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Sylvia Stolz è stata l’avvocato di Ernst Zündel nel primo processo subito in Germania dal noto revisionista, un processo che abortì dopo che la Stolz venne bandita dalla corte con l'accusa che ella "stava sabotando le sedute" (vedi qui). In realtà la Stolz stava soltando cercando di difendere il proprio cliente: aveva infatti messo in discussione la costituzionalità della sezione 130 del Codice Penale (quella che proibisce la “negazione dell’Olocausto”) sostenendo la sua incompatibilità con l’Articolo 5 Paragrafo 1 della Costituzione, che garantisce libertà di opinione, di parola e di ricerca.
L’avvocato Stolz ha poi sfidato coraggiosamente il maggiore tabù dei giudici (quello per cui l’Olocausto è un fatto «notorio», non suscettibile di alcuna contestazione) presentando alla corte il libro di Germar Rudolf Lectures on the Holocaust (disponibile qui: qui). Avendo fatto questo è stata a sua volta messa sotto processo per aver "insultato la memoria dei morti" (leggi: gli ebrei) e per “istigazione all’odio”. Sylvia Stolz però ha commesso anche un errore: ha presentato ai giudici un’istanza scritta firmandola con le parole Heil Hitler! A quel punto i media hanno avuto buon gioco nel dipingere Sylvia Stolz come una delirante neonazista.
Eppure, anche nel corso del primo processo Zündel, Sylvia aveva detto cose tutt’altro che deliranti (come il fatto che fosse la corte a sabotare i diritti più elementari dell’avvocato difensore in questo tipo di processi). Fatto sta che adesso la Stolz rischia non solo di essere interdetta dalla professione ma anche una condanna pesante come quella di Zündel (5 anni).
Nel frattempo si batte, come al solito, con grande coraggio: nella sua Einlassung (sorta di dichiarazione preliminare) ha trattato le seguenti questioni:
la dominazione degli ebrei sulla Germania;
le ragioni per le quali dubita dell’Olocausto;
le prove scientifiche che dimostrano l’impossibilità della versione ufficiale dell’Olocausto;
l’incostituzionalità della Legge Fondamentale tedesca;
il fatto che il Talmud considera gli ebrei come esseri umani e i non ebrei come una sottospecie.
Ma non è tutto: lo scorso 5 Dicembre è salito sul banco dei testimoni il giudice Ulrich Meinerzhagen (quello che ha avuto l’impudenza di condannare Zündel a 5 anni senza tener conto dei quattro anni passati già in carcere dall’imputato!). Dopo la sua testimonianza si è dovuto sottoporre al controinterrogatorio da parte della Stolz. Ella, basandosi sull’articolo dello storico tedesco Fritjof Meyer, apparso nel 2003, che all’epoca fece clamore (perché non solo abbassò considerevolmenteil numero dei morti di Auschwitz ma sostenne anche che gli ebrei non venivano sterminati nei crematori ma altrove) ha posto la questione seguente:
«Su che cosa vi fondate per concludere che l’Olocausto o il presunto sterminio degli ebrei è un fatto storico, poiché finora nessuna autorità è riuscita a stabilire esattamente né il luogo di questo sterminio né il numero delle vittime?»
A quel punto il giudice Rolf Glenz è venuto in soccorso del giudice Meinerzhagen ordinando un’interruzione della seduta al fine di studiare l’ammissibilità della questione: un quarto d’ora dopo ha annunciato che la seduta era sospesa.
Sorpresa: il giorno dopo la seduta prevista è stata annullata.
Non c’è comunque da farsi soverchie illusioni: la corte è decisamente in imbarazzo ma Sylvia Stolz sarà immancabilmente condannata.
Un’ultima considerazione sulle idee politiche neonaziste dell’imputata: so che a molti fanno orrore (e non piacciono neppure a me) ma Sylvia non è una persona violenta. Non va in giro a picchiare la gente; sta solo cercando di far valere i propri diritti in condizioni proibitive (e vergognose, per uno stato sedicente democratico).