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Discussione: La Lancia di Longino

  1. #151
    Klearchos
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  2. #152
    disse
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    Citazione Originariamente Scritto da alpaguer Visualizza Messaggio
    'Questo' com'e' ? se qualcuno l'ha letto ....
    Io! Le parti su D'Annunzio "lo sciamano" e l'archeologo pagano di cui mi dimentico sempre il nome sono eccezionali.

  3. #153
    Klearchos
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    Cultura I misteri del Santo Graal
    Venerdi 14 Dicembre 2007 – 13:41 – Marco Managò

    Giunti Editore ha pubblicato un interessante volume imperniato sul tema del Santo Graal; un testo sviluppato grazie alla collaborazione di tre studiosi, Franco Cardini, Massimo Introvigne e Marina Montesano.
    L’intenzione degli autori è quella di far luce su un tema in gran voga negli ultimi due secoli, e nei tempi moderni sostenuto dai media; una materia che si origina da un romanzo del XII secolo ma che si rifà a un argomento ancestrale all’uomo: la ricerca dell’origine del potere, della sapienza (spesso in ambigua alternanza) e della grazia.
    Il Santo Graal, identificato presumibilmente con un calice, rappresenta per molti la reliquia utilizzata da Cristo durante l’ultima cena, per altri la coppa nella quale è conservato il sangue di Gesù, il sacro cuore. Per tutti è un’allegoria iniziatica di perfezionamento dello spirito, un “esercizio ascetico, una guerra santa interiore” sino a diventarne una salvifica eucaristia.
    Da ricordare come tale coppa abbia avuto grande rilevanza, nei secoli, anche per la tradizione induista, quella islamica e quella latina. In Germania assume, propriamente, il valore di trasmissione della regalità.
    La fama dei tempi moderni, collegata eccessivamente ad ambienti esoterici e massonici, non deve dimenticare, affermano gli autori, gli aspetti storici, filologici, religiosi e antropologici, evitando sovrapposizioni che appesantiscano l’alone di mistero già ricco.
    La ricerca dei tre studiosi è precisa e ricchissima di particolari, di ricorrenze, di ambientazioni, di nomi ed eventi; talmente minuziosa nelle molteplici letture del fenomeno che risulta impossibile accennarle nel complesso.
    Tra il 1181 e il 1190 Chrétien de Troyes scrive il Perceval, ou le Conte du Graal, nel testo c’è il riferimento a un graal inteso come piatto, scodella, di uso quotidiano; riguardo l’etimologia del termine “graal” sussistono numerosissime versioni e assonanze che convergono, comunque, sul significato di recipiente, coppa, calice.
    Il Perceval, romanzo iniziatico di un giovane inesperto di arti militari e cavalleresche, poi educato a servirsene sino a onorare l’onta subita da re Artù, sembra sviluppatosi su ambienti fiabeschi. Anch’essi, però, non sono frutto del nulla: la loro origine si lega a temi tradizionali perpetrati per secoli nella comunità. A proposito del graal di Chrétien, piatto d’oro contenente un’ostia rigeneratrice, la Montesano puntualizza “… da allora quel graal è divenuto il solo, l’unico. Il Santo Graal: oggetto d’innumerevoli racconti, d’infinite varianti, di complesse esegesi, di feroci polemiche, di sogni e di manipolazioni”.
    Tra le prime “varianti” ecco quella del poeta tedesco Von Eschenbach che, nel proprio Parzival, aggiunge numerosi elementi di carattere orientale, dalla tradizione fiabesca degli arabi e dei persiani, descrivendo il Graal come una pietra preziosa.
    La diffusione e la rilevanza letteraria del testo di Chrétien sono state subito enormi; a fronte del dubbio se tale reliquia fosse ancora disponibile o persa nel mistero, molte chiese ne hanno rivendicato il possesso.
    Gli autori spiegano: “Con l’aiuto anche dei testi evangelici apocrifi, si era andato così tessendo un “romanzo del Sacro Calice”, che coinvolgeva le leggende relative a Pilato, all’imperatore Vespasiano, alla reliquia romana dell’immagine del volto di Gesù (la “Veronica”), e dove si narrava come Giuseppe d’Arimatea, ereditato il Graal, lo avesse affidato a compagni sicuri…”.
    Alcune letture e interpretazioni sembrano filtrare, dal testo originario, ogni componente non cristiana e recuperare un pegno crociato per gli insuccessi subiti. Meno plausibile il tentativo di ricollegare il Perceval a una manovra di conversione forzata della Bretagna (alienando residui celtici e pagani), per un cristianesimo già molto radicato.
    Tali residui sembrano frutto di naturale menzione, avulsa dalla volontà di scardinare l’apparato cristiano; in ambienti sicuramente non desiderosi di sostituire una chiesa celtica a quella soffocante che spira da Roma.
