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    ...vero nome Harry Weinstein.

    GARRY KASPARINI E I MEDIA BEOTI


    E' davvero un fenomeno strano: come fa un signore russo di mezza etá a monopolizzare l'attenzione dei media mondiali? Come fa Garry Kasparov, ex campione del mondo di scacchi, a essere definito (sempre dai media di cui sopra) il principale rivale di Putin? Come fa il leader de l'Altra Russia (formazione che raccoglie qualche migliaio di persone di varia estrazione - dagli ex nazionalbolscevichi di Limonov agli estremisti di Akm) ad avere tanto credito all'estero e contare invece come il due di picche non solo nella politica, ma nell'intera societá, in patria?

    Proviamo a dare qualche spiegazione, raccontando innanzitutto di chi stiamo parlando:
    Garry Kimovich Kasparov (vero nome Harry Weinstein) é nato il 13 aprile 1963 a Baku, oggi Azerbaijan. Suo padre era tedesco, sua madre armena. Entrambi ingegneri ed entrambi giocatori di scacchi. Dopo la morte del padre prese il nome della madre (Kasparian) russificandolo: ed ecco Garry Kasparov. Nel 1975 ha vinto alla tenera etá di 12 anni i campionati in Azerbaijan, mentre nel 1977 e 1978 quelli juniores dell'Urss. Talento mica male. Nel 1978 si iscrive alla facolta di anglistica all'Istituto pedagogico per le lingue straniere di Baku. Il suo mondo peró sono gli scacchi: nel 1981 detronizza Anatoli Karpov dalla vetta della lista mondiale. La mitica partita aperta il 10 settembre 1984 e chiusa il 15 febbraio 1985 sul punteggio di 5 a 3 per il detentore Karpov segna l'inizio dei duelli, e il 9 novembre dello stesso anno Kasparov diventa a 22 anni il piú giovane campione del mondo, 13 a 11 e vittoria nel cassetto. Fino al 1990 i due si sono incontrati in 131 partite, con 19 vittorie per Kasparov e 17 per Karpov. Oltre all'inimicizia personale basata sugli scacchi, ci si mette pure la politica a dividere i due campioni, con Kasparov amico di Gorbaciov (almeno nel periodo iniziale) e Karpov beniamino dei comunisti. Gli anni novanta sono caratterizzati per Kasparov dai vari scontri con i computer (da Deep Thought a Chess Genius 3 a Deep Blue) e da quelli con la federazione internazionale (Fide), a tal punto che il furbo Garry fonda la Professional Chess Association. Nel 1999 Deep Blue le suona di santa ragione a Kasparov che non trova niente di meglio da fare che accusare l'Ibm di aver truccato la serie di incontri.
    Insomma, inizia a bruciarsi il cervello.
    Oltre agli scacchi ci sono gli affari. Alla testa del Russia Growth Found della compagnia americana di investimenti Allin, Blitz & Co. ha successo in borsa. Nel 1999 fonda in Delaware Kasparov Chess Online Inc., con la centrale a Tel Aviv e una sede a Mosca.
    Nel 2000 arriva il venticinquenne Vladimir Kramink che a Londra mette fine all'era di Kasparov nel mondo degli scacchi.
    E allora decide di darsi alla politica.
    Nel 2004 fonda il Kommitee 2008, in largo anticipo per le elezioni presidenziali alle quali non ha ancora detto se si candiderá o meno (c'é tempo fino al 23 dicembre, ma per lui ci sono problemi di residenza e passaporto). Il suo nemico é Vladimir Putin, che considera un dittatore. Nel dicembre 2006 partono le prime marce dei dissenzienti, con la presenza anche dell'ex premier Mikhail Kassianov, che un paio di mesi piú tardi prenderá le distanze. Le marce continuano per tutto il 2007, tra manganellate, arresti, dichiarazioni in mondovisione. Il movimento l'Altra Russia raccoglie come giá detto qualche migliaio di persone, non si é presentato nel 2007 alle elezioni per la Duma dello scorso 2 dicembre.
    Fin qui la cronaca.








