consulta on-line e scarica GroundZERO n.2 – 10 dicembre 2007
http://www.antiimperialista.org/inde...424&Itemid=230
UN NATALE ALL’INFERNO
Domani la delegazione italiana, su invito della Resistenza palestinese, partirà per Gaza. Dopodomani, domenica, la delegazione sara’ al valico di Heretz. Che essa possa attraversare la frontiera piu’ blindata del mondo non è detto. Dipende dalle autorità israeliane. Potrebbero rispondere con un secco no, motivandolo con la situazione di altissimo rischio a cui la delegazione si sottoporrebbe. Rischio di che? Le incursioni militari israeliane, sia aeree che terrestri, si vanno intensificando, quasi a voler precedere un’invasione su larga scala. Tutto desiderano gli aggressori, meno che avere tra i piedi scomodi testimoni dei massacri in corso e in cantiere.
Proprio per questo i fratelli di Gaza hanno insistito: «Abbiate coraggio! Non lasciateci soli! Venite e descrivete il massacro a cui siamo sottoposti!»
Che questa delegazione possa o non possa varcare il confine dell’inferno, resta che essa rappresenta il fatto più significativo di questo Natale 2007.
Proprio per questo la stampa e i media tacciono.
A dispetto di questo silenzio la campagna contro l’embargo e l’assedio di Gaza, partita in Italia nel mese di settembre, in poche settimane ha fatto un sacco di strada. Altri, in decine di paesi, hanno raccolto l’invito. Si sono formati qua e la’ coordinamenti e comitati per Gaza. In alcuni paesi, dalla Grecia agli Stati Uniti, dall’ India al Venezuela, vogliono seguire l’esempio italiano, inviando a loro volta delegazioni per spezzare simbolicamente l’embargo e l’assedio e sostenere la Resistenza palestinese.
Qualcosa inizia a smuoversi anche molto in alto, visto che il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moom e’ dovuto scendere in campo per denunciare le «terribili condizioni» di Gaza.
Non si smuove invece il governo italiano. Se la cosiddetta «sinistra radicale» tace, il Ministro degli Esteri, Massimo D’alema ha schierato l’Italia a fianco di Israele e degli Stati Uniti. L’Italia dopo aver sostenuto la Conferenza truffa di Annapolis, si vanta di essere tra i principali paesi donatori (108 milioni di Euro). Donatori di che? Di un mucchio di soldi per foraggiare il regime-Quisling di Abu Mazen. Sotto Abu Mazen la Palestina Campa, sotto Hamas la Palestina crepa.

In questo contesto a noi fa un certo schifo che D’Alema si sia recato giorni addietro alle Nazioni Unite per cingersi d’alloro sulla questione della moratoria della pena di morte. E’ il colmo dell’ipocrisia che mentre D’Alema avalla il massacro in corso a Gaza, venga osannato come un campione della pace e dei diritti umani.
Nel corso della sua permanenza all’ONU, D’Alema ha compiuto altre tre colossali porcherie (imperialiste).
Egli si è trovato a presiedere i lavori del Consiglio di Sicurezza.
Ebbene, sotto la sua egida, il Consiglio ha votato a favore del prolungamento di un altro anno dell’occupazione americana dell’Iraq. L’Italia ulivista conferma dunque di stare servilmente a fianco di Bush (anche stavolta col plauso delle destre e col silenzio della «sinistra radicale»). Ora è chiaro che il tanto strombazzato ritiro dall’Iraq non era una «svolta politica», ma solo un atto necessario e programmato per ridislocare truppe d’occupazione in Afganistan e in Libano.
Non finisce qui.
D’Alema, sempre nelle vesti di Presidente del Consiglio di Sicurezza, mentre a Mogadiscio infuria la battaglia, ha confermato l’appoggio al regime fantoccio di Somalia, quello di Nur Hassan Hussein. Ha esortato la Comunita’ internazionale a sostenere e anzi rafforzare la missione AMISOM (forza militare inteafricana) spedita a dare manforte alle truppe d’occupazione etiopiche, entrate a suon di eccidi in Somalia l’anno passato, il tutto in aperta violazione dei piu’ elementari principi di Diritto internazionale.
Una porcheria tira l’altra.
Ed ecco che, sempre in veste di Presidente del Consiglio di sicurezza, D’Alema ha perorato la secessione del Kosovo.
Lui, lui che era primo ministro nella primavera del 1999, ai tempi dell’aggressione NATO della Jugoslavia. «Sono venuto a prendermi le mie responsabilita’», ha affermato. Violando gli Accordi di Kumanovo e la Risoluzione 1244, D’Alema si e’ fatto ambasciatore di Bush, che vuole punire, con la Serbia, la Russia, dando così un segnale preciso che lui e’ l’imperatore e agli altri non resta che adeguarsi. E siccome l’enclave kosovara, etnicamente riipulita e in mano ai narcotrafficanti albanesi, non si reggerebbe in piedi un solo giorno da sola, ecco che D’alema ha proposto di rafforzare la tutela NATO, con 16mila armigeri e 2mila funzionari europei. Più che indipendenza qui si sancisce un protettorato eterno nel cuore dei Balcani.
E se il popolo serbo non accettasse queso nuovo squartamento? Se nelle elezioni del 3 febbraio prossimo i partiti filoccidentali perdessero? Se vincesse il candidato nazionalista Toma Nikolic?
Nuovi venti di guerra soffiano sui Balcani, e l’Italia, dietro alle manfrine diplomatiche, è già pronta a schierarsi ma, a differenza del 1999, non solo fungendo da portaerei americana; questa volta con un impegno diretto, sui campi di battaglia. Ove la «sinistra radicale» non voglia macchiarsi di questo ennesima vergogna, il regime saprà sostituire Prodi con un altro proconsole, sostenuto da altre, ad hoc, maggioranze parlamentari.
L’Iran è la sola cosa di cui D’Alema non si è (potuto?) impicciare. Resta che Bush, prima di cedere il posto al suo successore, vorrebbe dare l’ultima zampata per fare spazio al «nuovo Medio Oriente», la vera e propria stella polare della sua politica estera e del suo mandato presidenziale. Ed infatti Bush l’ha a chiare lettere ribadito nella sua conferenza stampa di ieri, 20 dicembre. Gli ha fatto eco il mministro degli esteri francese Bernard Kouchner, il quale, in un’intervista proprio ieri alla radio ha chiestosanzioni europee contro Teheran affermando:
«Bisogna prepararsi al peggio, sul nucleare il mondo rischia la guerra, ma intanto negoziamo fino alla fine».


