Bombe italiane su Barcellona
di Simonetta Fiori
su la Repubblica del 01/12/2007
Ovunque morte, case ridotte a scheletri e quella mortificante schiera di bambini uccisi: sono le immagini di Barcellona dopo l' aggressione di Mussolini. Era il marzo del 1938 e il capo del fascismo pensò di dare una mano al Generalissimo sganciando una pioggia di bombe sulla roccaforte repubblicana, simbolo anticlericale e separatista d' una Spagna da annientare. Si sperimentava così "la guerra totale", la distruzione fisica del nemico ma anche il suo svilimento sul piano psicologico. Quarantuno ore di bombardamento continuato, su ordine del Comando militare italiano. Barcellona fu la prima grande città europea sottoposta al nuovo trattamento che costò la vita a migliaia di civili. Eppure di quei massacri, nella coscienza pubblica italiana, labile è la traccia, forse inesistente. E mentre la Spagna approva la legge della memoria che cancella i simboli del franchismo, l' Italia continua a omaggiare i fascisti morti nella guerra di aggressione alla Repubblica spagnola, come dimostra la recente decisione di destinare una via di Trieste a un combattente del Corpo delle truppe volontarie, in sostanza un crociato di Franco (lo denuncia lo storico ispanista Claudio Venza). Contro questi vuoti di memoria, da Barcellona arriva una mostra di fotografie per larga parte inedite, Quan Plovien Bombes. I bombardamenti italiani di Barcellona durante la guerra civile (prima tappa Novi Ligure, da oggi fino al 7 dicembre), che nel corso del prossimo anno farà il giro della penisola, ospite dei principali istituti storici della Resistenza. Organizzata da due studiosi dell' Università Autonoma di Barcellona, Xavier Domènech e Laura Zenobi, la rassegna ha un intento "politico": scuotere l' Italia dalla protratta amnesia, gemellandola idealmente al fervido laboratorio spagnolo, che già da qualche anno fa sollecita con scarso esito una reazione italiana. Ciò su cui insistono i promotori della mostra - ma anche il convegno parallelo promosso da Spagna Contemporanea - è l' assunzione dei bombardamenti di Barcellona, cominciati il 13 febbraio del 1937 e intensificatisi tra il 16 e il 18 marzo del 1938, come modello della nuova strategia bellica che caratterizzerà la seconda guerra mondiale. Lo spazio vitale della popolazione che si trasforma in spazio bellico, gli obiettivi civili affiancati a quelli militari. Per la prima volta una grande città europea viene sottoposta al bombardamento indiscriminato d' aerei militari, con l' intento esplicito di colpire i civili prima ancora dei soldati. Complessivamente circa tremila furono le vittime, molti anche i bambini, di qualche mese o di pochi anni. "La morte che arrivava dal cielo" seminava panico e confusione. Spesso la gente non capiva neppure la nazionalità dell' aggressore. Ma se il boia rimaneva nell' ombra, la vittima era ben visibile. Racconta un testimone: «Un pomeriggio gli aerei scesero a volo radente e spararono sulle persone. Ricordo che quel fatto m' impressionò molto, perché tirare una bomba è una cosa, ma quello era diverso, perché il mitragliere vedeva le persone che ammazzava». Nella città catalana ancora viva è la memoria di quegli accadimenti. A testimoniarli rimangono gli oltre millequattrocento rifugi sotterranei in cui la collettività organizzò la resistenza: non è un caso che per circa un quarantennio Franco li abbia tenuti blindati. La strage del 1938 ebbe l' effetto di infiammare d' orgoglio Mussolini. Lo ricorda anche Ciano nei suoi diari: dopo il devastante bombardamento, ordinato dal comando militare italiano, il dittatore si mostrò felice che gli italiani avessero sgomentato il mondo con un piglio aggressivo invece di deliziarlo con i soliti mandolini. L' attacco su Barcellona - spiega Venza nella sua relazione al convegno - rientrava in una precisa strategia militare di Mussolini: voleva dar prova della potente macchina bellica italiana, specie dopo la sconfitta di Guadalajara. Tra le pagine dimenticate nel lungo dopoguerra vi fu anche questa di Barcellona. L' autoassoluzione collettiva, che alimentò il "mito del bravo italiano", lasciò ai tedeschi la titolarità della crudeltà. E i morti della Catalogna scivolarono quietamente nella rimozione.
http://www.esserecomunisti.it/index....Articolo=20075