Si, tutto mio
Si, tutto mio
Up!
«Non ti fidar di me se il cuor ti manca».
Identità; Comunità; Partecipazione.
e magari mettiamo i link......
Complimenti davvero!
Non ci avrei creduto se qualche anno fa mi avessero detto come ero destinato a passare il 1957. A dormire sotto la pioggia avvolto in un telone cerato, a dondolare come un salame su questa amaca fissata a due alberi della foresta che copre la Sierra Maestra. E' la vita dei barbudos, le tende le abbiamo perse quando rimanemmo tagliati fuori tre mesi fa, abbiamo una tettoia di canne sorretta da quattro pali, ma quella serve per tenere asciutte le armi, e più strutture fisse sarebbero troppo visibili.
Sono al comando di questa colonna, ventiquattro guerriglieri in tutto, persi in un mare di foglie e pioggia. Eppure il morale è alto perchè sappiamo di avercela quasi fatta, mancano dieci giorni a novembre, che è l'inizio della stagione secca. Ancora due settimane e col bel tempo potremo lasciare questo accampamento e rimetterci in contatto col comandante, se ancora esiste.
Una squadra è rimasta fuori a caccia tutta notte per procurare il pranzo, al loro ritorno devo cedere l'amaca, la giornata comincia e non sembra delle peggiori.
C'è un angolo per il fuoco sotto la tettoia, tutti quelli che non hanno partecipato alla caccia o non sono di guardia stanno qua, come ogni mattina si controllano le armi, si taglia la carne portata dai cacciatori e Hector ci prepara la sua tisana.
Hector è la cosa più simile a un medico che si abbia nella colonna, è anche uno sostegno morale per gli uomini, perchè molti di loro sono paleros e lui è rayado, ha la nganga, una pentola in cui secondo loro vivrebbero gli spiriti dei suoi antenati. Sono convinti che la nostra sopravvivenza nei tre mesi passati sia dovuta alla generosità dei nonni morti di Hector invece che alle leggi immutabili dell'evoluzione storica, un giorno dovrò fargli un discorso a tutti su come stanno realmente le cose, ma non adesso. Adesso c'è da pensare solo a rimanere vivi e ritrovare il comando.
Un suono interrompe tutti i discorsi e i pensieri, passi di corsa nel fango, una delle sentinelle porta notizie.
" C'è uno che sta salendo dal sentiero grosso, visto da lontano non sembra armato, ma pare in divisa. Che si fa? "
Prendo dal mucchio il mitra francese, è una bella arma, peccato sia rimasto un solo caricatore.
" Fammi strada "
Gli altri continuano tranquilli con le loro occupazioni, scendo il sentiero con Alberto, la sentinella. Quando l'estraneo arriva in vista Alberto rimane nascosto tenendolo sotto mira, io invece gli blocco il passo.
" Dove vai bimbo? Ti sei perso ? "
" Cerco il Barraca, ho un messaggio per lui. "
" Sta proprio davanti a te.. "
Ha la faccia da contadino, ma la divisa dei regulares, soldato semplice. Disertore? Marmittone mandato da un crudele ufficiale a fare da esca per i pericolosi barbudos?
In entrambi i casi dovrebbe avere paura, invece è indifferente, non trema, parla con un tono piatto come se nulla gli interessasse.
" Devo dirti che dopodomani, a mezzogiorno, ci sarà una pattuglia dell' Ejercito nel villaggio giù in basso.. accompagnano l'esattore delle tasse. Ma la gente si è già venduta il raccolto al mercato nero pensando che non sarebbero venuti per paura vostra. Si troveranno nei guai domani. "
" E ora che me lo hai detto cosa dovrei fare di te? Hai visto dove stiamo.. "
" Fai un po quello che vuoi.. "
Continua a fissarmi con uno sguardo spento, come se darmi questa notizia fosse stato l'unico scopo della sua esistenza e adesso non avesse più motivi per stare al mondo.
Non mi piace buttare munizioni, e se lui ha potuto trovarci vuol dire che lo sanno tutti dove stiamo. Siamo rimasti fermi nello stesso accampamento troppo a lungo, troppo.
Gli faccio un cenno con la testa e un fischio tra i denti, quello capisce, gira sui tacchi e torna da dove è arrivato.
La sera si mangia l'arrosto e si beve l'ultimo goccio di rum rimasto, ha smesso di piovere, attorno al fuoco si fa assemblea per decidere cosa fare.
" E' una trappola, può essere solo una trappola.. "
" Ma se non andiamo si perde la faccia davanti ai contadini. Se abbandoniamo il popolo, il popolo abbandona noi.. "
" Si era detto di rimanere nascosti fino all'arrivo della buona stagione, una azione ci costerebbe tutte le munizioni.. "
" Se perdiamo non ce ne facciamo nulla delle munizioni da morti, e se vinciamo avremo quelle dei regulares.. "
" Votiamo.. alzi la mano chi è per andare. "
Le votazioni nella colonna funzionano sempre alla stessa maniera: io guardo Hector, lui alza la mano, i paleros la alzano con lui e fanno maggioranza.
