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Discussione: Linea Wotan

  1. #11
    Crocutale
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    Si, tutto mio

  2. #12
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    Citazione Originariamente Scritto da Perseo Visualizza Messaggio
    Anche a Baghdad fa freschino in dicembre, 19 gradi non sono tanti per fare le abluzioni all'aperto. Ma lo faccio ugualmente, l'abluzione esprime la volontà di rinascere come una nuova persona, che si è lasciata alle spalle i peccati del passato, e io ne ho tanti.
    L'acqua fredda da i brividi, la gente attorno canta versetti del Corano.

    I miei peccati derivano dall'aver creduto nelle persone sbagliate.
    Prima c'è stato Saddam, io che sono nella shi'a gli ho creduto quando l'ho visto per strada in mezzo a noi, negli ultimi giorni liberi di Baghdad. Pensavo che avremmo combattuto, che avrebbe riscattato i suoi errori col martirio, che tutti gli altri credenti avrebbero imparato da noi che è possibile non arrendersi.

    Tutto quel che ha fatto è stato rintanarsi in un buco e aspettare che venissero a prenderlo per impiccarlo.

    Poi c'è stato Al-Sadr, anche a lui ho creduto, ho rischiato tutto viaggiando nel nostro paese occupato, ho sfidato la morte per raggiungerlo nella città santa assediata. Eseguendo i suoi ordini ho mandato gente al macello.
    Lui intanto stava dentro la sua moschea a mercanteggiare il prezzo delle nostre pelli con gli americani, per conto dell'Iran.

    Alla fine mi ha rimandato qua, pensavo che si cominciasse a fare qualcosa, a costruire un fronte unito con gli altri combattenti. Invece per tutto questo tempo abbiamo consumato le riserve di armi nascoste prima dell'invasione in una guerra civile. Al-Qaeda colpisce le nostre moschee e i mercati, noi colpiamo alla stessa maniera quelli dei sunniti, perchè ci hanno detto che Al-Qaeda è sunnita.

    Molti qui sanno chi sono, dovrebbero solo indicarmi a un poliziotto per intascare una bella mancia, ma nessuno lo fa. Una delle guardie di sicurezza non avrebbe bisogno di indicazioni, eravamo a scuola assieme, mi conosce. Tutto quel che fa quando lo guardo è abbassare gli occhi con vergogna. E se potessi andargli a parlare senza metterlo nei guai gli direi che non è colpa sua. Se quei servi che si definiscono "legittimo governo dell'Iraq" non hanno abolito la legge del precedente governo di occupazione, quella che obbliga tutti i contadini a coltivare OGM sterili. Se ogni anno bisogna vendere il raccolto per poter comprare altre sementi al prezzo stabilito dalla multinazionale, che significa essere nient'altro che suoi animali da lavoro. Se per questo ha dovuto diventare un mercenario di chi gli affama la famiglia, per portare qualche soldo a casa, non è colpa sua.

    L'abluzione è completata, mi rivesto, prendo un pacchetto di sigarette di contrabbando da uno che le vende per strada. C'è una casa con una cantina, un buco nascosto da un armadio rovinato porta a un'altra cantina, da qui un tunnel che permette di superare il posto di blocco dei Marines. Prima o poi troveranno questo tunnel e noi ne scaveremo un altro. Ero uscito dalla zona dove comandiamo noi per portare un messaggio, dovevo indicare al gruppo operativo il bersaglio del prossimo attentato contro i sunniti.
    Il gruppo operativo è fatto di ragazzini con un accenno di barba, di quelli che si butterebbero nel fuoco per ottenere l'approvazione dei grandi, avevano fiducia in me come io ne avevo avuta per quelli più in alto. Ho anche due figli come loro, li ho mandati al sicuro dai parenti a Bassora, gli ho detto che avrebbero potuto seguirmi solo dopo aver fatto anche loro dei figli. I figli sono l'unica vera arma che ci rimane. A questi altri ragazzi ho detto che l'azione era cancellata e che tornassero a casa e pensassero a sposarsi.

    Davanti alla moschea le guardie si fanno vedere armate senza alcun timore, mi salutano mentre passo, solo Yussuf vede la sigaretta e capisce che qualcosa non va, ma non dice nulla. Io non ho mai fumato in vita mia. Non volevo restare col dubbio, all'ultimo momento, di essermi perso qualcosa.
    Nella stanza dell'Imam siamo io, lui e un altro ragazzino guardia del corpo con AK-74.
    L'Imam viene ad abbracciarmi, è sempre espansivo con i suoi strumenti, li fa sentire importanti. Senza dire nulla gli prendo la testa e gliela giro di scatto, il collo si spezza, cade come una bambola rotta. Il Corano prescrive la decapitazione per i miscredenti e i traditori, ci siamo quasi. La guardia non ha potuto fare nulla, non spara neanche, sta solo a guardarmi.

    " Perchè ? "

    " Perchè era un traditore. "

    " E adesso cosa fai? "

    " Adesso mi dai il tuo AK e ti faccio vedere cosa dovevamo fare fin dall'inizio. "
    Rimango un attimo in silenzio con l'arma in mano, è difficile trovare le parole giuste per spiegargli.
    " Vedi, a Karbala l'Imam Husain, su di lui la pace, non mandò i suoi seguaci al martirio. Andò lui di persona, e quelli che hanno voluto lo hanno seguito, e così farà il Mahdi, quando piacerà a Dio di mettere fine al suo occultamento. Questi invece stanno al sicuro nei loro buchi e mandano a morire gli altri come un ragno che muove i fili, per questo li chiamo traditori. "

    La strada è vuota, dopo tanto tempo in guerra la gente ha imparato a riconoscere l'odore dei guai prima ancora di vederli arrivare. Ci sono solo io, il kalashnikov e il posto di blocco con i Marines in fondo alla strada. Cammino senza fretta, dietro il posto di blocco c'è un palazzo che non avevo mai notato prima, un portone enorme a due battenti con leoni alati. Mi vedono, comincio a sparare avanzando, non prenderò nulla da questa distanza, ma l'importante è che tutti vedano e sappiano che si sta ancora combattendo.
    Anche loro sparano, riempiono la strada di proiettili, pensavo che l'urto mi avrebbe fatto cadere, invece è come se avessero tagliato la corda di uno zaino rendendomi più leggero, continuo a camminare. Non sto più sparando, forse l'AK si è scaricato, i Marines sono così vicini che potrei toccarli, ma non ho più interesse per loro. La porta dei leoni si è aperta, posso lasciarmeli alle spalle ed entrare.
    Sulla strada restano un fagotto di stracci insanguinato e un'arma.
    Complimenti! Un efficace e realistico affresco sull'Irak!! Sehr gut!!!

  3. #13
    Pasdar
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    Up!
    «Non ti fidar di me se il cuor ti manca».

    Identità; Comunità; Partecipazione.

  4. #14
    mormilla
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    e magari mettiamo i link......

