Risultati da 1 a 6 di 6
  1. #1
    + Gothic +
    Data Registrazione
    01 Apr 2009
    Località
    Napoli
    Messaggi
    17,936
     Likes dati
    655
     Like avuti
    1,152
    Mentioned
    113 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito ANNIVERSARI / Trent'anni fa, l'audacia della Thatcher

    Trent'anni fa vinceva la "Lady di Ferro"

    Brown tentenna e gli inglesi ricordano l'audacia della Thatcher


    di Bernardino Ferrero

    5 Maggio 2009




    Trent’anni fa il tornado Margaret Thatcher vinceva le elezioni dando vita a un lungo ciclo conservatore che sarebbe durato quindici anni, rendendola la prima donna alla guida del suo Paese e la più longeva leader inglese dopo Winston Churchill. L’hanno chiamata “rivoluzione conservatrice” perché rese il mondo un posto più sicuro per il capitalismo, innescando il processo delle privatizzazioni, ridimensionando i sindacati, la spesa pubblica e il welfare fuori controllo. Il contrario di quello che sta accadendo oggi in Inghilterra.

    Il premier Brown non buca lo schermo, non l’ha mai fatto, ed è in picchiata nei sondaggi. L’altro giorno è stato apertamente dileggiato alla Camera dei Comuni per aver dimenticato un passaggio del suo discorso dedicato all’Afghanistan. E’ un capo debole che sta chiudendo il glorioso ciclo laburista che verrà ricordato soprattutto per il suo comunicativo e per certi versi geniale predecessore Blair. Entrambi, in modi diversi, hanno saputo reinterpretare in chiave soft l’asprezza della rivoluzione conservatrice. Ma ormai si parla apertamente di una fronda interna ai laburisti che vorrebbe scalzare Brown riportando a sinistra l’asse del partito, dopo anni di navigazione centrista e pro-market. Il sindaco di Londra, il ‘rosso’ Ken Livingstone, è uno dei megafoni del malumore: “il Labour deve riconquistare le classi lavoratrici” ha detto di recente in un'intervista. Ma un sondaggio indica che i turisti stranieri considerano la capitale inglese la città più sporca e costosa della vecchia Europa. Il mito della “swinging london” è in affanno e anche la “britishness” elaborata da Brown è un marchio che non tira più come una volta.

    Per sedare i rivoltosi, Brown ha frenato sul progetto di privatizzazione del sistema postale inglese. Ha preferito le politiche interventiste dello stato nella salvaguardia del sistema bancario o per dirne un’altra il rafforzamento del comparto dell’auto elettrica. Sua l’idea di tornare a sostanziosi programmi di lavori pubblici per aumentare l’occupazione. Un modello redistributivo che ha a cuore l’incremento della spesa pubblica nell’educazione e nella sanità. Sono lontani i tempi della lotta dura contro i minatori che non impensierivano la Thatcher, i tagli alle tasse, alle scuole che non funzionavano e al servizio sanitario nazionale improduttivo. Allora il liberismo era una parola d’ordine capace di sbaragliare ogni avversario, generando ricchezza e flessibilità lavorativa, un progresso disordinato e forti disparità sociali. Nacque la piazza finanziaria londinese, una delle più forti al mondo, ma anche la disoccupazione endemica di una società post-industriale. Oggi secondo alcuni stiamo raccogliendo i frutti di quella semina – in termini di crisi, recessione e fallimento della grande finanza.

    La Lady di Ferro è diventata una vecchia signora afflitta da demenza senile ma, che rivincano i laburisti, o che a prevalere sia il giovane conservatore David Cameron, dell’eredità thatcheriana nell’Inghilterra di domani è probabile che resti davvero molto poco.

    http://www.loccidentale.it/articolo/...atcher.0070902
    SADNESS IS REBELLION

  2. #2
    + Gothic +
    Data Registrazione
    01 Apr 2009
    Località
    Napoli
    Messaggi
    17,936
     Likes dati
    655
     Like avuti
    1,152
    Mentioned
    113 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Riferimento: ANNIVERSARI / Trent'anni fa, l'audacia della Thatcher

    Economia e Finanza

    RIMEDI/ Ci vorrebbe la Thatcher contro l’Unione Sovietica finanziaria


    Mauro Bottarelli

    lunedì 4 maggio 2009




    Gli anniversari, sempre più spesso, si limitano ad essere vuoti rituali rispettati più per abitudine che per reale voglia di ricordare qualcosa degno di essere ricordato. Non è questo il caso. A volte infatti ci sono ricorrenze che sembrano segnate dal destino, chiamate a un ruolo di vigilanza, di risveglio intellettuale prima che economico, di custode di un'esperienza che si va perdendo e che mai come oggi sarebbe invece fondamentale riproporre. Quantomeno nello slancio ideale se non nelle ricette poste in essere, datate e rese impraticabili dal tempo e dai mutati equilibri.