" E' deciso, si tenta l'azione. Allora, domani una squadra di cinque uomini scenderà dal versante opposto, dovrà fare rumore, entrare nelle case dei ricchi, portare via cose, sparare a divise isolate. Insomma bisogna far credere che non abbiamo abboccato e stiamo agendo altrove. Quando arrivano i regulares la squadra dovrà ritirarsi e usare il fucile di precisione per convincerli a non inseguire. Il resto della colonna scenderà al villaggio, per l'agguato dovremo impiegare tutte le armi automatiche che abbiamo.. "
Miracolosamente il tempo ha tenuto, ormai si vede che la stagione delle piogge è agli ultimi, C'è il sole, le armi sono asciutte e dai nostri nascondigli abbiamo un'ottima visuale. C'è silenzio, i contadini si sono tutti chiusi nelle loro case, gli unici rumori vengono dal plotone di regulares che sta avanzando lungo la strada verso il villaggio. Proprio attraverso i nostri mirini. Sono sbucati da un boschetto più indietro, se avessi avuto più uomini ne avrei lasciati alcuni in osservazione per sapere se altri regulares sono rimasti in agguato dietro al bosco. Ma siamo pochi, tutto quel che possiamo fare è mordere l'esca, buttare tutte le nostre munizioni in una raffica per far credere che siamo tanti, e poi se scatta la trappola scappare.
I Regulares ci passano davanti, in un agguato si fanno tre gruppi distanziati, abbiamo sei uomini e due mitra per gruppo, io sono con quello centrale.
Quando la testa del plotone passa davanti all'ultimo gruppo apriamo il fuoco tutti assieme, chi ha il fucile fa tiro mirato, i mitraglieri invece fanno convergere le loro raffiche verso un punto prefissato oltre la strada. I Regulares istintivamente cercano di allontanarsi dall'origine del fuoco e finiscono per correre proprio verso quel punto, cadono, qualcuno di loro risponde al fuoco per coprire i compagni, è compito dei fucilieri zittirli. Uno di fianco a me cade con una pallottola in corpo, il Cico penso, ma non sono sicuro. In queste situazioni il tempo sembra allungarsi, uno pensa di aver combattuto per chissà quanto tempo e invece sono passati solo pochi istanti.
In meno di due minuti la colonna nemica è stata cancellata, ora bisognerebbe uscire a recuperare i loro fucili e i caricatori, vedere se hanno delle razioni con loro.
Ma quel boschetto silenzioso più indietro continua a preoccuparmi, possibile che abbiano mandato i loro al macello solo per farci uscire allo scoperto sulla strada?
Faccio segno agli altri di rimanere dove si trovano e vado a vedere muovendomi al riparo, c'è ancora Alberto con me.
La scena nel boschetto è qualcosa che mai avrei immaginato: è vuoto, ma ci sono tracce lasciate da molte persone che si sono allontanate da poco.
Sono andati via, ma si sono lasciati alle spalle due cadaveri. Uno è l'ufficiale, l'altro è in borghese con una valigetta, allora esisteva veramente l'esattore.
Sono stati abbattuti entrambi a fucilate, i buchi hanno delle bruciature, colpiti da vicino, non sono stati i nostri.
Torno sulla strada, allo scoperto, in mezzo ai soldati morti, uno ha una faccia che conosco. Lo stesso che due giorni prima ci aveva avvertiti del loro arrivo, e ora capisco, sono stati loro. Mi sembra di sentire le spiegazioni dei loro commilitoni : " Erano in molti.. un agguato.. il signor esattore è stato colpito.. il capitano ha dato ordine di ritirarsi e ha coperto la nostra fuga con una retroguardia.. morto da eroe.. " E questi soldati sapevano che li stavamo aspettando, si sono sacrificati, perchè gli altri potessero seccare l'esattore..
Soldati, ma prima di tutto figli di contadini.. ci si può seccare la gola a cercare di spiegargli il materialismo dialettico.. ascoltano con il loro sguardo vacuo e dopo dieci minuti hanno dimenticato tutto.. eppure sanno già tutto quello che devono sapere e chi è il loro nemico di sempre.
Gli altri della colonna mi raggiungono nella strada e iniziano a spogliare i cadaveri, alcuni dei contadini si avvicinano con prudenza, hanno i cappelli in mano.
Abbiamo perso quattro uomini, anche Hector, bucato lui e bucata la sua nganga che doveva proteggerlo. Di solito seppelliamo solo i nostri.
" Fatevi aiutare dalla gente del villaggio! Ci sono due morti la tra gli alberi, dateli ai maiali, bruciateli, quel che volete basta che spariscano. I soldati invece no, voglio una fossa, voglio che vengano seppelliti con i nostri... erano dei nostri... li voglio tutti assieme con una croce sopra. "
Era il ventiquattro ottobre 1957, davanti a noi c'era ancora più di un anno di combattimenti. Eppure quello è stato il giorno in cui ho saputo con certezza che era fatta, era già vinta. Per quante armi, quante macchine potesse avere l'esercito di Batista, erano gli uomini del popolo che dovevano usarle. E loro avevano già deciso da che parte stare.
.
Il Blu Vertigo teneva fede al suo nome, tutto aveva una sfumatura di blu: i
tavolini di vetro, le luci, i drink nei loro bicchieri dal fondo svasato.
Anche i capelli di Sfascio, ricci, tinti di verde chiaro, sembravano avere
riflessi azzurri lì dentro.
Il Lucido da dietro le lenti a specchio osservava la sua canotta che lo
conteneva a fatica e i muscoli in evidenza sulle braccia nude, Sfascio era
uno dei meglio pugili del giro clandestino. Pisolo seduto di fianco a lui
non gli arrivava alla spalla, per compensare la scarsa statura teneva i
capelli color stoppa sparati in alto e fermati alla base da una bandana
rossa. Tutto il contrario del Lucido che era lungo e secco, con i capelli
neri che ricadevano dietro la schiena.
