Londra. Due Blair, un King, un Darling,
un Miliband e ora persino l’amato pallone
stanno mandando di traverso a Gordon
Brown il suo tanto agognato premierato. Il
capo del governo britannico attraversa uno
dei momenti più difficili del già difficile
mandato – arrivato tardi e senza legittimazione
popolare – e a ogni passo perde sorriso
e credibilità. Su Brown incombe sempre
Tony Blair, ma adesso anche l’altro Blair,
Ian, il capo di Scotland Yard, comincia a diventare
un problema: ieri Sir Blair è sopravvissuto
al voto di fiducia, dopo che era
stato messo sotto inchiesta per l’uccisione
da parte della polizia di Jean Charles de
Menezes, un elettricista brasiliano, sull’onda
del panico seguito agli attentati della
metropolitana il 7 luglio 2005. Ma sono in
molti a volere la sua testa: lui ha dichiarato
di non essere affatto “un commissario anatra
zoppa”, ma la sua figura è piuttosto appannata
e Brown si ritrova a mettere in
campo un nuovo, contestato pacchetto di
leggi antiterrorismo con un capo della polizia
mezzo sfiduciato. Ma non è finita. Il suo
successore cancelliere, Alistair Darling,
considerato un suo “pupazzo”, ha combinato
un disastro: l’autorità delle tasse ha infatti
perso i dati personali di 25 milioni di inglesi,
il più grande errore nella sicurezza
della storia inglese. Darling si è scusato e
con lui anche Brown, ma nel caos ieri si è
rinfilata anche Northern Rock, la cui crisi,
stando a quello che ha detto in modo molto
vellutato ma preciso il governatore della
Banca centrale Mervin King, poteva essere
evitata se soltanto Brown, un anno fa, avesse
ascoltato gli avvertimenti provenienti
dalla Banca inglese. Allora Brown liquidò
la faccenda come troppo pessimistica e ora
che la realtà ha superato le previsioni, sta
pensando di farla pagare a King, non rinnovandogli
il suo mandato che scade a fine anno
(di solito è un atto dovuto). Se economia
e sicurezza non vanno bene, neppure la politica
estera brilla, se è vero – come hanno
raccontato i giornali – che Brown ha fatto
pressioni sul ministro David Miliband perché
mettesse mano a un discorso sull’Europa
per renderlo ben più antieuropeo di
quanto non fosse. Il Foreign Office ha glissato,
ma l’Observer domenica parlava di un
Miliband “molto infelice” sulla via delle dimissioni.
Pure Blair, Tony, ha riconquistato
la scena con un’intervista alla Bbc in cui ha
ribadito i capisaldi della sua politica estera.
Se tutto ciò non bastasse, ci si è messo
pure il calcio, grande passione del premier.
I tifosi gli avevano chiesto di non andare allo
stadio per Inghilterra-Croazia perché, si
dice, porti male: lui ha accettato. Ma l’Inghilterra
è stata sconfitta e Brown ha dovuto
guardare alla tv la sua squadra perdere
l’ultima occasione per andare agli Europei.

Tratto da Il Foglio 23/11/2007