    Oggi, infatti, cade il trentesimo anniversario dell'elezione di Margaret Thatcher a primo ministro britannico e in tempi in cui la miglior risposta che Downing Street sembra sapere dare alla crisi è una nuova politica industriale di partecipazione statale degna dell'Iri e l'aumento delle tasse al 50% ai ceti che guadagnano più di 150mila sterline l'anno, la rivoluzione liberale della Iron Lady appare quantomai attuale.

    Margaret Thatcher seppellì definitivamente il concetto di ideologia, antepose l'intrapresa e la libertà individuale ai veti sindacali e alle industrie desuete e disfunzionali, garantì ai ricchi di diventare più ricchi ma anche ai meno abbienti di diventarlo di più. Famiglie che al loro interno avevano una tradizione di blue-collar, impiegati spesso statali quando non operai, scoprirono la soddisfazione di una figlia o un figlio divenuto un white-collar del terziario. Prima della Thatcher si viveva in council house, dopo la Thatcher si registrò il più alto tasso di proprietari di casa tra la classe medio-bassa di sempre.

    Tasse basse, enorme mobilità sociale, Stato che interviene solo dove deve e non dove vuole o più gli fa comodo (si chiama, anche Oltremanica, sussidiarietà), voglia di fare, eliminazione del ricatto di sciopero politico e della rendita di posizione del partito del “no”: queste le ricette che trasformarono la Gran Bretagna da grande malato d'Europa a locomotiva del vecchio continente. Il blairismo, almeno il suo primo mandato, sembrò ricalcare queste orme: poi, lentamente, al passo svelto riformista subentrò la camminata compiacente del day-by-day, del non scontentare nessuno, del sapere fare convivere progresso sociale e consenso diffuso, cosa ben diversa dalla coesione sociale.

    Oggi come non mai servirebbe una Margaret Thatcher per spezzare non solo l'assurda deriva revanscista del governo Brown ma questa stessa idea di Europa pauperista e giacobina che spinge sull'acceleratore del populismo da quattro soldi per distruggere l'economia, la finanza e riportare sotto il gioco centralista e statalista franco-tedesco l'asse dell'Unione. È di mercoledì scorso, infatti, la notizia in base alla quale l'Unione Europea ha varato il cosiddetto “passaporto Ue” per gli hedge funds, sia comunitari che provenienti da paesi terzi come la famigerate - per qualche solone del debito pubblico - Cayman Islands.

    Maggiori controlli da parte di Bruxelles, limiti di intervento ridicoli a livello di ammontare degli investimenti gestiti, spese di iscrizione e di chiusura: cui prodest? A nessuno, tantomeno ai piccoli risparmiatori che Lagard e Stainbruck vorrebbero tutelare ma che non hanno nemmeno in fotografia la quantità di soldi necessaria per investire in un fondo speculativo. Parigi e Berlino vogliono vendicarsi della crisi facendola pagare a chi ha inciso si è no al 3-5%: sono le banche europee,
    quelle salvate in fretta e furia soprattutto da Germania e Francia, ad aver agito su larga scala con leva di 1:60, non certo gli hedge. È tutta e soltanto una suicida, miope e incapace ritorsione politica contro Londra, sede dell'80% degli hedge funds europei e destinata a perdere il suo ruolo di faro finanziario grazie al combinato tra politica interna del Labour e azione in sede Ue dell'asse Merkel-Sarkozy.

    Colpire gli hedge funds non serve a nulla se non a distruggere posti di lavoro e far venire meno ai mercati un afflusso di capitale necessario in questi momenti di liquidità scarsa, bassa volumi e book illiquidi se non per bolle create ad arte al fine di garantirsi rally fantasmi di quattro giorni per fare denaro facile: questa sì, bieca e inutile speculazione. La Fsa, l'ente di regolazione dei mercati finanziari londinese, è già salita sulle barricate avvertendo l'Ue che gli hedge funds nella capitale britannica sono già regolati e controllati e non necessitano di un grande fratello che vigili da Bruxelles o peggio da Francoforte.

