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  1. #1
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    Predefinito Tradizionalismo o Futurismo?

    Ultimamente su questo forum le polemiche e le minacce si sprecano.
    Il livello ultimamente è sceso.
    Comunque, volevo cercare di proporre una discussione seria, non incentrata principalmente sui fatti della politica nazionale.

    L'area politica della destra radicale e sociale ha ricevuto nel dopoguerra due eredità: quella tradizionalista e quella futurista.
    Mi spiego meglio: il Futurismo è stato un movimento artistico e politico che voleva rompere gli schemi completamente.
    Era contrario alla mentalità da museo, contrario al becero al mantenimento dello status quo e quindi contrario a certo conservatorismo becero, contrario al mito egualitario di certo liberalismo, del socialismo e del comunismo.
    Esaltava la vitalità, la disuguaglianza, la virilità guerriera, esaltava la dinamicità, il progresso tecnologia, l'innovazione e tutto ciò che era azione e stupore.

    Il Futurismo quindi voleva scuotere l'Europa liberal-borghese della Belle Epoque senza però scadere in un socialismo, che ai futuristi sapeva di buonismo e quindi ancora più decadente.
    Questo è il manifesto di FTM sul Futurismo:

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.

    Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.

    La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità penosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.

    Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo...un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bella della Vittoria di Samotracia.

    Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.

    Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.

    Non v'è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all'uomo.

    Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente.

    Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore del liberatori, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.

    Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.

    Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le marce multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che fiutano l'orizzonte, e le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta. È dall'Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e d'antiquari. Già per troppo tempo l'Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.

    Filippo Tommaso Marinetti



    Dall'altra parte, c'è sempre stata nella Destra italiana un'anima tradizionalista.
    Innanzitutto il Nazionalismo italiano di Corradini e dell'ANI aveva fatto riemergere il mito di Roma non solo da un mero punto di vista storiografico e passatista ma anche politico. Si esaltava il mito di Roma come simbolo della potenza italica e della nostra Tradizione.
    Questa istanza fu portata avanti anche dal Fascismo italiano: Mussolini infatti si ispirò direttamente ai fasti della Roma arcaica e della Roma imperiale per dare nuovamente slancio ad un'Italia corrotta dalla mediocrità liberale e dalla sovversione socialista e bolscevica.
    Nel Fascismo c'è sempre stata una corrente di Destra radicale e tradizionalista: Alfredo Rocco, il giurista corporativista ex membro dell'ANI che riformò il codice penale e civile italiano per non parlare del suo contributo alla Carte del Lavoro; Carlo Costamagna, giurista ed esperto di corporativismo; Julius Evola, tradizionalista di tendenza paganeggianti e profondo conoscitore della questione razziale.
    Poi a questo filone si aggancia anche quello nazionalista cattolico di Giovanni Preziosi, fiero avversario dell'influenza ebraica sull'Europa e sulla vita politica italiana.
    Insomma, pur essendoci pagani e cattolici (Arturo Reghini pagano tacciato di simpatie filo-massoniche da certi cattolici, Julius Evola pagano che però riconosceva aspetti positivi al Cattolicesimo, Rocco che riteneva positivo il cattolicesimo medievale, Preziosi cattolico convinto e anti-giudaico) il Fascismo ha lasciato in eredità anche una corrente tradizionalista, nazionalista ma che al tempo stesso metteva in discussione il nazionalismo di matrice giacobina e guardava all'Europa.
    Un Tradizionalismo non conservatore, ma dinamico, che riteneva che dovessero mutare le forme ma non la sostanza di determinati principi.
    Un Tradizionalismo che si ricollega all'esperienza della Rivoluzione conservatrice tedesca.

    Un Tradizionalismo che però spesso andava contro le vene troppo libertine e libertarie di un certo futurismo.

    Voi cosa ne pensate di questi due filoni in contrasto fra loro ma al tempo stesso simili della destra radicale?
    Pensate, come Faye, che sia possibile una sintesi di Tradizionalismo e Futurismo nell'Archeo-futurismo?

