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  1. #21
    ALTRA FACCIA DELLA MONETA
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    La bandiera a stelle e strisce è una bellissima bandiera e ricca di significato , che venga sventolata con entusiasmo non lo metterei nell'elenco dei problemi.

  2. #22
    1° Agosto 1537
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    Citazione Originariamente Scritto da LUCIO Visualizza Messaggio
    nell'elenco dei problemi...
    ... de 'ste forum io attualmente ci metterei che alcuni repubblicani come lucrezio e Lucio stanno avallando la nascita di un micro-stato mafioso guidato da un gruppo di terroristi, stanno avallando la nascita di uno staterello etnico a forte densità criminale, stanno avallando il nuovo islamismo fondamentalista albanese cresciuto nel Kosovo a suon di finanziamenti dell' Arabia Saudita. Nell'elenco dei problemi de 'ste forum io inoltre ci metterei il fatto che alcuni repubblicani come lucrezio e Lucio qui stanno avallando un altro bel regalo agli amerikani che già in Kosovo hanno impiantato la più grande base militare d' Europa.

  3. #23
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    Citazione Originariamente Scritto da Filippo Strozzi Visualizza Messaggio
    ... de 'ste forum io attualmente ci metterei che alcuni repubblicani come lucrezio e Lucio stanno avallando la nascita di un micro-stato mafioso guidato da un gruppo di terroristi, stanno avallando la nascita di uno staterello etnico a forte densità criminale, stanno avallando il nuovo islamismo fondamentalista albanese cresciuto nel Kosovo a suon di finanziamenti dell' Arabia Saudita. Nell'elenco dei problemi de 'ste forum io inoltre ci metterei il fatto che alcuni repubblicani come lucrezio e Lucio qui stanno avallando un altro bel regalo agli amerikani che già in Kosovo hanno impiantato la più grande base militare d' Europa.
    Credo che il nodo rimanga la presenza di una minoranza serba che nel momento in cui si parla di autodeterminazione per il Kosovo ha altrettanto diritto di invocarla. Certo una Serbia democrarica, in luogo di Milosevic, sarebbe riuscita ad arrivare ad una separazione fra le varie etnie , mantenendo i diritti della componente serba. Oggi tutto è più difficile. Ma quanti italiani avrebbero accettato, in altri anni, la separazione del Sud Tirollo? Del resto il mito delle società plurietniche , ottima cosa se fatte di comune accordo, ha impedito soluzioni basate sul riconoscimento dei diritti di tutti. Prima il "varcate l'Alpe e tornerem frastelli" e poi ricominciare a tessere il federalismo. Per il momento autonomia per Kossovari, ma anche per le minoranze serbe.

  4. #24
    1° Agosto 1537
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    Lo striscione innalzato dai manifestanti serbi di fronte all’ambasciata Usa a Belgrado è significativo:
    "Repubblica del Kosovo? Repubblica della Scozia, Repubblica della Corsica, Repubblica del Sud Tirolo".
    La cosiddetta “indipendenza” proclamata dagli albanesi del Kosovo Metohija, terra patria della nazione serba, è il preludio ad una nuova polverizzazione degli Stati nazionali europei. Non a caso l’ “indipendenza” è stata accolta immediatamente, nell’ordine, dalla Turchia, dalla Gran Bretagna, dalla Francia, dagli Usa e, ad ore, dall’Italia. Oltretutto la nascita della nuova entità kosovara a stelle e strisce è parte integrante del disegno atlantico di rendere i Balcani una sorta di “area di libero scambio”, un “grande mercato” senza vincoli e protezioni dagli assalti delle multinazionali e della grande finanza. E apre un altro fronte di assedio alla Russia “non omologata” ai disegni di Wall Street. Ma il Cremlino non sta certo a guardare.

