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Discussione: Linea Wotan

  1. #21
    Pasdar
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  2. #22
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    Volevo rispondere una volta terminato di leggere tutti i racconti, ma vedo che Perseo ha continuato a postarne di nuovi.
    Veramente belli, hai reso le immagini cosi realistiche che sembrano scene di film!
    A quando un romanzo?


  3. #23
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    Citazione Originariamente Scritto da Lupus in Fabula Visualizza Messaggio
    Volevo rispondere una volta terminato di leggere tutti i racconti, ma vedo che Perseo ha continuato a postarne di nuovi.
    Veramente belli, hai reso le immagini cosi realistiche che sembrano scene di film!
    A quando un romanzo?

    benvenuto tra i cattivi

  4. #24
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    Citazione Originariamente Scritto da dasein Visualizza Messaggio
    benvenuto tra i cattivi

  5. #25
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    Un romanzo lo sto scrivendo, ma sono solo al secondo capitolo, anche perchè riesco a scrivere solo nei fine settimana. Spero di finirlo entro inizio 2009.

  6. #26
    Crocutale
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    La tua gente migliore - Massimo Morsello

    C'è un sentiero che dal passo della Cisa scende verso Foppolo, lo abbiamo attraversato tante volte per andare a prendere il pane, ma questa volta non si torna indietro.
    E' il 24 aprile 1945, la Linea Gotica non esiste più e dalla Garfagnana ci stiamo ritirando verso l'Emilia. I tedeschi della 148° divisione fanteria diretti verso il Brennero, noi bersaglieri della divisione Italia verso la Valtellina, per raggiungere il Duce e resistere a oltranza. La mia pattuglia ha 15 uomini, abbiamo moschetti 91 e mitra, bombe a mano tedesche e due panzerfaust. E' con queste armi che abbiamo fatto da retroguardia al passo, nel caso i negri della 92° divisione americana avessero pensato di seguirci. Ora che anche l'ultimo reparto è passato tocca a noi scendere, dobbiamo farcela a piedi fino al punto di raccolta a Fornovo, abbiamo preso la stradina di Foppolo perchè la via principale subisce spesso dei mitragliamenti. La strada è lunga, ma il bersagliere è veloce, e poi è tutta discesa, per questo ci siamo attardati all'entrata del paese e comprato un po di pane sciapo e castagne già arrostite. Riprendiamo la marcia, ma dopo pochi passi nella piazza troviamo il sindaco, ci ho scambiato due parole qualche volta, mi ha offerto un bicchiere, ma adesso è li con una doppietta a tracolla, un gran cappellaccio e un fazzolettone verde al collo. Si gira, ci vede, resta gelato con la bocca aperta, anche io mi giro nel dubbio che stesse fissando qualcosa dietro di noi, ma non c'è nessuno.

    " Ma che fai, vai a caccia? Non sai che qui fra poco arrivano i negri? Guarda che se ti trovano con un fucile in mano sono capaci di scambiarti per un franco tiratore ! Vanno mica per il sottile... "

    Quello continua a fissarci con la faccia tra il rosso e il viola, Donnini dietro di me allunga il collo e mi da una voce all'orecchio.

    " Ma noi, dei fazzoletti come quello, non li abbiamo già visti addosso a dell'altra gente?..."

    Mi avvicino al sindaco boccheggiante e lo prendo per il fazzoletto mentre gli altri si fanno attorno, il tessuto è nuovo fiammante, si sente sotto le dita che è stato appena spianato, capace che la moglie abbia lavorato tutta la notte scorsa per cucirlo. Il distintivo dei partigiani di Giustizia e Libertà.
    Lo guardo e non trovo parole da dirgli, mi si è seccata la bocca, lui invece comincia a lacrimare, potrebbe almeno inventarsi una scusa, invece è solo capace di buttarsi a terra piangendo, si copre la testa con le mani.

    " Non ammazzatemi! Per pietà non ammazzatemi ! ... ho dei bambini..moglie... non ammazzatemi ! "

    Dovrei ammazzarlo per davvero, non fosse altro che per farlo tacere e liberarmi dello schifo.. una raffica a bruciapelo..si, ma poi le pallottole rimbalzano... allora spezzargli il collo col calcio del mitra... e poi...
    Poi quelli come lui gli faranno una statua e scriveranno libri sul martire della libertà.

