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  1. #11
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    Lettera a Putin - con preghiera di adesione

    Cari Amici,

    lo spirito critico nei confronti di quello che avviene nel mondo, e
    soprattutto nei confronti di quello che ci viene rappresentato dal
    potere-chiave del cosiddetto mondo dell'informazione, è un dovere
    civile.

    Anche a coloro tra voi che non si interessano della politica russa e
    dei suoi immensi riflessi internazionali, non sarà sfuggita la
    plateale, compatta e rabbiosa critica dei media occidentali contro il
    successo del corso politico di Vladimir Putin per una Russia potenza,
    ben rappresentato dalle ultime elezioni alla Duma di Stato.

    I corifei della "democrazia" di G. Bush (quella dei brogli sul filo
    di lana e delle rivoluzioni pilotate nei Paesi dell'Est), delle guerre
    "preventive", dell'espansione della NATO e dei suoi missili tutto
    intorno ai confini della Federazione Russa, in Ungheria, Polonia,
    Georgia, Ucraina, urlano da tv e giornali contro il voto
    evidentemente compatto e senza possibilità di appello, della
    maggioranza di una popolazione libera perchè altamente scolarizzata,
    informata, e mediamente più colta di quella europea e statunitense,
    la quale ha dimostrato di saper scegliere il proprio futuro dopo aver
    attraversato le più traumatiche esperienze del XX secolo: guerra e
    rivoluzione, totalitarismo, liberismo capitalista selvaggio.

    Credo che il rispetto per l'intelligenza dei popoli della Federazione
    Russa, ma anche il rispetto per la nostra intelligenza, imponga una
    reazione, anche piccola e semplice, apparentemente candida.

    Vi chiedo perciò, se vi piace, di unirvi a me e agli amici che già
    hanno accolto l'iniziativa nata questa mattina, facendo pervenire la
    vostra adesione a questa lettera di auguri alla Russia e al suo
    presidente per la prova democratica appena passata, e apparentemente
    tanto osteggiata da chi gestisce l'informazione in Europa.

    La lettera verrà tradotta in russo, ed entro dopodomani recapitata
    all'ambasciatore plenipotenziario della Federazione Russa in Italia,
    Alexej Meshkov, nonché diffusa presso i principali organi di stampa
    russi e italiani. Verrà inoltre pubblicata su Internet.

    Vediamo cosa succede.

    Per partecipare, indicatemi per favore entro domani sera Nome,
    Cognome, Professione e Città rispondendo a questa e-mail:
    metafrasis@alice.it .

    Cordiali saluti,

    Stefano Serafini


    IL TESTO DELLA LETTERA:

    Egregio Sig. Presidente della Federazione Russa Vladimir Vladimirovic
    Putin!

    Siamo un gruppo di intellettuali, studiosi, e cittadini italiani,
    desiderosi di esprimerLe la nostra soddisfazione per il successo
    delle ultime elezioni per la Duma di Stato della Federazione Russa.

    Tali elezioni, oltre a rinforzare il partito Edinaja Rossija e a
    premiare i quattro partiti che hanno dato preminenza al progetto di
    una Russia potenza mondiale, segnalano chiaramente di fronte al mondo
    la consapevolezza del Popolo Russo intorno ai propri legittimi
    interessi, e ribadiscono il successo della dirigenza e della politica
    di sovranità, democratica e sociale, del Suo Presidente.

    Da parte nostra gioiamo per il rafforzamento della Federazione Russa,
    nella quale vediamo una speranza di libertà , civiltà ed equilibrio
    per il mondo intero, un mondo altrimenti pericolosamente inclinato
    verso l'unipolarismo militarizzato.

    Ci rattrista, ma non ci stupisce, il vergognoso coro polemico dei
    media occidentali, che paiono obbedire a direttive geopolitiche
    contrarie al multipolarismo e agli interessi russi ed europei, per
    non parlare di quelli del Sud del mondo e dell'Asia. Essi non
    rappresentano la vera opinione della popolazione e delle persone
    informate in Italia.