  2. #2
    Natural psiconano killer
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    Ultimamente su questo forum le polemiche e le minacce si sprecano
    vai a cagare Giò

  3. #3
    SMF
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    evidentemente ti senti toccato nel vivo.
    Comunque cerca di non infangare il 3d, altrimenti ti segnalo alla moderazione e all'Amministrazione. Sto cercando di fare una discussione seria e tu te ne esci con una sparata del genere?
    Complimenti!

  4. #4
    Natural psiconano killer
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    Citazione Originariamente Scritto da Giò91 Visualizza Messaggio
    evidentemente ti senti toccato nel vivo.
    Comunque cerca di non infangare il 3d, altrimenti ti segnalo alla moderazione e all'Amministrazione. Sto cercando di fare una discussione seria e tu te ne esci con una sparata del genere?
    Complimenti!
    forse il tuo riferimento dovrebbe toccare altri... e sai bene chi!
    per il resto la mia era una "battuta" amichevole ma se non la ritieni tale segnala pure anche al padreterno!

  5. #5
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    Bella discussione. Io ovviamente sono per l'unione delle due tendenze, assolutamente complementari, per come la vedo... Archeofuturismo, che si potrebbe anche interpretare come tradizional-futurismo: la Tradizione è futurista perché, come hai giustamente detto, non rientra nell'ambito della conservazione-conservatorismo, ma al contrario si rinnova continuamente. E' rivoluzionaria perché non conserva ma distrugge per ri-creare. Poi non vedo del tutto bene certi vaneggiamenti che più che di Evola sono tipici di alcuni evoliani, che sognano la ricostruzione di una società tradizionale strutturata in caste e palle simili ma questi sono i soliti deliri della destra radicale. La chiave che unisce i due mondi sta a mio parere nella Weltanschauung, di cui la Tradizione è espressione.

    Cito un passaggio di Nietzsche, che ho già citato altre volte, molto interessante:

    Noi non «conserviamo» nulla, non vogliamo neppure regredire in alcun passato, non siamo assolutamente «liberali», non lavoriamo per il «progresso», non abbiamo bisogno di tapparci le orecchie contro le avveniristiche sirene del mercato - quel che esse cantano, «uguaglianza dei diritti», «libera società», «basta con i padroni e con gli schiavi», non ci attira! - non consideriamo in alcun modo auspicabile che il regno della giustizia e della concordia sia fondato sulla terra (perché in tutti i casi sarebbe il regno dell'estremo livellamento e cineseria), ci rallegriamo di tutti coloro che come noi amano il pericolo, la guerra, l'avventura, che non si lasciano appagare, accalappiare, rappacificare e castrare, ci annoveriamo tra i conquistatori, meditiamo sulla necessità di una nuova schiavitù - perché a ogni rafforzamento o innalzamento del tipo «uomo» è strettamente connesso un nuovo genere di schiavismo: non è vero? Con tutto ciò non possiamo non sentirci a disagio in un'epoca cui piace ambire all'onore d'essere detta l'epoca più umana, più mite, più giusta che il sole abbia mai veduto fino a oggi?

  6. #6
    SMF
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    Citazione Originariamente Scritto da caglitricolore Visualizza Messaggio
    forse il tuo riferimento dovrebbe toccare altri... e sai bene chi!
    per il resto la mia era una "battuta" amichevole ma se non la ritieni tale segnala pure anche al padreterno!
    scusami, ma sono veramente scocciato da queste polemiche.
    Cerca di capire però anche te che se scrivi "va a cagare" non è che lo posso intendere come un gesto amichevole

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Giò91 Visualizza Messaggio
    scusami, ma sono veramente scocciato di queste polemiche.
    Cerca di capire però anche te che se scrivi "va a cagare" non è che lo posso intendere come un gesto amichevole
    Condivido, hanno veramente rotto le palle, ci sono due milioni di 3d in cui l'unica discussione è tra La Destra e AN per stabilire chi sia più fascista e chi più venduto... Suggerisco di ripulire questo 3d da questi commenti OT.