    Temi germanici, celtici, latini, arabi e orientali muovono da una diversa origine, fiabesca, iniziatica o archetipo umano ma convogliano nell’identica ricerca della fonte del sapere e della potenza, frutto di una comune radice indoeuropea.
    La Montesano, però, avverte che “miti e simboli si somigliano in tutte le civiltà del mondo: e, laddove all’analisi delle forme non si accompagni quello delle funzioni e dei contesti, il naufragio nel mare delle infinite combinazioni esegetiche è inevitabile”.
    Da notare come per tutto il Cinquecento e sino al Settecento compreso, il tema del Graal sparisca dalla letteratura europea, anche per ciò che concerne le possibili e precedenti degenerazioni.
    Probabilmente a tale fenomeno contribuisce una diffusa esigenza difensiva delle due versioni, cattolica e protestante, che intravede nel richiamo al testo di Chrétien possibili e perigliose contaminazioni.
    La ripresa in intenso stile è opera del grande compositore Richard Wagner che, nel suo Parsifal, arricchisce il tema graalico di forti elementi orientali ed esotici; lo rende intriso di elementi buddhisti, di rigenerazione spirituale, superamento del peccato, dei tormenti esistenziali e dell’amore come patimento.
    Franco Cardini riassume così le motivazioni che sono alla base del grande contributo alla cultura europea fornito, da Wagner, all’uomo nuovo del Novecento “… l’uomo del rapporto profondo tra estetica, politica, affarismo, nazionalismo e razzismo; l’uomo che non osa dirsi ateo e che si ribella dinanzi alla prospettiva di esserlo o di vivere come se lo fosse, ma che al tempo stesso sente che le religioni storiche dell’Occidente stanno fallendo o hanno già fallito il loro scopo; l’uomo del richiamo atavico alle tradizioni profonde del sangue e del suolo…”.
    Wagner, già contestatore di usura e capitalismo nel suo Anello del Nibelungo, con il Parsifal prosegue l’opera di rinnovamento spirituale avviata da Schopenauer e Nietzsche.
    Aggiunge Cardini: “L’Europa uscita dal Congresso di Berlino del 1878 ribadendo il suo ruolo di padrona del mondo si confrontava inquieta con i suoi demoni interiori – il dilagare dell’individualismo e del capitalismo, l’eclisse del Sacro, la corsa alla sopraffazione imperialistica, la violenza del capitalismo industriale e bancario, il prepotente affacciarsi delle questioni nazionali e sociali – e si volgeva agli orizzonti perduti d’un medioevo reinventato e d’un Oriente vagheggiato attraverso l’esotismo”.
    L’opera di Wagner ha finito, necessariamente, per incrementare le correnti esoteriche e gli ambienti legati alla magia, al mistero, alle sette e alle nuove correnti religiose. In tale quadro spiccano Maestri, cercatori e custodi di chissà quali segreti, nonché avventurieri certi dell’esistenza e del significato del Graal. Alcuni di questi movimenti si riferiscono all’antico Egitto, ai templari, al Graal, ai rosacroce; da notare come tra essi ci sia una certa osmosi anziché una contrapposizione. Il contributo alla loro diffusione proviene non solo da musicisti quali Wagner, ma anche dalla pittura (Rossetti), dalla psicologia (Jung) e dal cinema.
    Il testo prosegue attraverso una minuziosa descrizione della storia, e della diffusione, delle più note società esoteriche europee.
    Si cita, poi, la cittadina francese di Rennes-le-Château, vera icona del turismo legato al presunto ritrovamento del Graal, dei segreti del cristianesimo e delle origini divine del sangue dei re merovingi. A tale successo di massa ha contribuito l’enorme risalto offerto dal volume “Il Codice da Vinci”; un testo descritto come fondato su testimonianze e prove dall’autore ma, in realtà, privo di tale requisito.
    In rarissime occasioni, l’esoterismo è culminato in tragedia, come nel caso dell’Ordine del Tempio Solare che, in più riprese, ha visto culminare il proprio credo sull’ascetismo, e l’abbandono del caduco corpo umano, in suicidi di massa.
    Spiega Introvigne: “L’episodio conferma tuttavia come l’esoterismo è un mondo di frontiera, dove le differenze fra la realtà e la metafora, fra la vita e la morte, non sono sempre ben definite”.
    Tema di secolare tradizione e ricerca, sintesi dell’origine divina e umana, trampolino di lancio per maghi, avventurieri e ciarlatani, oggi il Graal riceve anche l’ingrato supporto mediatico e pubblicitario che ne fagocita i ricavi e che, in cambio, non concede alcun contributo interessante alla selva di società e ordini che pur si muovono nel suo nome, misterioso e inafferrabile.
    Ringrazio per il bell'articolo!

 

 
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