    Ci congratuliamo con Lei e con il Popolo Russo. Il Vostro grande
    impegno per un pacifico sviluppo umano, socioeconomico, culturale e
    democratico della Russia, può favorire il bene di tutti i Popoli del
    mondo, e noi auspichiamo che esso si accresca nel tempo, e consegua
    sempre maggiori e migliori successi.

    Stefano Serafini – saggista e imprenditore (Roma, Italia)
    Costanzo Preve – filosofo (Torino, Italia)
    Stefano Vernole – redattore di "Eurasia" (Modena, Italia)
    Federico Roberti – funzionario pubblico (Bologna, Italia)
    Marco Toti – ricercatore universitario(Messina, Italia)
    Antonio Venier – ingegnere aeronautico (Milano, Italia)
    Daniele Scalea – redattore di "Eurasia" (Cannobio, Italia)
    Enrico Galoppini – studioso del mondo arabo-islamico, redattore di "Eurasia" (Torino, Italia)
    Luca Bionda – redattore di "Eurasia" (Verbania , Italia)
    Manuela Vittorelli – imprenditrice, traduttrice (Gorizia, Italia)
    Guido Dalla Casa – saggista e pensionato (Milano, Italia)
    Otello Martini – imprenditore (Sora, Italia)

  2. #12
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    mi stupisce che anche Costanzo Preve aderisca alle lodi di Putin fatte dai
    ruffiani di Eurasia, cioè Putin l'imperialista? Ora, sono consapevole che gli USA
    e la Russia sono in competizione nel territorio euro-asiatico e sicuramente
    non dico di assecondare la propaganda americana o una eventuale
    aggressione od offesa della Federazione Russa da parte degli Stati Uniti, ma
    da qui ad elogiare un imperialista macellaio del genere ce ne dovrebbe passare,
    non pensate?

  3. #13
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    Citazione Originariamente Scritto da marcuse Visualizza Messaggio
    mi stupisce che anche Costanzo Preve aderisca alle lodi di Putin fatte dai
    ruffiani di Eurasia, cioè Putin l'imperialista? Ora, sono consapevole che gli USA
    e la Russia sono in competizione nel territorio euro-asiatico e sicuramente
    non dico di assecondare la propaganda americana o una eventuale
    aggressione od offesa della Federazione Russa da parte degli Stati Uniti, ma
    da qui ad elogiare un imperialista macellaio del genere ce ne dovrebbe passare,
    non pensate?
    Concordo con te, pur ragionando su due piani. Non ho capito il motivo di questa firma, sinceramente.

  4. #14
    Hoelz
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    Invece la "Russia Unita" è l'unica speranza (e gran parte dei russi, compresi gli ex elettori del Partito Comunista del compagno Zyuganov l'hanno capito) per il popolo russo di risollevarsi dal distastro economico prodotto da El'cin e al contempo difendere lo spazio eurasiatico dall'offensiva americana (coadiuvata dall'Unione Europea). Non è ora di ragionare secondo i canoni del marxismo ortodosso, che porterebbe ancora una volta a offuscare la realtà. Bisogna solidarizzare con il presidente russo, cinese, venezuelano e tutti coloro che in questo frangente difendono la propria sovranità contro l'imperialismo statunitense. Perchè i comunisti scelsero di appoggiare le truppe dell'imperialismo angloamericano per sconfiggere l'imperialismo tedesco-nipponico-italiano ed oggi si dovrebbe ragionare secondo il solo criterio della contrapposizione fra classi? Siete voi semmai gli ambigui.

  5. #15
    Hoelz
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    Alcune brevi riflessioni sulle elezioni politiche in Russia