    Siamo alla follia: si impongono limiti di leverage a fondi d'investimento privati e lo si fa dallo stesso pulpito che per anni non ha visto - o ha finto di non vedere - grandi banche come Rbs, Fortis, Deutsche e quant'altro utilizzare leve di esposizione folli rispetto alle riserve per presentare trimestrali a doppia cifra (e quindi garantire ai manager bonus a tre cifre). Qualche cifra? Le banche europee sono esposte verso l’Europa centrale e dell’Est per 1300 miliardi di euro, oltre all’esposizione verso la finanza Usa che promette almeno 500 miliardi di perdite.

    Le sole banche tedesche hanno attivi tossici per 816 miliardi di euro, un quarto del Pil tedesco: lo documenta la Bafin, l’ente di controllo finanziario Tedesco, non qualche “gufo”. La rete delle Landesbanken (fallite salvate dallo Stato), da sola, può “contare” su 355 miliardi di assets tossici, 268 dei quali in pancia soltanto a Hypo Real Estate. Ecco l’Europa franco-tedesca che vuole vigilare e controllare tutto e tutti.

    Voler intervenire su qualsiasi fondo che gestisca più di 100 milioni di dollari è operazione degna dell'Unione Sovietica finanziaria, frutto di una volontà politica ed egemonica che vorrebbe forse farci tornare all'industria pesante di Stato: o forse, vuole solo garantire ancora sussidi ai nullafacenti agricoltori francesi - un esercito - e la leva di potere regolatore per salvare Deutsche Bank e Hypo Real Estate, veri crucci del cancellierato Merkel in vista del voto politico di settembre prossimo.

    Come vedete, ora come mai, ricordare i trent'anni dall'elezione di Margaret Thatcher al 10 di Downing Street non è solo importante ma vitale, un dovere morale prima che politico. Se non vogliamo tornare indietro a quando proprietà significava furto e ricchezza vergogna: serve responsabilità, non la censura preventiva e il controllo orwelliano da parte di burocrati che fino all'esplosione della crisi nella migliore delle ipotesi non si erano nemmeno accorti di cosa accadeva. E nella peggiore ne hanno tratto profitto.

    http://www.ilsussidiario.net/articol...articolo=18854
    SADNESS IS REBELLION

  3. #3
    + Gothic +
    Data Registrazione
    01 Apr 2009
    Località
    Napoli
    Messaggi
    17,936
     Likes dati
    655
     Like avuti
    1,152
    Mentioned
    113 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Riferimento: ANNIVERSARI / Trent'anni fa, l'audacia della Thatcher

    Thatcher's Last Stand Against Socialism

    SADNESS IS REBELLION

  4. #4
    direttamente dall'Inferno
    Data Registrazione
    19 Jan 2007
    Località
    nel girone che preferite
    Messaggi
    34,010
     Likes dati
    1,271
     Like avuti
    10,530
    Mentioned
    305 Post(s)
    Tagged
    18 Thread(s)

    Predefinito Riferimento: ANNIVERSARI / Trent'anni fa, l'audacia della Thatcher

    un applauso per Maggie,mai come in questi momenti si sente la mancanza sua e di Reagan

  5. #5
    + Gothic +
    Data Registrazione
    01 Apr 2009
    Località
    Napoli
    Messaggi
    17,936
     Likes dati
    655
     Like avuti
    1,152
    Mentioned
    113 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Riferimento: ANNIVERSARI / Trent'anni fa, l'audacia della Thatcher

    Grazie, signora… chi?

    06 maggio 2009


    Il 3 maggio del 1979 la Gran Bretagna era ignara che stava dando il suo più grande contributo alla storia della seconda metà del XX secolo, andando a votare per terminare la terribile fase di governo laburista che aveva visto “l’inverno del malcontento” in cui gli scioperi erano arrivati ad impedire di far seppellire i morti – amara realtà ma anche perfetta metafora di un andazzo ideologicamente perdente che sembrava impossibile da superare. Nel maggio del 1979 non c’erano paesi occidentali di una certa importanza che avessero un primo ministro, un presidente, un cancelliere di sesso femminile: e certo, nessuno avrebbe scommesso che fosse il tradizionalissimo Tory party della tradizionalissima Gran Bretagna a rompere questa consuetudine. Ancora nella riforma del 1974, nello statuto dei conservatori al leader si faceva esplicitamente riferimento con il pronome maschile: l’anno successivo Margaret Roberts coniugata in Thatcher, da Grantham, figlia del droghiere del paese, prendeva la guida del partito più rigidamente maschilista dell’occidente ed iniziava a rivoltarlo dalla testa ai piedi.

