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    Predefinito La morte cruenta di Benazir Bhutto

    La morte cruenta di Benazir Bhutto
    Giovanna Canzano on 28 Dicembre, 2007


    “La morte cruenta di Benazir Bhutto è uno degli episodi che costellano una ben precisa strategia : quella della destabilizzazione del Vicino e Medio Oriente, in coerenza con la recente riformulazione del progetto statunitense del Grande Medio Oriente degli esordi della
    amministrazione Bush”. (Tiberio Graziani)


    CANZANO - Benazir Bhutto, una morte annunciata?

    GRAZIANI – Certamente sì. C’era da aspettarselo. Ricordiamo che l’arrivo della Bhutto in Pakistan, il 18 ottobre scorso, dopo alcuni anni di volontario e dorato esilio tra Londra e Dubai, venne salutato con un attentato che causò la morte di circa 130 persone…

    CANZANO – L’omicidio nasce da un progetto di destabilizzazione?

    GRAZIANI – La morte cruenta di Benazir Bhutto è uno degli episodi che costellano una ben precisa strategia : quella della destabilizzazione del Vicino e Medio Oriente, in coerenza con la recente riformulazione del progetto statunitense del Grande Medio Oriente degli esordi della amministrazione Bush. Il progetto del Greater Middle East o anche Broader Middle East (Medio Oriente allargato) è stato introdotto, quale proposta per dare una svolta radicale alla politica occidentale verso il Vicino e Medio Oriente, durante il vertice del G8 del 2004. L’idea, tuttavia, risale agli accordi di Helsinki del 1975.
    Vale la pena ripercorrere la genesi di questa nuova riformulazione, che si traduce, in termini semplificati, nella creazione di un nuovo arco di instabilità in ossequio ai dettami di Zbigniew Brzezinski, il teorizzatore della trappola afgana contro l’Unione Sovietica e dell’utilizzo dei talebani in funzione antisovietica. Molti degli attuali quadri dell’organizzazione di Osama Bin Laden sono stati addestrati e reclutati da Washington ai tempi della guerra sovieto-afgana.
    Dunque, un mese prima dell’aggressiva ritorsione israeliana contro il Libano del luglio 2006, Condoleeza Rice ha riformulato il vecchio progetto del Grande Medio Oriente denominandolo “Nuovo Medio Oriente”. Lo stesso segretario di Stato, nei giorni della guerra israeliana contro il Libano, congiuntamente con il primo ministro israeliano Olmert informò i media che in Libano era stato avviato un progetto per un “nuovo” Medio Oriente. Attualmente, dopo la penetrazione armata in Afghanistan e in Iraq, gli interessi geostrategici degli anglo-americani e dei loro alleati occidentali si concentrano, a nord, verso l’area centroasiatica, per contenere e pungolare gli interessi geopolitici della Russia e per testare il dispositivo eurasiatico di sicurezza messo in atto dall’Organizzazione di Shangai (SCO), e a sudest per limita re alcune prese di posizioni dell’alleato di sempre, il generale Musharaff. Bisogna ricordare che, proprio nel giugno del 2006, il Pakistan e l’Iran sono stati invitati come osservatori della SCO. Precedentemente, a febbraio, il Pakistan aveva avanzato la propria candidatura a membro effettivo L’adesione del Pakistan è sostenuta ovviamente dalla Russia a patto che anche l’India, attualmente osservatore, diventi membro effettivo dell’Organizzazione di Shangai. Se ciò si realizzasse, lo storico asse Washington – Islamabad sarebbe spezzato. Da qui l’iniziativa del “Nuovo Grande Medio Oriente”.
    Gli USA vogliono un Pakistan destabilizzato, da mettere, nel migliore dei casi, sotto tutela ONU, o da occupare, come nei casi dell’Afghanistan e dell’Iraq.
    L’attentato alla Bhutto ha destato molta preoccupazione a Mosca.
    Infatti, secondo quanto riportato da alcune agenzie, la Russia ha condannato “con forza" l'attentato di oggi (27 dicembre). In particolare, Mikhail Kaminin, portavoce del ministero degli esteri, augurando che "i dirigenti del [Pakistan] riescano a prendere le misure necessarie a garantire la stabilità nel paese", ha ricordato che Mosca "aveva più volte ammonito a prestare attenzione al fatto che le autorità pachistane avrebbero dovuto adoperarsi al massimo per garantire la stabilità nel paese in questo periodo cruciale". Secondo il viceministro degli esteri, Aleksandr Lossiukov, "un simile attentato può diventare un ennesimo fattore di instabilità in un paese già fragile alla vigilia di importanti elezioni".