In questa inquietante situazione il tritasassi della macchina repressiva europea avanza senza sosta. Non c’e’ settimana che in un qualche paese dall’Unione non vengano arrestati e spediti in galera cittadini maghrebini o arabi, tutti con l’accusa di essere potenziali terroristi. Gravissima la sentenza della Cassazione che ieri ha condannato, senza prove sostanziali, una decina di musulmani, colpevoli solo di aver tentato di aiutare loro fratelli a recarsi a combattere a fianco della Resistenza irachena.
Ma questa condanna impallidisce rispetto a quella chiesta in Spagna dal famigerato Garzon: 520 anni di carcere per 47 compagni della sinistra basca accusati di essere complici dell’ETA. Si tratta del più grande attacco giudiziario mai portato contro la sinistra dei Paesi Baschi, ovvero contro una delle rare sinistre rimaste tali. Ed infatti a sinistra, come in un cimitero, tutto tace.

PER CONOSCERE COM’E’ COMPOSTA LA DELEGAZIONE E I SUOI INCONTRI A GAZA VISITA IL SITO «GAZAVIVE»

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SOTTO IL CARCERE A NATALE
MICHELE E ANDREA IL NATALE LO PASSANO IN CARCERE, NOI SAREMO LI SOTTO

A Natale faranno due mesi dagli arresti dei cinque ragazzi di Spoleto.
A Natale faranno 61 giorni che Michele Fabiani e Andrea Di Nucci sono tenuti imprigionati nel carcere di Capanne a Perugia, sottoposti ad un disumano regime carcerario.
Perché questo accanimento?
Gli inquisitori, che non hanno prove ma solo presunti indizi, sperano che il carcere duro pieghi Michele e Andrea e li spinga ad autoaccusarsi di essere ciò che non sono, di essere dei terroristi.
Michele e Andrea stanno invece resistendo, e resistendo difendono non solo la loro dignità, ma pure la nostra, quella di tutti coloro che non intendono voltare le spalle a chi grida giustizia, che sono stanchi di un regime autoritario che ci considera tutti in libertà vigilata, che con la scusa del terrorismo calpesta i diritti più elementari di cittadinanza.
Questo regime, in occasione del Natale, ci vorrebbe spensierati, a fare shopping come consumatori beoti, a fare la fila nei centri commerciali, ovvero le cattedrali erette in onore dell’unico Dio a cui questo sistema chiede di genuflettersi: il danaro.
Noi saremo invece con Michele e Andrea, sotto il carcere di Capanne, e sotto quel carcere celebreremo, la nostra messa di Natale.
Il nostro sarà un presidio di libertà, di solidarietà, di verità.

Per questo invitiamo tutti quanti hanno a cuore non solo la sorte di Michele e Andrea, ma di tutti quelli che ingiustamente soffrono nelle patrie galere a passare il Natale come si addice, sotto il Carcere di Capanne.

Appuntamento il 24 Dicembre alle ore 22,00. Sotto il carcere di Capanne (PG)
promuovono:

Comitato 23 ottobre, Legittima Difesa, Ass. Culturale Casa Rossa, Ass.Culturale 1° Maggio, RdB CUB, Comitato per l’Ambiente di Gualdo Cattaneo, Gruppo Difesa Ambiente di Spoleto
Prime adesioni:

Don Andrea Gallo, Comunità S. Benedetto, Genova, Catia Bellillo, parlamentare del PdCI, Luca Baldelli, Consigliere provincia Di Perugia del PRC, Fabio Faina, Consigliere counale di Perugia del PdCI, Ettore Magrini RdB CUB Spoleto, Raspa Francesco RdB CUB Spoleto, Giovanni Cenci, studente, Legittima Difesa, Luigi Marocco RdB CUB Spoleto, Alessia Monteverdi, Campo Antimperialista, Antonio Briguori RdB CUB Spoleto, Sandro Scalseggi RdB CUB Spoleto, Daniele Selli, studente, Legittima Difesa, Giorgio Becchetti, RSU Manini, Assisi, Raspa Luciana RdB CUB Spoleto, Leonardo Galdini RdB CUB Spoleto, Giuseppe Vaccaro studente, Legittima Difesa, Laurii Anna Laura RdB CUB Spoleto, Salviani Maria Piera RdBCUB Spoleto, Maria Grazia Ardizzone, Campo Antimperialista, Giovanni Teti studente, Legittima Difesa, Moreno Pasquinelli, Campo Antimperialista,

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