La serata era iniziata uguale a mille altre, ma capirono che qualcosa non
girava quando videro che Becco il barista stava portando di persona le loro
ordinazioni al tavolino.
Becco posò il vassoio contenente due radioattivi e l'analcolico per il
Lucido, che doveva il suo nome al terrore che provava per ogni sostanza che
potesse annebbiargli la mente, e poi buttò lì due parole a mezza voce.
"Tauri, sapete chi si è fatto un gotto qui sto pome ?"
"No, chi?"
"L'Avvocato! E' tornato e dice che se la farà da queste parti per un mese
almeno."
L'Avvocato,se lo ricordavano quando erano alti un soldo e inseguivano un
pallone sotto il sole di Arcadia, prima che le loro famiglie decidessero di
trasferirsi su quel buco di formicaio, era cresciuto con loro. Ma aveva
anche studiato, mentre loro restavano a marcire tra i cumuli di scorie
ferrose lui era riuscito a farsi assumere da una delle corp. Ora era un
operativo, risolveva problemi, chiudeva bocche, faceva saltare roba, e le
poche volte che riuscivano a incriminarlo si difendeva da solo in tribunale.
Mentre Becco si allontanava Sfascio e Pisolo si erano abbandonati ai ricordi
e gesticolavano parlando dei bei tempi, il Lucido invece sembrava perso in
un sogno suo, non diceva nulla e nemmeno aveva toccato il bicchiere.
"A Luce, che c'hai?" Fece Sfascio.
Il Lucido rispose rimanendo immobile con gli occhi dietro le lenti rivolti
lontano, come se non fosse a loro che si rivolgeva.
"L'Imperatore ci sorride, malcichi, dovete sapere che ho per le mani un
colpaccio."
Detto questo sembrò rianimarsi e si piegò leggermente sul tavolo per farsi
sentire meglio.
"Ci pensavo da tempo, ma non ve ne ho parlato perchè non sapevo a chi
smazzare poi la merce. Però adesso con l'Avvocato in circolazione cambia
tutto!"
"Aprici il file, Luce !"
"Allora: giù nel terzo livello, in quell'area dove ci sono solo capannoni e
depositi merci, ho saputo che il Patata tiene un deposito di armi, tanta
roba, e pochissima sorveglianza."
"Il Patata?? E sfido che è poco sorvegliata, chi vuoi che ci provi a
sgamarlo, nessuno sarebbe così matto da accettare della roba rubata a lui!"
"Il Patata all'Avvocato gli fa un baffo."
"Si, Luce, ma a noi ci fa un buco! E poi ci ricicla come concime per le
vasche idroponiche, lo sai anche tu che è per quello che lo chiamano così!"
"NONONO. Adesso vi spiego com'è la storia: Fra un paio di giorni attracca
all'astroporto Capitan Fracassa, ci ho parlato l'ultima volta che l'ho visto
e sapete che fa la spola tra qui e Avrore, ci hanno problemi con gli ork là
e pagano bene i merc. E allora se l'Avvocato ci stà noi si preleva le armi,
teniamo per noi i pezzi migliori e lui piazza il resto. Con quei soldi ci
paghiamo il passaggio fino ad Avrore, prima che il Patata sappia chi è stato
noi siamo fuori da questa discarica di tossici, e in sei mesi da merc
guadagnamo come in cinque anni di manufactorium!"
Pisolo e Sfascio rimasero a fissarlo chiedendosi se qualcuno avesse messo
degli acidi nel suo analcolico. Fu Pisolo poi a rispondere d'impulso.
"E' un flash, ma lo farei solo per la figura che ci farebbe quel cozzaro del
Patata. Però tanto varrebbe vedersela con lui piuttosto che andare a farsi
macinare da dei mostri verdi."
"Se spari al Patata gli arbites ti chiudono in una cella e buttano la
scheda!" -replicò di scatto il Lucido- "Invece se spari al mostro verde ti
danno una medaglia, tamam? Non siete convinti razzaroli, ma pensate questo,
vi ricordate il Ciospo? Abita in quel posto assurdo dove piove l'acido dalle
tubature, tamam? Devono andare in giro con i mantelli protettivi.
Bè il ciospo pur di farsi se lo è venduto il mantello, si fa di chain
adesso, se anche gli cadesse in testa una colata di solforico non se ne
accorgerebbe.
E' così che volete finire? O volete trapanare roccia tutta la vita fino a
quando vi riciclano?? Io voglio muovermi, vedere posti dove si respira aria
vera, e le occasioni non capitano più di una volta nella vita!!"
Tentennavano, ma il Lucido lo sapeva dall'inizio che alla fine avrebbero
detto si, perchè erano come lui, perchè sapevano quanto lui di non essere
destinati a una catena di montaggio. Erano i suoi amici, i soli di cui
potesse fidarsi, beh loro e il Boia, anche lui sarebbe stato da convincere
perchè senza il suo camion non si sarebbe combinato nulla.
Ma se lo sentiva che quella era la svolta vera, che non sarebbe stata una
sparata da bar, entro pochi giorni sarebbero usciti a rivedere le stelle.
La cupola 22, terzo livello del formicaio Acropoli, nata come area di
scarico quando questo era solo una colonia penale, ora un labirinto di
magazzini prefabbricati di proprietà private. L'interno della cupola in alto
era azzurro, si poteva quasi immaginare di essere sotto un cielo, ma la luce
era fredda. Camminando tra le strutture in alluminio capitava di vedere dei
lavoratori indaffarati con dei muletti, rumori da una piccola officina,
ragazzini che avevano trovato uno spiazzo vuoto per provare dei passi con
gli skate. Ma per la maggior parte del tempo non si incontrava nessuno.