    " Sono dalla vostra parte! Vi giuro, sono fascista anche io.. non ammazzatemi per carità ! "

    Il partito fascista doveva rigenerare gli italiani nel corpo e nello spirito, farne persone migliori, degne di rispetto. E' questo il risultato? Allora perdere la guerra non è stato il nostro fallimento più grande. Sembra di vedere un grosso verme armato di doppietta.. ma neanche.. i lombrichi non hanno quel tremito nervoso quando si contorcono, povere bestie, hanno più dignità. Mentre parlo sento che la mia voce ha qualcosa che non va, è stanca come se avessi appena finito una corsa.

    " Senti, lascia qua il fucile, torna a casa e chiuditi dentro. Se ti fai vedere ancora in giro giuro che t'ammazzo per davvero.. "

    Quello scatta in ginocchio, butta a terra la doppietta e si mette a ringraziare, immediatamente lo rimando disteso con un calcio in bocca.

    " Non mi interessano i tuoi ringraziamenti, non voglio niente da te. Sparisci senza fiatare o sei morto. "

    Ha tanta fretta che comincia a correre prima ancora di essersi alzato, si aiuta con le mani a quattro zampe facendo volare dei sassolini, sembra una moto che sgomma.
    Se la sarà anche fatta addosso, già che c'era ?
    E' possibile essere così completamente privi di dignità?
    Diventerò così anche io se i partigiani mi prendono vivo?
    La Valtellina è lontana, tanto che non riesco neanche a immaginare come sia fatta, non ci sono mai stato. Gli uomini mi guardano, aspettano ordini.

    " Inquadrati !.. In marcia ! "

  7. #27
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    Bohmerwald

    Il sole di maggio è una delle poche cose buone di questo giorno, i boschi della Boemia sono splendidi, i monti del Bohmerwald alle mie spalle e la strada che li supera per arrivare a Bayreuth. Prima della guerra avrei potuto venire qui con la famiglia e portare il cestino per pranzare sull'erba.
    L'altra cosa buona è che finalmente sono al comando di un konigstiger, ho sempre desiderato la sensazione di potenza che solo questa bestia d'acciaio può dare. Provo la rotazione della torretta nelle due direzioni e l'elevazione del cannone, tutto a posto, mi passano caffè e un wurstel freddo. Gli altri quattro dell'equipaggio stanno completando la mimetizzazione, una ondulatura del terreno davanti a noi copre gli scafi, solo le torrette rimarranno esposte. Dal boschetto a destra uno dei grenadier mi fa un cenno di saluto, si stanno sistemando nelle loro buche, da quella parte siamo protetti. A sinistra l'untersturmfuehrer Brauer sta provando in maniera simile la torretta dell'altro carro. Siamo circa ottanta uomini, due carri konigstiger e una compagnia a forza ridotta, nascosti più indietro stanno il comando compagnia, quattro mortai da 81 e un semovente antiaereo wirbelwind. Completati i preparativi i serbatoi dei carri vengono svuotati con dei tubi di gomma, il carburante rimasto servirà all'ultimo convoglio di automezzi per l'evacuazione, perchè questo è l'ultimo giorno. E' l'undici maggio 1945, il nostro Fuehrer è morto quasi due settimane fa, e tre giorni fa è arrivato a tutte le forze armate del Reich l'ordine di arrendersi. Molti lo hanno fatto e si sono consegnati ai russi, altri hanno cercato di aprirsi un varco fino alle linee alleate, sperano che gli ebrei americani siano più gentili degli ebrei comunisti, non lo penserebbero se come me avessero visto cosa fanno i partigiani addestrati dagli inglesi.
    Chi non ci ha creduto è ancora qui a combattere per tenere aperta l'ultima via di fuga verso la Germania, per dare un giorno in più di tempo ai civili dei Sudeti e ai soldati che buttano le divise per mischiarsi a loro. A guerra finita combattiamo ancora per la loro salvezza, perchè noi non possiamo averla, il tatuaggio che tutti portiamo sotto l'ascella con nome, matricola e gruppo sanguigno è diventato una sentenza che non possiamo nascondere. Siamo Waffen-SS.