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  5. #25
    l'Edera del Cugino è sempre...
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    Le praterie del dubbio - Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de' miei amici o conoscenti dimostrava d'aver perduto il senno
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    In effetti personalmente sono molto preoccupato dalla deriva che sta prendendo la cosa. In un' Europa unita che in teoria dovrebbe eliminare queste frizioni tendendo all'unione non solo economica, non solo poltica ma dei popoli, il rimarcare una propria diversità apre le porte ad un'Europa dei campanili. Cosa che ha gia scatenato,per tornare a casa nostra, il Boghezio di turno. Non a caso la Spagna è molto prudente nel riconscimetno. E davvero, cosa facciamo se riprendono piede le tentazioni nel sudtirolo?

  6. #26
    1° Agosto 1537
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    Citazione Originariamente Scritto da jeronimus2002 Visualizza Messaggio
    il rimarcare una propria diversità apre le porte ad un'Europa dei campanili.
    Apre le porte a qualcosa di peggio, mio caro Jeronimus2002, la polverizzazione dei Balcani è frutto di una precisa strategia: fare di tutta la penisola orientale del Mediterraneo un’area regionale di libero scambio priva di regole e controlli, a tutto beneficio dei raid e delle conquiste delle multinazionali dell’energia e della grande finanza.

  7. #27
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    La Serbia dice no
    Venerdi 22 Febbraio 2008 – Siro Asinelli




    Una Belgrado carica di tensione ha accolto ieri oltre migliaia di manifestanti giunti nella capitale per ribadire la sovranità serba sul Kosovo. Una Belgrado tesa per una manifestazione scandita da toni legittimamente accesi, sdegnati. Una Belgrado tranquilla, vista dal palco allestito di fronte al parlamento. Ma anche una Belgrado agguerrita, disposta a combattere contro l’illegalità internazionale. Al punto che diverse centinaie di giovani rompono il circolo vizioso del politically correct, sfondano il cordone di polizia che difende un’ambasciata statunitense vuota, vi irrompe e le da fuoco.
    La tensione è al massimo e l’epilogo della giornata lo dimostra. Una protesta vibrante ha percorso non solo Belgrado, ma l’intero Paese. A decine di migliaia, forse 500mila, si sono ritrovati nella capitale per dare vita ad una imponente manifestazione contro la proclamazione di indipendenza del Kosovo. La Serbia ha risposto così, sfilando per le strade della capitale, compatta come non accadeva da anni di fronte ad una decisione partita dai bombardatori di ieri, accettata a capo chino dalle colonie europee. Violata ogni legge internazionale, violata la risoluzione 1244 dell’Onu che dice esplicitamente che Kosovo e Metohija sono parte inscindibile della Serbia, violata la storia stessa del Paese balcanico, al suo popolo non è restato che raccogliere l’invito a scendere in piazza. Imponente, dura nei toni, legittima negli slogan. “Il Kosovo è Serbia”, la parola d’ordine portante, imprescindibile, scritta a caratteri cubitali sullo striscione che fa da sfondo al grande palco allestito di fronte al Parlamento. “Fino a quando esisterà lo Stato serbo noi non riconosceremo ciò che è stato creato violando i principi su cui si basa il mondo civile”, ha tuonato il primo ministro Kostunica accompagnato da un boato, così come scroscianti sono stati gli applausi quando è stato citato l’unico Paese che ha veramente difeso il diritto all’unità serba, la Russia di Vladimir Putin.
    Questa manifestazione è stata la dimostrazione che il popolo serbo non è stato domato dai McDonald’s e dai logo importati a frotte dopo l’annullamento della Jugoslavia. Almeno non del tutto. Lo dimostra anche la nutrita e variegata presenza sul palco di autorità istituzionali, esponenti politici, della cultura e dello spettacolo. Di fronte alla miriade di bandiere serbe, ai canti, cori, slogan, ci sono tutti: maggioranza ed opposizione.
    C’è anche Tomislav Nikolic, che nonostante i forti dissapori con la presidenza ed il governo, ha deciso di aderire con il suo Partito Radicale all’evento che celebra il riscatto serbo di fronte all’arroganza occidentale. “Non ci fermeremo sino a quando il Kosovo non sarà tornato sotto il controllo della Serbia”, ha dichiarato Nikolic accusando Ue e Usa di essere gli artefici del “furto del Kosovo”.