Avevano camminato nel silenzio attorno alla zona per vedere se c'erano
guardie e come previsto tutto era vuoto. Solo Firmino e Sibilo stavano a
farsela nello spiazzo davanti al deposito del Patata, Sibilo era un infame,
ma Firmino no, era sempre stato un buon camerata, questo fatto escludeva per il
momento l'ultraviolenza, ma forniva la scusa per avvicinarsi.
Camminavano spediti e sorridenti, come se fossero li apposta per dare a
Firmino una notizia molto divertente, e lui gli veniva incontro seguito da
Sibilo. Da entrambe le parti i ferri restavano nelle tasche, solo Sfascio
aveva la catena visibile, legata come una cintura, ma era normale da quelle
parti.
"Lucido, vecchio sventrapapere!"
Firmino e il Lucido si abbracciarono, Sfascio senza parere si fece più
vicino a Sibilo, erano fiduciosi, a nessuno veniva in mente di provarci col
Patata.
Il sinistro fulminante di Sfascio spense la luce a Sibilo prima che potesse
mettere mano all'arma, Firmino si trovò una canna di pistola sotto le
costole, aveva capito all'istante, ma anche in quella situazione guardava
negli occhi.
"Lucido, stai facendo una razzata, se ti fermi adesso possiamo ancora
rimediare, ci parlo io con Sibilo, ma se gli porti via la roba al Patata sei
già terminato.."
"Firmino, vecchio sfasciacarrozze, non sono in trip, tamam? So quello che
faccio, fidati, e aprimi quella porta se vuoi vivere."
"Se dici che ci sei con la testa per me è çok iyi, basta che non ci
riciclate."
Mentre il Lucido trascinava Firmino alla porta e lo costringeva ad aprire
Sfascio aveva disarmato il caduto, poi lo aveva rianimato tenendolo da
dietro.
Pisolo gli si avvicinò parlando con tono discorsivo.
"Sfà, ma ti ricordi quando il Liscio aveva bisogno di tre miseri pezzi per
farsi e questo non gliel' ha voluti dare e lo ha pure gonfiato?..."
Prima che Sibilo potesse aprir bocca l'anfibio rinforzato di Pisolo lo colpì
tra le gambe, diventò verde in faccia mentre emetteva quella specie di
raglio fischiante che gli aveva guadagnato il soprannome, poi partirono i
ceffoni.
"E se viene il Patata ne avanza anche per lui!"
Intanto il Lucido aveva fatto uno squillo e il Boia era arrivato col camion,
era un ciccionazzo grande e grosso, col barbone e i capelli eternamente
unti, giubbotto impermeabile pieno di scritte e toppe, ma a parte questo ci
sapeva fare. Il camion andava con l'alcool metilico spremuto dal
riciclaggio, i gas di scarico puzzavano di cadavere, fu in quel momento che
il Lucido capì che non sarebbe tornato indietro per nessun motivo. Se anche
l'avessero ammazzato sarebbe stato comunque un modo per andarsene da lì.
Il suo umore era destinato a peggiorare ancora una volta entrati.
Il portone a scorrimento e l'area di carico retrostante erano abbastanza
larghi per sistemare il camion all'interno, richiusero la porta per non
essere visti da fuori.
C'erano le pile di casse di plastica che si aspettavano, erano ammassate
come a formare una parete divisoria. Ma dietro la parete di casse trovarono
molto di più: due file di lettini, una dozzina o più di persone stese che si
muovevano lentamente come nel sonno, gli occhi coperti da induttori di
realtà virtuale. Dei tubi erano stati piantati nei loro corpi con una
chirurgia molto sbrigativa, uscivano da sonde nel naso, nell'ombelico,
correvano verso contenitori di vetro, uno per fila, in cui gocciolava un
liquido trasparente. Era un mungitoio clandestino, raccoglievano le
endorfine che avrebbero fatto da base ai prodotti più costosi destinati alla
gente di classe, e quei disgraziati si facevano strizzare come stracci in
cambio di quattro soldi o una bustina di chain, non fu una sorpresa
riconoscere il Ciospo su uno dei lettini. Al Lucido gli venne la tristezza a
vederli, e diventava pericoloso quando gli succedeva, aveva ancora la
pistola in mano e la tentazione di mettere fine a tutte quelle esistenze
sofferenti.
Fosse stato uno dei soliti scoppiati che non escono nemmeno di casa se prima
non hanno pippato dello speedo non l'avrebbe nemmeno riconosciuta come
tentazione, avrebbe sparato e basta, spaccato tutto, mandato all'aria il
piano tirandosi addosso tutti gli sbirri del formicaio, più i soldati del
Patata.
Ma lui che scoppiato non era ritrovò in pochi istanti il contatto con la
realtà.
"Forza che c'è poco tempo! Mettete al lavoro i prigionieri e carichiamo
tutto il possibile, non perdete tempo ad aprire le casse, guarderemo cosa
c'è dentro quando saremo a destinazione!"
Era stato sul punto di dire "quando saremo a casa dell'Avvocato", ma si era
trattenuto all'ultimo, non voleva dover seccare gli ostaggi alla fine.
Caricarono anche i contenitori con le endorfine, valevano un bel bonus, i
tubi restarono a stillare sul pavimento.
"Firmì, lo sai si che seccare te e Sibilo renderebbe tutto più spiccio?