    Seduti sul carro ci godiamo il sole nell'attesa che arrivino i russi, pensano di non incontrare più resistenza, forse se la prenderanno comoda.
    Intanto con le dita tormento la fialetta nel taschino, cianuro, lo hanno distribuito quelli dell'Ahnenerbe, dicono che anche il Fuehrer è andato così. Dicono che la fialetta, o il proiettile che ci colpirà, non è la fine, ma l'inizio di un viaggio. Ci troveremo a camminare per un deserto, e bisogna attraversarlo per arrivare a Valhall, dove Wotan ci aspetta.
    Il dio di quel deserto è il demiurgo che ci ha imprigionati in questo mondo, dirà di essere nostro amico, di essere il Signore, ci offrirà il paradiso. Bisognerà rifiutarlo, voltargli le spalle e andare avanti, e lui si arrabbierà e sbarrerà la strada col fuoco, ci dirà che è la strada per l'inferno, ci implorerà di credergli e non percorrerla, di non abbandonarlo.
    Ma oltre il fuoco Wotan aspetta chi avrà il coraggio di attraversarlo, questo ci è stato insegnato.

    Motori, i russi arrivano.

    Entriamo nel carro e facciamo finta di non esserci, un paio di autoblinde e una jeep made in USA, ma piena di rossi, si avvicinano. Trovano le mine, si fermano, noi rimaniamo in attesa tranquilli, li vediamo tornare indietro. Da adesso ci vorrà circa un quarto d'ora prima che inizino l'attacco, li conosciamo, come loro conoscono noi.
    Io e Dieter, il cannoniere, ci rialziamo con le teste fuori dalla torretta, il cannone finge di essere un ramo d'albero, forse c'è un nido di uccelli sopra di noi.
    Tanti anni fa ero uno scolaro, uno degli insegnanti era un prete, un giorno disse che tutti gli esoterismi, per quanto sostengano teorie diverse, alla fine convergono tutti verso lo stesso punto. Vorrebbero convincere i loro adepti a suicidarsi, se fosse possibile, il peccato definitivo che si chiude da solo la via della salvezza. Parole a cui non avevo mai fatto caso, addormentate in un angolo della memoria, hanno scelto proprio questo giorno per svegliarsi.

    Ecco l'artiglieria, a giudicare dai botti usano mortai da 120, sono fumogeni destinati a nascondere i loro pionieri che vengono a sminare. Non li vediamo, ma sappiamo dove stanno le nostre mine, e li devono essere anche loro. Uno scoppio diverso, sono arrivati e stanno buttando le cariche a sacco per detonare le mine. I nostri mortai e la mitragliatrice iniziano a tirare alla cieca verso il campo minato, in risposta piovono granate sul bosco, e questa volta non sono fumogeni. Rientriamo nella torretta, i fanti si nascondono nelle buche, i mitraglieri tirano a raffiche intermittenti per non farsi individuare, tutto come sempre. Anche noioso, quante volte l'ho già vista questa scena, adesso manderanno al macello un paio di carri leggeri, attraverso il fumo, sperando che scopriamo le posizioni dei carri sparandogli. Per questo una squadra di arditi si è portata davanti a noi in agguato, colpiscono con i panzerfaust le autoblinde in arrivo, poi tornano alle loro buche nel bosco mentre un'altra salva di mortai cade dove stavano un attimo prima. Ora il fumo si sta dissolvendo, fra poco arriveranno i T-34, non penso che una punta avanzata abbia dei carri più pesanti.
    Non vengono.
    Questa è nuova, li ha sorpresi così tanto incontrare gente che non si è arresa? Attendiamo in silenzio, a noi va bene, siamo qui appunto per fargli perdere la giornata.
    Arrivano aerei, ecco cosa aspettavano, Sturmovik a volo radente, le quattro mitragliere del Wirbelwind riempiono il cielo di traccianti. I proiettili da 20 mm strappano scintille dalle fusoliere degli aerei, ma quelli continuano a volare come se nulla fosse, non li bucano, passano tirando razzi e raffiche dai loro cannoncini. Il carro di Brauer è in fiamme, chissà se quelli dentro adesso stanno camminando in un deserto.