    www.rinascita.net

  8. #28
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    OMNIA SUNT COMMUNIA

    Kosovo (in)dipendente? Ne facciamo volentieri a meno
    [IMG]file:///C:/DOCUME%7E1/utente/IMPOST%7E1/Temp/msoclip1/01/clip_image002.jpg[/IMG]
    Il parlamento del Kosovo ha dichiarato unilateralmente l’indipendenza dalla Serbia, calpestando la risoluzione 1244 dell’ONU e rendendo ancora più instabile un’area come quella dei Balcani, già dissestata dalle ingerenze e dalle guerre interetniche foraggiate dall'imperialismo euro-americano nel passato.
    Il primo ministro Hashim Thaci – ex capo del KLA (UCK) – dopo aver goduto dei sovvenzionamenti targati USA e NATO per promuovere l’indipendenza dell’etnìa albanese, rispetto al resto delle nazionalità presenti sul territorio, festeggia oggi la sua vittoria avvolto nella bandiera a stelle e strisce.
    Questa finta indipendenza – in realtà il Kosovo diventa ufficialmente un avamposto statunitense nell’area – ha già avuto ed avrà ulteriormente, conseguenze devastanti per le terre martoriate dei Balcani, anche perché ha legittimato l’UE a dispiegare forze di polizia nella provincia kosovara.
    Nello stesso modo con cui i sionisti riuscirono a far proclamare unilateralmente l’indipendenza dello Stato di Israele, a scapito della popolazione palestinese, oggi assistiamo all’esasperazione del nazionalismo di stampo etnico da parte degli ex militanti dell’UCK, ripuliti dalle amministrazioni statunitensi e sostenuti da quelle inglesi. Nel Kosovo, grazie all’UCK, è avvenuta una pulizia etnica sotto gli occhi di tutta l’Europa; solo con la forza si è creato uno Stato-etnico.
    La Serbia è e dovrebbe rimanere uno Stato multietnico, come la maggioranza delle nazioni del mondo, senza subìre l’onta della frantumazione nazionalistica su base etnica stabilita senza alcun processo o trattativa con la maggior parte del popolo serbo dell'intero Stato.
    Si trasforma un territorio in uno Stato per la volontà unilaterale degli Stati Uniti con la compiacenza passiva, cinica e vergognosa dei Paesi europei complici (Germania in primis, ma senza grandi eccezioni, Italia compresa) del massacro jugoslavo. Il problema del rapporto fra nazionalità presente entro lo stato serbo è e deve restare di esclusiva competenza dei popoli che lo compongono senza ingerenze straniere di terzi interessati al dominio dell'area.
    Il 17 febbraio è nato un Kosovo colonia statunitense, un porto franco in mezzo ad un’Europa terra di razzìa, priva di sovranità, governata da classi politiche ciniche e sottomesse al progetto tecnocratico neo-liberistico delle istituzioni europee. In questo contesto gli Stati nazionali, ultimo appiglio, per lo meno formale, di una rappresentanza politica possibile, luoghi in cui si è svolta una vita politica reale e condivisa per secoli, divengono giocattoli ad uso e consumo degli interessi nord-americani, con le classi dirigenti europee impegnate da vent'anni ad organizzare politiche economiche di tipo deflattivo, a favorire recessione, disoccupazione, abbassamento dei salari, miseria, precarietà e disunità continentale.