Oppure potremmo tripparvi con lo stesso chain che date a quegli alterati sui
lettini, rimarreste fuori uso per il resto della giornata."
"Lo sai che il chain ti scimmia alla prima botta, Luce, ammazzaci piuttosto
se sei così infame."
"Mi dai la parola che non cercate di fermarci e aspettate un dieci minuti
prima di chiamare il Patata?"
"Sull'onore!"
Si strinsero gli avambracci guardandosi negli occhi per l'ultima volta, poi
il Lucido andò a riaprire la porta a scorrimento mentre gli altri caricavano
l'ultima cassa sul camion. Infine sgommarono fuori, per quanto potesse
sgommare un catorcio ad alcool carico di ferraglia, e si diressero alle
rampe per i livelli residenziali, mentre il Boia guidava gli altri non
poterono aspettare e andarono dietro ad aprire i regali.
L'area residenziale Argiria era un complesso di villette da soldi situato
nel livello commerciale, 200 metri al di sopra delle cupole di superficie,
lo abitavano falsi VIP, managers e operativi delle corp inviati dal pianeta
madre, o mercanti provenienti dallo spazio esterno. C'erano lampade a
ultravioletti che imitavano la luce solare, viali puliti con fiori e alberi,
e un esercito di guardie private a presidiare le entrate. Il camion scasso
fu guardato molto male, ma i documenti avuti dall'Avvocato erano a posto e
li lasciarono passare, probabilmente proprio nelle mani della loro agenzia
sarebbero finite le armi che portavano.
Trovarono il residence del loro ospite, una cosa di lusso, il garage era
grande abbastanza per due camion come quello del Boia, avrebbero avuto tutto
lo spazio per scaricare. Cosa più importante, la gente del Patata lì non
avrebbe mai potuto entrarci.
Le armi nelle casse non erano roba da film, niente plasma o artiglieria
pesante, ma c'erano caschi, giubbe antiproiettile in tessuto inerziale,
laser, pistole, granate, tutto equipaggiamento chiaramente soffiato da
qualche deposito della difesa planetaria. Per la loro futura attività
scelsero degli antischegge delle loro misure, pistole e fucili laser che non
rischiavano di finire le munizioni, qualche bomba a mano così per gradire.
Pisolo poi si prese un lanciagranate con un paio di caricatori a tamburo, il
Boia invece trovò in una scatola di legno un fucilone da caccia grossa, un
12 mm del peso di 15 chili che solo un bestione come lui poteva portarsi in
spalla, funzionava come un fucile di precisione, ma aveva molta più
penetrazione.
L'Avvocato non era contentissimo di vedere i pezzi migliori tolti dal
mucchio, ma le due damigiane mezze piene di endorfine lo rabbonirono
all'istante e andò ad appartarsi col Lucido per trattare il pagamento, gli
altri intanto sistemavano le ultime cose.
"Il Lucido se lo limonerebbe l'Avvocato se potesse." - fece Pisolo a Sfascio
- "Si è fissato con la menata dell'amico d'infanzia, ma non vede che adesso
ci tratta tutti dall'alto in basso come se fossimo dei fulminati qualunque?"
"Ho visto.. tiene stampato in faccia il sorriso professionale, ma sta ben
attento a non farsi toccare, si sa mai che lo sporchiamo. E poi parla a
frasine semplici, come se credesse che non sappiamo l'Arcadiano, un tordo,
speriamo che Luce non si faccia deprogrammare sul prezzo."
La maggior parte del pagamento fu versato direttamente nel conto di Capitan
Fracassa, in cambio la stampante del terminale domestico sputò fuori una
serie di documenti, più una carta di credito della gilda dei navigatori
valida in tutto l'Imperium, il Lucido intascò tutto e infine secondo le
regole l'Avvocato offrì il rinfresco.
Aveva fatto le cose in grande, dopo la guerra tiranide la tagliata di
chianina arcadiana era diventata una rarità, per non parlare del bruscone di
Montello, ma c'era anche un vassoio con canne di lho, inalatori monouso
caricati a speedo e quelle paste chiamate lacrime di sangue, che raramente
si vedevano nei livelli sotto.
Il sorriso statico dell'Avvocato si incrinò un attimo quando si accorse che
nessuno dei quattro si era buttato ad artigliare quella roba fina, il Lucido
rispose senza parole con un altro sorriso più triste.
Cosa si credeva quello, i suoi tre soci se li era scelti tra tanti proprio
perchè non si erano mai sparati nulla, dei fattoni non avrebbero mai
lasciato il formicaio, anche con tutta la Patata Posse dietro sarebbero
rimasti perchè la necessità di procurarsi ogni giorno la roba li avrebbe
legati meglio di qualsiasi catena.
Loro invece erano liberi di aprire le ali e volare verso le stelle, dove
l'Avvocato non avrebbe potuto seguirli fissato com'era a tutte le sue
fighettate con cui cercava di assomigliare a quelli che avevano il potere
vero.
Finito il rinfresco tornarono al garage in silenzio, non erano ancora usciti
dalla casa dell'amico di una volta, ma l'ultimo ponte tra lui e loro era
ormai tagliato, restava solo da fare l'ultimo passo verso l'uscita.
Il rottame del Boia rimaneva lì, la loro parte di armi la caricarono nei
portapacchi delle due moto che avevano tenuto pronte per l'ultima parte del
piano.
Indossarono caschi e giubbotti inerziali, Pisolo era alla guida della prima
moto incastrato tra il manubrio e la mole del Boia dietro di lui, il Lucido
sistemò una pistola laser compatta in una tasca interna e salì sulla seconda
dietro a Sfascio che stava già scaldando il motore.