    Mauro Gemma 4 dicembre 2007
    Ripreso da yugoinfo@yahoogroups.com


    “Non bisogna farsi illusioni. Tutta quella gente (gli oligarchi e le strutture politiche che li sostengono) non è uscita dalla scena politica. I nomi li trovate tra i candidati e i sostenitori di alcuni partiti. Vogliono una rivincita, tornare al potere, ad esercitare la loro influenza. E restaurare il regime oligarchico, basato sulla corruzione e sulla menzogna”. Forse queste parole pronunciate da Vladimir Putin, durante una grande manifestazione di “Russia Unita”, il partito di cui era capolista, servono a far comprendere le vere ragioni dello straordinario successo della forza politica di governo che – al di là dei suoi confusi e contraddittori programmi politici e di un apparato in larga parte non distinguibile, per provenienza e aspirazioni sociali, dall’opposizione “liberale” –, dai russi è stato associato alla figura del presidente russo dopo la sua decisione di diventarne il leader.
    Troppo vivo è il ricordo del decennio di umiliazioni e di declino della Russia, seguito alla dissoluzione della potenza sovietica, per poter pensare ad una rivincita degli uomini e dei partiti che delle disgrazie di quel periodo sono stati i responsabili, al seguito di quella che oggi può considerarsi la figura più screditata della storia contemporanea di questo grande paese: Boris Eltsin. Lo striminzito 2% raccolto dai partiti “liberali”, osannati in Occidente (“progressisti" li ha definiti anche “Liberazione”!), sta lì a dimostrarlo eloquentemente.
    Stupisce che una riflessione più ponderata di quanto sta accadendo in Russia non sia passata per la testa neppure a molti commentatori della cosiddetta sinistra radicale occidentale (i servizi su “Liberazione” del 1 dicembre ne sono un esempio), che non hanno avuto alcuna esitazione ad accettare in modo acritico tutti i cliché propagandistici delle centrali di informazione occidentali.
    Putin per i russi, spesso descritti nei giornali occidentali, con veri e propri toni razzisti, come un popolo quasi geneticamente “autoritario” (con tanto di interviste a “raffinati” intellettuali russi che, ai tempi del secondo golpe di Eltsin nel 1993, non ebbero dubbi a sostenere il massacro dei difensori del Parlamento russo) è colui che, con i fatti, ha dato prova di voler voltare pagina.
    I russi, che sicuramente non considerano il loro presidente perfetto, gli riconoscono, a ragione, la determinazione dimostrata nel riportare la Russia sulla scena mondiale, nel sottrarla al rischio di essere condannata al ruolo di colonia delle potenze e delle multinazionali occidentali e destinata a subire gli stessi processi di frammentazione dell’URSS, di avere azzerato il pauroso deficit che aveva portato il paese sull’orlo del precipizio finanziario, di avere migliorato, pur in presenza ancora di grandi ingiustizie e contraddizioni sociali, il tenore di vita di milioni di russi. Sono fatti che nessuno può contestare credibilmente.
    E, invece, per spiegare il 63% dei voti raccolto dal partito di Putin nel contesto di un’alta partecipazione al voto (quanti, fino al giorno prima avevano confidato in un grande astensionismo?), si è scelta la strada suggerita dai propagandisti dell’amministrazione americana, anche a “sinistra”. Invece di soffermarsi a riflettere su come Putin vorrà o potrà proseguire sulla strada degli impegni di riscatto sociale e nazionale presi con i suoi elettori (e che gli elettori non dimenticheranno) e ripetuti in modo martellante in tutti gli ultimi messaggi elettorali, e su come potrà vincere le resistenze (di cui è pienamente consapevole) che provengono dagli apparati del suo stesso partito, si preferisce evidentemente dare una mano a questi ultimi, diffondendo la favola (non sostenibile alla prova dei fatti) dell’esistenza in Russia di una dittatura.
    La vittoria travolgente di Putin pone anche i comunisti russi di fronte all’esigenza di aprire un serio dibattito sulla loro collocazione nello scenario politico che si profila per i prossimi anni. L’ulteriore, seppur lieve, ridimensionamento elettorale (dal 12,6% all’11,7%), che gela le speranze di una ripresa elettorale coltivate nelle elezioni parziali del marzo scorso, non può essere spiegato solo, in modo autoconsolatorio, con l’eventuale presenza di brogli elettorali (del resto, sempre denunciati anche al termine di ogni passata consultazione), per i quali chiedere l’intervento di quegli organismi internazionali che, in altre occasioni, hanno avviato campagne di criminalizzazione contro gli stessi comunisti (Consiglio d’Europa).
    Il PCFR, che resta comunque una forza politica di tutto rispetto, sarà sicuramente costretto ad avviare una profonda analisi dei mutamenti intervenuti nella società russa, durante i 7 anni di amministrazione di Putin. E dovrà fare finalmente i conti con la necessità di incidere realmente nelle contraddizioni degli attuali assetti di potere russo, uscendo da una sorta di orgoglioso isolamento e cogliendo in tutta la sua portata la cesura netta, sia sul piano della politica estera che di quella interna, avvenuta in questi anni rispetto alla precedente “era Eltsin”, grazie all’iniziativa incalzante di Putin e del gruppo “patriottico” che si raccoglie attorno a lui.
    Se ciò avverrà, gli appelli a lavorare insieme nel prossimo parlamento russo, lanciati subito dopo il voto dal partito “Russia Giusta” (8% dei voti) (il partito filo-presidenziale, che si definisce “socialista”) ai comunisti, forse, questa volta, non saranno rispediti al mittente, permettendo così a quel 20% della società russa che ancora si esprime con nettezza per una “scelta socialista” di avere la possibilità di favorire una positiva evoluzione dei processi politici, avviati con l’uscita dalla scena di Eltsin e l’avvento di Putin, e che hanno permesso alla Russia di ritrovare un ruolo dignitoso nella scena mondiale, sottraendola sempre di più ai condizionamenti e ai ricatti dell’imperialismo.