  8. #8
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    Secondo me , penso che la scelta più operosa e conciliabile sia la sintesi tra entrambe le tendenze, in quanto penso che la svolta e la novità sostanziale che introdusse il fascismo (in tutti i campi) sia proprio la conciliazione tra tendenze che in apparenza appaiono inconciliabili... ma mettendole insieme si giunge ad nuova e rivoluzionaria visione. Un altro esempio di questa operazione riguarda, sicuramente, l'aspetto economico infatti, tutti sappiamo, che nel fascismo convissero per tutto il ventennio elementi tradizionali della destra insieme a posizione nettamente socialiste o socializzatrici.

  9. #9
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    Tra l'altro vorrei aggiungere che, secondo un'ottica realmente tradizionale, sovversione e conservazione sono praticamente la stessa cosa, poiché entrambe sono tendenze essenzialmente anti-tradizionali. La conservazione, se all'inizio fa meno danni, in seguito con il procedere del tempo e l'allontanarsi del contesto dalla Weltanschauung mantiene una tradizione fittizia e "abitudinaria". Inoltre se la conservazione, come nel periodo storico attuale, tende a mantenere la "tradizione", che qui sta a significare "mentalità" - connessa ai valori di quest'epoca - borghese, diventa conservazione della sovversione; insomma, un vero cancro.

  10. #10
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    accolgo con piacere l'invito di giò a discutere di quelle che sono le due grosse aree ideologiche della destra identitaria, sociale, radicale..insomma della destra che si distingue dalla "destra" liberal.

    Ksatriya ha gia anticipato grosso modo la mia posizione, anche io come lui mi sento molto vicino a quel percorso culturale e ideologico che ha la radici in Nietzsche, nel pensiero evoliano, negli scritti di Adriano Romualdi e nell'archeofuturismo di Faye.
    Tradizione e non conservazione, futurismo e non nostalgismo/passatismo, capacità di creare un'idea di rottura con il presente senza dover volgere lo sguardo al passato perchè essere rivolti al passato nell'azione politica significa indirettamente e involontariamente difendere lo status quo attuale perchè è il passato che ci ha portati al presente. è questo il senso della Rivoluzione Conservatrice secondo me.
    Spesso il senso del termine "rivoluzione conservatrice" è stato però stravolto dalle correnti liberalconservatrici e spacciato per una sterile difesa dell'esistente e al tempo stesso è stato accantonato da determinate frange della destra che preferiscono rifarsi ad uno sterile socialismo nazionale non ben definito, caratterizzato da un classismo di fondo e da una pericolosa adesione al pensiero debole dominante. Da qui derivano certe devianze come l'adesione a priori all'autodeterminazione dei popoli (quando invece non dovrebbe essere un valore universale per noi ma una posizione da calare nei diversi contesti) oppure l'apertura a tendenze libertarie e antitradizionali.
    L'importanza della socialità non è in discussione ma dobbiamo respingere i frettolosi tentativi di toglierci di dosso i pregiudizi e gli stereotipi accettando una prassi politica aderente alla cultura debole dominante (sia nel senso di tendenze liberali che di tendenze socialistoidi e, sia come ha detto ben Ksatrya, di tendenze restauratrici di antichi sistemi), ritrovare il coraggio di riaffermare una vera idealità di destra, una vera alternativa alle due realtà dello status quo attuale...il sindacalismo istituzionalizzato e funzionale ai poteri forti da una parte e il liberalismo/liberismo d'accatto, il mercatismo dall'altra parte.
    avere il coraggio di sviluppare una prassi politica pragmatica e concreta partendo dalla volontà di costruire un futuro diverso, perchè oggi la tradizione, l'identità, il senso comunitario non basta difenderli perchè non esistono nell'immaginario collettivo della società attuale quindi non esistono nella testa del popolo.....vanno ricreati su basi nuove, va trovata una nuova sintesi tra un futuro di riaffermazione di sovranità e identità misurandosi con possibilismo su ogni problema della società moderna e un il passato glorioso rappresentato dalla storia millenaria dell'Europa.

 

 
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