L'aborto per cause "economiche" è il trionfo del maligno, a mio parere.
Ma se anche dovessi valutare la cosa solo in termini laici, direi che è un assurdo abominio.
L'aborto per cause "economiche" è il trionfo del maligno, a mio parere.
Ma se anche dovessi valutare la cosa solo in termini laici, direi che è un assurdo abominio.
Come mussulmano che ha aderito al programma del Partito Conservatore, io sono contrario all'aborto, ritenendolo un vero e proprio "omicidio".
Io penso che lo Stato oppure la Regione nel caso una Madre volesse interrompere la gravidanza non solo con i motivi della Donna citata, dovrebbe pagare tutti i costi di gravidanza e garantire il lavoro alla Madre e poi, dopo la nascita, se la Madre è ancora decisa a non volere il bambino, farlo adottare da coppie incapaci a procreare.
Se la Donna incinta ha problemi esistenziali la Regione o lo Stato dovrebbe cercare, caso per caso, di risolverli, in ogni caso, nell'impossibilità di risolverli, dare sempre il nascituro in adozione, cosa che ritengo migliore di quella di "rubare" bambini dall'estero!
Poichè credo anche nel federalismo alla tedesca, l'aborto dovrebbe essere annoverato fra i delitti federali e quindi perseguito con durezza!
Con simpatia Abdel Nur
sì,adottare in Italia si può,anche se le pratiche sono lunghissime e complicate; del discorso della donna ,che magari non capivi perché aveva la voce artefatta,posso riassumerti il concetto principale,secondo me: abortisco perché non posso mantenerlo e perché non voglio che un mio bimbo venga adottato da altri. su questo vi chiedo un'ulteriore riflessione
Rendiamo grazie a Dio
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UNA GRAVIDANZA TENACE, FINO A VINCERE IL CANCRO
Storia di Michelle tre volte madre
GABRIELLA SARTORI
I n questa convulsa fase della cronaca italiana e internazionale segnata da tenebrosi delitti, caos politico, ripresa dei terrorismi, tutto si può dire tranne che sia facile scovare qualche notizia capace di dare speranza. Ma la speranza c’è: e stavolta la buona notizia viene proprio da dove meno si sarebbe potuto aspettarselo, vale a dire da quella Gran Bretagna in cui – tra creazione di ibridi uomo*animale e proposta choc di proibire, a scuola, l’uso di parole e concetti davvero non negoziabili come mamma e papà – potrebbe sembrare che lo spazio lasciato alla speranza si sia pesantemente ristretto. E invece no. È, dunque, accaduto che in quel Paese Michelle Stepney, 35 anni, madre già di Jack, cinque anni, abbia scoperto, mentre era incinta di due gemelline, di essere affetta da tumore alla cervice dell’utero. Con una difficile decisione, (non volevo far del male né a Jack, privandolo della sua mamma, né alle sue due sorelline, privandole della vita, ha detto), ha deciso di non abortire, accettando solo una chemioterapia leggera che non danneggiasse irreparabilmente le bambine. Che sono nate felicemente,sane e vitali, anche se prive di capelli per gli effetti indotti della chemio materna, e si chiamano Harriet e Alice. Storia bellissima, che però, fin qui, assomiglia a tante bellissime storie analoghe. Perché quando una donna permette che, dentro di lei, nasca la madre, questo e tanti altri miracoli diventano possibili. Ma quel che di più particolare questa storia ha sta nel sèguito: le due gemelline, mentre crescevano nel ventre di mamma Michelle, hanno letteralmente spostato il cancro che l’aggrediva in modo da privarlo della sua carica maligna e impedendogli di diffondersi nei gangli vitali. Al punto che, una volta nate, la loro mamma ha potuto felicemente essere operata di isterectomia, senza alcuna conseguenza negativa. E adesso stanno bene tutte e tre: a Michelle è stata riconosciuta una nomination per il Women Courage Award,
premio istituito dal Cancer Research britannico, destinato a chi faccia qualcosa di davvero speciale «per sé e per gli altri». E che Michelle l’abbia fatto, non c’è dubbio. Non solo per il fatto di aver rinunciato alle cure anteponendo al proprio interesse quello dei suoi figli, ma anche per averlo fatto in un Paese come la Gran Bretagna in cui, benché l’83% delle donne usino regolarmente gli anticoncezionali, e benché il ricorso a questo tipo di prevenzione sia caldeggiato dalle autorità, il numero altissimo degli aborti non accenna a calare e anzi, a livello di minorenni, è diventato una vera e propria piaga nazionale che non si riesce a frenare in alcun modo. A riprova del fatto che questo tipo di 'prevenzione' dell’aborto non serve allo scopo teorizzato. Anzi. Quello che serve, in Gran Bretagna come da noi o in Spagna e in tutti gli altri Paesi europei – dove, più avanza la 'libertà' di eliminare feti e embrioni, più avanzano vecchiezza e povertà umana, morale e perfino economica – è una moratoria a questo precipitoso andazzo verso la fine, è quella «riflessione culturale», non ideologica, di cui anche Giuliano Ferrara si è fatto promotore. E ancor più servono i 'miracoli' che hanno la forza del calore umano e del volto sorridente di mamma Michelle e delle sue stupende gemelline: tre donne, una grande e due piccolissime, che non solo hanno sconfitto la paura e il terrore, non solo hanno sconfitto, in un modo che la scienza non sa spiegare, il mostro del cancro. Ma hanno anche dimostrato che si può felicemente farlo vivendo in una Paese in cui tutto questo è terribilmente out,
in cui tutto – leggi, parenti, amici, mentalità dominante – ti indurrebbe a fare il contrario. Il bene c’è, ed è duro tentare di farlo morire. Staremo a vedere, adesso, se sarà poi così semplice cancellare, nelle scuole britanniche, l’idea stessa di marternità e paternità. Staremo a vedere se, e come, sarà possibile impedire a Jack, ad Alice e ad Harriet, a casa o quando andranno a scuola, di chiamare Michelle e loro padre con gli insostituibili nomi di mamma e papà.
http://edicola.avvenire.it/ee/avveni...80206&goTo=A02