    Finalmente i carri russi si fanno vedere e c'è qualcosa da fare anche per noi, tre avanzano a tutta velocità e altrettanti hanno preso posto su una collina in lontananza per coprirli col fuoco. Non abbastanza lontani per il cannone e l'ottica di puntamento di un konigstiger però, uno viene bruciato al primo colpo, gli altri due rispondono, ma il tiro è impreciso e il nostro caricatore, Helmut, è velocissimo. Colpiamo il secondo carro sulla collina e il terzo si toglie dalla vista a marcia indietro, la torretta suona come una campana quando un proiettile da 85 rimbalza sulla sua corazza inclinata. Rapidi ci rivolgiamo verso l'altro plotone di carri che ora è più vicino, in pochi minuti due sono distrutti e il terzo nel tentativo di sfuggire finisce troppo vicino al bosco, due panzerfaust gli strappano via un cingolo.
    A noi neanche un graffio, ma siamo a corto di perforanti, è sempre così che è andata in questi anni di guerra.
    Ogni volta loro arrivano in massa, noi ne distruggiamo a centinaia da lontano, facciamo stragi dei loro soldati con i mortai, poi finiamo le munizioni e dobbiamo ritirarci, è così che sono arrivati fino a Berlino, mica perchè siano più bravi a sparare. Ogni volta si scopre che hanno più soldati loro che munizioni noi, sono come le formiche, e non posso neanche odiarli sapendo che dietro di loro ci sono i comunisti, i commissari politici che sparano a quelli che non vogliono andare al macello. Una volta erano uomini, noi dovevamo andare a liberarli, restituirgli la dignità, e invece li abbiamo esasperati fino a farceli rivoltare contro. E ora siamo qua.

    Altre due sagome spuntano da dietro la collina, questi li conosco bene, sono cannoni semoventi ISU-152. Roba corazzatissima e dotata di un cannone in grado di sparare proiettili enormi, non c'è corazza che tenga con quelli. Sarebbe il momento di fare marcia indietro e nasconderci dietro gli alberi, se avessimo carburante. Mi rivolgo agli altri quattro.

    " Se qualcuno volesse abbandonare il carro, questo è il momento per farlo. "

    Nessuno risponde, hanno tutti il tatuaggio, dove potrebbero andare.

    " Ricaricare allora ! "

    Ci rimettiamo in azione, si spara un primo colpo, ma gli ISU hanno una corazza dura quanto la nostra e un profilo molto più sfuggente, non gli fa nulla, il semovente di testa si è fermato e ci punta. Spariamo ancora, questa volta in contemporanea noi e loro, due proiettili da 152 ci mancano di poco, il nostro invece colpisce. Con quei proiettili pesantissimi loro sono più lenti a ricaricare.

    " Questo è l'ultimo perforante che abbiamo ! " Comunica Dieter.

    Bisognerebbe tenerlo per il secondo, ma non c'è ancora la certezza che il primo sia morto, così c'è poco da fare, con l'ultimo proiettile gli si da il colpo di grazia.
    Il secondo semovente intanto si sta spostando per ripararsi parzialmente dietro il rottame del primo, posso immaginare la fretta con cui prendono la mira non sapendo che abbiamo finito le munizioni, questo è il nostro ultimo minuto di vita.

    Helmut dice solo una parola: " La fialetta ? "
    Tiro fuori la mia dal taschino e la guardo, bisogna decidere, credo alle storie che ci hanno raccontato? Qui non si parla solo della morte corporale, devo buttare la mia anima immortale nel fuoco universale per fare contenti quattro coglionazzi dell'Ahnenerbe? Gli stessi che dicevano di poter ritardare l'inverno russo con i loro poteri magici? Abbiamo visto il risultato.

    " NO ! "

    Per dare più risalto butto la fialetta contro la parete metallica, si rompe.

    " No, il Signore ci ha dato la vita e solo il Signore deciderà come riprendersela ! "

    Apro la botola della torretta, ci mostriamo ai russi, anche il mitragliere e il pilota si affacciano dalle loro botole sotto la torretta. Nessuno spara, credono che vogliamo arrenderci.

    " Per i camerati caduti...Per il nostro Fuehrer... SIEG HEIL !! "
    Tutti tendono il braccio e rispondono con una sola voce, c'è il progresso davanti a noi, e abbiamo una sola cosa da dirgli.
    " HEIL HITLER !! "

    Quelli del semovente capiscono che non è una resa e sparano.