    Le classi dirigenti europee, inchinandosi ai padroni statunitensi, oltre ad aver umiliato lo Stato serbo nella sua multiculturalità manifesta e nella sua sovranità, nonché la stessa nazionalità albanese manipolata per giochi esterni ed oppressa dai criminali terroristi dell’UCK, hanno aperto un precedente gravissimo che segue la disgregazione della Jugoslavia degli anni ‘90.
    I fatti del Kosovo dimostrano che l'imperialismo dominante può far leva, all'occorrenza, sulla separazione e la divisione per sganciare assegni milionari al primo gruppo dissidente ( magari nella distrazione di un'opinione drogata dalla propaganda politicamente corretta del popolo oppresso) per destabilizzare qualunque nazione politica esistente.

    Il precedente del Kosovo è una spina nel fianco, dopo la morte della Jugoslavia, nel continente europeo che ci invita a prestare attenzione al futuro, sapendo che se un solo Paese europeo oserà negare il proprio appoggio servile al padrone su una qualunque questione, potrebbe ritrovarsi frantumato in poco tempo o minacciato da movimenti di dissidenza etero-diretta nascenti come funghi.
    Siamo sempre stati a favore dell'autodeterminazione dei popoli, ritenendo questo un principio guida, ma la questione kosovara dà luogo a dinamiche che vanno analizzate in modo adeguato, per non ricadere nell’errore dell’indipendentismo tout court, senza distinguo, come mera approssimazione ideologica al problema complesso e spinoso delle questioni nazionali.
    Anzitutto bisogna capire la profonda diversità tra popoli colonizzati e oppressi rispetto a quelli che non subiscono queste vessazioni. Il parametro è oggettivo: il popolo è colonizzato quando è economicamente posto in collettiva situazione di sfruttamento collettivo, attraverso, ad esempio, l'utilizzo di manodopera a basso costo, oppure più in generale è oppresso quando vive in uno stato di soggezione anche culturale e politica, in cui, ad esempio, viene interdetto l'uso della lingua, la diffusione della cultura locale e l'autodecisione territoriale. Per quanto riguarda i popoli colonizzati e oppressi, noi sosteniamo la loro lotta per l’indipendenza, ritenendola non solo sacrosanta, ma spesso, anche l'unica soluzione per mantenere viva la propria identità.

