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  1. #1
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    Predefinito Bond ta£iani a 10 ani a ris-cio. Xe £a situasion finansiaria pì grave dal’11.09.2001

    Bond ta£iani a 10 ani a ris-cio. Xe £a situasion finansiaria pì grave dal’11 de setenbre 2001

    Eurozone split as bond spreads hit 6-year high
    By Ambrose Evans-Pritchard, International Business Editor
    Last Updated: 12:48am GMT 23/11/2007


    Investors in Europe have suddenly become wary of Italian, Greek, Spanish, and Belgian sovereign bonds, driving spreads over German government bonds to the highest level in six years.
    Italian PM Romano Prodi may find borrowing gets more expensive for Italy
    Protests grow as euro hits $1.48
    Belgian Treasury promises no default Yields on Italian 10-year bonds rocketed to 40 basis points over comparable German Bunds today as the flight to safety gathered pace. The spread had been stable at around the mid 20s for several years until this month.
    The scramble to dump riskier bonds hit all the southern European countries, as well as Ireland and Slovenia.
    While the markets have not begun to discount a possible break-up of the eurozone, they are clearly pricing in an ominous rift between the Latin and Germanic halves of the monetary system.

    </P>The spreads rose to 37 basis points (bp) for Greece, 18bp for Spain, and 14bp for France. Both France and Spain enjoyed spreads as low as 4bp until May, before the global credit bubble began to burst. Italy and Greece both have national debts above 100pc of GDP - far above the 60pc limit set by the Maastricht Treaty.
    Belgian spreads have jumped to 22bp, reflecting a “default premium” for the first time as investors begin to discount the possibility that the country will disintegrate.
    The bitter battle between the Dutch-speaking Flemish and French-speaking Walloons has left the country without a government for 164 days.
    Guy Quaden, the governor of Belgium’s central bank, said the crisis risked getting out of hand. “For the moment it is largely an image problem, but our politicians need to move with care because the economic consequences could prove severe one day,” he said.
    Simon Derrick, currency chief at the Bank of New York Mellon, said the spike in yields was the most dramatic since the 9/11 terrorist attacks in September 2001.
    “People are asking whether Italian government bonds are really as good as German bonds. The rising euro is starting to expose the strains in the system.”
    The euro has reached $1.4850 as Mid-East and Asia central banks and funds switch out of the dollar. The latest balance of payments data shows record portfolio inflows of €46.2bn (£33.3bn) in September.
    Professor Peter Bofinger, one of Germany’s five ‘wise men’ advisers, says the euro may soon reach €1.60 unless the EU authorities takes action to stop it, causing major distress for the aerospace and car industries.
    ING said the euro’s appreciation has gone far beyond the “painful threshold” of most European firms, with big variations by country. The threshold is $1.20 for French companies, between $1.30 and $1.40 for the Italians and Spanish, and $1.50 for the Germans, Dutch, and Finns.
    The bank said France, Italy, Spain had all suffered a serious loss of competitiveness against Germany, which has clawed back share since 2000 by driving down relative wages.
    Eurozone industrial orders fell 1.6pc in September, led by drops in chemicals and machinery.
    The concern is that the lagged effects of the surging euro are hitting just as the global economy slows and the housing booms in southern Europe deflate. “We have all the ingredients coming together for a very sharp slowdown in euro zone growth next year,” said David Brown, an economist at Bear Stearns.
    Marc Ostwald, an economist at Insinger de Beaufort, said the flight to German bonds was linked to the global credit crisis. “There’s a lack of liquidity so people are switching to Bunds, which are heavily traded,” he said.
    Mr Ostwald said the spike in Club Med spreads had been offest by a falling bond yields overall, so these countries do not have to pay more to cover their deficits. “The nightmare for Italy is if you get higher spreads and higher yields at the same time,” he said.
    http://www.telegraph.co.uk/money/main.jhtml?xml=/money/2007/11/22/bcnitaly122.xml