Partirono senza un cenno di saluto lasciandosi dietro una nuvola nera di
petrochem, l'Avvocato sospirò di sollievo e tornò ai suoi affari.
La prospettiva Minerva attraversava tutto il livello commerciale dritta come
il filo di una katana, tutti la chiamavano Il sentiero dorato, con una
espressione propria dei navigatori, perchè alla fine della strada si trovava
il complesso della Gilda da cui i RAMshuttles salivano e scendevano dalle
navi attraccate alla stazione spaziale Nova2.
Era una lunga corsa, ma le ruote divoravano il terreno e tutto stava andando
duzgùn, procedevano in una formazione quasi militare, con la moto di Pisolo
davanti e quella di Sfascio indietro e spostata sulla destra per non
intralciarsi, alla loro sinistra uno sbarramento a dispersione di energia
cinetica li separava dalla corsia del senso opposto.
Mentre Sfascio guardava avanti il Lucido teneva gli occhi sul retrovisore,
fu il primo a vedere avvicinarsi il fuoristrada col tettuccio apribile, un
mezzo molto comune sul pianeta madre, ma non in un formicaio scavato dentro
un sasso privo d'atmosfera.
Senza dire nulla tirò fuori la pistola e con l'altra mano strinse la spalla
a Sfascio, questo senza girarsi mise a manetta e segnalò col faro agli altri
due davanti a loro.
Il Lucido girato indietro attendeva che gli inseguitori arrivassero a tiro,
grazie all'intensificatore di immagini compresso nelle lenti a specchio
poteva già vedere gli occhi della ragazzina alla guida, treccine rosso
fragola, chiaramente strafatta di speedo, una piastra d'acciaio fissata
davanti alla botola del tettuccio avrebbe parzialmente coperto il tiratore
seduto di fianco a lei.
Il tipo tolse la sicura alla pistola mitragliatrice e scattò fuori dalla
botola come una molla con un sorriso gioioso, i laser del Boia e del Lucido
lampeggiarono all'istante verso di lui, ma la macchina stava già scartando,
comunque anche la sua raffica andò a vuoto.
Un impulso laser che viaggia alla velocità della luce non può essere
schivato per reazione, l'unica è iniziare a spostarsi un attimo prima che il
grilletto venga premuto, ma la pupattola malefica sembrava sapere sempre in
anticipo quando avrebbero sparato.
Comunque prendere la mira da moto in corsa che sbandavano per evitare le
raffiche non era facile, Sfascio si era buttato a sinistra quasi addosso al
guardrail, mentre Pisolo si era portato sul marciapiede a destra scheggiando
tra la gente in panico davanti alle vetrine dei negozi alla moda. Un tizio
con un gran pacco di cartone si prese in petto una palla vagante, ma se non
era capace di schivare lo meritava, il Lucido si stava divertendo,adrenalina
alle stelle sparava alla budda urlando come se fosse in una sala giochi, il
ricordo di essere seduto su di un portapacchi pieno di bombe a mano pronte
ad esplodere non lo sfiorava nemmeno. Un proiettile strappò frammenti dal
suo antischegge, non sentì la botta, non sentiva nemmeno le urla dei
passanti coinvolti nella loro sparatoria, era invincibile.
L'assurdo era che anche quelli del fuoristrada avevano l'aria di divertirsi
un mondo, eppure era una situazione di stallo, tutti sparavano praticamente
solo per impedire agli avversari di prendere la mira. L'astroporto alla fine
del sentiero dorato era già visibile, si iniziavano a sentire le sirene
degli arbites. Un flash attraversò la testa del Lucido, subito voltò le
spalle agli inseguitori e urlò a Sfascio attraverso il casco.
"Sfà stai attento davanti a noi, porkimperatore!!"
Il secondo fuoristrada si materializzò in velocità da una laterale a destra
tagliando loro la strada, non pensavano che sarebbero riusciti ad
organizzare un agguato simile in così poco tempo, ma se il Patata era
considerato il meglio fico del bigoncio c'erano anche dei motivi.
La differenza tra riuscita e fallimento è sempre fatta di centesimi di
secondo, se Sfascio e il Lucido fossero ancora stati concentrati sul
fuoristrada alle spalle sarebbero stati centrati dal muso di quello davanti
a loro, e il tiratore che stava spuntando dalla botola avrebbe investito con
una raffica Pisolo e il Boia che gli stavano passando dietro.
Invece con quell'attimo di precognizione in più Sfascio riuscì a scartare e
sgusciare a pelo tra il muso della macchina e lo sbarramento della corsia,
il tiratore uscì giusto in tempo per fermare con la faccia l'impulso laser
partito dalla pistola del Lucido.
Dal finestrino del passeggero spuntò un fucile a pompa, la rosa di
pallettoni li prese a metà e alcuni gli si piantarono nella gamba, ma era
troppo in high per sentire dolore, erano passati.
Il secondo fuoristrada ora era in mezzo alla strada di traverso, il tiratore
ancora penzolante a metà fuori dalla botola come una bandiera, sembrava che
il primo, in arrivo da dietro, dovesse entrargli nella fiancata, ma la
ragazzina riuscì a fermarsi con un testacoda spettacolare finendo a
direzione invertita e subito infilandosi nella laterale da cui era uscito
l'altro, sfuggendo così agli arbites in arrivo.
"Ma da dove l'hanno tirata fuori quella lì ??"
