Originariamente Scritto da
herrenklub
da
azionetradizionale.com
In un articolo di oggi del Corriere, si parla della nuova miniserie televisiva ispirata al libro di Pansa “
Il sangue dei vinti“, che ha fatto molto parlare di se’ e ha venduto tantissimo anche perche’ rimette in discussione tutto quello che ci e’ stato raccontato dagli organi ufficiali sull’antifascismo e sui partigiani. Il film, non a caso, ha avuto moltissimi problemi, sia nel reperimento degli attori, moltissimi dei quali hanno rifiutato la parte che la storia ci ha insegnato essere dei cattivi, quella cioe’ dei fascisti, sia nella produzione, da molti rifiutata “per motivi ideologici”. Giampaolo Pansa, che col suo vendutissimo libro ha provato a vedere l’altra faccia della “sacra storia”, e’ stato accusato di revisionismo, un tentativo, questo, di declassare un libro di elevato valore, soprattutto per quello che riguarda la storia nazionale e la sua percezione. Moltissimi attori, di quelli bravi, buoni e democratici pronti alla prima particina da 4 soldi per la prima fiction per famiglie da mandare in pasto la domenica sera, quando tutti si sentono piu’ buoni, si sono rifiutati di interpretare la parte di un fascista, per una volta visto in un’ottica diversa. Oltre agli attori, come si diceva, e’ stato difficilissimo - racconta il regista - trovare sponsor e produzioni che promovuessero il film. Il produttore Fracassi ha parlato di “ostruzionismi di ogni genere”, e lo stesso Pansa lo avverti’: “In che guai ti sei andato a cacciare!”.
C’e’ stata, in sostanza, una sorta di censura preventiva. Alla fine il ruolo del protagonista e’ stato preso da Placido, il quale ha dichiarato: “Non si possono discriminare anche i morti. Dopo 60 anni, sarebbe ora di chiudere le ferite, seppellire i morti e pensare al futuro. Ha fatto revisionismo persino la Chiesa cattolica, ammettendo gli errori commessi. Perche’ non puo’ farlo la ‘chiesa’ comunista?”.
Perche’, diciamo noi, sarebbe da rivedere una storia raccontataci da un unico verso in questi 60anni. Significherebbe rivedere le parti dei “buoni” e dei “cattivi” troppo velocemente affibbiate alla fine della guerra. Guerra che ha visto dei vincitori sul campo, che hanno attuato un loro nuovo regime, e dei vinti, che nessuno vuole e ha voluto ascoltare, e che e’ molto piu’ facile demonizzare e continuare ad infangare.
E’ qui che e’ difficile vedere una differenza tra un regime - quello fascista - che permetteva una sola cultura, e quello di oggi, che, dichiarandosi democratico, e’ molto piu’ ipocrita non permettendo, tacitamente o meno, questo genere di rivisitazioni storiche.
C’e’ sempre stata una sola storia per la repubblica antifascista.
Guai a chi la tocca.
Guai a chi, come tempo fa ha fatto
Ariel Toaff col suo Pasque di sangue, guai a chi,
come Faiurisson, si permette di rivedere con dati certi, una storia diversa. Guai a chi prova a
rivedere un processo farsa che ha portato a colpevoli di comodo per la Strage di Bologna. Anche se storie molto diverse tra loro, queste hanno in comune un’unica ipocrisia, quella democratica, che accetta solo una storia, quella che le fa piu’ comodo.
Guai ai vinti, dicevano gli antichi.
Ma davvero guai, aggiungiamo noi, anche chi non cerca nella propria vita la verita’.
L’articolo dal quale sono state tratte le informazioni e’ a pagina 43 del Corriere della Sera di Domenica 16 Dicembre 2007.