziati da un poco noto conflitto di interessi: infatti molte aziende armiere italiane sono guidate da ex generali che fino a qualche anno fa erano ai vertici della Difesa; in quella veste proponevano e sostenevano i progetti di riarmo che, approvati dai governi, ora vengono realizzati da quelle stesse aziende di cui sono presidenti o consiglieri di amministrazione. Come, per esempio, l'ammiraglio Guido Venturoni, Capo di Stato maggiore della Marina dal 1992 al 1993 e della Difesa dal 1994 al 1999, e ora membro del Cda di Finmeccanica e presidente di Selex Communications (gruppo Finmeccanica: si occupa di sistemi per le telecomunicazioni militari); il generale Mario Arpino, Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica dal 1995 al 1999 e della Difesa dal 1999 al 2001, attualmente presidente della Vitrociset (sistemi aerospaziali, radar e telecomunicazioni); l'ammiraglio Umberto Guarnieri, Capo di Stato Maggiore della Marina dal 1998 al 2001, adesso presidente di Orizzonte Sistemi Navali (gruppo Finmeccanica: si occupa di unità navali militari); il generale Sandro Ferracuti, capo di Stato maggiore dell'Aeronautica dal 2001 al 2004, ora presidente di Ams (gruppo Finmeccanica: si occupa di radar e apparati elettronici militari); l'ammiraglio Marcello De Donno, capo di Stato maggiore della Marina dal 2001 al 2004, attualmente presidente di Agusta (gruppo Finmeccanica: costruisce elicotteri); e il generale Giulio Fraticelli, capo di Stato Maggiore dell'Esercito dal 2003 al 2005, adesso presidente della Oto Melara (gruppo Finmeccanica: produce artiglierie navali), fra l'altro in palese violazione della legge 185/90 che vieta ai generali di assumere incarichi dirigenziali nelle industrie armiere se non sono trascorsi almeno tre anni dal loro congedo.
    L'unico taglio degno di nota - segnala il rapporto di Sbilanciamoci - arriva dalla riduzione dei tribunali militari che passano da nove a tre, con il conseguente trasferimento di 50 magistrati alla Magistratura ordinaria e un risparmio di 848 milioni di euro nel 2008 (e poco più di 2.800 milioni nei due anni successivi). Risparmi che però, come si è visto, sono stati abbondantemente assorbiti dalla crescita delle spese in tutti gli altri comparti
    [/spoiler]

    [spoiler=Da bwpress.it]


    - In Italia è vero o no che le spese militari sono la metà di quelle sostenute da UK e poco meno della metà di quelle francesi e almeno per un terzo inferiori a quelle della Germania.? E' falso. L'Italia non spende per la Difesa meno degli altri paesi europei.

    Da un confronto incrociato tra i dati EUROSTAT e NATO risulta che l'Italia dedica complessivamente alla difesa più dell'1,5 per cento del PIL, percentuale quasi in media con il resto dell'Europa (e superiore, per esempio, alla stessa Germania), mentre la spesa sociale nel nostro Paese risulta essere notevolmente inferiore (il rapporto è di circa uno a tre) rispetto agli altri Paesi europei. Sempre i dati NATO riportano che il nostro paese ha speso, per la Difesa, nel 2005 quasi il 2% (fonte: comunicato stampa della NATO 999 del 18.12.2006); nel 2006 l'1,7%; nel 2007, grazie ai fondi aggiuntivi della finanziaria, ha raggiunto quasi il valore del 2005. - Perché allora tanta confusione su questi numeri?

    Il punto è che la Difesa sottrae dal conteggio finale diverse voci che invece dovrebbero fare capo a questo ministero. Praticamente le voci di spese che riguardano "la politica estera di sicurezza e difesa" del nostro Paese sono sparse in vari bilanci che si riferiscono a ministeri diversi, il che rende l'interpretazione dei dati opaca. Su questo punto in Commissione Difesa del Senato è stato accolto un ordine del giorno della sinistra (PRC, SD, PDCI, VERDI) che chiede di adottare un parametro comune a quello degli altri paesi europei che risultano più trasparenti nel conteggio.

    L'opinione pubblica deve sapere che le spese per armamenti rappresentano una delle voci più onerose del bilancio dello Stato : nelle scorsa finanziaria più di 3,257 miliardi di euro, nell'attuale finanziaria 4.939 miliardi. Considera che la reale portata di questi investimenti è difficilmente riscontrabile, sia perché sono spese protratte in decenni, sia perché risultano suddivise tra bilancio della Difesa, bilancio delle Attività produttive (ora Sviluppo economico), o proprio perché affidate ad espedienti creativi come il leasing o mutui. - Converrai che le risorse del ministero dello Sviluppo Economico supportano programmi fondamentali per l'industria nazionale, le cui ricadute tecnologiche rappresentano elemento fondamentale per lo sviluppo dell'intera economia.