    Qui in Italia il Thatcherismo non ha mai avuto una corretta divulgazione. La sinistra lo dipingeva come il peggiore dei mali, e continuò a farlo per tutti gli anni ’80 con vigore direttamente proporzionale ai miglioramenti dell’economia inglese. Ma se il PCI era terrorizzato dalla cura Thatcher, altrettanto si poteva dire di quei partiti che, mutatis mutandis, avrebbero potuto o dovuto – per affinità politica - analizzarlo, adottarlo e divulgarlo. Senza un corretto bipolarismo destra-sinistra, in Italia si scelse scientificamente di non parlare di Thatcherismo se non per denigrarlo, con la felice ma isolata eccezione del Giornale di Montanelli. Parlare di braccio di ferro contro i sindacati, rigore economico realmente messo in atto, decisionismo, privatizzazioni, monetarismo, maggiore potere al capo del governo significava spaventare uno status quo comodo e apparentemente immodificabile. La DC era un contenitore abituato al compromesso sempre e comunque in cui conviveva di tutto, e nel quale nessuna politica di rottura era possibile. Il PLI era un piccolo partito atterrito da ciò che accadeva ai cugini liberali inglesi, sparutamente rappresentati in Parlamento (in seguito al sistema uninominale inglese) nonostante una rappresentanza dignitosa nel paese. Il PSI di Craxi sembrò adottare in parte alcune caratteristiche: il decisionismo, teoricamente rappresentato dal decreto di San Valentino sulla scala mobile, che alla fine fu tutto fumo e niente arrosto; la personalizzazione politica, che però fu coniugata con molto meno carisma e molta più arroganza; il maggiore potere che all’esecutivo, che sarebbe giunto dalla riforma presidenziale di Amato poi ritirata quando si trattò di vederne le carte. La stampa si accodava al terrorismo psicologico – oggi si direbbe character assassination – che a Margaret Thatcher destinavano i partiti “moderati” italiani: in questo panorama usciva dal coro Montanelli ed il suo Giornale, che descriveva puntualmente e onestamente il fenomeno Thatcherismo nelle sue diverse componenti, tra le quali spiccava per importanza la fase economica in grande crescita e descritta con eccellenza dal capofila dei (pochissimi) monetaristi italiani, Antonio Martino.

    Margaret Thatcher ha cambiato la storia. Lo ha fatto in Gran Bretagna, dove il Labour, si è risollevato solo dopo 18 anni, quando Blair ha conquistato il governo di Sua Maestà senza denegare una sola delle principali innovazioni della lady di ferro e anzi candidandosi chiaramente come un suo continuatore. Lo ha fatto in Europa, dove all’euroscetticismo della lady di ferro sembrano oggi dare ragione i numerosi problemi di coesione interna che il nostro continente si trova ad affrontare. Lo ha fatto nel mondo, insieme a Ronald Reagan, vincendo la guerra fredda, introducendo politiche economiche che hanno portato l’Occidente a crescere per 25 anni e più, riequilibrando la politica industriale a favore di più privato e meno pubblico. Lo ha fatto rompendo gli schemi, semplice figlia di un droghiere, donna, capace di capire l’importanza di personalizzare la politica; di preparare, accettare e stravincere un braccio di ferro durato un anno contro un sindacalista come Arthur Scargill (interrogato su quando un pozzo di carbone fosse così antieconomico da farne risultare opportuna la chiusura, questi rispose che per quanto lo riguardava la perdita non avrebbe dovuto avere mai fine).

