Pagina 1 di 4 12 ... UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 38

Discussione: Zapatero come Aznar ?

  1. #1
    Moderatore
    Data Registrazione
    19 Feb 2007
    Messaggi
    5,316
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Zapatero come Aznar ?

    Spagna - 03.12.200718/98+. Carcere senza sentenza: la storia di Teresa TodaUn processo di cui si sa poco. un'ampia ftta di società che finisce in carcere per un teorema senza prove. la storia della vice direttrice di EginL'ultima volta che ho visto Teresa Toda è stata all'hotel Londres di San Sebastian, proprio di fronte alla splendida Concha, al mare. Era davanti alla telecamera, come intervistata in qualità di giornalista, imputata e vicedirettrice del quotidiano Egin, dal basco 'fare', voce del nazionalismo indipendentista di sinistra, soprattutto un buon giornale. Egin fu chiuso per ordine del giudice Baltasar Garzon nel luglio del 1998.
    Teresa Toda risponde a una domanda sulla sua incriminazione: “Perchè Egin secondo Baltasar Garzon, è ETA? Ma perché difende gli stessi obbiettivi politici di ETA. Il socialismo, l'indipendenza, perché denuncia la tortura dello Stato, le condizioni dei prigionieri”.
    Teresa ricorda un teorema, quello che indica in tutto ciò che è nazionalista e rivendica autodeteminazione un legame con il 'terrorismo'. E ricorda quella notte, quando tutto il consiglio di amministrazione della società editrice, Orain, venne arrestato, come poi il direttore, Javier Salutregi. Erano gli anni del primo governo Aznar, quando la guerra a ETA era divenuta un'ottima via per svolgere la guerra la nazionalismo.
    Quello che colpisce di Teresa Toda, un corpo minuto, un naso dritto e un po' all'insù, occhiali e una parlata veloce e colta, è la sua storia personale. Perché è nata a Porto Alegre, Brasile, da genitore diplomatico. Quindi un funzionario di Stato, quando al potere c'era il Caudillo. E questa notizia mi torna di fronte agli occhi ogni volta che la vedo, giornalista anti-sistema, capace di imparare la lingua basca per l'amore che nutre per quella terra, sotto processo perché la sua strada, dal Brasile e altri paesi, si è imbattuta nei Paesi baschi.
    C'è un paradosso, o forse più, ascoltando la sua storia: Teresa Toda è stata anche la cronista di giudiziaria per molti quotidiani proprio a Madrid, dove lavorava in pool con quei giornalisti che dopo alcuni anni l'hanno additata come contingua a ETA.
    Teresa Toda dal primo di dicembre dorme in una cella. Dalle dalle cronache che raccoglieva a Madrid è arrivata a ricoprire incarichi di responsabilità in un giornale, fino a diventarne la vice direttrice.Dal primo di dicembre dorme in una cella, dopo otto anni da incubo e due di processo.
    Ma ancora senza una sentenza. Non sa le motivazioni e, soprattutto, gli anni di carcere che sono stati comminati dai giudici di Madrid. "Per otto anni -racconta - ho vissuto una vita espropriata. Nessuna certezza per il lavoro, perché la difesa occupa tempo e per il processo abbiamo viaggiato due volte alla settimana dai Paesi baschi fino a Madrid e ritorno". Scadenze incerte, un macro-procedimento che si andava via via infoltendo di associazioni, persone, settori della società. L'unico caso in Europa dal dopoguerra ad oggi in cui la magistratura ha soffocato tre giornali, due quotidiani (Egin e Egunkaria), un mensile (Ardi Beltza) e una radio (Egin Irratia). Senza che nel Vecchio Continente ci fosse un rigurgito di protesta, di sdegno, di critica al governo spagnolo, ai metodi che intrecciano politica e giusizia.
    La legge dice che l'imputato può essere arrestato già a partire dalle settantadue ore che precedono la lettura della sentenza. E in questo caso siamo già oltre: i giudici hanno scritto una bugia sulle motivazioni che hanno portato ai 46 ordini di arresto; rischio elevato di fuga. Dopo otto anni di inchiesta e due di processo non c'è stato un imputato che sia scappato, anzi negli ultimi mesi la piattaforma che riunisce gli imputati ha annunciato che avrebbe atteso a pié fermo la sentenza.
    Un pagina poco dignitosa perlo Stato di diritto. Così la pensano anche i giuristi internazionali, che hanno potuto constatare la salute dell garanzie nel corso del processo. Diffuse deturpazioni del diritto alla difesa. Un caso su tutti: una ragazza che ha denunciato di essere stata torturata in commisariato ha riconosciuto in uno dei periti dell'accusa il guardia civil che l'avrebbe torturata. Ma il presidente del tribunale non ha consentito l'incidente probatorio. Un processo strano, di cui, per indignarsi, manca un dato fondamentale: l'informazione. Perchè il processo 18/98+ non esiste. Questo dovremmo scrivere, alla luce dell'informazione che è circolata in Spagna e fuori su uno dei procedimenti politico-giudiziari più complicati e scandalosi che la storia processuale che si ricordi dalla Transizione spagnola egin in fu chiuso il 14 luglio del 1998. Teresa oggi è in cella e quando la giustizia spagnola si ricorderà di leggere la sentenza si saprà con quale pena. Per aver esercitato la vicedirezione di un quotidiano. Un giornale in cui, racconta “cercavamo di non dipendere dalle agenzie di stampa, soprattutto per gli esteri, così da essere indipendenti”. Per capire cosa sia stato il processo 18/98+ basti dire che nel caso di Egin il curatore nominato dalla procura per evitare il deterioramento delle strutture disse, durante il processo, che gli fu invece consigliato di lasciar marcire tutto. Così come avvenne. E i documenti dell'accusa sul caso Egin si sono persi, le ipotesi di reato che volevano indicare quella testata come un organo di ETA o ai servizi dell'organizzazione armata, si sono confuse negli anni, con giravolte e capitomboli indegni di un giusto processo.
    La storia di Egin è solo una del grande processo: se ci guardate dentro troverete realtà normali, associazionismo politico, esponenti del sindacato, membri delle società di alfabetizzazione degli adulti, una fondazione internazionalmente apprezzata, associazioni di familiari dei prigionieri politici, o a favore dell'amnistia, la gioventù indipendentista, tutto un movimento politico... Le prove in tribunale erano le informative di polizia, che l'accusa spiegava e avvalorava grazie ai suoi periti, che erano gli stessi autori delle informative. È detto tutto. Una manifestazione, domenica 2 dicembre, ha attraversato le vie di Bilbao, decine di migliaia. Provate a cercarne notizia sui quotidiani o a giudicare quale risalto ha tutta questa storia 'invisibile' sui giornali.
    “Sono rimasta a vivere qui, nei Paesi baschi per la gente, per queste persone, che mi hanno dato tutto”. Le parole di Teresa per Euskal Herria sono sempre state parole di amore per la terra, ma soprattutto per le persone che vi risiedono. Dal primo di dicembre è in una cella, senza sapere per quanto e senza sapere perchè la ritengano terrorista.
    http://www.peacereporter.net/dettagl...dt=&idart=9452

