La bellezza di cantare Dio: la voce di Bono degli U2
diSerena Sartini/ 28/05/2003
Ha cantato al Pavarotti & Friends l'Ave Maria, strabiliando tutti. Cappellino militare, occhiali da sole e rosario al collo, regalatogli dal Papa. Così si presenta sul palco di Modena, il leader degli U2.
Che cosa significa scrivere canzoni cristiane?
"Rispondo che per me significa la mia stessa vita dunque capisco benissimo il significato che per la gente può avere la missione di un sacerdote cantante. Spiegare la fede è difficile, non si trovano le parole. La fede va testimoniata. E la canzone è uno strumento che può arrivare anche laddove le parole, per quanto belle, non servono. Mia madre era protestante e mio padre cattolico. In fondo due cristiani e forse in nessuna parte del mondo sarebbe stato un fatto strano tranne che nella mia Irlanda. Posso affermare che la canzone - parole e musica - mi ha introdotto a Dio, a un senso tangibile di Dio. Per questa mia particolare vocazione artistica ho sempre sentito vicino il Libro dei salmi. Quello straordinario tesoro di fede mi ha avvicinato alla lettura del Vangelo di Giovanni, del Cantico dei Cantici, del Libro della Sapienza. In una parola, mi ha avvicinato alla lettura della Sacra Scrittura. Ma i salmi li sento “miei”. Sono la più alta espressione di musica religiosa".
È per questa ragione che gli U2 hanno inciso in un disco il salmo 40?
"Sì, infatti l’abbiamo chiamata “40”. “Ho sperato nel Signore... Egli si è rivolto verso di me e ha ascoltato il mio grido....”. È una canzone che moltissime persone hanno cantato in ogni parte del mondo. Chissà, forse Dio riconoscerà agli U2 il merito di aver fatto cantare un salmo a così tanta gente! Il refrain del pezzo è preso dal salmo 6: “Fino a quando...”. Potrei citare tanti salmi a memoria perché sono parole di vita, che danno senso alla vita. Cantarle non può essere soltanto un mestiere ben pagato. Credo che ogni canzone autentica sia una canzone religiosa, nel senso più ampio del termine. Il canto e la musica sono nati, nell’antichità, proprio come espressione di fede. Da qui il passo all’impegno personale è inevitabile. Per me parlare di fede significa inevitabilmente parlare del Giubileo che abbiamo vissuto nel 2000. Ho cercato, pur non essendo un politico, di darmi da fare per arrivare alla cancellazione del debito dei paesi più poveri del mondo. È un atto di giustizia. Ho bussato a tutte le porte. Sono stato ricevuto e incoraggiato anche da Giovanni Paolo II che mi ha donato un rosario.
Nella foto: Bono, leader degli U2
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