  5. #15
    La nobiltà al bancone
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    Citazione Originariamente Scritto da Perseo Visualizza Messaggio
    A perfect lie - The engine room

    A vedere il rifugio in mezzo al prato, le nostre montagne sullo sfondo, il cielo primaverile, uno non direbbe che c'è una guerra. C'è gente seduta ai tavoli fuori, vestiti da montanari come nei quadri con le scodelle di legno e il fiasco di vino. Noi siamo affamati, ci avviciniamo, il peso della marcia nelle gambe e quello dei MAB sulle spalle.
    Ci vedono e cala il silenzio, non vogliamo fare del male alla nostra gente, ma abbiamo le armi e c'è la guerra, è normale che abbiano paura.
    Per non disturbarli entriamo dentro, ci sediamo a un tavolino mentre un paio di persone escono. Puzziamo di morte, l'abbiamo attaccata alle nostre divise nere, ai teschi e tibie che portiamo come pirati. E noi stessi siamo già morti in quanto la guerra è persa, lo so, possono menarmela tutto il giorno col contrattacco imminente e le armi segrete che stanno per essere rovesciate sugli invasori, la realtà è che quando i tuoi ti fanno il vuoto attorno e ti guardano come se fossi scappato da un manicomio vuol dire che la guerra è persa, punto.
    Siamo affamati e in quattro non abbiamo una lira, Spaggiari, che è il capo pattuglia, mette una granata sul tavolo e si rivolge alla moglie dell'oste, che sembra più sveglia.

    " Da mangiare e da bere ! "

    Veloce come il vento ci porta una bottiglia di grignolino e i bicchieri, poi arrivano il pane e il battuto di lardo col pepe, per un attimo la guerra torna lontana.
    Ci siamo rilassati, il vino e la stanchezza hanno fatto il loro lavoro, abbiamo lasciato che le armi cadessero a terra, quel che è successo dopo è stato meritato.

    " Fascisti ! Alzate le mani o sparo !! "

    Era li sulla soglia, uno in abiti civili, cercava inutilmente di fare una faccia feroce, ma aveva un mitra. Le nostre armi erano a terra, se ci fossimo chinati per prenderle sarebbe partita la sventagliata e non c'erano ripari. Mi giro verso gli altri tre con me, si sono già arresi, non hanno ancora trovato il coraggio di muovere le braccia per alzarle, ma hanno la resa scritta in faccia. Si erano già arresi dentro anche prima che quel partigiano spuntasse fuori, l'ho capito in un lampo, ed è questa la cosa che più mi ha fatto salire la rabbia. E' per questo che mi sono alzato dalla sedia e sono andato verso di lui con le braccia non alzate, ma aperte, mettendomi tra la bocca del mitra e gli altri camerati.

    " Tu non hai le palle per sparare. "

    Ha in mano la mia vita, eppure è lui a tremare, anche a distanza sento la puzza dell'alito che viene a tutti quando si secca la gola, il mio non deve essere diverso.
    Non è neanche giovane, un mingherlino sulla cinquantina col gilettino di lana e gli occhiali di tartaruga. Il maestro di scuola del paese? L'avvocato? Sa di Azione Cattolica e di disinfettante, e io ora sono davanti a lui con le braccia in croce, come Cristo che versa il proprio sangue per la salvezza degli altri. Io che in tutta la vita non ho mai messo piede in una chiesa.
    E non sento paura, solo pietà e ribrezzo, voglio morire, si, perchè da morto i partigiani non mi potranno torturare. Perchè la vedo la tortura in quei pozzi di paura che sono i suoi occhi, lui che sta facendo l'eroico catturatore di camicie nere, vedo nei suoi occhi quel che succederebbe se io fossi legato e lui potesse avvicinarsi, e preferisco una raffica veloce.

    " Tira quel grilletto, merda, ti faccio vedere che differenza c'è tra te e un uomo. "

    Lui chiude gli occhi e tira il grilletto, anche io li chiudo, sento la raffica, un gran casino, l'odore della polvere da sparo. Però sono ancora in piedi, o forse non mi sono accorto di essere caduto.

    " Ocio Angelo, spostati !! "

    Di puro istinto mi butto di lato, sento una raffica diversa, è un MAB questo. Torna la vista, come se il film della mia esistenza si fosse incantato per un attimo e ora riprendesse a scorrere. C'è il partigiano a terra, boccheggia come un pescegatto, il sangue si sta già spargendo per il pavimento. Più in alto il soffitto è tutto butterato.. sto coglione non è stato capace di dominare il rinculo... la sua raffica mi è passata sopra la testa. Mi ha negato la morte eroica, per una volta che ero pronto.
    Raccolgo il suo mitra, è uno Sten, una cosa brutta fatta di alluminio stampato, produzione in serie senza alcuna qualità, i nostri MAB vecchio modello sono meglio.
    Anche il calcio è metallico, per un attimo immagino la vibrazione che si propagherebbe al mio braccio se lo usassi per aprire la testa della cosa che sta rantolando ai miei piedi.
    Ma in quella maniera metterei fine alla sua sofferenza, decido piuttosto di ignorarlo, prendo lo Sten per la canna, lo sfascio contro una colonna di legno scheggiandola profondamente. E' vero, un'arma in più anche se brutta tornava utile, sbattendola in quella maniera potevano partire dei colpi e ferire gli altri, o me, non era il caso di fare più danni alla stanza del povero oste che ci aveva offerto il pranzo.
    Non me ne può fregare di meno.
    Spaggiari mi tocca la spalla.

    " Adesso basta Angelo, usciamo. "

    Si esce, tre col MAB e uno con la bomba a mano pronta. Siamo ancora vivi, ma per quanto? Ci saranno altri partigiani? Ci prenderanno adesso o fra un mese? E soprattutto avrò una morte pulita come potevo averla oggi o mi cattureranno vivo? Panizzi per non saper cosa dire si mette a cantare a bassa voce.

    " Ci sparano alle spalle per le strade, che di venirci avanti hanno paura... "

    Non importa più nulla, anche se la guerra è persa, ora che ho potuto vedere chi sarà a ereditare la nostra Italia. Ora so perchè combatto e non mi fermerò fino all'ultimo respiro.
    Bellissimo

  6. #16
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    Complimenti davvero!

  7. #17
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    Non ci avrei creduto se qualche anno fa mi avessero detto come ero destinato a passare il 1957. A dormire sotto la pioggia avvolto in un telone cerato, a dondolare come un salame su questa amaca fissata a due alberi della foresta che copre la Sierra Maestra. E' la vita dei barbudos, le tende le abbiamo perse quando rimanemmo tagliati fuori tre mesi fa, abbiamo una tettoia di canne sorretta da quattro pali, ma quella serve per tenere asciutte le armi, e più strutture fisse sarebbero troppo visibili.
    Sono al comando di questa colonna, ventiquattro guerriglieri in tutto, persi in un mare di foglie e pioggia. Eppure il morale è alto perchè sappiamo di avercela quasi fatta, mancano dieci giorni a novembre, che è l'inizio della stagione secca. Ancora due settimane e col bel tempo potremo lasciare questo accampamento e rimetterci in contatto col comandante, se ancora esiste.
    Una squadra è rimasta fuori a caccia tutta notte per procurare il pranzo, al loro ritorno devo cedere l'amaca, la giornata comincia e non sembra delle peggiori.
    C'è un angolo per il fuoco sotto la tettoia, tutti quelli che non hanno partecipato alla caccia o non sono di guardia stanno qua, come ogni mattina si controllano le armi, si taglia la carne portata dai cacciatori e Hector ci prepara la sua tisana.
    Hector è la cosa più simile a un medico che si abbia nella colonna, è anche uno sostegno morale per gli uomini, perchè molti di loro sono paleros e lui è rayado, ha la nganga, una pentola in cui secondo loro vivrebbero gli spiriti dei suoi antenati. Sono convinti che la nostra sopravvivenza nei tre mesi passati sia dovuta alla generosità dei nonni morti di Hector invece che alle leggi immutabili dell'evoluzione storica, un giorno dovrò fargli un discorso a tutti su come stanno realmente le cose, ma non adesso. Adesso c'è da pensare solo a rimanere vivi e ritrovare il comando.
    Un suono interrompe tutti i discorsi e i pensieri, passi di corsa nel fango, una delle sentinelle porta notizie.

    " C'è uno che sta salendo dal sentiero grosso, visto da lontano non sembra armato, ma pare in divisa. Che si fa? "

    Prendo dal mucchio il mitra francese, è una bella arma, peccato sia rimasto un solo caricatore.

    " Fammi strada "

    Gli altri continuano tranquilli con le loro occupazioni, scendo il sentiero con Alberto, la sentinella. Quando l'estraneo arriva in vista Alberto rimane nascosto tenendolo sotto mira, io invece gli blocco il passo.

    " Dove vai bimbo? Ti sei perso ? "
    " Cerco il Barraca, ho un messaggio per lui. "
    " Sta proprio davanti a te.. "

    Ha la faccia da contadino, ma la divisa dei regulares, soldato semplice. Disertore? Marmittone mandato da un crudele ufficiale a fare da esca per i pericolosi barbudos?
    In entrambi i casi dovrebbe avere paura, invece è indifferente, non trema, parla con un tono piatto come se nulla gli interessasse.

    " Devo dirti che dopodomani, a mezzogiorno, ci sarà una pattuglia dell' Ejercito nel villaggio giù in basso.. accompagnano l'esattore delle tasse. Ma la gente si è già venduta il raccolto al mercato nero pensando che non sarebbero venuti per paura vostra. Si troveranno nei guai domani. "

    " E ora che me lo hai detto cosa dovrei fare di te? Hai visto dove stiamo.. "

    " Fai un po quello che vuoi.. "

    Continua a fissarmi con uno sguardo spento, come se darmi questa notizia fosse stato l'unico scopo della sua esistenza e adesso non avesse più motivi per stare al mondo.
    Non mi piace buttare munizioni, e se lui ha potuto trovarci vuol dire che lo sanno tutti dove stiamo. Siamo rimasti fermi nello stesso accampamento troppo a lungo, troppo.
    Gli faccio un cenno con la testa e un fischio tra i denti, quello capisce, gira sui tacchi e torna da dove è arrivato.

    La sera si mangia l'arrosto e si beve l'ultimo goccio di rum rimasto, ha smesso di piovere, attorno al fuoco si fa assemblea per decidere cosa fare.

    " E' una trappola, può essere solo una trappola.. "
    " Ma se non andiamo si perde la faccia davanti ai contadini. Se abbandoniamo il popolo, il popolo abbandona noi.. "
    " Si era detto di rimanere nascosti fino all'arrivo della buona stagione, una azione ci costerebbe tutte le munizioni.. "
    " Se perdiamo non ce ne facciamo nulla delle munizioni da morti, e se vinciamo avremo quelle dei regulares.. "
    " Votiamo.. alzi la mano chi è per andare. "

    Le votazioni nella colonna funzionano sempre alla stessa maniera: io guardo Hector, lui alza la mano, i paleros la alzano con lui e fanno maggioranza.

    " E' deciso, si tenta l'azione. Allora, domani una squadra di cinque uomini scenderà dal versante opposto, dovrà fare rumore, entrare nelle case dei ricchi, portare via cose, sparare a divise isolate. Insomma bisogna far credere che non abbiamo abboccato e stiamo agendo altrove. Quando arrivano i regulares la squadra dovrà ritirarsi e usare il fucile di precisione per convincerli a non inseguire. Il resto della colonna scenderà al villaggio, per l'agguato dovremo impiegare tutte le armi automatiche che abbiamo.. "

    Miracolosamente il tempo ha tenuto, ormai si vede che la stagione delle piogge è agli ultimi, C'è il sole, le armi sono asciutte e dai nostri nascondigli abbiamo un'ottima visuale. C'è silenzio, i contadini si sono tutti chiusi nelle loro case, gli unici rumori vengono dal plotone di regulares che sta avanzando lungo la strada verso il villaggio. Proprio attraverso i nostri mirini. Sono sbucati da un boschetto più indietro, se avessi avuto più uomini ne avrei lasciati alcuni in osservazione per sapere se altri regulares sono rimasti in agguato dietro al bosco. Ma siamo pochi, tutto quel che possiamo fare è mordere l'esca, buttare tutte le nostre munizioni in una raffica per far credere che siamo tanti, e poi se scatta la trappola scappare.
    I Regulares ci passano davanti, in un agguato si fanno tre gruppi distanziati, abbiamo sei uomini e due mitra per gruppo, io sono con quello centrale.
    Quando la testa del plotone passa davanti all'ultimo gruppo apriamo il fuoco tutti assieme, chi ha il fucile fa tiro mirato, i mitraglieri invece fanno convergere le loro raffiche verso un punto prefissato oltre la strada. I Regulares istintivamente cercano di allontanarsi dall'origine del fuoco e finiscono per correre proprio verso quel punto, cadono, qualcuno di loro risponde al fuoco per coprire i compagni, è compito dei fucilieri zittirli. Uno di fianco a me cade con una pallottola in corpo, il Cico penso, ma non sono sicuro. In queste situazioni il tempo sembra allungarsi, uno pensa di aver combattuto per chissà quanto tempo e invece sono passati solo pochi istanti.
    In meno di due minuti la colonna nemica è stata cancellata, ora bisognerebbe uscire a recuperare i loro fucili e i caricatori, vedere se hanno delle razioni con loro.
    Ma quel boschetto silenzioso più indietro continua a preoccuparmi, possibile che abbiano mandato i loro al macello solo per farci uscire allo scoperto sulla strada?
    Faccio segno agli altri di rimanere dove si trovano e vado a vedere muovendomi al riparo, c'è ancora Alberto con me.
    La scena nel boschetto è qualcosa che mai avrei immaginato: è vuoto, ma ci sono tracce lasciate da molte persone che si sono allontanate da poco.
    Sono andati via, ma si sono lasciati alle spalle due cadaveri. Uno è l'ufficiale, l'altro è in borghese con una valigetta, allora esisteva veramente l'esattore.
    Sono stati abbattuti entrambi a fucilate, i buchi hanno delle bruciature, colpiti da vicino, non sono stati i nostri.
    Torno sulla strada, allo scoperto, in mezzo ai soldati morti, uno ha una faccia che conosco. Lo stesso che due giorni prima ci aveva avvertiti del loro arrivo, e ora capisco, sono stati loro. Mi sembra di sentire le spiegazioni dei loro commilitoni : " Erano in molti.. un agguato.. il signor esattore è stato colpito.. il capitano ha dato ordine di ritirarsi e ha coperto la nostra fuga con una retroguardia.. morto da eroe.. " E questi soldati sapevano che li stavamo aspettando, si sono sacrificati, perchè gli altri potessero seccare l'esattore..
    Soldati, ma prima di tutto figli di contadini.. ci si può seccare la gola a cercare di spiegargli il materialismo dialettico.. ascoltano con il loro sguardo vacuo e dopo dieci minuti hanno dimenticato tutto.. eppure sanno già tutto quello che devono sapere e chi è il loro nemico di sempre.

    Gli altri della colonna mi raggiungono nella strada e iniziano a spogliare i cadaveri, alcuni dei contadini si avvicinano con prudenza, hanno i cappelli in mano.
    Abbiamo perso quattro uomini, anche Hector, bucato lui e bucata la sua nganga che doveva proteggerlo. Di solito seppelliamo solo i nostri.

    " Fatevi aiutare dalla gente del villaggio! Ci sono due morti la tra gli alberi, dateli ai maiali, bruciateli, quel che volete basta che spariscano. I soldati invece no, voglio una fossa, voglio che vengano seppelliti con i nostri... erano dei nostri... li voglio tutti assieme con una croce sopra. "

    Era il ventiquattro ottobre 1957, davanti a noi c'era ancora più di un anno di combattimenti. Eppure quello è stato il giorno in cui ho saputo con certezza che era fatta, era già vinta. Per quante armi, quante macchine potesse avere l'esercito di Batista, erano gli uomini del popolo che dovevano usarle. E loro avevano già deciso da che parte stare.

  8. #18
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  9. #19
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    Il Blu Vertigo teneva fede al suo nome, tutto aveva una sfumatura di blu: i
    tavolini di vetro, le luci, i drink nei loro bicchieri dal fondo svasato.
    Anche i capelli di Sfascio, ricci, tinti di verde chiaro, sembravano avere
    riflessi azzurri lì dentro.
    Il Lucido da dietro le lenti a specchio osservava la sua canotta che lo
    conteneva a fatica e i muscoli in evidenza sulle braccia nude, Sfascio era
    uno dei meglio pugili del giro clandestino. Pisolo seduto di fianco a lui
    non gli arrivava alla spalla, per compensare la scarsa statura teneva i
    capelli color stoppa sparati in alto e fermati alla base da una bandana
    rossa. Tutto il contrario del Lucido che era lungo e secco, con i capelli
    neri che ricadevano dietro la schiena.
    La serata era iniziata uguale a mille altre, ma capirono che qualcosa non
    girava quando videro che Becco il barista stava portando di persona le loro
    ordinazioni al tavolino.
    Becco posò il vassoio contenente due radioattivi e l'analcolico per il
    Lucido, che doveva il suo nome al terrore che provava per ogni sostanza che
    potesse annebbiargli la mente, e poi buttò lì due parole a mezza voce.
    "Tauri, sapete chi si è fatto un gotto qui sto pome ?"
    "No, chi?"
    "L'Avvocato! E' tornato e dice che se la farà da queste parti per un mese
    almeno."

    L'Avvocato,se lo ricordavano quando erano alti un soldo e inseguivano un
    pallone sotto il sole di Arcadia, prima che le loro famiglie decidessero di
    trasferirsi su quel buco di formicaio, era cresciuto con loro. Ma aveva
    anche studiato, mentre loro restavano a marcire tra i cumuli di scorie
    ferrose lui era riuscito a farsi assumere da una delle corp. Ora era un
    operativo, risolveva problemi, chiudeva bocche, faceva saltare roba, e le
    poche volte che riuscivano a incriminarlo si difendeva da solo in tribunale.
    Mentre Becco si allontanava Sfascio e Pisolo si erano abbandonati ai ricordi
    e gesticolavano parlando dei bei tempi, il Lucido invece sembrava perso in
    un sogno suo, non diceva nulla e nemmeno aveva toccato il bicchiere.
    "A Luce, che c'hai?" Fece Sfascio.
    Il Lucido rispose rimanendo immobile con gli occhi dietro le lenti rivolti
    lontano, come se non fosse a loro che si rivolgeva.

    "L'Imperatore ci sorride, malcichi, dovete sapere che ho per le mani un
    colpaccio."

    Detto questo sembrò rianimarsi e si piegò leggermente sul tavolo per farsi
    sentire meglio.

    "Ci pensavo da tempo, ma non ve ne ho parlato perchè non sapevo a chi
    smazzare poi la merce. Però adesso con l'Avvocato in circolazione cambia
    tutto!"

    "Aprici il file, Luce !"

    "Allora: giù nel terzo livello, in quell'area dove ci sono solo capannoni e
    depositi merci, ho saputo che il Patata tiene un deposito di armi, tanta
    roba, e pochissima sorveglianza."

    "Il Patata?? E sfido che è poco sorvegliata, chi vuoi che ci provi a
    sgamarlo, nessuno sarebbe così matto da accettare della roba rubata a lui!"

    "Il Patata all'Avvocato gli fa un baffo."

    "Si, Luce, ma a noi ci fa un buco! E poi ci ricicla come concime per le
    vasche idroponiche, lo sai anche tu che è per quello che lo chiamano così!"

    "NONONO. Adesso vi spiego com'è la storia: Fra un paio di giorni attracca
    all'astroporto Capitan Fracassa, ci ho parlato l'ultima volta che l'ho visto
    e sapete che fa la spola tra qui e Avrore, ci hanno problemi con gli ork là
    e pagano bene i merc. E allora se l'Avvocato ci stà noi si preleva le armi,
    teniamo per noi i pezzi migliori e lui piazza il resto. Con quei soldi ci
    paghiamo il passaggio fino ad Avrore, prima che il Patata sappia chi è stato
    noi siamo fuori da questa discarica di tossici, e in sei mesi da merc
    guadagnamo come in cinque anni di manufactorium!"

    Pisolo e Sfascio rimasero a fissarlo chiedendosi se qualcuno avesse messo
    degli acidi nel suo analcolico. Fu Pisolo poi a rispondere d'impulso.

    "E' un flash, ma lo farei solo per la figura che ci farebbe quel cozzaro del
    Patata. Però tanto varrebbe vedersela con lui piuttosto che andare a farsi
    macinare da dei mostri verdi."

    "Se spari al Patata gli arbites ti chiudono in una cella e buttano la
    scheda!" -replicò di scatto il Lucido- "Invece se spari al mostro verde ti
    danno una medaglia, tamam? Non siete convinti razzaroli, ma pensate questo,
    vi ricordate il Ciospo? Abita in quel posto assurdo dove piove l'acido dalle
    tubature, tamam? Devono andare in giro con i mantelli protettivi.
    Bè il ciospo pur di farsi se lo è venduto il mantello, si fa di chain
    adesso, se anche gli cadesse in testa una colata di solforico non se ne
    accorgerebbe.
    E' così che volete finire? O volete trapanare roccia tutta la vita fino a
    quando vi riciclano?? Io voglio muovermi, vedere posti dove si respira aria
    vera, e le occasioni non capitano più di una volta nella vita!!"

    Tentennavano, ma il Lucido lo sapeva dall'inizio che alla fine avrebbero
    detto si, perchè erano come lui, perchè sapevano quanto lui di non essere
    destinati a una catena di montaggio. Erano i suoi amici, i soli di cui
    potesse fidarsi, beh loro e il Boia, anche lui sarebbe stato da convincere
    perchè senza il suo camion non si sarebbe combinato nulla.
    Ma se lo sentiva che quella era la svolta vera, che non sarebbe stata una
    sparata da bar, entro pochi giorni sarebbero usciti a rivedere le stelle.

    La cupola 22, terzo livello del formicaio Acropoli, nata come area di
    scarico quando questo era solo una colonia penale, ora un labirinto di
    magazzini prefabbricati di proprietà private. L'interno della cupola in alto
    era azzurro, si poteva quasi immaginare di essere sotto un cielo, ma la luce
    era fredda. Camminando tra le strutture in alluminio capitava di vedere dei
    lavoratori indaffarati con dei muletti, rumori da una piccola officina,
    ragazzini che avevano trovato uno spiazzo vuoto per provare dei passi con
    gli skate. Ma per la maggior parte del tempo non si incontrava nessuno.
    Avevano camminato nel silenzio attorno alla zona per vedere se c'erano
    guardie e come previsto tutto era vuoto. Solo Firmino e Sibilo stavano a
    farsela nello spiazzo davanti al deposito del Patata, Sibilo era un infame,
    ma Firmino no, era sempre stato un buon camerata, questo fatto escludeva per il
    momento l'ultraviolenza, ma forniva la scusa per avvicinarsi.

    Camminavano spediti e sorridenti, come se fossero li apposta per dare a
    Firmino una notizia molto divertente, e lui gli veniva incontro seguito da
    Sibilo. Da entrambe le parti i ferri restavano nelle tasche, solo Sfascio
    aveva la catena visibile, legata come una cintura, ma era normale da quelle
    parti.
    "Lucido, vecchio sventrapapere!"
    Firmino e il Lucido si abbracciarono, Sfascio senza parere si fece più
    vicino a Sibilo, erano fiduciosi, a nessuno veniva in mente di provarci col
    Patata.
    Il sinistro fulminante di Sfascio spense la luce a Sibilo prima che potesse
    mettere mano all'arma, Firmino si trovò una canna di pistola sotto le
    costole, aveva capito all'istante, ma anche in quella situazione guardava
    negli occhi.

    "Lucido, stai facendo una razzata, se ti fermi adesso possiamo ancora
    rimediare, ci parlo io con Sibilo, ma se gli porti via la roba al Patata sei
    già terminato.."

    "Firmino, vecchio sfasciacarrozze, non sono in trip, tamam? So quello che
    faccio, fidati, e aprimi quella porta se vuoi vivere."

    "Se dici che ci sei con la testa per me è çok iyi, basta che non ci
    riciclate."

    Mentre il Lucido trascinava Firmino alla porta e lo costringeva ad aprire
    Sfascio aveva disarmato il caduto, poi lo aveva rianimato tenendolo da
    dietro.
    Pisolo gli si avvicinò parlando con tono discorsivo.

    "Sfà, ma ti ricordi quando il Liscio aveva bisogno di tre miseri pezzi per
    farsi e questo non gliel' ha voluti dare e lo ha pure gonfiato?..."

    Prima che Sibilo potesse aprir bocca l'anfibio rinforzato di Pisolo lo colpì
    tra le gambe, diventò verde in faccia mentre emetteva quella specie di
    raglio fischiante che gli aveva guadagnato il soprannome, poi partirono i
    ceffoni.
    "E se viene il Patata ne avanza anche per lui!"

    Intanto il Lucido aveva fatto uno squillo e il Boia era arrivato col camion,
    era un ciccionazzo grande e grosso, col barbone e i capelli eternamente
    unti, giubbotto impermeabile pieno di scritte e toppe, ma a parte questo ci
    sapeva fare. Il camion andava con l'alcool metilico spremuto dal
    riciclaggio, i gas di scarico puzzavano di cadavere, fu in quel momento che
    il Lucido capì che non sarebbe tornato indietro per nessun motivo. Se anche
    l'avessero ammazzato sarebbe stato comunque un modo per andarsene da lì.
    Il suo umore era destinato a peggiorare ancora una volta entrati.
    Il portone a scorrimento e l'area di carico retrostante erano abbastanza
    larghi per sistemare il camion all'interno, richiusero la porta per non
    essere visti da fuori.
    C'erano le pile di casse di plastica che si aspettavano, erano ammassate
    come a formare una parete divisoria. Ma dietro la parete di casse trovarono
    molto di più: due file di lettini, una dozzina o più di persone stese che si
    muovevano lentamente come nel sonno, gli occhi coperti da induttori di
    realtà virtuale. Dei tubi erano stati piantati nei loro corpi con una
    chirurgia molto sbrigativa, uscivano da sonde nel naso, nell'ombelico,
    correvano verso contenitori di vetro, uno per fila, in cui gocciolava un
    liquido trasparente. Era un mungitoio clandestino, raccoglievano le
    endorfine che avrebbero fatto da base ai prodotti più costosi destinati alla
    gente di classe, e quei disgraziati si facevano strizzare come stracci in
    cambio di quattro soldi o una bustina di chain, non fu una sorpresa
    riconoscere il Ciospo su uno dei lettini. Al Lucido gli venne la tristezza a
    vederli, e diventava pericoloso quando gli succedeva, aveva ancora la
    pistola in mano e la tentazione di mettere fine a tutte quelle esistenze
    sofferenti.
    Fosse stato uno dei soliti scoppiati che non escono nemmeno di casa se prima
    non hanno pippato dello speedo non l'avrebbe nemmeno riconosciuta come
    tentazione, avrebbe sparato e basta, spaccato tutto, mandato all'aria il
    piano tirandosi addosso tutti gli sbirri del formicaio, più i soldati del
    Patata.
    Ma lui che scoppiato non era ritrovò in pochi istanti il contatto con la
    realtà.

    "Forza che c'è poco tempo! Mettete al lavoro i prigionieri e carichiamo
    tutto il possibile, non perdete tempo ad aprire le casse, guarderemo cosa
    c'è dentro quando saremo a destinazione!"

    Era stato sul punto di dire "quando saremo a casa dell'Avvocato", ma si era
    trattenuto all'ultimo, non voleva dover seccare gli ostaggi alla fine.
    Caricarono anche i contenitori con le endorfine, valevano un bel bonus, i
    tubi restarono a stillare sul pavimento.

    "Firmì, lo sai si che seccare te e Sibilo renderebbe tutto più spiccio?
    Oppure potremmo tripparvi con lo stesso chain che date a quegli alterati sui
    lettini, rimarreste fuori uso per il resto della giornata."

    "Lo sai che il chain ti scimmia alla prima botta, Luce, ammazzaci piuttosto
    se sei così infame."

    "Mi dai la parola che non cercate di fermarci e aspettate un dieci minuti
    prima di chiamare il Patata?"

    "Sull'onore!"

    Si strinsero gli avambracci guardandosi negli occhi per l'ultima volta, poi
    il Lucido andò a riaprire la porta a scorrimento mentre gli altri caricavano
    l'ultima cassa sul camion. Infine sgommarono fuori, per quanto potesse
    sgommare un catorcio ad alcool carico di ferraglia, e si diressero alle
    rampe per i livelli residenziali, mentre il Boia guidava gli altri non
    poterono aspettare e andarono dietro ad aprire i regali.

    L'area residenziale Argiria era un complesso di villette da soldi situato
    nel livello commerciale, 200 metri al di sopra delle cupole di superficie,
    lo abitavano falsi VIP, managers e operativi delle corp inviati dal pianeta
    madre, o mercanti provenienti dallo spazio esterno. C'erano lampade a
    ultravioletti che imitavano la luce solare, viali puliti con fiori e alberi,
    e un esercito di guardie private a presidiare le entrate. Il camion scasso
    fu guardato molto male, ma i documenti avuti dall'Avvocato erano a posto e
    li lasciarono passare, probabilmente proprio nelle mani della loro agenzia
    sarebbero finite le armi che portavano.
    Trovarono il residence del loro ospite, una cosa di lusso, il garage era
    grande abbastanza per due camion come quello del Boia, avrebbero avuto tutto
    lo spazio per scaricare. Cosa più importante, la gente del Patata lì non
    avrebbe mai potuto entrarci.
    Le armi nelle casse non erano roba da film, niente plasma o artiglieria
    pesante, ma c'erano caschi, giubbe antiproiettile in tessuto inerziale,
    laser, pistole, granate, tutto equipaggiamento chiaramente soffiato da
    qualche deposito della difesa planetaria. Per la loro futura attività
    scelsero degli antischegge delle loro misure, pistole e fucili laser che non
    rischiavano di finire le munizioni, qualche bomba a mano così per gradire.
    Pisolo poi si prese un lanciagranate con un paio di caricatori a tamburo, il
    Boia invece trovò in una scatola di legno un fucilone da caccia grossa, un
    12 mm del peso di 15 chili che solo un bestione come lui poteva portarsi in
    spalla, funzionava come un fucile di precisione, ma aveva molta più
    penetrazione.
    L'Avvocato non era contentissimo di vedere i pezzi migliori tolti dal
    mucchio, ma le due damigiane mezze piene di endorfine lo rabbonirono
    all'istante e andò ad appartarsi col Lucido per trattare il pagamento, gli
    altri intanto sistemavano le ultime cose.

    "Il Lucido se lo limonerebbe l'Avvocato se potesse." - fece Pisolo a Sfascio
    - "Si è fissato con la menata dell'amico d'infanzia, ma non vede che adesso
    ci tratta tutti dall'alto in basso come se fossimo dei fulminati qualunque?"

    "Ho visto.. tiene stampato in faccia il sorriso professionale, ma sta ben
    attento a non farsi toccare, si sa mai che lo sporchiamo. E poi parla a
    frasine semplici, come se credesse che non sappiamo l'Arcadiano, un tordo,
    speriamo che Luce non si faccia deprogrammare sul prezzo."

    La maggior parte del pagamento fu versato direttamente nel conto di Capitan
    Fracassa, in cambio la stampante del terminale domestico sputò fuori una
    serie di documenti, più una carta di credito della gilda dei navigatori
    valida in tutto l'Imperium, il Lucido intascò tutto e infine secondo le
    regole l'Avvocato offrì il rinfresco.
    Aveva fatto le cose in grande, dopo la guerra tiranide la tagliata di
    chianina arcadiana era diventata una rarità, per non parlare del bruscone di
    Montello, ma c'era anche un vassoio con canne di lho, inalatori monouso
    caricati a speedo e quelle paste chiamate lacrime di sangue, che raramente
    si vedevano nei livelli sotto.
    Il sorriso statico dell'Avvocato si incrinò un attimo quando si accorse che
    nessuno dei quattro si era buttato ad artigliare quella roba fina, il Lucido
    rispose senza parole con un altro sorriso più triste.
    Cosa si credeva quello, i suoi tre soci se li era scelti tra tanti proprio
    perchè non si erano mai sparati nulla, dei fattoni non avrebbero mai
    lasciato il formicaio, anche con tutta la Patata Posse dietro sarebbero
    rimasti perchè la necessità di procurarsi ogni giorno la roba li avrebbe
    legati meglio di qualsiasi catena.
    Loro invece erano liberi di aprire le ali e volare verso le stelle, dove
    l'Avvocato non avrebbe potuto seguirli fissato com'era a tutte le sue
    fighettate con cui cercava di assomigliare a quelli che avevano il potere
    vero.

    Finito il rinfresco tornarono al garage in silenzio, non erano ancora usciti
    dalla casa dell'amico di una volta, ma l'ultimo ponte tra lui e loro era
    ormai tagliato, restava solo da fare l'ultimo passo verso l'uscita.
    Il rottame del Boia rimaneva lì, la loro parte di armi la caricarono nei
    portapacchi delle due moto che avevano tenuto pronte per l'ultima parte del
    piano.
    Indossarono caschi e giubbotti inerziali, Pisolo era alla guida della prima
    moto incastrato tra il manubrio e la mole del Boia dietro di lui, il Lucido
    sistemò una pistola laser compatta in una tasca interna e salì sulla seconda
    dietro a Sfascio che stava già scaldando il motore.
    Partirono senza un cenno di saluto lasciandosi dietro una nuvola nera di
    petrochem, l'Avvocato sospirò di sollievo e tornò ai suoi affari.

    La prospettiva Minerva attraversava tutto il livello commerciale dritta come
    il filo di una katana, tutti la chiamavano Il sentiero dorato, con una
    espressione propria dei navigatori, perchè alla fine della strada si trovava
    il complesso della Gilda da cui i RAMshuttles salivano e scendevano dalle
    navi attraccate alla stazione spaziale Nova2.
    Era una lunga corsa, ma le ruote divoravano il terreno e tutto stava andando
    duzgùn, procedevano in una formazione quasi militare, con la moto di Pisolo
    davanti e quella di Sfascio indietro e spostata sulla destra per non
    intralciarsi, alla loro sinistra uno sbarramento a dispersione di energia
    cinetica li separava dalla corsia del senso opposto.

    Mentre Sfascio guardava avanti il Lucido teneva gli occhi sul retrovisore,
    fu il primo a vedere avvicinarsi il fuoristrada col tettuccio apribile, un
    mezzo molto comune sul pianeta madre, ma non in un formicaio scavato dentro
    un sasso privo d'atmosfera.
    Senza dire nulla tirò fuori la pistola e con l'altra mano strinse la spalla
    a Sfascio, questo senza girarsi mise a manetta e segnalò col faro agli altri
    due davanti a loro.
    Il Lucido girato indietro attendeva che gli inseguitori arrivassero a tiro,
    grazie all'intensificatore di immagini compresso nelle lenti a specchio
    poteva già vedere gli occhi della ragazzina alla guida, treccine rosso
    fragola, chiaramente strafatta di speedo, una piastra d'acciaio fissata
    davanti alla botola del tettuccio avrebbe parzialmente coperto il tiratore
    seduto di fianco a lei.

    Il tipo tolse la sicura alla pistola mitragliatrice e scattò fuori dalla
    botola come una molla con un sorriso gioioso, i laser del Boia e del Lucido
    lampeggiarono all'istante verso di lui, ma la macchina stava già scartando,
    comunque anche la sua raffica andò a vuoto.
    Un impulso laser che viaggia alla velocità della luce non può essere
    schivato per reazione, l'unica è iniziare a spostarsi un attimo prima che il
    grilletto venga premuto, ma la pupattola malefica sembrava sapere sempre in
    anticipo quando avrebbero sparato.
    Comunque prendere la mira da moto in corsa che sbandavano per evitare le
    raffiche non era facile, Sfascio si era buttato a sinistra quasi addosso al
    guardrail, mentre Pisolo si era portato sul marciapiede a destra scheggiando
    tra la gente in panico davanti alle vetrine dei negozi alla moda. Un tizio
    con un gran pacco di cartone si prese in petto una palla vagante, ma se non
    era capace di schivare lo meritava, il Lucido si stava divertendo,adrenalina
    alle stelle sparava alla budda urlando come se fosse in una sala giochi, il
    ricordo di essere seduto su di un portapacchi pieno di bombe a mano pronte
    ad esplodere non lo sfiorava nemmeno. Un proiettile strappò frammenti dal
    suo antischegge, non sentì la botta, non sentiva nemmeno le urla dei
    passanti coinvolti nella loro sparatoria, era invincibile.

    L'assurdo era che anche quelli del fuoristrada avevano l'aria di divertirsi
    un mondo, eppure era una situazione di stallo, tutti sparavano praticamente
    solo per impedire agli avversari di prendere la mira. L'astroporto alla fine
    del sentiero dorato era già visibile, si iniziavano a sentire le sirene
    degli arbites. Un flash attraversò la testa del Lucido, subito voltò le
    spalle agli inseguitori e urlò a Sfascio attraverso il casco.

    "Sfà stai attento davanti a noi, porkimperatore!!"

    Il secondo fuoristrada si materializzò in velocità da una laterale a destra
    tagliando loro la strada, non pensavano che sarebbero riusciti ad
    organizzare un agguato simile in così poco tempo, ma se il Patata era
    considerato il meglio fico del bigoncio c'erano anche dei motivi.
    La differenza tra riuscita e fallimento è sempre fatta di centesimi di
    secondo, se Sfascio e il Lucido fossero ancora stati concentrati sul
    fuoristrada alle spalle sarebbero stati centrati dal muso di quello davanti
    a loro, e il tiratore che stava spuntando dalla botola avrebbe investito con
    una raffica Pisolo e il Boia che gli stavano passando dietro.
    Invece con quell'attimo di precognizione in più Sfascio riuscì a scartare e
    sgusciare a pelo tra il muso della macchina e lo sbarramento della corsia,
    il tiratore uscì giusto in tempo per fermare con la faccia l'impulso laser
    partito dalla pistola del Lucido.
    Dal finestrino del passeggero spuntò un fucile a pompa, la rosa di
    pallettoni li prese a metà e alcuni gli si piantarono nella gamba, ma era
    troppo in high per sentire dolore, erano passati.

    Il secondo fuoristrada ora era in mezzo alla strada di traverso, il tiratore
    ancora penzolante a metà fuori dalla botola come una bandiera, sembrava che
    il primo, in arrivo da dietro, dovesse entrargli nella fiancata, ma la
    ragazzina riuscì a fermarsi con un testacoda spettacolare finendo a
    direzione invertita e subito infilandosi nella laterale da cui era uscito
    l'altro, sfuggendo così agli arbites in arrivo.

    "Ma da dove l'hanno tirata fuori quella lì ??"

    C'erano questioni molto più urgenti di quella domanda; erano arrivati
    davanti all'entrata principale dell'astroporto, ma con tutta quella
    confusione le guardie avevano abbassato la sbarra e li stavano mirando con
    dei fuciloni minacciosi, non era il caso di entrare da quella parte. Il
    Lucido fece segno a Sfascio di prendere la curva a gomito a sinistra, Pisolo
    li seguì subito,curvarono a mille inclinando le moto fino a sbucciarsi le
    ginocchia sull'asfalto, passando in velocità davanti alle guardie lungo la
    strada che costeggiava il complesso. Le macchine degli arbites stavano
    spuntando dalle laterali a sinistra, era necessario trovare un'altra entrata
    prima di finire blindati proprio davanti alla meta.

    "TRASGRESSORI NON CI SARANNO ALTRI AVVERTIMENTI FERMATEVI O APRIAMO IL FUOCO
    ..."

    Un blindato arbites stava arrivando verso di loro in contromano, ma sulla
    destra si vedeva un garage di carico aperto, si trattava solo di vedere chi
    sarebbe arrivato prima.
    Si infilarono dentro in scivolata un attimo prima che il blindato li
    speronasse, Sfascio riuscì anche a fermare la moto prima di cappottarsi, ma
    Pisolo e il Boia finirono contro la parete opposta, finalmente il Lucido si
    ricordò delle bombe nei portapacchi, vide la sua vita passargli davanti agli
    occhi.
    Circa a tre quarti del film notò che non succedeva niente, il Boia si era
    rialzato e stava sollevando la moto, Pisolo a terra bestemmiava i santi.
    Il Lucido si tolse il casco e lo gettò a terra con forza tale da incrinarlo,
    aveva un ginocchio aperto e tre pallettoni nell'altra gamba, cominciava a
    sentire il dolore, era vivo.

    "... A TERRA CON LE MANI DIETRO LA TESTA ALTERATO !!"

    Gli arbites erano entrati e li stavano circondando a fuciloni spianati,
    misero le mani dietro la testa come ordinato, il Lucido aspettava da tutta
    la vita di poter dire quel che stava per dire.

    "Sucamelo animanera, siete fuori giurisdizione, la gilda dei navigatori è
    extraterritoriale e noi facciamo parte dell'equipaggio della Cometa
    Danzante, di proprietà del capitano Fracassa.. e quel che trasportiamo sulle
    moto è carico della nave.. i documenti stanno qui nella tasca della mia
    giubba..."

  10. #20
    Crocutale
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    Benzin - Rammstein

    Ho fatto un sogno stanotte. La guerra era finita, ero tornato a casa, a Cluj, ma era tutto cambiato. Invece delle case con i vasi di fiori alle finestre c'erano palazzi quadrati di cemento, simili a formicai. Al posto della gente che conoscevo c'erano zingari, ovunque vedevo solo loro che mi fissavano come se fossi io quello fuori posto, e una voce mi diceva che per decisione del comitato ora erano loro i rumeni. Non noi, noi eravamo estranei sulla nostra terra, chiusi negli stessi casermoni grigi che ho visto qui in Russia, con lo stesso sguardo spento che vedo nella gente che ci abita.

    Ma è solo un sogno, il popolo rumeno non potrebbe mai ridursi così, vero? E' per impedire cose simili che ci siamo uniti alla crociata contro il Comunismo. E' per questo che ora siamo qui, trincerati davanti alla testa di ponte di Serafimovich, a proteggere la sinistra della sesta armata tedesca impegnata a Stalingrado. Ci avevano detto che dopo natale la guerra sarebbe finita, che i russi stavano per arrendersi. Oggi è il 19 novembre 1942 e i russi non sembrano proprio intenzionati alla resa, il loro bombardamento mi ha svegliato dal sogno prima dell'alba. Sono andati avanti per ore, poi c'è stato l'assalto con un numero senza fine di soldati, li abbiamo respinti, abbiamo fatto contrattacchi dove si poteva, per un attimo ci siamo persino permessi di sperare.
    Poi sono arrivati i carri armati, li vedo ora a centinaia lungo tutta la linea dell'orizzonte, i nostri proiettili anticarro da 45 mm rimbalzano sulle corazze di enormi carri KV, i soldati si difendono con le molotov prima di essere seppelliti vivi nelle loro trincee. Il colonnello di fianco a me osserva col binocolo e sorride.

