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La Lega scopre il bluff di Veltroni
di Filippo Salone
Article content: Rispetto ai toni concilianti ed affabulatori usati dai leaders chiamati a confrontarsi con Veltroni nei giorni scorsi, Roberto Maroni a margine dell'incontro avuto con il sindaco di Roma, non ha esitato ad affermare che non c'è alcuna intesa e che a questo punto, "c'è da essere pessimisti sulla possibilità di trovare in Parlamento un accordo trasversale sulla legge elettorale". Maroni, pane al pane e vino al vino, ha dichiarato infatti che con la velleità di agganciare il progetto di riforma elettorale, al pure necessario, pacchetto di riforme istituzionali tutto diventa più difficile e controverso.
Lo stesso Maroni ha obiettato che se davvero Veltroni volesse entrare nel merito del meccanismo di voto, allora sarebbe costruttivo e opportuno ai fini di un'intesa in tempi rapidi vagliare con cognizione di causa le proposte di miglioramento dell'attuale sistema elaborate dalla Lega - e a ben guardare non dissimili da quelle forziste sulla base della cosiddetta bozza D'Alimonte - già depositate in Parlamento. Tali proposte infatti si propongono di perfezioanare l'attuale legge elettorale partendo dalla razionalizzazione del premio di maggioranza e delle soglie di sbarramento interne alle coalizioni. Ne uscirebbe un modello, proporzionale con esito maggioritario, non troppo distante dall'ormai celebre "vassallum" che il leader del Pd va perorando già da alcune settimane.
Detto questo però Veltroni continua a vincolare la possibile, e con onestà intellettuale realmente a portata di mano, convergenza in materia di sistema elettorale, ad una prospettiva di riforme istituzionali ancora parecchio nebulosa e confusa. In sequenza si è parlato della riforma dei regolamenti parlamentari, dell'ampliamento dei poteri del Premier sul modello del cancellierato tedesco, del superamento del bicameralismo perfetto con l'istituzione di un Senato federale piuttosto che regionale.
Insomma un vero e proprio smottamento del nostro tessuto istituzionale, e non può che sorprendere come Veltroni, che pure un po’ di legislature le ha viste e non è certo atterrato dalla Luna, possa realmente pensare di trovare una qualunque intesa in Parlamento, ed in tempi ragionevoli per non rimanere ulteriormente paralizzati in cotanta paralisi, su un tema così delicato e storicamente controverso.
Se davvero il Sindaco di Roma conoscesse la storia recente del nostro Paese, potrebbe facilmente capire come dal fallimento della bicamerale Bozzi in poi, tutti i propositi di riforma costituzionale siano naufragati per la troppa eterogeneità degli attori e quindi dei modelli impegnati al tavolo della trattativa. Eppure si era in presenza di partiti forti e di un quadro politico sicuramente più definito e stabile di quello attuale. Pensare, dunque, di ottenere in questo Parlamento atomizzato e frammentato, dove fioccano componenti e partitini nemmeno presentatisi alle elezioni, una qualunque convergenza in questo campo risulta francamente deleterio. Come aprire il vaso di Pandora.
Fiduciosi d'altra parte dell'accortezza e delle capacità comprensive del leader maximo del Pd, allora non resta che supporre che in realtà l'obiettivo di Walter sia invece un altro. Legittimarsi come leader del dialogo super partes e nel frattempo assecondare l'agonia del governo, magari per un altro anno prima di esautorare Prodi. In questo modo avrebbe ancora un po’ di tempo per provare a depotenziare Berlusconi e giocarsi la partita nel 2009, magari avvolgendo nella tattica dilatoria anche i sempre più "alternativi" Fini e Casini. Peccato, caro Walter, che una volta scoperto il bluff la via d'uscita dall'impasse diventi sempre più stretta. E i giochi di prestigio questa volta potrebbero non bastare.
29 Novembre 2007