    CANZANO – Il ritorno di Benazir Bhutto era visto come uno sbocco alternativo alla democrazia?

    GRAZIANI – Sì, il ritorno della Bhutto è stato “lanciato” mediaticamente come una opportunità democratica per il Pakistan. Ad arte è stato fatto passare il messaggio che grazie alla Bhutto si aprisse per il Pakistan una nuova era, che fosse cioè possibile realizzabile l’irrealizzabile, vale a dire un Pakistan laico e democratico. Quando invece questo aborto geopolitico che è il Pakistan è stato creato dalle potenze occidentali proprio su base confessionale.

    CANZANO – Pervez Musharraf con l’arrivo della Bhutto doveva accettare di essere un leader dimezzato?

    GRAZIANI – Musharraf ha il piede in due staffe. Ha acconsentito a togliersi la divisa e a stabilire la data delle elezioni presidenziali, come gli ha consigliato Negroponte, l’emissario di Bush e Condoleeza Rice e già uomo forte di Reagan nel Sudamerica. Il generale pachistano è tuttavia un uomo di potere che mai accetterebbe un ruolo di secondo piano. Anche per tale motivo è, in questo momento, poco affidabile per Washington.

    CANZANO – Il Pakistan nel 1947 diventa indipendente dall’India britannica e poi?

    GRAZIANI – Il Pakistan, più che diventare indipendente, viene creato ex-novo come nazione musulmana dalle potenze occidentali che non riuscivano a contenere le tendenze secessioniste nel Raj britannico, capeggiate dai nazionalisti musulmani. Il suo stesso nome è un acronimo che, inventato, negli anni trenta, da un giovane nazionalista musulmano, Choudary Ramat Ali, venne assunto dal nuovo organismo nel 1947, quando si distaccò dall’India. A quell’epoca il Pakistan era formato da due entità geografiche, il Pakistan occidentale e quello orientale, l’attuale Blangadesh, separate per alcune migliaia di chilometri dal territorio indiano
    Il Pakistan ha conosciuto, nel corso della sua breve storia di appena sessant’anni, almeno tre cicli geopolitici. Un primo ciclo va dal 1947 al 1971, quando il Blangadesh conquistò l’indipendenza. In questi anni il Pakistan svolge un ruolo importante nell’ambito della dottrina Truman di contenimento dell’URSS: è membro infatti dei due distinti sistemi di alleanze: CENTO (Patto di Baghdad) e OTASE (Patto di Manila).
    Dopo l’indipendenza del Blangadesh, il Pakistan, dal punto di vista geopolitico, si riorienta verso il Vicino Oriente e il mondo islamico del Golfo. Sul finire degli anni 70, con la rivoluzione iraniana e l’invasione sovietica dell’Afghanistan, Islamabad si riconferma come un alleato privilegiato per gli USA. Un terzo ciclo si è aperto con il crollo dell’Unione sovietica. Il Pakistan, in questi ultimi anni, sembra interessato a rafforzare i rapporti con le repubbliche centroasiatiche, di cui diverrebbe la via privilegiata verso l’Oceano indiano: una via che essendo funzionale agli interessi eurasiatici della SCO, viene osteggiata da Londra e Washington. Ciò che accade oggi in Pakistan è speculare alle tensioni in corso nel Myanmar.

    CANZANO – I confini con l’Afghanistan sono a rischio?

    GRAZIANI – In una prospettiva di occupazione del Pakistan da parte delle forze occidentali, certamente ì.

    CANZANO – Le elezioni dell’8 gennaio sono a rischio?

    GRAZIANI – E’ difficile fare previsioni.


    http://www.politicamentecorretto.com....php?news=1970
    Giampaolo Cufino

  2. #2
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    L’assassinio di Benazir Bhutto

    Scritto da Alan Woods

    Benazir Bhutto è stata uccisa da un attentatore suicida. La leader del Partito del popolo pakistano (Ppp) aveva appena parlato in un comizio organizzato dal Ppp a Rawalpindi quando è avvenuto l’attacco suicida. Le prime agenzie parlavano di almeno 100 morti ma secondo le ultime notizie le vittime dovrebbero essere una quindicina.
    Questo attacco omicida nei confronti del Ppp è avvenuto nel mezzo di una campagna elettorale dove le masse desideravano un cambiamento dopo anni di dittatura militare. L’appoggio al Ppp era in aumento e sicuramente avrebbe preso la maggioranza nelle elezioni politiche ed amministrative che dovrebbero tenersi il prossimo 8 gennaio.