    "Mandano i carri contro posizioni fortificate.. significa che hanno capito che la loro fanteria non può sfondare. Ottimo lavoro. "

    " Ed è buono questo per noi ? "

    " No, ma significa che abbiamo fatto il massimo possibile per una forza di fanteria, anche le divisioni tedesche non sarebbero state migliori. Ora dipende tutto dai nostri alleati, se mandano riserve corazzate a contrastare lo sfondamento possiamo ancora cavarcela. In caso contrario moriremo con la coscienza di avere fatto il nostro dovere fino in fondo. "

    Non ho nulla da rispondere, mi chiedo solo quanto ci metteranno per superare la prima linea e arrivare qui. Ma soprattutto mi chiedo se veramente è stato fatto tutto il possibile per impedire a un sogno di realizzarsi.
    Ho preso congedo dal colonnello, per prima cosa sono andato dal cappellano a chiedere l'assoluzione, poi correndo in giro come un ossesso ho raccolto tutti quelli che conoscevo come persone decise, strappandoli ai loro plotoni fino a mettere assieme una squadra di una dozzina di uomini me compreso. Siamo piombati nel deposito del reggimento e abbiamo strappato a forza tutto quel che dei soldati a piedi possono usare contro i carri armati, con le braccia piene di esplosivi ci siamo precipitati per la strada.
    La strada da cui arriveranno i carri russi a un certo punto fa una curva, c'è un fossato di fianco da utilizzarsi come riparo in caso di incursione aerea. Poco più indietro, protetto da una barricata di sacchi di sabbia, c'è un pezzo controcarro da 75 avuto in prestito dai tedeschi. Si prende posizione nel fossato, bisogna rapidamente svuotarlo dalla neve, che poi utilizziamo per nascondere le mine tutt'intorno. Siamo dodici nascosti in un buco circondato da mine e pieno di sacchi di esplosivi da demolizione, abbiamo un lanciafiamme e una mitragliatrice leggera ZB30, l'unico rimpianto è non aver avuto il tempo per un caffè caldo. Vicino alla postazione del cannone c'è anche Janos, il nostro tiratore scelto, il suo fucile non è che un normale ZB24 a cui si è legato con lo spago il mirino a cannocchiale che il colonnello aveva sotratto durante la sua ultima visita al comando di Von Paulus. Janos Hrovàty è ungherese di sangue, se un giorno potremo regolare i conti con l'Ungheria per la Transilvania, probabilmente lui rivolgerà contro di noi le sue capacità, ma qui in Russia siamo dalla stessa parte.

    Quando arrivano è lui il primo a sparare mentre noi rimaniamo nascosti, i capicarro sono costretti a chiudere le loro torrette, attraverso le feritoie non notano quei mucchi di neve davanti a loro. Il T-34 di testa salta su una mina proprio davanti a noi.. immobilizzato.. prontamente Marian e Radulescu afferrano una delle cariche a sacco e in due la fanno volare sul cofano del motore dietro la torretta. L'esplosione trasforma il carro in una torcia, una nuvola di fumo denso chiude la visuale, un carrista con la giubba in fiamme salta fuori gridando e si getta nella neve. Certe volte si finisce a pensare che quei mostri di metallo abbiano una volontà propria, ci si dimentica che ci stanno dentro delle persone.
    Gli altri carri arrivano attraverso il fumo, lanciamo cariche da demolizione tra i cingoli, li finiamo con il lanciafiamme, quelli tirano alla cieca con le mitragliatrici. Si abbassano le teste, si sente l'esplosione di un'altra mina, ci rialziamo per lanciare altre cariche da demolizione, siamo un'isola in un mare di fiamme e fumo soffocante, pieni di scottature in mezzo alla neve. I russi dovrebbero capire che entrare alla cieca in quella cortina nera è da suicidi, ma continuano a venire, soldati a piedi caricano e vengono falciati dal nostro fucile mitragliatore e dalle bombe a mano. Se invece che correre in massa fossero scivolati tra le carcasse di carri in fiamme, avrebbero potuto arrivarci addosso non visti, un paio di granate nel nostro buco e sarebbe finito tutto. Si vede che non sono addestrati. Praticamente non abbiamo più aria da respirare, siamo assordati e con gli occhi gonfi, Dobrogeanu si è preso una scheggia, l'elmetto gli ha salvato la pelle, ma è fuori combattimento. A questo punto se fossimo in un film arriverebbe la salvezza miracolosa, forse un angelo che scende dal cielo a portare il castigo divino sui comunisti. Alzo lo sguardo, il cielo neanche riesco a vederlo, comunque non si sente rumore di trombe angeliche. Invece si sente il motore di un carro ancora vivo, deve avere aggirato la nostra posizione e ci ha superati. Ci penseranno quelli del pezzo anticarro, non abbiamo già fatto abbastanza noi? No, non è ancora abbastanza. Tra le cose che abbiamo portato c'è una traversina d'acciaio lunga come un manico di scopa, la prendo, salto fuori dal buco, gli altri mezzi soffocati non capiscono, ma sparano ugualmente per coprirmi.
    Finalmente una boccata di aria quasi pulita, la testa gira, ma non mi sono mai sentito tanto lucido, mi avvicino di corsa al T-34 da dietro, pianto la spranga in mezzo agli ingranaggi di un cingolo, sprizzano scintille. Mi allontano mentre il carro col cingolo bloccato gira su se stesso, espone il lato della torretta al nostro cannone, un proiettile da 75 lo decapita. Ancora una volta c'è un carrista che riesce a uscire fuori, ma lo ributto dentro io con una pistolettata in faccia, perchè si, perchè ho deciso che paga lui per tutti. Magari non era neanche comunista.

    Di ritorno al buco, due stanno medicando Dobrogeanu, gli altri mi fissano come se volessero dire qualcosa. Quando sento l'umido capisco, ho un pezzo di torretta di T-34 conficcato a poca distanza dal collo e non me ne ero accorto. Fra un po comincerà a far male. Intanto abbiamo un attimo di tregua, cariche da demolizione finite, il lanciafiamme ha combustibile forse per un ultimo getto, una compagnia corazzata è in fiamme davanti a noi, dodici T-34, ce ne siamo fatti uno a testa.
    E adesso? Seccare quel russo mi ha fatto bene, riesco a ragionare a cuore più leggero ora, è inutile buttare le vite di quelli che mi hanno seguito fino a qui, è il momento di ritirarsi. Tre eroi rimangono in posizione col fucile mitragliatore mentre trasciniamo via Dobrogeanu e il lanciafiamme scarico, ci raggiungeranno dopo, 200 metri più in la dietro ai sacchi di sabbia del cannone. Fatti quei 200 metri non dipenderà più nulla da noi, starà al colonnello tirarci fuori dai guai, starà ai carri armati tedeschi che non arrivano. Noi rumeni abbiamo fatto veramente tutto il possibile.

 

 
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