    Va chiarito subito un punto: le risorse per la Difesa conteggiate nel loro complesso sono aumentate rispetto a quelle dello scorso anno, in maniera notevole se si considerano anche gli armamenti che fanno capo al ministero dello Sviluppo Economico (il totale di questa manovra raggiunge i 22.586.615 milioni di euro, circa 1 miliardo in più della scorsa finanziaria). Continuo a non capire cosa c'entra l'uso duale con l'Eurofighter (EF 2000) con le Fregate FREMM, col sistema di combattimento della nuova Unità maggiore (la portaerei Cavour)... e tanti altri strumenti di guerra di ampia proiezione (e quindi non difensivi né adatti per il peacekeeping), che sono finanziati col contributo del Ministero di Bersani. - Eurofighter è il programma più importante per dell'industria aerospaziale europea.

    Ti rispondo che nel merito delle spese per gli armamenti, la parte del leone la fanno proprio i mezzi aerei (1.360 milioni di euro) e i mezzi marittimi. La Finanziaria 2008 prevede un aumento molto consistente delle risorse per i programmi d'arma che riguarda sia quelli già avviati negli scorsi anni che le new entry, mai votate dal Parlamento (12 elicotteri EH-101, in parte da trasporto, in parte combat; elicotteri medi per carabinieri; 15 velivoli da addestramento M346, di cui l'Aeronautica Militare non ha necessità utilizzando già gli addestratori MB-339 recentemente rinnovati; ecc). Il totale della cifra raggiunta è di quasi 5 miliardi (4.919milioni di euro).

    - In fase di stesura del documento finanziario le dichiarazioni del ministro Parisi sull'inadeguatezza delle risorse previste per la Sicurezza e Difesa hanno riscosso diffuso consenso non solo in ambienti militari. In Senato a luglio la maggioranza del Senato nel DPEF concordava di non aumentare queste spese per gli armamenti. L'intesa è risultata indifferente alla Difesa, per la quale evidentemente è ritenuto più vantaggioso tutelare gli interessi delle industrie del settore e di Finmeccanica in particolare.

    La lobby delle armi è potentissima nel nostro Paese e nel governo e alcuni sottosegretari, quando ne difendono i prodotti, paiono più degli agenti di commercio che dei politici. Potremmo essere d'accordo sul fatto che le spese d'esercizio sono compresse: anche noi della sinistra lo abbiamo denunciato più volte. Ma gli strumenti parlamentari per fare delle compensazioni all'interno della stessa Difesa sono inefficaci perché lo spostamento di fondi tra investimento ed esercizio non è contabilmente possibile, e così succede -se le lamentele di Parisi e degli Stati Maggiori corrispondono al vero- di acquistare aerei sofisticatissimi e di vederli restare a terra per mancanza di carburante! Per tutte queste ragioni è una bugia sostenere che la spesa per la difesa è bassa ed è disonesto utilizzare questa argomentazione per comprimere le risorse per l'esercizio e il personale. - Siamo un Paese impegnato in importanti scenari che ha necessità di mezzi e risorse per sostenere gl'impegni che assume in politica internazionale.

    Infatti le nostre Forze armate partecipano a missioni terrestri di peace keeping dove la qualità e la competenza dei nostri militari sonoapprezzate internazionalmente e dovrebbero essere queste, soprattutto in epoca di restrizioni finanziarie, le nostre priorità. Invece dalla scorsa finanziaria è aumentata la sproporzione tra la cifra stanziata per gli armamenti (1700 milioni di euro più 1550 solo per il 2007) con le spese d'esercizio, che riguardano manutenzione e addestramento (350 + 150 milioni di euro), che determinano la sicurezza per le condizioni operative dei nostri militari, che rappresentano la vera risorsa delle nostre Forze armate. Nell'attuale finanziaria le spese d'esercizio sono il 16-40% del bilancio contro il 29% per l'investimento in armamenti. Ma lo sai che l'Italia è il paese che spende di più della maggior parte dell'Europa per ospitare basi e contingenti USA e Nato?

    Dal documento del 2004 "Statistical Compendium on Allied Contributions to the Common Defence" che riporta dati del 2003, risulta che l'Italia è tra i paesi alleati quello che più contribuisce alle spese degli Usa in Europa (mediamente il contributo dei paesi NATO si aggira sul 28%; l'Italia partecipa al costo con il 41%, la Germania con il 32.6%, la Gran Bretagna con il 27,1%). Il contributo italiano è di circa 365 milioni di dollari (al cambio del 2003) e riguarda sia le spese dirette (3,02 milioni di dollari) sia soprattutto quelle indirette come la concessione gratuita dei terreni e delle installazioni delle basi, l'esonero del pagamento di tasse locali, IVA, accise sui carburanti. Come vedi dal computo complessivo si raggiunge e si supera anche il livello di spese per la difesa di altri paesi europei e si dimostra l'attendibilità del dato NATO che precedentemente richiamavo. - La Commissione del Senato le scorse settimane ha approvato un rapporto contrario sulla manovra sui Fondi stanziati per la Difesa dalla legge Finanziaria 2008.

