Al di là delle sterili polemiche e dei battibecchi fra storaciani e aenniani, volevo provare a confrontarmi con voi sull'attuale situazione politica italiana, prendendo spunto anche da questo recente articolo, a mio parere molto interessante e veritiero, di Gabriele Adinolfi (link:
http://www.politicaonline.net/forum/...55&postcount=1 ), ma non solo.
L'Italia è un paese, come tanti, influenzato da una serie lobbies che ne condizionano fortemente lo sviluppo e la crescita non solo in termini prettamente economici e materiali ma anche politici e morali.
Per cinquant'anni il nostro paese è stato spartito in questo modo: la Democrazia Cristiana governava e prendeva possesso delle istituzioni governative nazionali, il Partito Comunista Italiano invece si ramificava nella politica locale, si veda in merito il predominio totalitario della sinistra nelle cosiddette "regioni rosse", e nel mondo della cultura, dell'istruzione e del lavoro. Lo strapotere dei sindacati oggi non è altro che il retaggio di quanto ottenuto dal PCI all'epoca, che in questo modo bilanciava la DC. Il compromesso storico non fece altro che rendere ufficiale una situazione che di fatto c'era già. E se il PCI all'epoca non entrò addirittura al governo fu solo perchè era ancora in corso la guerra fredda e gli alti comandi della NATO non avrebbero mai permesso che il più grande Partito Comunista dell'Europa occidentale andasse al governo.
Questo ha portato l'Italia ad essere un paese vittima dell'assistenzialismo, del clientelismo, del compromesso ad ogni costo, della conservazione dello status quo perchè "a tutti (i poteri forti ovviamente, mica alla totalità del popolo o di una élite nel senso nobile del termine) va bene mantenere i propri privilegi".
Nei primi anni '90 venne fuori Tangentopoli: a tutti sembra che fosse la volta buona che i politici corrotti della Repubblica anti-fascista italiana potessero levare le tende.
Molti rimproverano al MSI di essersi schierato sul fronte giustizialista all'epoca. Perdonatelo, perchè all'epoca penso che veramente si pensasse in buona fede che Di Pietro potesse fare piazza pulita delle vecchie cariatidi.
In realtà Tangentopoli fu tutt'altra cosa che una nobile operazione di pulizia.
I poteri forti permisero che venisse fuori lo scandalo perchè ormai la vecchia classe politica non serviva più, o meglio, si poteva permettere che qualcuno si levasse di mezzo senza tanti problemi.
Ezra Pound disse che i politici sono i camerieri dei banchieri. Ebbene, i poteri forti fecero pressioni affinchè si eliminassero solo determinate parti della classe dirigente di allora, quella che non serviva più: Bettino Craxi fu letteralmente massacrato perchè, probabilmente, fra i tanti camerieri era forse il meno cameriere di tutti. Prova di questo vi fu nel caso di Sigonella, che fece esplodere un contenzioso fra Italia e Stati Uniti.
La Democrazia Cristiana venne indotta allo scioglimento perchè ormai il nome era screditato, ma le si permise di rivivere sotto la forma di PPI.
Ma ormai i poteri forti non puntavano più nè sul PSI morto e sepolto di Craxi nè sull'ex DC.
Tanto meno sui partiti anti-sistema per eccellenza, ossia la Lega Nord e il MSI, che comunque potevano servire per fomentare il clima venutosi a creare con le inchieste della magistratura milanese.
Chi si salvò completamente o quasi?
Fra i piccoli, possiamo ricordare il partito radicale italiano, che in quanto portatore di valori liberisti, sovversivi e laicisti ad ogni potere forte, sia nazionale che internazionale, può far comodo e ciò lo risparmiò.
Ma non si può fare a meno di notare quanto accadde col PCI-PDS: nonostante il suo coinvolgimento in molte inchieste, nonostante i finanziamenti di Mosca, nonostante fosse palese il coinvolgimento di Botteghe Oscure nel pantano della Prima Repubblica, mediaticamente fu quello meno coinvolto.
Perchè tutto ciò? Molto semplicemente. Ochetto, allora segretario del PCI-PDS, voleva far fare il salto di qualità alla sinistra italiana: non poteva più accontentarsi di avere i "gangli vitali della società" senza però avere in mano il governo e le istituzioni nazionali.
Come ottenerlo questo? Bastò la svolta della Bolognina a muro di Berlino caduto, il cambiamento da posizioni socialiste marxiste a posizioni più liberali in economia e, nello specifico, "mercatiste". Posizioni quindi molto gradite ai "poteri forti", a quelli che la retorica comunista ha sempre designato come i "padroni", che ovviamente non ebbero problemi ad appoggiare la svolta pidiessina e la linea di Ochetto.
Del resto, l'alta finanza, le banche, la grande industria e la lobby ebraica, che pur non essendo affatto un unicum avevano (ed hanno) degli interessi convergenti, volevano mantenere i propri privilegi. Idem il PCI-PDS e la sua rete, fatta di clientelismo nelle amministrazioni locali, di egemonia culturale e nel mondo dell'istruzione, fatta di presenza nel mondo del lavoro tramite lo strumento del sindacato e delle cooperative.
D'altronde, c'era già stato un compromesso storico in passato che aveva in qualche modo acccontentato tutti, perchè non continuare su questa linea?
Tanto, passata la bufera di Tangentopoli, i vecchi volponi della DC sarebbero tornati alla ribalta magari mandando avanti quelle che erano le seconde e le terze linee, ma si sarebbe rimasti, alla fine, tutti insieme appassionatamente, a spartirsi il potere.
Gianni Agnelli non poteva fare altro che andare a braccetto con Ochetto.
Cos'è che mise in discussione i piani della sinistra, divenuta progressista anzichè comunista, e del resto della "Casta"?
L'ingresso in politica di Silvio Berlusconi. Mosso forse più da motivi personali ed economici, Berlusconi entrò in politica.
Berlusconi, l'imprenditore amico di Craxi, che si pose apertamente contro il centro-sinistra e i poteri forti che lo sponsorizzavano.
L'ammucchiata progressista si accorse ben presto che il Silvietto aveva una cosa in comune con l'amico Craxi: l'essere il meno cameriere fra tutti.
E così Berlusconi si presentò alle elezioni politiche del '94, vincendole, smentendo ogni previsione, alleato con dei partiti impresentabili: la Lega ultra-federalista e il MSI neo-fascista. E poi sappiamo tutti come andò a finire ed oggi ci ritroviamo con il centro-destra spaccato e la sinistra divisa fra PD e "cosa rossa" ma unita al tempo stesso dal mantenere i privilegi acquisiti in tanti anni e potenziati con la vittoria risicatissima dell'Aprile 2006.
Berlusconi fu un eroe nel 1994? Non esageriamo. Silvio Berlusconi è filo-americano e filo-israeliano.
La sua lealtà verso l'atlantismo non era e non è in discussione.
Se può, con le banche ci fa affari.
Ma il suo essere di per sè un potere forte, come ad esempio ritiene lo stesso Gabriele Adinolfi, lo rende più svincolato da certi legami e ciò gli permette ad esempio di non appiattirsi sulla retorica anti-fascista militante di certa parte politica, di avere buoni rapporti con Vladimir Putin, altro impresentabile, di poter contrastare il potere della sinistra nel mondo della politica, delle istituzioni e dell'economia e di poter denunciare il fatto che la sinistra voglia un'Italia plurietnica.
Il Partito Democratico di oggi non è altro che il termine ultimo di un lungo processo che iniziò con la collaborazione fra PCI e DC. Il PD non rappresenta altro se non l'eredità politica del fu CLN e gli interessi dell'oligarchia economico-finanziaria e bancaria che detta legge ai politici camerieri.
Ecco perchè io ritengo, pur facendomi sostanzialmente un po' schifo, che il centro-destra DEBBA rimanere unito. Magari su basi diverse, ma deve marciare unito contro la sinistra. A noi, che dovremmo avere una visione identitaria, tradizionalista e di destra radicale e sociale, non può altro che convenire.
All'interno di questa coalizione, che sicuramente non è meglio del centro-sinistra ma fa un po' meno schifo, andrebbero serrate le fila del fronte nazional-identitario che si oppone alla dittatura del buonismo politicamente corretto e del pensiero unico.
E' per questo che non posso condividere una mossa che, pur essendo sicuramente acuta vista l'attuale situazione politica, mette a repentaglio l'unità delle forze che si oppongono alla sinistra liberalprogressista: il Partito delle Libertà era meglio se il Berluska lo faceva consultandosi con gli alleati senza inutili colpi di mano, che poi si devono ritrattare per evitare spaccare all'interno del proprio stesso partito.