    Per ciò che concerne i popoli non oppressi o colonizzati, ma semplicemente coesistenti, riteniamo naturalmente legittimo il sollevamento della questione nazionale, non ritenendo sacri i confini politici di un'epoca. Ma tale legittimità deve rimanere interna alla logica dialogica, della non violenza, e deve fondarsi su di un approccio culturale e politico che resti interno alle nazioni in questione. Questo, ovviamente, non è e non è stato il caso del Kosovo. In linea di principio, quindi, l’autodeterminazione è un diritto inalienabile di tutti i popoli, ma poiché mette al centro interessi generali e riguarda la sfera geografica e politica dei rapporti tra Stati, bisogna capire bene cosa spinge una nazionalità a proclamarsi Stato indipendente. Come si diceva, nessun principio democratico, per quanto legittimo in linea generale, può essere sostenuto in maniera ideologica, come un dogma. astrattamente, come fosse un sacro comandamento religioso. Esercitare il diritto alla autodeterminazione è di per sé legittimo e lecito solo se la sua attuazione da parte di un popolo non pregiudica il diritto di altri, come sta avvenendo nel Kosovo, dove la minoranza serba interna al nuovo stato kosovaro non ha alcuna garanzia di tutela, e si ritroverò a dover vivere entro uno stato fondato sull'esclusivismo etnico-culturale.
    Più in generale inoltre riteniamo che la coesistenza pacifica nel pieno riconoscimento reciproco delle nazionalità non sia un fattore di debolezza delle nazioni politiche, ma di forza entro l'alveo della diversità. Posto questo, non sta a noi giudicare il sentimento del popolo kosovaro concernente la propria questione nazionale. Tuttavia possiamo certamente affermare che tale sentimento è stato oggetto di pura manipolazione esterna, di esercizio indiscriminato di xenofobia e terrore e di volontà di annichilimento finale di una nazione politica, la Serbia multinazionale e multietnica, che non voleva piegarsi alla volontà dell'occidente e non voleva entrare nella Nato. Per tale ragione i serbi hanno dovuto pagare a suon di bombe e di umiliazioni la loro volontà di sovranità, ed i fatti recenti di dichiarazione unilaterale del Kosovo di indipendenza sono la ciliegina sulla torta di un processo violento che dura dal nefasto anno 1999, quando su ciò che restava dell'antica repubblica federale jugoslava, cadde una pioggia di bombe mortifere, lanciate dai sicari dell'imperialismo euro-americano dietro la menzogna del genocidio albanese ( mai esistito ) e i sorrisi umanitari dei pacifinti delle democrazie liberali, propagandati da tutti i media del mondo.
    I kosovari hanno il pieno diritto di invocare la questione nazionale interna allo stato serbo, ma le modalità violente, l'unilateralismo, e l'ingerenza esterna, non possono che farci prendere una posizione netta sulla cerimonia farsa del 17 febbraio 2008, di assoluta contrarietà a questo processo eterodiretto.
    Solo la presenza della NATO, braccio armato di nazioni imperialiste che opprimono gran parte dell’umanità, dà la possibilità al Kosovo di separarsi in maniera unilaterale dalla Serbia, disegnando un quadro geografico e politico del tutto favorevole agli USA ed agli altri Stati della NATO, con il chiaro intento di disintegrare un territorio vicino in termini geopolitici alla Russia, che naturalmente avverte con chiarezza il senso ultimo di questa ennesima provocazione.
    Affinché l'indipendentismo non diventi arma di controllo esterno e di disintegrazione di nazioni politiche, esso deve restare questione meramente interna agli stati- nazione interessati. Non possiamo in alcun modo appoggiare cause gestite dai comitati d'affari delle elite militari-finanziarie occidentali.
    Noi riteniamo che l’unica alternativa possibile nel caso del destino serbo sia una federazione democratica e solidale all’interno di un solo Stato multinazionale che respinga l'ingerenza della Nato e dell'imperialismo europeo ed americano lottando per una terra sovrana e socialista.

    Le questioni nazionali non possono avere tutte una soluzione unica di stampo ideologico, poiché ciascuna presenta le sue peculiarità. Posto che sposiamo in linea di principio la soluzione della coesistenza statuale di nazionalità diverse in contesti federativi inter-comunitari, nell'alveo dell'anticapitalismo e dell'unità dei popoli, ritenendo l'identità nazionale un principio comunitario di aggregazione e forza nella diversità, non abbiamo una ricetta univoca valida per ogni singolo caso.
    Ma nella fattispecie del Kosovo, l’unica possibilità per resistere a questa spinta secessionista voluta dagli USA e dai sicari europei, è richiamare il popolo serbo e albanese all'unità, ponendo fine al tragico destino di divisioni etniche e settarie di cui sono vittima i popoli balcanici da quasi venti anni.

    Comunità Proletarie Resistenti
    http://cpr.splinder.com
    comunitaresistenti@libero.it


    ARDITI NON GENDARMI

  9. #29
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    Un contributo alla discussione ne "Il Kosovo torna ad essere Dardania".

  10. #30
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    Da Belgrado a Mitrovica il popolo serbo unito contro l’arroganza atlantica e per il riscatto della sovranità nazionale. Minacciata nella sua integrità territoriale, la Serbia si affida alla risoluzione Onu 1244 che indica il Kosovo-Metohija parte integrante del Paese. E Mosca si è detta pronta ad intervenire con tutti i mezzi necessari per garantire l’inviolabilità del diritto internazionale. Washington e Bruxelles sono avvertite mentre la Resistenza serba sveglia i cuori ancora liberi in un’Europa incatenata.

    www.rinascita.info

 

 
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