C'erano questioni molto più urgenti di quella domanda; erano arrivati
davanti all'entrata principale dell'astroporto, ma con tutta quella
confusione le guardie avevano abbassato la sbarra e li stavano mirando con
dei fuciloni minacciosi, non era il caso di entrare da quella parte. Il
Lucido fece segno a Sfascio di prendere la curva a gomito a sinistra, Pisolo
li seguì subito,curvarono a mille inclinando le moto fino a sbucciarsi le
ginocchia sull'asfalto, passando in velocità davanti alle guardie lungo la
strada che costeggiava il complesso. Le macchine degli arbites stavano
spuntando dalle laterali a sinistra, era necessario trovare un'altra entrata
prima di finire blindati proprio davanti alla meta.
"TRASGRESSORI NON CI SARANNO ALTRI AVVERTIMENTI FERMATEVI O APRIAMO IL FUOCO
..."
Un blindato arbites stava arrivando verso di loro in contromano, ma sulla
destra si vedeva un garage di carico aperto, si trattava solo di vedere chi
sarebbe arrivato prima.
Si infilarono dentro in scivolata un attimo prima che il blindato li
speronasse, Sfascio riuscì anche a fermare la moto prima di cappottarsi, ma
Pisolo e il Boia finirono contro la parete opposta, finalmente il Lucido si
ricordò delle bombe nei portapacchi, vide la sua vita passargli davanti agli
occhi.
Circa a tre quarti del film notò che non succedeva niente, il Boia si era
rialzato e stava sollevando la moto, Pisolo a terra bestemmiava i santi.
Il Lucido si tolse il casco e lo gettò a terra con forza tale da incrinarlo,
aveva un ginocchio aperto e tre pallettoni nell'altra gamba, cominciava a
sentire il dolore, era vivo.
"... A TERRA CON LE MANI DIETRO LA TESTA ALTERATO !!"
Gli arbites erano entrati e li stavano circondando a fuciloni spianati,
misero le mani dietro la testa come ordinato, il Lucido aspettava da tutta
la vita di poter dire quel che stava per dire.
"Sucamelo animanera, siete fuori giurisdizione, la gilda dei navigatori è
extraterritoriale e noi facciamo parte dell'equipaggio della Cometa
Danzante, di proprietà del capitano Fracassa.. e quel che trasportiamo sulle
moto è carico della nave.. i documenti stanno qui nella tasca della mia
giubba..."
Benzin - Rammstein
Ho fatto un sogno stanotte. La guerra era finita, ero tornato a casa, a Cluj, ma era tutto cambiato. Invece delle case con i vasi di fiori alle finestre c'erano palazzi quadrati di cemento, simili a formicai. Al posto della gente che conoscevo c'erano zingari, ovunque vedevo solo loro che mi fissavano come se fossi io quello fuori posto, e una voce mi diceva che per decisione del comitato ora erano loro i rumeni. Non noi, noi eravamo estranei sulla nostra terra, chiusi negli stessi casermoni grigi che ho visto qui in Russia, con lo stesso sguardo spento che vedo nella gente che ci abita.
Ma è solo un sogno, il popolo rumeno non potrebbe mai ridursi così, vero? E' per impedire cose simili che ci siamo uniti alla crociata contro il Comunismo. E' per questo che ora siamo qui, trincerati davanti alla testa di ponte di Serafimovich, a proteggere la sinistra della sesta armata tedesca impegnata a Stalingrado. Ci avevano detto che dopo natale la guerra sarebbe finita, che i russi stavano per arrendersi. Oggi è il 19 novembre 1942 e i russi non sembrano proprio intenzionati alla resa, il loro bombardamento mi ha svegliato dal sogno prima dell'alba. Sono andati avanti per ore, poi c'è stato l'assalto con un numero senza fine di soldati, li abbiamo respinti, abbiamo fatto contrattacchi dove si poteva, per un attimo ci siamo persino permessi di sperare.
Poi sono arrivati i carri armati, li vedo ora a centinaia lungo tutta la linea dell'orizzonte, i nostri proiettili anticarro da 45 mm rimbalzano sulle corazze di enormi carri KV, i soldati si difendono con le molotov prima di essere seppelliti vivi nelle loro trincee. Il colonnello di fianco a me osserva col binocolo e sorride.
"Mandano i carri contro posizioni fortificate.. significa che hanno capito che la loro fanteria non può sfondare. Ottimo lavoro. "
" Ed è buono questo per noi ? "
" No, ma significa che abbiamo fatto il massimo possibile per una forza di fanteria, anche le divisioni tedesche non sarebbero state migliori. Ora dipende tutto dai nostri alleati, se mandano riserve corazzate a contrastare lo sfondamento possiamo ancora cavarcela. In caso contrario moriremo con la coscienza di avere fatto il nostro dovere fino in fondo. "
Non ho nulla da rispondere, mi chiedo solo quanto ci metteranno per superare la prima linea e arrivare qui. Ma soprattutto mi chiedo se veramente è stato fatto tutto il possibile per impedire a un sogno di realizzarsi.
Ho preso congedo dal colonnello, per prima cosa sono andato dal cappellano a chiedere l'assoluzione, poi correndo in giro come un ossesso ho raccolto tutti quelli che conoscevo come persone decise, strappandoli ai loro plotoni fino a mettere assieme una squadra di una dozzina di uomini me compreso. Siamo piombati nel deposito del reggimento e abbiamo strappato a forza tutto quel che dei soldati a piedi possono usare contro i carri armati, con le braccia piene di esplosivi ci siamo precipitati per la strada.
La strada da cui arriveranno i carri russi a un certo punto fa una curva, c'è un fossato di fianco da utilizzarsi come riparo in caso di incursione aerea. Poco più indietro, protetto da una barricata di sacchi di sabbia, c'è un pezzo controcarro da 75 avuto in prestito dai tedeschi. Si prende posizione nel fossato, bisogna rapidamente svuotarlo dalla neve, che poi utilizziamo per nascondere le mine tutt'intorno. Siamo dodici nascosti in un buco circondato da mine e pieno di sacchi di esplosivi da demolizione, abbiamo un lanciafiamme e una mitragliatrice leggera ZB30, l'unico rimpianto è non aver avuto il tempo per un caffè caldo. Vicino alla postazione del cannone c'è anche Janos, il nostro tiratore scelto, il suo fucile non è che un normale ZB24 a cui si è legato con lo spago il mirino a cannocchiale che il colonnello aveva sotratto durante la sua ultima visita al comando di Von Paulus. Janos Hrovàty è ungherese di sangue, se un giorno potremo regolare i conti con l'Ungheria per la Transilvania, probabilmente lui rivolgerà contro di noi le sue capacità, ma qui in Russia siamo dalla stessa parte.
Quando arrivano è lui il primo a sparare mentre noi rimaniamo nascosti, i capicarro sono costretti a chiudere le loro torrette, attraverso le feritoie non notano quei mucchi di neve davanti a loro. Il T-34 di testa salta su una mina proprio davanti a noi.. immobilizzato.. prontamente Marian e Radulescu afferrano una delle cariche a sacco e in due la fanno volare sul cofano del motore dietro la torretta. L'esplosione trasforma il carro in una torcia, una nuvola di fumo denso chiude la visuale, un carrista con la giubba in fiamme salta fuori gridando e si getta nella neve. Certe volte si finisce a pensare che quei mostri di metallo abbiano una volontà propria, ci si dimentica che ci stanno dentro delle persone.
Gli altri carri arrivano attraverso il fumo, lanciamo cariche da demolizione tra i cingoli, li finiamo con il lanciafiamme, quelli tirano alla cieca con le mitragliatrici. Si abbassano le teste, si sente l'esplosione di un'altra mina, ci rialziamo per lanciare altre cariche da demolizione, siamo un'isola in un mare di fiamme e fumo soffocante, pieni di scottature in mezzo alla neve. I russi dovrebbero capire che entrare alla cieca in quella cortina nera è da suicidi, ma continuano a venire, soldati a piedi caricano e vengono falciati dal nostro fucile mitragliatore e dalle bombe a mano. Se invece che correre in massa fossero scivolati tra le carcasse di carri in fiamme, avrebbero potuto arrivarci addosso non visti, un paio di granate nel nostro buco e sarebbe finito tutto. Si vede che non sono addestrati. Praticamente non abbiamo più aria da respirare, siamo assordati e con gli occhi gonfi, Dobrogeanu si è preso una scheggia, l'elmetto gli ha salvato la pelle, ma è fuori combattimento. A questo punto se fossimo in un film arriverebbe la salvezza miracolosa, forse un angelo che scende dal cielo a portare il castigo divino sui comunisti. Alzo lo sguardo, il cielo neanche riesco a vederlo, comunque non si sente rumore di trombe angeliche. Invece si sente il motore di un carro ancora vivo, deve avere aggirato la nostra posizione e ci ha superati. Ci penseranno quelli del pezzo anticarro, non abbiamo già fatto abbastanza noi? No, non è ancora abbastanza. Tra le cose che abbiamo portato c'è una traversina d'acciaio lunga come un manico di scopa, la prendo, salto fuori dal buco, gli altri mezzi soffocati non capiscono, ma sparano ugualmente per coprirmi.
Finalmente una boccata di aria quasi pulita, la testa gira, ma non mi sono mai sentito tanto lucido, mi avvicino di corsa al T-34 da dietro, pianto la spranga in mezzo agli ingranaggi di un cingolo, sprizzano scintille. Mi allontano mentre il carro col cingolo bloccato gira su se stesso, espone il lato della torretta al nostro cannone, un proiettile da 75 lo decapita. Ancora una volta c'è un carrista che riesce a uscire fuori, ma lo ributto dentro io con una pistolettata in faccia, perchè si, perchè ho deciso che paga lui per tutti. Magari non era neanche comunista.
Di ritorno al buco, due stanno medicando Dobrogeanu, gli altri mi fissano come se volessero dire qualcosa. Quando sento l'umido capisco, ho un pezzo di torretta di T-34 conficcato a poca distanza dal collo e non me ne ero accorto. Fra un po comincerà a far male. Intanto abbiamo un attimo di tregua, cariche da demolizione finite, il lanciafiamme ha combustibile forse per un ultimo getto, una compagnia corazzata è in fiamme davanti a noi, dodici T-34, ce ne siamo fatti uno a testa.
E adesso? Seccare quel russo mi ha fatto bene, riesco a ragionare a cuore più leggero ora, è inutile buttare le vite di quelli che mi hanno seguito fino a qui, è il momento di ritirarsi. Tre eroi rimangono in posizione col fucile mitragliatore mentre trasciniamo via Dobrogeanu e il lanciafiamme scarico, ci raggiungeranno dopo, 200 metri più in la dietro ai sacchi di sabbia del cannone. Fatti quei 200 metri non dipenderà più nulla da noi, starà al colonnello tirarci fuori dai guai, starà ai carri armati tedeschi che non arrivano. Noi rumeni abbiamo fatto veramente tutto il possibile.