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Il Gufo
SPAGNA SENTENZA ESEMPLARE. I GIUDICI INFLIGGONO PENE SEVERISSIME AGLI IMPUTATI DEL PROCESSO 18/98+
Dieci anni di carcere per la vice direttrice del quotidiano Egin, Teresa Toda. Tredici anni di carcere per il suo direttore, Javier Salutregi. Sabino Ormazabal, giornalista nove anni, Karlos Trenor, noto avvocato, 18 anni di carcere. Entrambi della Fundacion Zumalabe, che propugna fra le altre iniziative la 'disobbedienza civile'. La lista è lunga, ma le qualifiche che appaiono di fianco ai 47 condannati dall'Audiencia Nacional di Madrid è piuttosto 'originale' per riuscire ad accettare che quelle persone siano davvero parte del “nocciolo duro di Eta”, come recita il dispositivo della sentenza. E con tutta evidenza, infatti, non lo sono. Basta ripercorrere quali siano state le prove dell'accusa, gli
informes tecnici, i vizi procedurali che non hanno garantito il più elementare diritto alla difesa, per farsi un'idea di che cosa sia stato celebrato oggi nella Casa de campo di Madrid.
Il processo si chiama 18/98+. E' una sommatoria di procedimenti che iniziano dalla chiusura di un quotidiano, Egin, nel lontano luglio 1998. E che prosegue con altre cinque operazioni di polizia, tutte ordinate dal giudice Baltasar Garzon.
Sotto accusa associazioni pubbliche, giornali, radio, associazioni di diffusione della lingua basca, della cultura della disobbedienza civile. Il teorema, spiega Mariano Ferrer, portavoce della piattaforma 18/98+, è semplice: "Garzon ha deciso nel 1998 che era arrivato il momento di buttare la rete per bloccare tutte quelle realtà politiche e culturali che operano nel nazionalismo e nell'indipendentismo. Tutto ciò che si muove in quel settore, per Garzon, è Eta. Senza distinzioni". E in nove anni, effettivamente, tutte quelle realtà che difendono indipendenza, autodeterminazione o la resistenza anche solo di pensiero o linguistica sono state colpite in maniera molto dura. Oggi la condanna che, secondo molti analisti, avrebbe potuto avere ben altri esiti se celebrata in un processo di pace avviato. Invece, siamo in mezzo a una campagna elettorale per le legislative spagnole che del tema basco fa una delle sue armi, che sulla soluzione o repressione della lotta armata conta di giocarsi centinaia di migliaia di voti. Questa volta, però, c'è una differenza rispetto ad altri processi dove sul banco degli imputati c'erano membri di Herri Batasuna o solo della sinistra nazionalista basca. Questa volta Garzon e la volontà politica che gli sta dietro, o sopra, ha voluto colpire una parte più consistente della società basca. Di una parte, minoritaria forse, ma che esiste. E la reazione dei giorni scorsi, con migliaia di persone per le strade delle città basche a protestare, non si è fatta attendere. Anche perchè lo Stato di diritto in questo processo ha perso una battaglia in più: gran parte degli imputati sono stati arrestati una settimana fa, quando ancora non era stata letta la sentenza. Rischio di fuga, diceva l'ordine di detenzione. Quando gli stessi imputati, tutti, hanno sempre dimostrato in nove lunghi anni di processo, di voler aspettare a pié fermo la sentenza, consapevoli della loro innocenza. Sono stati incarcerati senza sapere ancora per quanti anni, e contravvenendo alle stesse regole del diritto sancite dalle leggi spagnole.
Oggi vengono indicati come il cuore dell'organizzazione armata, ma le loro storie, il loro lavoro, le idee che rappresentano - tutte espresse sempre con metodi pacifici e pubblici - non saranno spiegate nè rappresentate a quel grande pubblico che archivierà la notizia come 47 condanne pesanti per collaboratori e appartenenti alla dirigenza di Eta. Avvocati, linguisti, giovani, giornalisti, politici. Quella di oggi è stata la sentenza per quattro dei filoni principali del superprocesso 18/98+: Xaki, Ekin, Kas, Egin. Per le difese, ora, il turno di appello. Ma lo svolgimento di questi lunghi 15 mesi di sedute pone più di un interrogativo sui diritti fondamentali, fra cui quello alla difesa: se in appello le garanzie per i condannati saranno pari a quelle che hanno avuto in questi mesi, tanto varrebbe non perder tempo. A sostenere la presenza di gravi lacune e deficit nei diritti c'è anche il presidente dell'Associazione degli Avvocati europei democratici, Gilberto Pagani
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RAGAZZI E' TERRIBILE, E' COME IN CINA CON IL TIBET, SOLO CHE LORO NON HANNO UN CAPO CARISMATICO IN ESILIO.
E ORA L'ETA RICOMINCERA' A COLPIRE... COSA HANNO RISOLTO?
DOBBIAMO FARE QUALCOSA, HO UNA CARA AMICA BASCA CHE HA MOLTA PAURA, PER LEI E LA SUA CERCHIA DI AFFETTI..
TERRIBILE, TERRIBILE, TERRIBILE...
gufo