    La campagna del Ppp stava acquisendo forza e l’ala marxista del partito stava ottenendo un appoggio entusiasta al suo programma rivoluzionario e socialista in luoghi totalmente diversi, da Karachi nel sud alle aree tribali del Waziristan nel profondo nord. Queste elezioni avrebbero mostrato un grande spostamento a sinistra in Pakistan e tale prospettiva terrorizzava la cricca dominante. Ecco cosa si cela dietro l’orrore di ieri.

    L’attentato è stato un crimine contro i lavoratori ed i giovani del Pakistan, un’aperta provocazione con cui ci si propone di annullare le elezioni che il Ppp era sicuro di vincere e fornire la scusa per una nuova stretta repressiva e la possibile reintroduzione della legge marziale. È un atto controrivoluzionario che deve essere condannato senza riserve.

    Chi è il responsabile? L’identità degli assassini ancora sconosciuta. Ma quando l’ho domandato ai compagni di Karachi, la risposta è stata immediata: “sono stati i mullah”. Le forze oscure della reazione in paesi come il Pakistan adottano abitualmente le sembianze del fondamentalismo islamico. Circolano anche voci secondo cui gli spari contro Benazir sarebbero arrivati da una moschea, anche se i media occidentali insistono che l’omicidio è opera di un attentatore suicida.

    Chi tira i fili della cospirazione sta tuttavia molto in alto, non importa chi sia il sicario o quali siano i dettagli dell’attentato. I “jihadisti” e i cosiddetti fondamentalisti islamici sono solo pupazzi ed assassini prezzolati delle forze reazionarie che sono radicate all’interno dell’apparato dello stato della classe dominante del Pakistan, sovvenzionate copiosamente dai servizi segreti pakistani (Isi) e dai signori della droga che hanno legami con i Talebani e dal regime saudita, sempre ansioso di appoggiare e finanziare ogni attività controrivoluzionaria nel mondo.

    La guerra in Afghanistan sta avendo effetti devastanti in Pakistan. La classe dominante pakistana aveva l’ambizione di dominare il paese vicino dopo la cacciata dei russi. L’esercito pakistano e l’Isi si sono intromessi nelle vicende afgane per decenni ed ancora oggi intrattengono rapporti con i talebani ed i baroni della droga (che sono la stessa cosa). Grandi fortune vengono accumulate dal traffico di droga, che sta avvelenando il Pakistan e destabilizzando la sua economia, la politica e la società.

    L’assassinio di Benazir è un’ulteriore dimostrazione del totale marciume, degenerazione e corruzione che sta corrodendo gli organi vitali della società pakistana. La miseria delle masse, la povertà, le ingiustizie chiedono a gran voce una soluzione, ma i capitalisti ed i latifondisti non possono fornirla. Così i lavoratori ed i contadini si sono orientati verso il Ppp per una via d’uscita.

    Alcuni a sinistra argomentano: “ma il programma di Benazir non avrebbe potuto offrire una via d’uscita”. I marxisti nel Ppp difendono infatti un programma socialista, il programma con cui il Ppp è stato fondato. Ma le masse possono comprendere quali politiche e quali programmi siano corretti solo attraverso la propria esperienza.

    Le elezioni di gennaio avrebbero dato alle masse l’opportunità di fare almeno un passo nella direzione giusta, infliggendo una sconfitta decisiva alla dittatura ed alle forze della reazione, ed in seguito avrebbero avuto la possibilità di conoscere meglio i vari programmi, non in teoria ma in pratica.

    Oggi sembra probabile che questa opportunità sia negata dato che il proposito di questa provocazione criminale è piuttosto chiaro: annullare le elezioni. Non conosco ancora le disposizioni delle autorità pakistane, ma sembra impensabile che le elezioni si possano svolgere l’8 gennaio e dovrebbero essere almeno posticipate.

    Quali saranno gli effetti dell’attentato sulle masse? Ho appena parlato con i compagni di The struggle a Karachi, dove erano impegnati in una campagna elettorale durissima contro la feccia reazionaria del Mqm(un movimento politico reazionario che si propone di rappresentare i profughi arrivati in Pakistan dopo la divisione dall’India, oggi alleato di Musharraf, ndt): mi hanno riferito che l’ambiente generale era di shock. “ La gente sta piangendo per strada e le donne stanno urlando il loro dolore nelle case. Li posso sentire proprio in questo momento.” Mi ha detto un compagno.

    Ma lo shock iniziale si sta tramutando in rabbia. “Ci sono degli scontri a Karachi e in altre città. La gente sta bloccando le strade e bruciando copertoni”. È un avvertimento alla borghesia che la pazienza delle masse è finita. Il movimento delle masse non può essere fermato dall’assassinio di uno o mille leader.

    Le masse fanno riferimento sempre alle proprie organizzazioni di massa tradizionali. Il Ppp è nato all’apice del movimento rivoluzionario del 1968-69 quando i lavoratori ed i contadini furono ad un passo dalla presa del potere

    Il dittatore Zia uccise il padre di Benazir nel 1979, ciò non impedì la resurrezione del Ppp negli anni ottanta. Le forze del terrorismo di Stato hanno ammazzato il fratello di Benazir, Murtazar, esiliato Benazir e imposto una dittatura militare. Ciò non ha di nuovo impedito che il Ppp sperimentasse una nuova resurrezione quando due o tre milioni di persone sono accorse ad accogliere Benazir al suo ritorno in patria lo scorso ottobre.

    Le masse si riprenderanno da questo momento di shock e dolore ed al loro posto subentreranno rabbia ed un desiderio di vendetta. Ciò di cui c’è bisogno però è una vendetta collettiva e non individuale. È necessario preparare le masse per un’offensiva rivoluzionaria che affronti problemi del Pakistan alla radice.

    La cricca dominante può posticipare le elezioni, ma prima o poi queste ultime si dovranno svolgere. I reazionari calcolano che la morte di Benazir indebolirà il Ppp, ma questo è un grosso errore! La forza del Ppp non si può ridurre ad un solo individuo: se fosse così, sarebbe dovuto scomparire dopo l’esecuzione di Zulfiqar Ali Bhutto

    Il Ppp non è formato da un solo individuo, è l’espressione organizzata della volontà delle masse di cambiare la società. Tre milioni di hanno accolto Benazir al suo ritorno in patria, in decine di milioni erano preparati a votare per il cambiamento nelle elezioni di gennaio. Oggi queste milioni di persone sono in lutto, ma non lo saranno per sempre. Troveranno delle forme di lotta in modo da far sentire la loro voce.

    Le masse devono protestare per l’assassinio del leader del Ppp attraverso una mobilitazione nazionale: si devono organizzare presidi, manifestazioni di massa che culminino in uno sciopero generale. Si deve porre la questione della democrazia. Contro la dittatura! Basta con la legge marziale! Nuove elezioni subito!

    La direzione del Ppp non deve soccombere a qualunque pressione per il rinvio delle elezioni. Che la voce del popolo si faccia sentire! Il Ppp soprattutto deve tornare al suo programma ed ai suoi principi fondatori .

    In tale programma vi è anche l’obiettivo della trasformazione socialista della società. Ciò comprende anche la nazionalizzazione delle banche, delle fabbriche e della terra sotto controllo operaio e la sostituzione dell’esercito permanente con una milizia operaia e contadina. Queste proposto sono attuali oggi come nel giorno in cui sono state scritte.

    Non c’è nulla di più facile che togliere la vita ad un uomo o ad una donna, noi umani siamo creature fragili e facili da uccidere. Ma non si può uccidere un’idea quando il suo tempo è arrivato!
    27 dicembre 2007




    http://www.marxismo.net/content/view/2574/109/

  3. #3
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    Pakstan - 29.12.2007 11:07:00 Talebani: ''Non siamo stati noi, è un complotto del governo''
    Il portavoce del leader dei talebani pachistani del Waziristan, Maulana Omar, ha respinto le accuse del governo sulla matrice talebana e qaedista dell'assassinio di Benazir Bhutto: "Baitullah Mehsud non c'entra con questo attacco. E' stata una cospirazione del governo, dell'esercito e dell'intelligence. Le intercettazioni telefoniche mostrate dal governo sono una messa in scena. Per i nostri militanti sarebbe stato impossibile eludere il cordone di sicurezza che c'era al comizio. Uccidere una donna è contrario alle nostre tradizioni tribali. Siamo profondamente addolorati e scioccati dalla morte di Benazir, una leader non solo del Pakistan, una leader di fama internazionale".


    Usa: ''Non ci opponiamo a breve rinvio elezioni''
    Il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Tom Casey, ha dichiarato questa mattina che "gli Stati Uniti non si opporrebbero necessariamente a un breve rinvio delle elezioni parlamentari", previste per l'8 gennaio. "L'importante è che il processo democratico in Pakistan continui", ha aggiunto Casey. Ieri il governo transitorio pachistano del premier Mohammadmian Soomro, aveva confermato la data del voto, salvo poi specificare che l'ultima parola in proposito spetta al presidente Musharraf.

    Entrambe con fonte: http://www.peacereporter.net

    A luta continua

 

 

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