    Caro Gufo, ho dovuto cancellare il tuo post, in quanto era poco leggibile. Sono andata a " ripescare " la notizia e l' ho postato io.
    Ma...non ti ci abituare ! Quando " incolli " un post, se è necessario " ripuliscilo "
    Bacetti e tiratina di orecchie!
    Neva

  2. #2
    Moderatore
    Data Registrazione
    19 Feb 2007
    Messaggi
    5,316
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Un'amara considerazione:
    - Essere una giornalista " anti-sistema ", appoggiare la rivendicazione di un popolo che reclama il diritto all' indipendenza...è sufficiente per essere catalogata come terrorista, ed' è la scusante per violare le leggi da parte dello stesso stato che le ha promulgate !

  3. #3
    email non funzionante
    Data Registrazione
    05 May 2007
    Messaggi
    137
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    SPAGNA SENTENZA ESEMPLARE. I GIUDICI INFLIGGONO PENE SEVERISSIME AGLI IMPUTATI DEL PROCESSO 18/98+

    Dieci anni di carcere per la vice direttrice del quotidiano Egin, Teresa Toda. Tredici anni di carcere per il suo direttore, Javier Salutregi. Sabino Ormazabal, giornalista nove anni, Karlos Trenor, noto avvocato, 18 anni di carcere. Entrambi della Fundacion Zumalabe, che propugna fra le altre iniziative la 'disobbedienza civile'. La lista è lunga, ma le qualifiche che appaiono di fianco ai 47 condannati dall'Audiencia Nacional di Madrid è piuttosto 'originale' per riuscire ad accettare che quelle persone siano davvero parte del “nocciolo duro di Eta”, come recita il dispositivo della sentenza. E con tutta evidenza, infatti, non lo sono. Basta ripercorrere quali siano state le prove dell'accusa, gli informes tecnici, i vizi procedurali che non hanno garantito il più elementare diritto alla difesa, per farsi un'idea di che cosa sia stato celebrato oggi nella Casa de campo di Madrid.
    Il processo si chiama 18/98+. E' una sommatoria di procedimenti che iniziano dalla chiusura di un quotidiano, Egin, nel lontano luglio 1998. E che prosegue con altre cinque operazioni di polizia, tutte ordinate dal giudice Baltasar Garzon.