    L’Italia non ha mai conosciuto il vero Thatcherismo, perché le è stato descritto male ed in malafede, con l’eccezione montanelliana. E’ anche per questo che le innovazioni apportate in Gran Bretagna da Margaret Thatcher dal 1979 al 1990 sono state e sono tuttora digerite parzialmente ed adottate male, lasciando l’Italia in posizioni imbarazzanti nelle classifiche di merito, libertà economica, concorrenza ed efficienza. Il sistema elettorale che ha permesso a Margaret Thatcher di portare a termine il suo programma è stato combattuto nonostante fosse stato scelto nel referendum del 1993 dai cittadini italiani stanchi di governi dalla durata media di 9 mesi. L’esecutivo è oggi più forte solo grazie a consuetudini ed ingegni istituzionali ai limiti del legittimo che fanno storcere il naso ai più fedeli interpreti di una Costituzione che rimane fortemente squilibrata dalla parte del legislativo a danno del reale potere dell’esecutivo. Le privatizzazioni sono state fatte tardi e male, e lo Stato – sia a livello nazionale che a livello locale – è ancora protagonista di troppa parte dell’offerta di prodotti e servizi, senza che la politica abbia rinunciato alla longa manus che le permette di controllare settori dell’economia del paese che dovrebbero essere lasciati alla concorrenza ed ai privati. I sindacati, che pur indeboliti possono contare su ingiustificate risorse e privilegi, continuano ad avere un ruolo sperequato rispetto alla loro reale rappresentatività, senza democrazia interna e lasciando totalmente al proprio destino una fetta importante dei giovani ancora inoccupati di questo paese. La personalizzazione della politica sembra rischiare di aver preso a volte una deriva demagogica e populista che va nella direzione opposta al messaggio della lady di ferro, che qui in Italia sarebbe probabilmente meglio tradotta in un omino di burro. Più in generale, sembra evidente che laddove la Thatcher ha cambiato ed educato una parte maggioritaria dei suoi concittadini, qui in Italia si è spesso pensato più ad assecondare e a sublimare pigrizie e diritti tanto acquisiti quanto ingiustificati, antistorici e dannosi. A noi che ne abbiamo studiato ed apprezzato la parabola politica ed il contributo ideologico, comunque resta solo da dire sinceramente grazie davvero, Signora Thatcher.

    « A Fini danno torto anche quando gli danno ragione.Moltiplicando i poveri, l’Istat incentiva politiche assistenziali »

    http://www.libertiamo.it/2009/05/06/...nora-thatcher/
    SADNESS IS REBELLION

  6. #6
    Conservatorismo e Libertà
    Data Registrazione
    30 Mar 2009
    Messaggi
    17,354
     Likes dati
    159
     Like avuti
    512
    Mentioned
    14 Post(s)
    Tagged
    5 Thread(s)

    Predefinito Riferimento: ANNIVERSARI / Trent'anni fa, l'audacia della Thatcher

    Solo l'Inghilterra ha avuto la grazia e la benedizione di essere guidata da una Signora come Margareth Tatcher; purtroppo l'Italia -bisogna dirlo, anche con Berlusconi- non ha mai vissuto alcuna stagione politica dello stesso tipo. Le politiche craxiane, al di là del supposto "decisionismo" (tra l'altro tutto da valutare), hanno rappresentato piuttosto quasi la morte dell'economia italiana. Negli anni '80 della "Milano da bere", dell'Italia spendi e spandi, degli sprechi e dei progetti faraonici, non c'è stata nessuna formica così previdente da risparmiare e fare tesoro del momento positivo. Politiche rivelatesi poi disastrose (si pensi alla crisi paurosa del '92). Ancora oggi i sindacati rappresentano la summa dei privilegi acquisiti ed intoccabili; lo stesso Berlusconi non è stato in grado -purtroppo- di spezzare un sistema antico e allo stesso tempo marcio e parassitario di benefit, tutele, interessi dispendiosi.

    L'audacia della cara Iron Lady, dell'insuperabile Margareth Tatcher, non è cosa per il nostro paese. Dopo la stagione del New Labour di Tony Blair, finita nel modo peggiore con il triste, spento, ...oserei dire -a dispetto ma non tanto del cognome- grigio ed oscuro Gordon Brown, soffocato dagli scandali e dalla palese incapacità nella gestione della crisi economica, è tempo di un ritorno al Governo inglese del Partito Conservatore guidato da David Cameron, personalità certo ben lontana dai fasti d'oro della Tatcher, ma guida sicura per i Tories e, un domani non troppo lontano, per l'Inghilterra.

 

 

Discussioni Simili

  1. Che ne pensate della Guerra dei Trent'anni?
    Di subiectus nel forum Storia
    Risposte: 4
    Ultimo Messaggio: 18-08-22, 16:49
  2. Barack obama l'audacia della speranza convention del 2004
    Di benfy nel forum Centrosinistra Italiano
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 15-06-08, 23:38
  3. Sono trent'anni che bruciano streghe. Trent'anni che negano
    Di niocat55 (POL) nel forum Cattolici
    Risposte: 25
    Ultimo Messaggio: 31-08-06, 20:16
  4. Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 09-01-04, 12:41
  5. Anniversari: 50 anni senza Stalin
    Di Pieffebi nel forum Centrodestra Italiano
    Risposte: 25
    Ultimo Messaggio: 18-03-03, 08:53

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito