An riflette anche sul cambio di nome
«Berlusconi vuole isolarci? Quello che abbiamo in testa si comincerà a capirlo da oggi...». Alle dieci di ieri mattina, quando la sala dell’Hotel Ergife stava per popolarsi degli aennini convenuti per l’assemblea nazionale del partito, tra i colonnelli di via della Scrofa c’era chi tendeva a caricare la giornata addirittura di una valenza “storica”. Nemmeno un’ora e mezza dopo, Gianfranco Fini scendeva dal palco dopo una relazione al vetriolo. Il Cavaliere? «Comportarsi come sta facendo Berlusconi non ha nulla a che fare con il teatrino della politica. Significa essere alle comiche finali». L’asse Silvio-Walter? «Berlusconi è colto da corrispondenza di amorosi sensi perché con Veltroni vuole una legge elettorale che lavori non in senso bipolare ma bipartitico». Il Vassallum? «È una legge truffa. Siamo pronti a fare ostruzionismo e non saremo soli». Non è tutto. A mo’ di beffa finale, Fini leggeva pubblicamente il testo di un promemoria che aveva inviato al Cavaliere un anno fa, subito dopo la manifestazione della Cdl in piazza San Giovanni. L’oggetto? La costituzione di una federazione dei partiti del centrodestra il cui presidente - aveva scritto «Gianfranco» al «caro Silvio» - «ovviamente dovresti essere tu».
Il rilancio di An, in risposta all’«opa ostile» lanciata da Berlusconi in piazza san Babila, si chiama «Alleanza per l’Italia». A Milano, dall’8 al 10 febbraio, a tredici anni dalla prima svolta, il partito di Fini lancerà quella che già si annuncia come la «vera Fiuggi due». La svolta - ha sottolineato l’ex vicepremier - verso «una destra che si apre, non alza ponti levatoi, si confronta con tutti coloro che stanno fuori e che sono alternativi alla sinistra». Il cantiere della proposta politica è già aperto, con tanto di gruppi di lavoro e parole d’ordine. Si punta tutto su sicurezza («law and order»), legalità («certezza della pena»), giustizia sociale («dalla parte di chi vive con salari bassi»), nessun cedimento sui temi eticamente sensibili (Gasparri ha criticato l’atteggiamento dei senatori aennini che al Senato, in commissione, si erano astenuti sui Cus). E ancora: coinvolgimento del popolo del centrodestra («Dai gazebo agli ombrelloni dei contenuti», Alemanno dixit), riforme («bipolarismo costruttivo e semipresidenzialismo»), ma anche tradizione (Fini ha invitato il partito a acquistare, leggere e diffondere il Secolo d’Italia, di cui un anno fa aveva detto «così com’è non serve»).
Sul tavolo, come si mormora nei passaparola dei dirigenti, c’è persino l’opzione sul cambio di nome. «Perché sia una svolta, occorre mettere in discussione tutto. Serve un cambiamento vero», ammetteva ieri mattina Silvano Moffa, l’ex presidente della provincia di Roma, vicinissimo a Fini. Già, un nuovo nome. Ma quale? “Alleanza per l’Italia”, per esempio, consentirebbe di non cambiare del tutto. E, soprattutto, permetterebbe a Fini di recuperare quell’“Italia” che Berlusconi ha abbandonato annunciando la nascita del Pdl.
Dalle questioni interne al dibattito in corso sulla riforma elettorale. Archiviando il Vassallum alla voce «legge truffa», Fini ha riguadagnato simpatie a destra (Casini e Bossi) e a manca. Va da sé che tra coloro che temono l’asse Veltroni-Berlusconi, prodiani in testa, non manchino affatto quelli che si affrettano a dichiarare che «Fini pone problemi reali» (Franco Monaco). An, almeno inizialmente, non era affatto contraria alla bozza elaborata da Vassallo. Durante l’ultimo incontro tra Gianfranco e Walter, il ragionamento che i “tecnici” aennini Vincenzo Nespoli e Italo Bocchino avevano affidato agli sherpa veltroniani era stato il seguente: «A noi il Vassallum andava pure bene, perché immaginavamo di dover correre insieme a Forza Italia. Ora che Berlusconi ha cambiato le carte in tavola e vuole annetterci al suo partito, siamo costretti a ripiegare sul referendum. Con la legge che verrebbe fuori dalle urne, infatti, Silvio sarebbe obbligato a tornare a trattare con noi».
Oltre a sconfessare il Vassallum, Fini ha rilanciato - nell’ordine - l’impossibile sistema francese, il Mattarellum (tornato ad essere la prima scelta prodiana) e il modello delle regionali (caro a tutti i piccoli dell’Unione). «Lancio io una sfida al sindaco di Roma: metti da parte l’ipotesi di un accordo con Berlusconi sul Vassallum e ragioniamo», è stata la “provocazione” dell’ex vicepremier. Il resto della storia dell’assemblea aennina è tutto nella guerra con Forza Italia a colpi di lanci d’agenzia. «Fini offende un terzo degli italiani», ha dichiarato il portavoce del Cavaliere Paolo Bonaiuti. Ignazio La Russa, a mezzogiorno, si era sfogato coi cronisti all’Ergife: «Noi vogliamo ragionare di politica non dividere il popolo del centrodestra. Ma se lui ci tratta così, Fini che cosa doveva rispondergli ? “Bravo Silvio, scusaci Silvio, tu sei il grande capo assoluto, possiamo umilmente permetterci di farti un appunto?”».
Tommaso Labate
10/12/2007
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