  2. #2
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    http://www.effedieffe.com/interventi...metro=economia
    Italia: destino argentino
    Maurizio Blondet
    01/08/2007

    Fino al giorno in cui «sarà espulsa o sceglierà di fuggire dalla zona euro, l’Italia subirà una crocifissione argentina»: è la diagnosi di Bernard Connolly, già capo delle ricerche economiche alla commissione Europea ed ora analista strategico della Banque AIG.
    L’Argentina si crocifisse agganciando la sua moneta al dollaro: l’effetto sulla sua economia troppo debole per una valuta forte furono perdita di competitività, rincari, fuga di capitali, e infine bancarotta e miseria di massa.
    Secondo Connolly, l’Italia si è crocifissa entrando nell’euro troppo forte, anzi oggi più forte che mai dato il calo del dollaro.
    Lo spiega uno dei migliori giornalisti economici britannici, Ambrose Evans-Pritchard.
    L’Italia sta peggio perché è la peggio governata, ma serie crisi attendono entro il 2009 tutte le economie deboli dell’euro, il Club Med: Spagna in depressione, Portogallo, Grecia ed anche Francia.
    Il perchè è facile a dirsi: la Germania ha guadagnato in competitività il 20% per unità di costo del lavoro contro la Francia, il 30% contro la Spagna, e il 40% contro l’Italia.
    Sicchè solo la Germania è in grado di assorbire il rincaro dell’euro, ed infatti è la più grande esportatrice.
    Grazie al fatto che ha potuto abbassare le paghe reali.
    In Italia, col governo delle sinistre e dei sindacati, e dei parassiti pubblici, ciò non può avvenire. Dice Evans-Pritchard: «Solo quando una severa recessione obbligherà i salari italiani a calare abbastanza da fare la differenza [con la Germania: il 40% in meno] potrà recuperare la competitività perduta contro i tedeschi che godono di bassa inflazione. Il deficit pubblico diventerà astronomico. E l’Italia non potrà uscire da questo circolo vizioso se i tedeschi non accettano di tollerare un’inflazione molto più alta nella zona euro».
    Ma perché la Germania dovrebbe?

    Non siamo la stessa nazione.
    Loro sono stati virtuosi con grandi sacrifici, e noi no.
    Perché la formica dovrebbe accollarsi i pesi della cicala?
    Come dice il giornalista inglese, «Diverrà sempre più evidente che l’euro non è una sacra unione, ma solo un sistema di cambi fissi glorificato. L’euro è una valuta orfana, senza Stato. Ossia manca dei meccanismi che rendono possibile alla lunga il funzionamento di una unione monetaria: unificazione del debito, unificazione delle pensioni, una tesoreria e trasferimenti fiscali comuni».
    Crocifissa ad una valuta di fatto «tedesca» e sempre più forte, l’Italia esporta sempre meno, soffre di alta inflazione interna e s’indebita sempre più nella moneta non più nazionale.
    Più dura la debolezza del dollaro sull’euro, più diventa probabile che i forti dell’eurozona finiscano per sbattere fuori l’Italia.
    Allora torniamo ad una lira a cui nessuno più crede?
    Avendo accumulato debito in euro?
    Attenzione, non si tratta di previsioni fantastiche.
    Goldman Sachs già consiglia clienti e investitori di andare «short» (in pratica di scommettere al ribasso) sui Buoni del Tesoro italiani e francesi, e di essere «lunghi» (a rialzo) sui BOT tedeschi.
    E’ un invito ad avviare una speculazione che punta sulla divergenza tra forti e deboli nell’euro-zona, e di fatto aumenterà tale divaricazione con effetti disastrosi per noi: gli stessi che fruttarono tanti miliardi a Soros negli anni ‘90 e in cui Ciampi e Amato fecero perdere all’Italia 60 mila miliardi di lire.
    Ora dovremo ringraziare Prodi e Padoa Schioppa (oltre che sindacati e parassiti pubblici)
    del disastro imminente?
    La sola (magra) consolazione è che anche Goldman Sachs vede quotare le sue obbligazioni come spazzatura (junk bonds), insieme alle più titolate banche d’affari Lehman Brothers, Merrill Lynch e Bear Stearns.
    Anche il credito di questi giganti è ritenuto sempre meno solido.
    Nell’ultimo mese il valore dei titoli emessi da queste ha perso 1,5 miliardi di dollari di valore a Wall Street, segno che gli acquirenti (creditori) ritengono che il rischio di detenere i «buoni» di Goldman, Merrill e Lehman sia alto e crescente.
    La causa sottostante sono sempre i fallimenti dei debitori USA che hanno ottenuto i mutui per la casa, benchè di scarsa solvibilità.