  8. #28
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    Il Blueberry una volta era uno di quei negozietti stretti e lunghi che si trovano nei palazzi vecchi del centro. Un giorno Gustav ha avuto l'idea di farci un pub, ha rivestito di legno le pareti e per tutta la lunghezza ci ha messo le mensole e gli sgabelli impagliati, perchè non c'è spazio per dei tavoli veri. Nel fondo c'è il banco, un barile di Guinness con la spina, uno di Tennents, e qualche bottiglia di Jack e di Canadian.
    Era un posto per gli amici, ci ha regalato dei bei momenti prima di quel giorno della buia con la Spal. Dico, se uno deve finire processato, almeno fosse per una squadra importante, ma la Spal.. e Gustav c'era dentro fino alle orecchie, ha dovuto vendersi il Blue per pagare l'avvocato. Con la nuova gestione gli altri hanno cambiato giro e io sono il solo che viene ancora qui, perchè alla fine il nuovo barista mi sta simpatico, non ha interessi di politica o calcio, non porta toppe, pensa solo a spillare la birra col suo grembiulone. Vorrei che fossero così anche gli avventori.

    " Oh, se vuoi andiamo! "
    Sono in due, con le toppe Trojan e il bomberino nuovo fiammante, ventenni, i tipici universitari che vengono qui a fare quel che al paesello non si sognerebbero mai.
    " No grazie, io resto qui. "
    Ci restano male, nella loro mentalità non è previsto che un nazi voglia solo starsene sul suo sgabello con la sua birra. Non sapendo che altro dire se ne vanno.
    Loro hanno il Comitato Antirazzista che gli fornisce gratis l'avvocato se combinano guai, Gustav aveva un pub da vendersi, io non ho niente.
    E vengono anche in due a dirmelo... neanche per vigliaccheria, no, è proprio che non ci arrivano.

    E quello era solo l'inizio, perchè dopo un paio d'ore e diverse altre birre ho visto entrare uno di quei cosi, quelli color diarrea che non si possono nominare per legge Mancino e che hanno le tasche sempre piene di fumo e polvere. E' entrato come se fosse il padrone, facendo quello che è introdotto e conosce tutti, e tutti sanno che è uno spacciatore, anche il padrone del Blue, che però guarda da un'altra parte e finge che sia tutto normale. Continua a fare finta di nulla anche quando mollo una testata in faccia al traffichino, lo prendo per l'orecchio, e lo faccio volare fuori urlandogli del drogato. Poi me ne vado anche io per non mettere nei guai il locale, passerò in un momento migliore per pagare la bevuta.
    Boris è in strada e telefona.
    E' uno dei capetti degli sciarp, lo si vede sempre nascosto in qualche angolo a telefonare, e ogni volta dopo un po di tempo qualcuno viene menato da una decina di sciarpini e hiphoppers vari. Lui non c'entra mai nulla, ogni volta è li che guarda a distanza di sicurezza. Per questo affretto il passo prima che arrivino i suoi dal Dulca, di solito è li che stanno, nella strada più in la, ma sembra proprio che abbiano messo gli occhi anche sul Blue adesso.
    Boris che a ventisette anni può fare il risvolto ai jeans solo quando è uscito e il padre non lo vede, che prende dei ragazzini, gli da il fumo e li convince che possono fare quel che vogliono perchè suo padre carabiniere insabbierà tutto. Poi finiscono regolarmente nei guai, ma lui non c'entra, stava solamente guardando.
    Come soldatini gli sciarp delimitano zone dove solo chi piace a loro può passare e gli spacciatori amici del Comitato Antirazzista possono operare indisturbati, pagando.
    E se per sbaglio qualcuno viene preso, il Comitato gli fa avere avvocati gratis e magistrati comprensivi, amici del consigliere comunale. Come la Mafia, sfido che non ha potuto attecchire qui a nord, tutte le sue nicchie naturali erano già occupate dal Partitone. E ora io ho disturbato uno dei loro protetti.