    Mauro Gemma
    http://www.aginform.org/gemma4.html

  6. #16
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    Citazione Originariamente Scritto da Outis Visualizza Messaggio
    Concordo con te, pur ragionando su due piani. Non ho capito il motivo di questa firma, sinceramente.

    Credo sia il caso di cominciare a prendere atto che nonostante i molti distinguo sempre fatti da Preve sull'argomento anche quest'ultimo non disdegni molto l'idea di una geopolitica eurasiatica che veda chiaramente nella Russia putiniana uno degli assi portanti (nell'ottica eurasiatica chiaramente necessaria).
    Quindi ora dovremmo piuttosto cominciare a ragionare in termini di critica e non più di ragionamento su queste iniziative di Preve senza più starci ad interrogare sempre se esse corrispondano alla sua visione filosoficamente comunitaria perchè politicamente mi sembra che il suo cammino sia sempre più interno all'ottica eurasiatica.
    E per me un cammino filosoficamente comunitario e politicamente eurasiatista sono due piani che non possono coesistere.

    A luta continua

  7. #17
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    Citazione Originariamente Scritto da Sandinista Visualizza Messaggio
    Credo sia il caso di cominciare a prendere atto che nonostante i molti distinguo sempre fatti da Preve sull'argomento anche quest'ultimo non disdegni molto l'idea di una geopolitica eurasiatica che veda chiaramente nella Russia putiniana uno degli assi portanti (nell'ottica eurasiatica chiaramente necessaria).
    Quindi ora dovremmo piuttosto cominciare a ragionare in termini di critica e non più di ragionamento su queste iniziative di Preve senza più starci ad interrogare sempre se esse corrispondano alla sua visione filosoficamente comunitaria perchè politicamente mi sembra che il suo cammino sia sempre più interno all'ottica eurasiatica.
    E per me un cammino filosoficamente comunitario e politicamente eurasiatista sono due piani che non possono coesistere.

