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  1. #1
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    La terra di Giovannino Guareschi
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    Bologna, un degrado non solo esteriore

    Propongo a tutti i bolognesi (e non) una interessante riflessione del Prof. Pierpaolo Donati, Ordinario di Sociologia alla Facoltà di scienze politiche dell'Università di Bologna:

    IL DECLINAR NON M'E' DOLCE

    di Pierpaolo Donati

    Bologna continua ad essere un laboratorio
    del cambiamento sociale e culturale nel
    senso che, dal ’dolce declino’ degli anni
    ’90, è transitata ad una profonda crisi, quella
    odierna, che ha un carattere strutturale e di
    lungo periodo. Essa prelude ad eventi sempre
    più drammatici, in ragione del degrado del
    tessuto sociale autoctono, prima ancora che dei
    problemi portati dagli immigrati. Il fattore
    demografico è alla base delle trasformazioni:
    con il più basso indice di fecondità in Europa, il
    tasso di invecchiamento più rapido, e il
    connesso spappolamento delle famiglie,
    Bologna sta entrando in una fase molto difficile
    della sua storia. Viene meno la solidità e la
    capacità di azione delle reti primarie, viene
    meno il sostegno quotidiano alle persone, dai
    bambini agli anziani. Nessuno Stato sociale e
    nessun sviluppo economico del mercato, posto
    che possano essere realizzati, il che è dubbio, potrà sopperire ai problemi che sono legati al venir meno di solide reti familiari e di un tessuto comunitario fatto di legami sociali e di reciprocità nella vita quotidiana. Il panorama odierno dell’impoverimento di Bologna ci fa comprendere anche l’emergenza educativa: chi trasmetterà la cultura se le nuove generazioni sono flebili, fragili, isolate, lontane fra loro e dagli adulti e anziani, prive di quei contatti interpersonali attraverso cui passano i valori di quella cultura «bolognese» che, fino a pochi anni fa, vantava di essere accogliente, calda e generosa? Il vuoto demografico e il crescente invecchiamento spiegano anche perché sarà necessaria una crescente
    immigrazione, dato che la città avrà bisogno di risorse umane per far fronte ai suoi problemi di vita quotidiana.
    Bisognerebbe allora prendere atto di questi fatti, basati su dati statistici e
    sociologici, non ideologici, e iniziare a riprogrammare la città sulla base di una riconsiderazione di ciò che fa un tessuto sociale coeso, di ciò che produce capitale umano e sociale, di ciò che può ritessere di vitalità un contesto in via di crescente degrado umano e sociale. Questo «qualcosa» non sta nelle burocrazie pubbliche o in nuovi investimenti economici, commerciali, finanziari, che pure sono necessari, ma primariamente sta sull’asse famiglia-scuola. Occorre con urgenza un piano di sostegno alle
    famiglie perché possano serenamente avere i figli che desiderano e possano
    allevarli in un contesto che li valorizzi. Non si tratta di fare dell’assistenza, ma di rendere le famiglie capaci di maggiore solidità, partecipazione sociale, iniziativa sul piano educativo e relazionale.
    Idee e progetti in questa direzione non mancano. In passato, Bologna aveva avviato alcune «buone pratiche» in questa direzione. Ma sono poi state lasciate andare, e quelle che ancora sussistono, sopravvivono nell’incertezza e nella precarietà.
    In breve, è giusto pensare al traffico, alla sicurezza nelle
    strade, al passante autostradale e così via, ma la prima
    cosa a cui pensare sono le famiglie e la loro capacità di
    essere e fare famiglia, educando le nuove generazioni
    con un patto solido tra famiglia e scuole che siano
    all’altezza di generare nuove generazioni, non semplici
    aggregati di individui spaesati e privi di qualunque
    riferimento valoriale. So che, nella Giunta e nel
    Consiglio comunale, non mancano coloro che sono
    ben consapevoli di tutto questo. C’è chi sta premendo
    per una nuova politica di sostegno alle famiglie e di
    centralità dei processi formativi e di socializzazione. Il
    problema, mi pare, è che i cosiddetti «poteri forti» di
    Bologna sono interessati alle cose materiali, ai vantaggi
    economici e di voto elettorale, e ad un po’ di estetica,
    ossia agli eventi mediatici e di immagine, mentre la crisi
    si supera solo se si è capaci di trovare nell’asse famigliascuola
    il perno da cui ripartire per rigenerare il senso di
    una civiltà, che altrimenti rischia di scomparire. E non
    sarà un dolce declino.

    http://www.bologna.chiesacattolica.it/bo7/2007/2007_11_18.pdf
    Penso che ci sia molto di cui interrogarsi e riflettere...dall'"isola felice" degli anni '80 si è arrivati a quello che tutti conosciamo...certamente la responsabilità coinvolge un po' tutti a molti livelli, ma certamente chi da 60 anni "governa" la città non può dire che lui non sapeva e non poteva...

    Il Cardinale Caffarra ha rilasciato un'intervista il 2 novembre al Corriere della sera: sembra che il destino della città stia a cuore solo a lui, mentre ai signori della politica interessano solo i loro giochetti di partito...e se la speranza deve venire dal "nuovo" Guazzaloca...stiamo freschi (con tutta la stima e l'affetto che ho per l'amico Giorgio)...

  2. #2
    Mulino Bianco
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    Predefinito

    Grazie per l'interessante articolo, Dr.Hans.
    Indubbiamente c'è di che riflettere.

    Certo mi viene da dire che è difficile pensare di mettere su famiglia, fare figli, soprattutto, quando si sa benissimo che di questo passo tra dieci anni sarà impensabile farli uscire da scuola senza andarli a prendere (io a 10 anni andavo e tornavo da scuola ogni giorno da solo), oppure ancora chissà come saremo messi tra 15 anni, quando i figli vorranno cominciare ad uscire da soli con gli amici...
    Diciamo che è come un cane che si morde la coda...

    Di sicuro, comunque, senza famiglia, senza i valori di una famiglia, non si va da nessuna parte...

  3. #3
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    Predefinito

    zeus sei troppo ottimista. con la velocità con cui corre la società oggi, fra 15 anni le tue figlie dovranno girare con lo straccio in testa.

    (e per chi pensa a discorsi astratti e fantasiosi, metto sul piatto un centesimo simbolico. ci risentiamo fra 15 anni e vediamo chi ha vinto la scommessa)

 

 

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