    Uscendo dal T-Rex il parcheggio sembra vuoto, ma sono in guardia, stavolta non sono bevuto come ieri sera al Blue, so di non doverlo essere. Lo sento arrivare da dietro, il sibilo della cinghia, metto il piede destro avanti in diagonale e ci giro sopra, sperando che quello non sia mancino. La fibbia della cinghia riesce a mordere solo l'aria, sgambetto e spinta dietro la spalla, cade. Non rimango fermo a guardarlo cadere, ce ne sono sicuramente altri che sono rimasti a distanza, ma pronti ad aiutarlo, non c'è tempo di prendere la macchina, è vecchia, la scassino pure. Anche passare dall'uscita non se ne parla, ce ne saranno anche li, ma c'è un punto dove la rete di recinzione è bucata, è da quella parte che corro. Il buco, la manica del bomber che si strappa, sento il rumore dei vetri e della carrozzeria infranta, voci, passi di corsa all'inseguimento. E per fortuna che conosco bene queste strade, c'è un cantiere con un capanno degli attrezzi in disuso che nessuno si cura di chiudere, posso nascondermi e lasciarli passare, Se anche mi trovassero non potrebbero attraversare la porticina più di uno alla volta.
    Ma loro passano e si allontanano dividendosi per le strade e tenendosi in contatto con i loro cellulari, pensano che io stia ancora correndo. E invece torno al parcheggio, so benissimo che quelli del T-Rex hanno sentito tutto, ma non chiameranno guardie, aspettano che passi la solita pattuglia di carabinieri verso le tre di mattina quando chiudono, ho tempo per recuperare quel che resta della macchina e andare da un amico qui vicino.

    Ma c'è una rientranza dietro al T-Rex, uno che si è infilato per fare un bisogno, avrei dovuto tirare avanti senza curiosare, ma invece ho voluto guardare, ho visto lui.
    Giaffa, un altro dei capi del Comitato, mi avvicino e lui si gira e non è contento di vedermi, è alto, braccia lunghe, occhi rossi di coca, si sa che crede di essere un eroe per essere stato in prigione qualche giorno, una volta.
    Estrae le lama e anche io, lui ha molto allungo e la droga gli da una velocità nervosa, non è affatto facile, ci vuole tutta la capacità di tranquillizzare in un attimo il cuore per vedere con chiarezza il suo movimento.. il mio vantaggio è che ho la luce alle spalle, cambio guardia facendo saltare la lama nella sinistra. Quando arriva striscio avanti il piede destro e ruoto appena la caviglie per essere di lato rispetto a lui, la mia spalla destra si infila tra le sue braccia tese mentre il suo coltello mi passa davanti agli occhi.
    Sono nella sua guardia, ora il mio coltello torna nella destra, lo giro nella mano e colpisco col manico verso l'alto, sotto la mascella. L'ho arrestato e tenendo il baricentro basso ho potuto reggere il peso del suo urto senza cadere, un passo in avanti e con una spinta lo mando contro il muro dietro di lui, un altro passo avanti, con la sinistra afferro da sopra la sua destra armata, il mio ginocchio gli spalma i testicoli sui mattoni.
    Urla e gli cade il coltello, penso che lo avranno sentito in tutta la città, è seduto a gambe larghe ora, raglia a bocca spalancata e rimane pochissimo tempo prima che arrivi qualcuno. Giusto il tempo di affondare la lama, è la cosa che più vorrei.
    Non vedo davanti a me la sua faccia da drogato, ma le facce dei bambini che stanno crescendo, che fra pochi anni lo incontreranno e verranno introdotti in qualcosa che è peggio della morte. Trasformati anche loro in soldatini, pagati a fumo perchè Boris e Giaffa possano avere sempre qualche soldino in tasca la sera.
    Ucciderlo sarebbe giustizia, ma anche reato, un altro mafioso prenderà il suo posto e io passerò il resto della vita chiuso assieme alla gente che piace a lui. Almeno mi mettessero in isolamento, potrei sopportarlo, ma quella gente no. Non posso fare nulla per i bimbi che domani lo incontreranno, mi vergogno.
    E gli volto le spalle, può ancora raccogliere il suo coltello, ma non mi importa, faccia quel che vuole, resti li a ansimare e a chiamare i compagni, io me ne vado.

    Ci sono tanti bei posti per passare la sera in questa città, posso andare a sentire il Rockabilly al California, posso bere la Guinness al Duncan. Ma non più al Blueberry, quello appartiene a loro ormai.

  9. #29
    Pasdar
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  10. #30
    "Tob shebè goiym harog!"
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    complimenti davvero perseo.
    dove e´´ ambientato lúltimo racconto?
    grazie

 

 
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