    A luta continua

    Io onestamente non trovo scandaoloso che si sappia anche prendere parte per il sovranismo statale interpretato da un Putin, nel momento in cui è chiarissimo il fatto che in Russia si scontrano forze neo-colonialiste di svendita del patrimonio nazionale del paese, con forze sovraniste.
    All'interno delle forze sovraniste vi è questo mondo e quell'altro, e chiaramente la mia personale preferenza non può andare per un governante capitalista come Putin. In ogni modo, al di là del tono della lettera che mi appare sinceramente eccessivo in alcuni punti ( sviluppo pacifico e civile dei popoli e roba simile) e che per questo forse non avrei firmato in prima persona, mi sento di dire due cose: la politica estera russa ha per il momento una vocazione difensiva, e pertanto non mi sentirei di definire aggresivista o pericolosa per la pace nel mondo la politica putiniana. la politica interna economico-sociale seppur basata su uno sviluppismo di breve termine, tuttavia ha restituito al paese le sue ricchezze nazionali, riassestato uno stato sociale minimo, ridato linfa all'occupazione.
    e' ovvio che questo non può e non deve divenire un modello o un fine in sè, ma non vedo il problema di conseiderarlo un evento positivo.
    E non credo che la posizione di un Preve sia cosi' contraddittoria come detto in proposito.
    Preve a mio avviso non è affatto eurasiatista, ma è un sovranista, e sopratutto una persona capace di colgiere le differenze oltre la dicotomia capitalismo-comunismo.
    Ogni processo di rivendicazione di sovranità politica ed economica e di resistenza all'invasione neo-liberista, nonchè ogni miglioramento delle condizioni sociali di una nazione, per me, sono al di là di tutto eventi positivi. Non è una fantomatica eurasia culturalmente opposta all'america liberale ad attirarmi, nè ad attirare, credo, un pensatore come Preve, ma la possibilità che gli Stati fungano da baluardo di resistenza reale alla globalizzazione economica e culturale e che nel farlo si facciano per lo meno garanti di un modello di sviluppo diverso da quello liberista.
    Tutto qua.
    Per il resto la resistenza comunitaria e comunista deve restare il nostro faro d'azione, ma senza perdere di vista gli equilibri in gioco.
    In ogni modo, al momento attuale sono troppo poco informato sulla Russia e sulla politica interna per poermi esporre sul tema. Sper di essere più preparato in materia nei prossimi tempi, sapendo che le informazioni che giungono sono frutto di manipolazioni di segno opposto ( o filoputiniante oniriche o antiputiniante demo-occ.altrettanto oniriche) .
    E' qualcosa che in ogni modo ci deve interessare su un piano diverso da quello della lotta quotidiana per l'emancipazione umana.

    comunismo e comunità

  8. #18
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    Citazione Originariamente Scritto da Hoelz Visualizza Messaggio
    Invece la "Russia Unita" è l'unica speranza (e gran parte dei russi, compresi gli ex elettori del Partito Comunista del compagno Zyuganov l'hanno capito) per il popolo russo di risollevarsi dal distastro economico prodotto da El'cin e al contempo difendere lo spazio eurasiatico dall'offensiva americana (coadiuvata dall'Unione Europea). Non è ora di ragionare secondo i canoni del marxismo ortodosso, che porterebbe ancora una volta a offuscare la realtà. Bisogna solidarizzare con il presidente russo, cinese, venezuelano e tutti coloro che in questo frangente difendono la propria sovranità contro l'imperialismo statunitense. Perchè i comunisti scelsero di appoggiare le truppe dell'imperialismo angloamericano per sconfiggere l'imperialismo tedesco-nipponico-italiano ed oggi si dovrebbe ragionare secondo il solo criterio della contrapposizione fra classi? Siete voi semmai gli ambigui.
    "voi" chi?

    ...io ritengo che i (ri)nascenti imperialismo orientali (Russia, Cina, India) possano essere tatticamente appoggiati solo in funzione anti-USA, solo se venissero attaccati. Non mi interessa affatto, contrariamente alla posizione di La Grassa, per esempio, di tornare ad una fase multipolare ed interimperialistica.
    Che Putin stia lavorando bene per risanare l'economia della Russia mi può star bene - tutti farebbero meglio di El'cin!), ma non avrà certo il mio appoggio, non solo perché sta ricostruendo una potenza imperialista, ma anche perché, a differenza dell'URSS, non sta muovendo un passo a favore delle Resistenze. Non mi risulta affatto che stia facendo qualcosa di concreto per "difendere l'eurasia", che, tra l'altro, è una cosa che mi fa pure ridere, come se gli Stati di questo continente avessero bisogno di un altro Impero per difendersi da quello statunitense...
    Poi, è vero che i Presidenti che tu richiami difendono i propri Stati dall'Impero statunitense, ma non lo stanno facendo - tranne Chavez - per costruire un fronte solidale, cooperativo ed antimperialista! In pratica dovremmo schierarci con un imperialismo per affossarne un altro, poi, dopo, dovremmo trovarne un altro ancora, e ancora, e ancora...senza fine.