    Allora, approfondiamo, partendo proprio dalla fine. L'Altra Russia non si é presentata, non tanto perché vessata dall'amministrazione, quanto perché non ha i numeri. E' incredibile come i giornalisti che vanno a fargli interviste non si facciano mai spiegare 'sta storia. Eppure non bisogna essere proprio dei geni, basterebbe avere un mininimo di spirito critico. Ció che evidentemente non hanno le fior di penne inviate dalle redazioni romane e milanesi o quei buontemponi della Rai (che pietá: non dico fare telegiornale da Mosca come hanno fatto ad esempio quelli della Zdf in Germania, ma tra il troppo e il nulla bisognerebbe trovare una via di mezzo). Ma é questo il vizio dei giornalisti nostrani: andare a spasso (nel caso a Mosca) senza capire dove si sta andando. E uno si chiede: ma é tanto difficile fare un paio di domande serie? E non farsi sbrodolare addosso? Per esempio: in tutte le interviste a nessuno é saltato in mente di chiedere quale sia il programma de L'altra Russia? Quali sono gli uomini di punta? Come si fa a tenere insieme comunisti, nazionalbolscevichi, antisemiti, nostalgici dell'Urss, con l'aggiunta di qualche persona per bene? Perché l'opposizione, non quella della piazza, non vuole aver niente a che fare con l'ex scacchista? Il problema é che i giornalisti italiani non sono piú abituati a fare domande a casa loro, che quando si trovano in trasferta manifestano tutta la loro incompetenza. Almeno la maggior parte, a leggere i resoconti pre e post elettorali. E poi: perché intervistare Kasparov, uno che non era nemmeno candidato? A dire il vero di oppositori, liberali, democratici, comunisti, socialisti, ce n'erano: bisognava cercarli e parlarci. Invece, no. Conferenza stampa di Kasparov, l'unico che parla l'inglese, basta e avanza. E' giornalismo? E' informazione? E Yavlisnki? E Belykh? Lo stesso Zyuganov? E le Ngos? e i giornalisti? E le domande stringenti sulla candidatura? Sul passaporto?
    Kasparov alla Rai, Kasparov alla Cnn, Kasprov alla Bbc, Kasparov sulla Stampa, Kasparov sul Wsj etc. etc. Difficile trovare qualcuno che dica che in realtá Kasparov non conta un cazzo. Voglio dire, senza essere pro o contro: se uno non conta un cazzo, non conta un cazzo e basta. Non c'é troppo da discutere. Eppure la presenza mediatica di Garry Kasparov in occidente rovescia le posizioni, tanto che si pensa che l'ex campione di scacchi possa essere eletto da un momento all'altro alla presidenza, Putin permettendo. Balle. A Kasparov danno retta in pochi, ora nemmeno i compagni di viaggio iniziali (Kassianov). Numericamente vale lo 0,1 per cento (anche se fosse il 2 sarebbe tanto), politicamente (come programma) meno che zero: come si fa a prendere seriamente uno cosí? Eppure, dopo un paio di arresti, eccolo lí, l'alfiere della democrazia, quello che Glucksmann (altro rincitrullito, uno che pensa che Sarkozy sia er mejo, poi deve accorgersi che é uguale agli altri, ma dico io, perché 'sti filosofi non cazzeggiano per conto loro invece di riempire di minchiate le pagine dei giornali su richiesta di giornalisti altrettanto suonati) ha definito l'anima dell'Europa.
    In un libro uscito da poco in Germania (Was passiert in Russlannd?, Herbig, Monaco 2007) la corrispodente della televisione tedesca da Mosca Gabriele Krone-Schmalz scrive "Perché i seri esponenti dell'opposizione russa non vogliono essere accostati a Kasparov? Perché i suoi compagni di viaggio come il nazionalbolscevico Limonov o Viktor Anpilov, noto per le sue uscite antisemite, sono un po' troppo sospetti? Perché hanno il presentimento che i suoi comportamenti non siano tanto ispirati da idee politiche, quanto da obbiettivi di think tanks americani?...Perché non trovano appetitoso che non organizzi il suo movimento con il faticoso lavoro della base, ma con l'aiuto di agenzie di pr e l'oligarca Berezovski si vanti sulle pagine del Financial Times di aiutarlo finanziariamente?..." (continua sull'experts panel)
    Kasparov é un disturbatore, é un giullare, é uno che ha scelto la piazza dopo che gli si é ribaltata la scacchiera. Kasparov é un antiglobal della democrazia, un Casarini senza tuta bianca, uno che ha scelto non di fare politica come fanno tutti gli altri, ma a modo suo. Sa bene come funziona il circo di tv e giornali e ci sguazza, soprattutto con quelli che nel circo ormai si sono dimenticati di fare informazione seria. Guida un movimento extraparlamentare che catalizza l'attenzione dei media solo per il fatto di partecipare a manifestazioni che finiscono con qualche arresto ( lo stesso Casarini ha piú seguito e fa le cose piú un grande). E' come se davvero per descrivere quello che succede in Italia la Cnn e la Bbc andassero solo a cercare qualche esagitato movimentista che racconterebbe le peggio cose di Prodi e Berlusconi (qualcuna anche vera, per caritá).
    E' questa la realtá? Quella descritta da Kasparov sulla Stampa di venerdi? No. Come non lo é quella ufficiale propinata qui. E allora?
    Chi puó, faccia funzionare íl cervello.

  2. #2
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    grassie!

  3. #3
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    Kasparov nella rete: dei debiti e dei neocon
    Maurizio Blondet
    30/04/2007
    Garri Kasparov

    Strana, strana storia: Garri Kasparov, pseudonimo di Gary Weinstein, il campione di scacchi divenuto simbolo della «lotta democratica» anti-Putin, è in lite giudiziaria dal 2003 con la First International Bank of Israel (FIBI).
    La banca israeliana ha sporto denuncia alla magistratura dello Stato americano del Delaware per farsi restituire un grosso prestito che accordò nel 1998 a Kasparov, o più precisamente ad una sua ditta, la Kasparov Chess Online, Inc.
    Il credito ebraico ammontava a 1,6 milioni di dollari.
    Che cos'è, o era, la Kasparov Chess Online?
    Un sito internet con cui il campione sperava di fare molto denaro, offrendo servizi col suo marchio ai cultori di scacchi in tutto il mondo.
    Il massimo sponsor dell'impresa doveva essere la IBM: a quanto pare, come seguito della pubblicizzatissima partita in cui Kasparov sfidò a scacchi il computer «Deep Blue» della IBM.
    Ma quando fu sconfitto, Kasparov - noto carattere irascibile, a dir poco - accusò «Deep Blue» di non aver osservato le regole del gioco, quindi la IBM di aver barato.
    E la sperata partnership si ruppe, probabilmente prima di nascere.
    A quel punto il programmatore del sito e responsabile della sua base tecnologica, un israeliano di nome Shai Bushinskij, si offrì di trovare un nuovo sponsor per Kasparov.
    Lo trovò nella israeliana Poalim Electronic Communications (che da allora ha cambiato nome: Polar Communications), a sua volta in gran parte posseduta dalla Poalim IBI, la più grande finanziaria dello Stato sionista; anche la banca FIBI ne è socia.
    Gli israeliani erano pronti a gettare nel progetto 9 milioni di dollari; in cambio, si dovevano cedere alla FIBI le azioni della compagnia che gestisce il portale internet.
    Ma alla fine del 2002 Kasparov, o perchè non ci guadagnava come sperato o perché - da instabile qual' è - s'era stufato del giocattolo, liquidò il sito.
    Sicchè la First International Bank of Israel s'è rivolta ai giudici del Delaware (dove è registrata la Kasparov Chess Online, per godere pare di vantaggi fiscali) esigendo la chiusura del sito, e il divieto per Kasparov di creare altri siti concorrenti.
    Il tribunale ha rigettato la richiesta israeliana.
    «La causa non è chiusa» ha però comunicato Denis Bilunov, il capo dell'ufficio moscovita della Chess Online: «Il tribunale ha solo riaffermato lo status quo. Il diritto di uso del dominio è rimasto a Kasparov, poi la parte israeliana doveva esporre le sue accuse e lagnanze. Di fatto, l'accusa ha lasciato perdere».

    Non è un piacere da poco.
    Kasparov ha motivi per essere grato agli israeliani, tanto più che questi gli fanno pendere sopra la testa la spada di Damocle della ripresa di una causa per debiti che, formalmente, non è chiusa.
    I debiti devono essere una preoccupazione per l'ex maestro di scacchi, che è noto per aver tentato altri business con successo poco appariscente: per esempio, la stampa russa ha ricordato che Kasparov aveva fondato un «Russia Growth Fund», il cui azionista Mark Lysianskij, ottenuta la maggioranza azionaria, cacciò lo scacchista e cambiò i dirigenti: e i nuovi dirigenti hanno
    accumulato una serie di violazioni di rilevanza penale.
    Qualche giornale di buona memoria ha anche ricordato una «Kasparov Consulting», ditta che forniva consulenze a imprenditori occidentali interessati ad operare in Russia, e di cui si sono perse le tracce.
    Senonchè, è col titolo di «presidente della Kasparov Consulting» che il nostro scacchista libertario compare fra i membri di un organo americano, il National Security Advisory Council (NSAC), il quale è una filiazione del Center for Security Policy (CSP): e qui la cosa si fa interessante.
    Il CSP è stato fondato da Frank Gaffney, un ebreo che è stato alla Difesa ai tempi di Reagan, e che è membro del «Project for a New American Century» (PNAC), il think-tank dei neocon alla Wolfovitz, Perle, eccetera.
    Lo stesso PNAC che si augurava in un documento del 2000, «una nuova Pearl Harbour», poi verificatasi l'11 settembre.
    Ovviamente il CSP ha lo stesso programma.
    Come si legge nel suo sito, «Il CSP crede che la pace internazionale si può meglio ottenere, e l'America è più sicura, quando la nostra nazione è forte e impegnata con i nostri alleati-chiave [leggi: Israele] nel diffondere la democrazia e la libertà nel mondo».
    Del CSP, il NSAC è la cerchia più ampia.
    Sotto la direzione di James Woolsey (l'ex-capo della CIA, membro dei gruppo dei neoconservatori, che salutò esultanto l'11 settembre con le parole: «E' cominciata la quarta guerra mondiale»), questo organo ausiliario delle mene israeliane assicura contatti ad alto livello nel mondo, la condivisione di informazioni, la produzione di rapporti sulla «democrazia» in vari Paesi, e la disseminazione della ideologia del CSP di Gaffney.
    Ossia del PNAC.

    Qui di seguito, ecco un elenco dei membri del NSAC:
    - Mark Albrecht, già Executive Secretary del «White House National Space Council»;
    - Morris Amitay, già Foreign Service Officer «consulente» della camera bassa USA;
    - William Ball, ex ministro della Marina;
    - Kathleen Bailey, che ha diretto l'Agenzia per il controllo degli armamenti USA;
    - Robert Barker, già assistente del Secretary of Defense for Atomic Energy al Pentagono;
    - William Bennett, ex ministro dell'Istruzione;
    - J. Stephen Britt, già consigliere del Defense Programs at the Department of Energy, ministero americano collegato con gli armamenti nucleari più segreti;
    - Beverly Byron, ex deputato USA;
    - Margo D. B. Carlisle, già vice-segretario Difesa per gli affari legislativi;
    - Henry Cooper, già direttore della «Iniziativa di Difesa Strategica»;
    - Devon Gaffney, presidente dei finanziatori del Forum on International Affaire;
    - Brian Dailey, già direttore generale del National Space Council;
    - Stanley Ebner, ex vicepresidente della sede di Washington della Boeing, ossia il responsabile della lobby della ditta sul Congresso;

    Il resto dei soci consultanti lo riportiamo in inglese per brevità:
    - Andrew Ellis, former Staff Director, House Armed Services Committee;
    - Charles Fairbanks, former Deputy Assistant Secretary of State;
    - Edwin Feulner, Jr., President of the Heritage Foundation;
    - Rand Fishbein, former Legislative Assistant to Senator Daniel Inouye;
    - Frank Gaffney, Jr., former Acting Assistant Secretary of Defense for International Security Policy;
    - Paul Goble, former Special Assistant for Soviet Nationalities at the State Department's Bureau of Intelligence and Research;
    - Daniel Gouré, former Director of the Office of Competitiveness in the Office of the Secretary of Defense;
    - Douglas Graham, former Deputy Assistant Secretary of Defense;
    - Margaret Graham, Consultant at the Washington Institute;
    - William Graham, former Science Advisor to the President;
    - Dorothy (Deecy) Gray, President of D.C. Stephens, Ltd.;
    - E.C. Grayson, former Principal Deputy Assistant Secretary of the Navy;
    - James Hackett, former Acting Director of the Arms Control and Disarmament Agency;
    - Charles Hamilton, former Executive Assistant on Strategic Trade within the Office of the Secretary of Defense;
    - Amoretta Hoeber, former Deputy Assistant Secretary of Defense for Research and Development;
    - John David Hoppe, former Vice President for Government Relations at the Heritage Foundation;
    - Charles Horner, former Associate Director of the United States Information Agency;
    - William Houser, USN (Ret.), former Vice Chief of Naval Operations for Aviation;
    - Tim Hutchinson, Member of the U.S. Senate;
    - Kay Bailey Hutchison, Member of the U.S. Senate;
    - Henry Hyde, Chairman of the International Relations Committee of the U.S. House of Representatives;
    - Fred Iklé, former Under Secretary of Defense for Policy and Director of the Arms Control and Disarmament Agency;
    - James M. Inhofe, Member of the U.S. Senate;
    - Bruce Jackson, formerly at the Office of Secretary of Defense;
    - Jamie Jameson, President of Jameson Associates;
    - Clark Judge, former Speechwriter and Special Assistant to President Ronald Reagan;
    - Phyllis Kaminsky, former Press Officerfor the White House National Security
    Council;
    … Garri Kasparov, World Chess Champion and President of Kasparov Consultancy.

    Insomma, non occorre altro per capire: questo è un organo del complesso militare-industriale americano, e del governo o sottogoverno USA soggetto agli interessi industriali-militari, infarcito di filo-israeliani (Amitay, Brecht, Gaffney…) senatori e deputati a libro paga delle industrie della difesa, presidenti di ONG che sono tutte emanazioni della CIA.
    In questa compagnia - piena di dollari da spendere per «far avanzare la democrazia» - s'è infilato Kasparov.
    Non c'è dubbio che lì il gran maestro di scacchi abbia trovato non solo la liberazione dai debiti, ma anche le sue radici: anche se ha assunto il nome della madre, un'armena di Baku, il cognome originario di Gary è Weinstein.
    A suggerirgli di russificarlo è stato il suo primo addestratore di scacchi, Michail Moissevich Botvinnik.
    Vero è che Kasparov ha deluso gli armeni asserendo di essere, semplicemente, «uno di Baku»: e Baku è capitale dell'Azerbaijan, dominata dagli azeri turcofoni, nemici acerrimi degli armeni.
    Fino ad ieri, gli azeri erano fieri del loro campione mondiale; Kasparov ha goduto della protezione del dittatore locale, Gheidar Aliev, che l'ha molto «spinto» nella carriera scacchista: Garri non era ancora divorato dalla passione per la democrazia, né «cittadino del mondo» come oggi.
    Lo è diventato a poco a poco, grazie anche al fatto che il Wall Street Journal gli ha dato una colonnina dove lui può parlare di tutto: non tanto di scacchi, quanto di politica.
    Liberamente.
    E liberamente, per esempio, ha scritto il mantra tipico delle centrali della correttezza politica: che l'ammissione della Turchia in Europa doveva essere condizionata alla «piena luce sulla persecuzione degli armeni nell'impero ottomano nel 1915».
    Da quel momento, è diventato l'idolo degli armeni e la bestia nera degli azeri.
    E' dalle pagine del Wall Street Journal che Kasparov ha sviluppato la sua ambizione politica (liberamente) e creato il suo «Comitato 2008, una scelta libera», che in vista delle elezioni presidenziali russe del 2008 candida Kasparov al Cremlino, e perciò svolge la nota attività anti-Putin.

    Del resto Kasparov è molto affezionato alla mamma Clara, da cui ha preso il cognome.
    Negli ambienti scacchistici, si diceva: quale è la massima autorità per Kasparov?
    «La mamma».
    E negli scacchi?
    «La mamma».
    E che cos'è per lui più importante degli scacchio?
    «La mamma».
    Chi lo accompagna agli incontri internazionali di scacchi?
    «La mamma».
    Clara Saghenovna assiste a tutte le partite da quando lui aveva 12 anni.
    Gli fa da cuoca, da addetto-stampa, da capo-allenatore e da consigliere sportivo.
    Grazie a lei, Kasparov è il campione mondiale non solo unico, ma eterno: ora fa partite solo con avversari che sceglie lui (o la mamma).
    Una volta, ospite nella cittadina israeliana di Rosh-Ain, perse la calma quando gli chiesero delucidazioni su questo fatto; strepitò: «Non permetterò a nessuno di privatizzare la storia degli scacchi».
    Si dice anche che nel formare il Comitato anti-Putin, Kasparov abbia disobbedito alla mamma (contrarissima) per la prima volta nella sua vita.
    Ma ormai, evidentemente, ha dei nuovi direttori sportivi e dei nuovi amici nel complesso militare-industriale.
    Devono essere stati loro a fargli balenare l'idea di poter diventare presidente della Russia.
    Come business, non sembra migliore della «Kasparov Chess Ondine»; di sicuro ci hanno investito molto più dei 9 milioni di dollari che hanno buttato in quella.

    Maurizio Blondet

    (ringrazio un'amica per l'intelligente scoperta delle fonti di questo articolo e le traduzioni dal russo. Le fonti sono: http://www.informacia.ru/2006/news10702.htm, Rossijskije Vesti, Iraqwar.ru).




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  4. #4
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    La Pravda sostiene che Kasparov “non è russo di cittadinanza, né abita in Russia”.
    Dove abiterà?
    Una risposta può venire da queste parole di Bobby Fischer, suo avversario di scacchi: “They’re claiming that this criminal Jew Garry Kasparov - his real name is Garry Weinstein - is the World Champion. Which he’s not, in any way. He’s a common crook. He should be in prison. He should be in prison for his crimes. He has pre-arranged, in his life, thousands of games. Thousands of games. Every single tournament or match game he’s ever played with Karpov was pre-arranged. Every goddamn game, and it was pre-arranged move by move. He is a crook on a big scale”.
    Noi prendiamo le distanze, naturalmente…

 

 

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