    Sotto accusa associazioni pubbliche, giornali, radio, associazioni di diffusione della lingua basca, della cultura della disobbedienza civile. Il teorema, spiega Mariano Ferrer, portavoce della piattaforma 18/98+, è semplice: "Garzon ha deciso nel 1998 che era arrivato il momento di buttare la rete per bloccare tutte quelle realtà politiche e culturali che operano nel nazionalismo e nell'indipendentismo. Tutto ciò che si muove in quel settore, per Garzon, è Eta. Senza distinzioni". E in nove anni, effettivamente, tutte quelle realtà che difendono indipendenza, autodeterminazione o la resistenza anche solo di pensiero o linguistica sono state colpite in maniera molto dura. Oggi la condanna che, secondo molti analisti, avrebbe potuto avere ben altri esiti se celebrata in un processo di pace avviato. Invece, siamo in mezzo a una campagna elettorale per le legislative spagnole che del tema basco fa una delle sue armi, che sulla soluzione o repressione della lotta armata conta di giocarsi centinaia di migliaia di voti. Questa volta, però, c'è una differenza rispetto ad altri processi dove sul banco degli imputati c'erano membri di Herri Batasuna o solo della sinistra nazionalista basca. Questa volta Garzon e la volontà politica che gli sta dietro, o sopra, ha voluto colpire una parte più consistente della società basca. Di una parte, minoritaria forse, ma che esiste. E la reazione dei giorni scorsi, con migliaia di persone per le strade delle città basche a protestare, non si è fatta attendere. Anche perchè lo Stato di diritto in questo processo ha perso una battaglia in più: gran parte degli imputati sono stati arrestati una settimana fa, quando ancora non era stata letta la sentenza. Rischio di fuga, diceva l'ordine di detenzione. Quando gli stessi imputati, tutti, hanno sempre dimostrato in nove lunghi anni di processo, di voler aspettare a pié fermo la sentenza, consapevoli della loro innocenza. Sono stati incarcerati senza sapere ancora per quanti anni, e contravvenendo alle stesse regole del diritto sancite dalle leggi spagnole.

    Oggi vengono indicati come il cuore dell'organizzazione armata, ma le loro storie, il loro lavoro, le idee che rappresentano - tutte espresse sempre con metodi pacifici e pubblici - non saranno spiegate nè rappresentate a quel grande pubblico che archivierà la notizia come 47 condanne pesanti per collaboratori e appartenenti alla dirigenza di Eta. Avvocati, linguisti, giovani, giornalisti, politici. Quella di oggi è stata la sentenza per quattro dei filoni principali del superprocesso 18/98+: Xaki, Ekin, Kas, Egin. Per le difese, ora, il turno di appello. Ma lo svolgimento di questi lunghi 15 mesi di sedute pone più di un interrogativo sui diritti fondamentali, fra cui quello alla difesa: se in appello le garanzie per i condannati saranno pari a quelle che hanno avuto in questi mesi, tanto varrebbe non perder tempo. A sostenere la presenza di gravi lacune e deficit nei diritti c'è anche il presidente dell'Associazione degli Avvocati europei democratici, Gilberto Pagani
    www.peacereporter.net

    RAGAZZI E' TERRIBILE, E' COME IN CINA CON IL TIBET, SOLO CHE LORO NON HANNO UN CAPO CARISMATICO IN ESILIO.
    E ORA L'ETA RICOMINCERA' A COLPIRE... COSA HANNO RISOLTO?

    DOBBIAMO FARE QUALCOSA, HO UNA CARA AMICA BASCA CHE HA MOLTA PAURA, PER LEI E LA SUA CERCHIA DI AFFETTI..

