tratto da http://www.corriere.it/politica/07_dicembre_05/prodi_bertinotti_reazione_premier_84e4b1bc-a2fc-11dc-8831-0003ba99c53b.shtml
L'ira di Prodi: «E' tornato lo scorpione»
Preoccupato l'entourage del premier: torna lo spettro del '98, quando Bertinotti fece cadere il governo del Prof
Romano Prodi e Fausto Bertinotti (Emblema)ROMA — «È tornato lo scorpione... ». Quello che nella storiella alla fine punge la rana, anche a costo di annegarci assieme, perché questa è la sua natura. Attorno a Romano Prodi l'hanno pensato in molti, ieri, e qualcuno l'ha detto a voce alta.
«È tornato lo scorpione...»: sì, Fausto il Rosso, l'uomo del '98, che fatica a stare nei panni della terza carica dello Stato, irresistibilmente attratto, come lui stesso ha confessato a Repubblica, da quel «diritto di tornare all'opposizione» che mai come ora pervade il corpaccione agitato di Rifondazione e che lui capta, asseconda, decodifica. Scosse elettriche sull'asse di quello che fu, se davvero è mai esistito, il «Prodinotti »: a Fausto che vede in Romano ciò che Flaiano disse di Cardarelli («È il più grande poeta morente...»), torna addosso come un boomerang, a distanza di qualche anno, la similitudine con lo scorpione, che sarà letteraria finché si vuole, ma è pur sempre una bella botta.
Restano i pezzi, ora, a terra. E difficilmente basterà qualche telefonata (che forse c'è anche stata) per ricomporre la coppia. Anche il comunicato serale di Palazzo Chigi, che volutamente sorvola sulle questioni personali per ribadire che «a gennaio si farà il punto (guai a chiamarla "verifica", ndr) dell'azione di governo», che «un'accelerazione è necessaria » e che comunque «l'esecutivo si muove nella direzione giusta», è poco più di un cerotto al cospetto della devastante portata delle affermazioni bertinottiane sul «fallimento del progetto», sulla «distanza del popolo di sinistra», sul fatto di sentirsi «intellettualmente già proiettato oltre l'Unione».
Non se l'aspettava, il premier, «amareggiato, arrabbiato, personalmente dispiaciuto ». L'ha vissuto come un tradimento: «Ma come? Ma Fausto si rende conto delle cose realizzate da questo governo sul fronte sociale? Certo, se uno vuole tutto e subito... Qui invece si lavora con coerenza e serietà, quante volte ne abbiamo parlato...». Pensieri sparsi, mentre attorno a lui montava il nervosismo: «Ma come fa Bertinotti a non capire che senza questo governo saremmo ancora allo scalone delle pensioni, i precari sarebbero messi ancor peggio? Insomma, su che basi afferma che il programma è carta straccia?».
Certo, verrà, dovrà venire, e possibilmente in tempi brevi, il tempo della ricostruzione. È evidente che una frattura di questo genere andrà ricomposta. Ma ora è troppo presto. Un ribollir di rabbia. Anche sul cellulare di Prodi, ieri letteralmente tempestato di sms di questo tenore: «Te l'avevamo detto di non fidarti: quello non cambierà mai»; «Resisti, non cedere, non facciamo altri regali al Cavaliere ». Già, il Cavaliere: altra cosa che ha mandato in bestia il Professore e compagnia. Non tanto l'apertura di credito fatta da Bertinotti sulla riforma elettorale, quella era messa in conto, quanto l'assist offerto graziosamente al centrodestra: «Erano all'angolo, spaccati e incerti sul da farsi: e noi gli offriamo su un piatto d'argento la possibilità di passare al contrattacco, roba da pazzi...».
Non è stato soltanto un martedì da cancellare. È un martedì che chiude una stagione, una fase: «Andiamo avanti — è il ritornello che rimbalza da Palazzo Chigi — ma qualcosa si è definitivamente rotto, Fausto ha un altro progetto... ».
Francesco Alberti
05 dicembre 2007
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