    Ora le grandi banche d’affari hanno accumulato 33 miliardi di dollari di titoli da esse emessi, e che non sono riuscite a vendere.
    E il peggio è che le stesse banche hanno pure promesso di raccogliere altro debito per 300 miliardi di dollari onde finanziare le grandiose fusioni-acquisizioni e buy-outs annunciati quest’anno.
    Nell’euforia di poche settimane fa, sembrava facile trovare compratori di quella carta.
    Ora, i compratori sono diventati sospettosissimi.
    Lo indica il prezzo dei credit default swaps, derivati che sono praticamente delle assicurazioni contro l’insolvibilità delle suddette grandi banche.
    Quelli su Bear Stearns, che a giugno costavano 30 mila dollari, oggi costano 145 mila dollari: costa di più assicurarsi, perché il rischio d’insolvenza è sentito come più prossimo.
    Questo rincaro della «polizza» dice che in pratica il rating di queste super-banche, che ancora è ufficialmente AAA (il massimo della solidità) dovrebbe essere ridotto - secondo i parametri di Moody’s - a Aa3 per Goldman, e Ba1 per Merrill e Lehman.
    Insomma junk bonds.
    I trucchi del «plunge protection team», che sta iniettando liquidità, non funzionano più.
    Il cavallo non beve, come si diceva una volta.
    I creditori non vogliono più rischi.

    Come sempre è accaduto, con regolare ricorrenza, il capitalismo finanziario a briglia sciolta precipita nella recessione e nel gelo mondiale.
    Ma il mal comune non sarà per l’Italia un mezzo gaudio: anzi al contrario.

    Maurizio Blondet


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  3. #3
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    Siamo alla frutta.
    Si tratta di aspettare. Ma sarebbe bello che in questo periodo precrolllo si potesse mettere le basi per l’indipendenza.
    Non si riesce per mancanza di mezzi, di uomini?
    Pazienza.
    Il sistema cadrà

    Solamente sarebbe stato augurabile che la secessione si facesse anche discutendo. Se si aspetta di cadere si farà con i manici delle scope.
    Si avrebbe dovuto evitarlo.

    Ma si vede che la Storia ha deciso per questo metodo.

  4. #4
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    “Dice Evans-Pritchard: «Solo quando una severa recessione obbligherà i salari italiani a calare abbastanza da fare la differenza [con la Germania: il 40% in meno] potrà recuperare la competitività perduta contro i tedeschi che godono di bassa inflazione.”

    mah. io non conosco questo doppio cognome, però avrei una considerazione sul merito della sua affermazione.

    a parte il fatto che la sua quantificazione del differenziale di competitività con la germania mi sembra un tantino (eufemismo) campata per aria, mi sembra doveroso andare poi a vedere il significato di una diminuzione generalizzata del 40% per i salari. e stipendi, e potere d’acquisto.

    attenzione: non sto parlando di costi sociali, che pure ci sarebbero, e pesanti. sto parlando di mercato.

    supponiamo che ci sia in italia un tizio con il potere e la capacità di dire e di imporre che da domani mattina tutti i salari e gli stipendi si riducono del 40%. ciò significa che:

    · chi guadagnava 1.000 euro al mese da domani ne guadagnerà 600,
    · chi guadagnava 2.000 euro al mese da domani ne guadagnerà 1.200,
    · chi guadagnava 3.000 euro al mese da domani ne guadagnerà 1.800

    ecco. supponiamo che domani accada proprio questo.
    secondo voi, quante persone andranno in vacanza l’anno prossimo, quanti compreranno un’ auto nuova, un vestito nuovo, quanti berranno vino a tavola e condiranno l’insalata con l’olio extravergine; quanti saranno in grado di pagare il mutuo contratto per comprare la casa; quanti manterranno i contratti con sky tv; quanti andranno a cena al ristorante o in pizzeria; quante e quali saranno le pubblicità che vedremo l’anno prossimo in televisione.

    ecco. adesso provate per un momento a considerare tutte queste cose dal punto di vista degli albergatori, dei fabbricanti e dei concessionari di automobili, dei negozianti, delle banche, dei ristoratori, di murdoch, delle agenzie di pubblicità.....

    il fatto è che la concorrenza alla germania non si può fare a forza di bassi salari; la si può e la si deve fare con la tecnologia, l’eccellenza, la capacità tecnica ed imprenditoriale.

  5. #5
    l'occasione fa l'uomo italiano
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    dagli abissi della mia incompetenza in campo economico:

    Che spazio c'è in Italia per ridurre i salari del 40% quando i contribuenti, tra tassazione diretta e indiretta, vengono già rapinati di oltre il 70% dei loro salari? Il nostro potere d'acquisto è già il più basso d'Europa.

    Siamo già sull'orlo del baratro. Basta un centesimo in meno per arrivare alla fame. Il disastro è qua, e noi siamo in giro a comprare i regali di Natale.

  6. #6
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    Concordo anch'io sul fatto che abbassare tutti i salariin italia del 40% sarebbe solo un autogol. La croce dell' italia è lo spaventoso divario economico tra i salari (e i guadagni). Più che spazio per tagliare tutto, io vedo spazio per aumentare consistentemente le tasse al di sopra di un certo reddito, magari stimato generosamente. Se uno guadagna 200.000 Euro all' anno (una cifra messa lì, cambiatela pure), portarla a 150.000 Euro non causerà nulla di terribile, mentre se uno ne guadagna 1000, portarlo a 800 causa una mezza tragedia. Inoltre la sfida dell'italia ai mercati deve essere giocata sulla qualità, l'innovazione, il venire incontro alle esigenze del cliente, una saggia politica di acquisto di macchine e materie prime. Non so quanti di voi sappiano che molte industrie italiane si approvvigionano da ditte care, con prodotti mediocri, che chiudono ad agosto (il mercato non chiude mai), con condizioni di fornitura da capestro.... ma "amiche" della gente dell' ufficio acquisti della ditta cliente e pertanto con prezzi lievitati dalla tangente.
    Se uno compra caro e riceve forniture a singhiozzo, venderà anche caro e potrà fornire lui stesso a singhiozzo. Costerebbe di meno licenziare dipendenti corrotti. Però questi hanno i loro "amici" alla GdF, al Ministero... e fanno chiudere occhi per esempio sulle emissioni degli impianti. Chi prende denaro sa benissimo come si fa a darlo.
    Com questo sistema l'economia non può funzionare, non ha senso prendersela con lo Stato quale istituzione: se lo Stato fosse integro, scoprirebbe le pecore nere e le allontanerebbe. Il problema è la mentalità dilagante, anche e soprattutto tra i tanto decantati "imprenditori", che ci si "arrangia tra amici". Purtroppo succede anche al Nord.