    TERRIBILE, TERRIBILE, TERRIBILE...
    gufo

  4. #4
    Moderatore
    Data Registrazione
    19 Feb 2007
    Messaggi
    5,316
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da Il Gufo Visualizza Messaggio
    SPAGNA SENTENZA ESEMPLARE. I GIUDICI INFLIGGONO PENE SEVERISSIME AGLI IMPUTATI DEL PROCESSO 18/98+

    Dieci anni di carcere per la vice direttrice del quotidiano Egin, Teresa Toda. Tredici anni di carcere per il suo direttore, Javier Salutregi. Sabino Ormazabal, giornalista nove anni, Karlos Trenor, noto avvocato, 18 anni di carcere. Entrambi della Fundacion Zumalabe, che propugna fra le altre iniziative la 'disobbedienza civile'. La lista è lunga, ma le qualifiche che appaiono di fianco ai 47 condannati dall'Audiencia Nacional di Madrid è piuttosto 'originale' per riuscire ad accettare che quelle persone siano davvero parte del “nocciolo duro di Eta”, come recita il dispositivo della sentenza. E con tutta evidenza, infatti, non lo sono. Basta ripercorrere quali siano state le prove dell'accusa, gli informes tecnici, i vizi procedurali che non hanno garantito il più elementare diritto alla difesa, per farsi un'idea di che cosa sia stato celebrato oggi nella Casa de campo di Madrid.
    Il processo si chiama 18/98+. E' una sommatoria di procedimenti che iniziano dalla chiusura di un quotidiano, Egin, nel lontano luglio 1998. E che prosegue con altre cinque operazioni di polizia, tutte ordinate dal giudice Baltasar Garzon.

    Sotto accusa associazioni pubbliche, giornali, radio, associazioni di diffusione della lingua basca, della cultura della disobbedienza civile. Il teorema, spiega Mariano Ferrer, portavoce della piattaforma 18/98+, è semplice: "Garzon ha deciso nel 1998 che era arrivato il momento di buttare la rete per bloccare tutte quelle realtà politiche e culturali che operano nel nazionalismo e nell'indipendentismo. Tutto ciò che si muove in quel settore, per Garzon, è Eta. Senza distinzioni". E in nove anni, effettivamente, tutte quelle realtà che difendono indipendenza, autodeterminazione o la resistenza anche solo di pensiero o linguistica sono state colpite in maniera molto dura. Oggi la condanna che, secondo molti analisti, avrebbe potuto avere ben altri esiti se celebrata in un processo di pace avviato. Invece, siamo in mezzo a una campagna elettorale per le legislative spagnole che del tema basco fa una delle sue armi, che sulla soluzione o repressione della lotta armata conta di giocarsi centinaia di migliaia di voti. Questa volta, però, c'è una differenza rispetto ad altri processi dove sul banco degli imputati c'erano membri di Herri Batasuna o solo della sinistra nazionalista basca. Questa volta Garzon e la volontà politica che gli sta dietro, o sopra, ha voluto colpire una parte più consistente della società basca. Di una parte, minoritaria forse, ma che esiste. E la reazione dei giorni scorsi, con migliaia di persone per le strade delle città basche a protestare, non si è fatta attendere. Anche perchè lo Stato di diritto in questo processo ha perso una battaglia in più: gran parte degli imputati sono stati arrestati una settimana fa, quando ancora non era stata letta la sentenza. Rischio di fuga, diceva l'ordine di detenzione. Quando gli stessi imputati, tutti, hanno sempre dimostrato in nove lunghi anni di processo, di voler aspettare a pié fermo la sentenza, consapevoli della loro innocenza. Sono stati incarcerati senza sapere ancora per quanti anni, e contravvenendo alle stesse regole del diritto sancite dalle leggi spagnole.

    Oggi vengono indicati come il cuore dell'organizzazione armata, ma le loro storie, il loro lavoro, le idee che rappresentano - tutte espresse sempre con metodi pacifici e pubblici - non saranno spiegate nè rappresentate a quel grande pubblico che archivierà la notizia come 47 condanne pesanti per collaboratori e appartenenti alla dirigenza di Eta. Avvocati, linguisti, giovani, giornalisti, politici. Quella di oggi è stata la sentenza per quattro dei filoni principali del superprocesso 18/98+: Xaki, Ekin, Kas, Egin. Per le difese, ora, il turno di appello. Ma lo svolgimento di questi lunghi 15 mesi di sedute pone più di un interrogativo sui diritti fondamentali, fra cui quello alla difesa: se in appello le garanzie per i condannati saranno pari a quelle che hanno avuto in questi mesi, tanto varrebbe non perder tempo. A sostenere la presenza di gravi lacune e deficit nei diritti c'è anche il presidente dell'Associazione degli Avvocati europei democratici, Gilberto Pagani
    www.peacereporter.net

    RAGAZZI E' TERRIBILE, E' COME IN CINA CON IL TIBET, SOLO CHE LORO NON HANNO UN CAPO CARISMATICO IN ESILIO.
    E ORA L'ETA RICOMINCERA' A COLPIRE... COSA HANNO RISOLTO?