    Il giudizio negativo contenuto nel Rapporto formulato dal presidente della commissione nonché relatore dei documenti Sergio De Gregorio è motivato essenzialmente con la scarsità di risorse messe a disposizione dal governo. Come ho finora provato a dimostrare le risorse per la Difesa conteggiate nel loro complesso sono aumentate rispetto a quelle dello scorso anno. Tuttavia la destra è maggioranza nella Commissione Difesa del Senato e questo si è fatto sentire anche in occasione della votazione su questa finanziaria che si è conclusa con il parere negativo di tutta l'opposizione. La scusa utilizzata è che le spese per l'esercizio e per l'investimento sono state ridotte: palesemente falso, se si confrontano non solo con quelle del governo Berlusconi, ma anche con la finanziaria dello scorso anno. Il presidente De Gregorio, estensore del parere, afferma che il settore esercizio si avvicina alla soglia dell'inefficienza e mette a rischio gli impegni assunti in ambito internazionale. Su questi temi gli ha spianato il cammino lo stesso ministro Parisi che, nella sua relazione in Commissione, aveva affermato che le risorse per il settore sono insufficienti e "siamo vicini ad una irreversibile inefficienza". Tante lamentele per un gioco delle parti che non aiuta la comprensione né la trasparenza di questo passaggio parlamentare in cui il responsabile della Difesa distribuisce le sue risorse e poi protesta per come sono assegnate.

    Da tempo noi sosteniamo che basterebbe dedicare all'esercizio una parte dei fondi che si dedicano alle armi. - In commissione Difesa hai presentato un ordine del giorno nel quale chiedevi al Governo di sospendere la partecipazione al programma JSF. Eppure con la dismissione degli F104, l'Ami dispone di una flotta di appena 185 velivoli da difesa. Considera che non c'è partita con quella inglese e quella francese e pensa che solo nel 2015 questo rapporto si equilibrerebbe con la flotta tedesca che dovrebbe ammodernarsi e ridursi a 285 aerei mentre quelli italiani dovrebbero crescere a 265 velivoli , dei quali 131 F-35 "Lightning II". Della partecipazione italiana al programma americano F-35 (JSF) si discute molto, tuttavia il sottosegretario Forcieri il 7 febbraio 2007 ha firmato il protocollo d'intesa con il Governo americano per la produzione iniziale (PSFD) del velivolo e per proseguire quindi la collaborazione italiana al programma. Ho presentato un ordine del giorno che è stato respinto nel quale chiedevo al Governo di sospendere ogni attività sul programma JSF, perché ho espresso come molti hanno fatto, perplessità legittime sul costo finanziario e politico della partecipazione italiana ad un programma militare di tale portata. I miei stessi dubbi sono stati sollevati da molti esperti europei e Usa e da altri Paesi partner del programma preoccupati dai costi eccessivi e sulle capacità future dell' F-35 di centrare i requisiti prestazionali. Sai bene dei tanti problemi che ha il programma negli stessi USA e che molte critiche sono state indirizzate in Europa a Lockheed Martin che non trasferirebbe know-how (anche il partner inglese si è lamentato).

    Considera che anche gran parte delle popolazioni di Cameri è contraria alla trasformazione dell'aeroporto locale in sede di assemblaggio del velivolo. - La Finanziaria 2008 stanzia importanti fondi per il programma europeo Eurofighter. (5,4 Miliardi di Euro). Tuttavia questi, come sostenuto dal sottosegretario Forcieri, basteranno solo per ammodernare il primo lotto di velivoli gia in flotta e per completare l'acquisizione della seconda tranche di aerei previsti dal contratto. La III tranche del programma EFA prevista dell'intesa tra i paesi europei del Consorzio vale altri 236 aerei dei quali 46 velivoli previsti per l' Ami. Le recenti polemiche tra il sottosegretario alla Difesa tedesco Eichemboom e il suo omologo italiano hanno reso pubblico che la mancata acquisizione di questi velivoli da parte delle aeronautiche italiana e inglese esporrebbe il nostro Paese a pesanti penali, oltre che penalizzare le imprese aeronautiche italiane per almeno 4 - 4,5 Miliardi di Euro. Tutto questo conferma che programmi come quello americano JSF, e come quello europeo EFA, attengono molto alla sfera politica e industriale, oltre che ovviamente a quella militare e che quando sono in discussione le capacità di difesa e la superiorità militare è bene che i paesi europei imparino a ragionare in un contesto continentale proponendosi un lungo ma necessario cammino sulla strada dell'autonomia militare e tecnologica. Consentimi di chiudere richiamando le sempre citate parole pronunciate più di un anno fa dall'ex capo di stato maggiore, generale Fraticelli, che lamentava: «Ci servono più di cento aerei d'attacco? Ci servono una nave portaerei e dieci fregate multiuso? Il modello che prevede maggiori capacità offensive a quale scenario dovrebbe adattarsi? A chi dobbiamo andare a fare la guerra? Quali minacce dobbiamo fronteggiare? Qual è la giustificazione politica?». Domande a cui nessuno ancora ha risposto !...

    Napoli 7 novembre 2007

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  2. #2
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    Silenzio assordante...

  3. #3
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    effettivamente l'aumento delle spese militari non l'ho capito.
    il voto delle missioni estere, da un punto di compromesso politico, si.

 

 

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