    Pasando al confronto con la Germania, è ben vero che i salari sono rimasti quasi fermi (ora i macchinisti delle ferrovie hanno scioperato pretendendo 30% di aumento e hanno ottenuto 13%), ma il costo della vita anche, calmierato dalla spietata concorrenza di grossi gruppi, che giocano tutto sugli acquisti, su un rapporto qualità/prezzo migliore possibile, che è passato avanti al cliente. Non per nulla i negozi sono pieni di vini rossi sudafricani e cileni, a 3-4 Euro la bottiglia, ottimi ed in ampia scelta.
    Quando sono in Germania spendo circa il 30% in meno per la spesa, abbigliamento compreso, rispetto all' italia, in ristorante mangio con 8-15 Euro in locali medi dignitosi (non a Frankfurt-City, ma quella è l'eccezione), per una camicia di marca spendo 15-20 Euro...

  7. #7
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    chi ha comprato titoli itagliani è comunque un pirla ... io se potessi porterei anche quel poco che ho in Svizzera, dato che già il 70% del mio redddito mi vien già derubato dallo stato itaglione

    la vera salvezza per noi era la secessione 10 anni fa, adesso il LombardoVeneto avrebbe avuto la capacità di comprarsi anche la Germania

  8. #8
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    Io non penso che lo scenario sia tanto fosco, soprattutto non a breve. L' EU non può buttar fuori l' italia, le imporrà dall'alto delle politiche monetarie. Al limite si arriverà al commissariamento de facto.
    Lasciare che un Paese membro non onori il debito pubblico creerebbe un pericolosissimo precedente di credibilità

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da Mitteleuropeo Visualizza Messaggio
    Lasciare che un Paese membro non onori il debito pubblico creerebbe un pericolosissimo precedente di credibilità

    Quoto

    La UE non butterà fuori l’italia dall’Europa.
    Però deve essere capace di raddrizzare il debito pubblico. Questo è solamente possibile cambiando alla radice il sistema politico .

    E’ una impresa titanica. Forse non sono esattamente consapevoli di quante milioni di persone vivono con il sistema creato dalla partitocrazia. Se vogliono salvare qualcosa devono dividere lo Stato. E poi lo stato del Sud avrà una economia raggiungente in pochissimo tempo il sistema della Romania.

    Comunque la classe politica non cambierà .

    Sarebbe meraviglioso, ma anche leggermente utopistico, poterla convincere come a fronte uno stato unitario in cui chi ruba verrà stanato senza pietà, è meglio che chi desidera continuare ad esercitare il mestiere di politico all’italiana ( ossia continuare a rubare) si ritiri nello stato del Sud.

    E’ vero che nel nuovo stato, formato al Sud, la torta da rubare è minore, ma è meglio rubare di meno che rubare praticamente nulla in uno stato unito.

    Le banche europee dovrebbero trovare un piccolo Robespierre dedito alla economia, che metaforicamente, invece di tagliare la testa, tagli le mani ai politici .

    L’esercito economico dell’UE deriva da quella formula libertaria matrice di Napoleone. E come Napoleone può sbagliarsi. Maggiormente si addentra in Russia maggiore è la sua disfatta. Così più le banche europee ritardano la creazione del Robespierre economico, maggiore è la facilità della loro rotta.

    L’Europa crede che l’italia sia come in Argentina, dove con poche decine di soldati davanti ad ogni banca si possa risolvere il problema.
    Non credo che questo sia sufficiente, anche se è da augurarsi che non si vada oltre.

    Non è mettendo 4 milioni di firme per un partito, oppure mettere 8 milioni di firme ( non di baionette ) per un altro, o mandare 100mila donne in piazza che si risolve il problema.

    O si divide o aspettiamo il tonfo.

  10. #10
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    Predefinito Sono molto deluso da voi

    Mi avete deluso, eppure è così facile : la nostra mancanza di competitività deriva dal fatto che il nostro costo del lavoro è maggiorato dal prelievo che parassiti, cialtroni che predicano di democrazia e nullafacenti a vario titolo ci caricano sopra.
    Mandiamo i suddetti a lavorare, ed il nostro costo del lavoro magicamente si ridurrà senza che il salario netto pagato a chi lavora venga tagliato.

    In altre parole ci stiamo mangiando il futuro per mantenere i parassiti sociali della casta.
    Un saluto
    Tbuz

 

 
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