  9. #19
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    Hoelz ha scritto:
    "Bisogna solidarizzare con il presidente russo, cinese, venezuelano e tutti coloro che in questo frangente difendono la propria sovranità contro l'imperialismo statunitense."

    Sì, ricchi premi, spumante e donne nude...
    Manganelli, settanta ore di lavoro alla settimana e vaiiii....

  10. #20
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    Citazione Originariamente Scritto da terraeamore Visualizza Messaggio
    Io onestamente non trovo scandaoloso che si sappia anche prendere parte per il sovranismo statale interpretato da un Putin, nel momento in cui è chiarissimo il fatto che in Russia si scontrano forze neo-colonialiste di svendita del patrimonio nazionale del paese, con forze sovraniste.
    Non si tratta di scandalo. Si tratta dell'opportunità di firmare o meno una lettera come quella. Io la ritengo una mossa sbagliata.

    All'interno delle forze sovraniste vi è [...] E non credo che la posizione di un Preve sia cosi' contraddittoria come detto in proposito.
    Io mi schiero con chi vuole mantenere viva la propria sovranità nazionale solo se e quando la nazione in questione segue un percorso votato alla cooperazione, alla solidarietà ed all'antimperialismo. Putin non sta facendo questo - e parlo di lui come rappresentante di uno Stato -. Poi, se proprio vogliamo sostenerlo, sosteniamolo nel momento in cui viene aggredito, anche solo verbalmente, un po' come si potrebbe fare con l'Iran, che non si sta muovendo verso il socialismo, ma sta sicuramente facendo meglio dal punto di vista delle Resistenze...

    Preve a mio avviso non è affatto eurasiatista, ma è un sovranista, e sopratutto una persona capace di colgiere le differenze oltre la dicotomia capitalismo-comunismo.
    Vero, ma tra le varie ipotesi, sposa quella eurasiatista, seppur intesa in maniera differente dai signori di Eurasia. Tra l'altro, vedendo un video di presentazione della rivista su Arcoiris, ho sentito così tali e tante concezioni geopolitiche che appartengono all'800 che mi chiedo come abbia fatto Preve a continuare il dibattito, senza dir nulla. Non parliamo poi di Dughin e della sua concezione tradizionalista-socialista, alla ricerca dei punti in comune tra Evola/Gunon e Marx...inquietante.

    Ogni processo di rivendicazione di sovranità politica ed economica e di resistenza all'invasione neo-liberista, nonchè ogni miglioramento delle condizioni sociali di una nazione, per me, sono al di là di tutto eventi positivi.
    Perché pensi che Putin stia prendendo posizione contro il neoliberismo? Cosa te lo lascia pensare?

    Non è una fantomatica eurasia culturalmente opposta all'america liberale ad attirarmi, nè ad attirare, credo, un pensatore come Preve, ma la possibilità che gli Stati fungano da baluardo di resistenza reale alla globalizzazione economica e culturale e che nel farlo si facciano per lo meno garanti di un modello di sviluppo diverso da quello liberista.
    Ah, vedi allora che le cose cambiano? Non è che qui dobbiamo difendere gli Stati in quanto tali, ma solo nella misura in cui le nazioni debbano rivendicare la propria libertà rispetto agli imperialismi e, soprattutto, quando si muovono verso lidi antimperialisti e, auspico, socialisti o, meglio ancora, comunisti. Ovvio che poi io appoggio Hamas in quanto forza politica antimperialista e di Resistenza, ma sono pronto a criticare anche l'Iran, che dà loro una "mano", che impicca gli omosessuali. Insomma, caro compagno, non riesco a capire il motivo per cui dovrei firmare una lettera del genere...

    Per il resto la resistenza comunitaria e comunista deve restare il nostro faro d'azione, ma senza perdere di vista gli equilibri in gioco.
    Senza dubbio alcuno!

 

 
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