    DOBBIAMO FARE QUALCOSA, HO UNA CARA AMICA BASCA CHE HA MOLTA PAURA, PER LEI E LA SUA CERCHIA DI AFFETTI..

    TERRIBILE, TERRIBILE, TERRIBILE...
    gufo
    E’ davvero terribile Cristiano, e la sentenza è terribilmente “ logica “.
    Nella Fondazione Zumalabe, lo stato Spagnolo riconosce ( non a torto ) l ‘avversario più forte ; i più forti non sono coloro che impugnano le armi, ma coloro che con la forza dell’idee “ fanno opinione “ ed attraggono consensi.
    E’ terribile per me, in quanto, essendo Siciliana nel cuore coltivo il sogno di una Nazione Sicilia libera, indipendente, e sovrana.
    Ed ‘è terribile per tutti quei popoli che legittimamente aspirano all’autodeterminazione.
    Caro Cristiano, esprimi alla tua amica basca tutta la mia solidarietà…non so cosa possiamo fare noi, se non diffondere in rete l’articolo di peacereporter, ed invitare tutti a diffonderlo.

  5. #5
    Free Tibet!
    Data Registrazione
    25 Aug 2005
    Località
    www.siciliaindipendente.org Agnes velhom age, bureita dadenami. Eka esti, metere Trinacie geped. Ais darna Trinacie uie, iti Talia tebei, ahita Talia praarei, viadis Talia aite esti. Zudai esti. Puri Trinacie ires.
    Messaggi
    3,504
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Zapatero, come ogni Primo Ministro spagnolo, è solo e semplicemente, ma con molto zelo, il prosecutore della dittatura spagnola vestitasi di "democrazia" nel dopofranchismo. Ma oppressione coloniale e dittatura dei partiti sono pari tanto in Spagna quanto in Italia.

  6. #6
    Moderatore
    Data Registrazione
    19 Feb 2007
    Messaggi
    5,316
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Citazione Originariamente Scritto da Nicheja Visualizza Messaggio
    Ma oppressione coloniale e dittatura dei partiti sono pari tanto in Spagna quanto in Italia.
    Concordo

  7. #7
    Gioa
    Ospite

    Predefinito

    Vorrei aprire una piccola parentesi e dire:
    Che reputo la disobbidienza civile un brutto esempio, l'autorità ho imparato si rispetta, è questa la strada per crescere nei valori.
    Quindi rispettando le autorità a cui metto al di sopra di tutte Dio, cerco d'imparare sempre di più a farlo e se qualcuna delle autorità preposte non fà il suo dovere, cioè non rispetta in qualche modo quella a cui lei è sottoposta stò bene attento a non seguirla.

    Questo cerco di fare e spero di essere sempre più forte in questo rispetto di cui ho il dovere di portare.

    Chi pratica questo consiglio dato dal Vangelo dà un buon esempio al suo prossimo dato che è una cosa giusta.

    Per quanto riguarda la situazione in Spagna credo che anche li i politici e i civili devono impegnarsi nella lotta contro il male.

  8. #8
    Moderatore
    Data Registrazione
    19 Feb 2007
    Messaggi
    5,316
     Likes dati
    0
     Like avuti
    1
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    Soltanto una domanda Percaso: una autorità che opprime, nega la libertà, il diritto all'autodeterminazione, un'autorità coloniale...VA RISPETTATA???

  9. #9
    Gioa
    Ospite

    Predefinito

    Neva risponderti al momento mi pare troppo articolato e probabilmente non lo sò fare in maniera esaudiente.

    Ma ti dico se sono un civile agisco da civile. Se sono autorità agisco d'autorità.

  10. #10
    Gioa
    Ospite

    Predefinito

    Aggiungo sarebbe bene farlo sempre prefiggendomi il rispetto di chi mi stà sopra cioè Dio.

 

 
Pagina 1 di 4 12 ... UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. da zapatero attacco frontale a bush e aznar
    Di bator nel forum Politica Nazionale
    Risposte: 22
    Ultimo Messaggio: 12-02-07, 01:35
  2. Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 07-09-06, 17:37
  3. Grazie Zapatero (e Aznar)!
    Di Totila nel forum Etnonazionalismo
    Risposte: 0
    Ultimo Messaggio: 28-04-05, 00:14
  4. PIETRO FOLENA:Tra Blair e Zapatero scelgo Zapatero
    Di Barbera nel forum Centrosinistra Italiano
    Risposte: 11
    Ultimo Messaggio: 01-04-05, 21:37
  5. Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 31-03-05, 21:31

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito