Tutto è relativo, benissimo. La matematica è una scienza esatta che non ammette ambiguità, così come tutte le discipline che utilizzano il linguaggio matematico per spiegare i fenomeni osservabili. Ma lasciamo da parte la matematica. Talvolta è inutile chiamare in causa il concetto di relatività perfino quando parliamo di affetti, che non sono misurabili e, in quanto tali, non quantificabili. Ma voglio portarvi a ragionare su di un fatto. Supponete che un ragazzo stia parlando con la sua ragazza. Lui parla sempre e soltanto dei fatti propri. Il cosiddetto buon senso dovrebbe far capire al ragazzo che ciò che egli sta facendo non è rispettoso nei confronti della sua interlocutrice. E guardate che qui la giustezza / non giustezza del comportamento di lui, del maschio, è sempre relativa a un modo preconfezionato di porsi con gli altri, ovvero di come ci si dovrebbe comportare in società con la gente che ci circonda, siano essi parenti, amici, conoscenti, ecc. Che cosa intendo dire con questo? Tutti i comportamenti che assumiamo quando ci relazioniamo con gli altri, sono sì personali, ma non devono oltrepassare certi limiti imposti dal buon senso comune. Nell’esempio sopra riportato, il ragazzo si sta comportando liberamente con la sua ragazza, nel senso che egli non si pone particolari problemi sul modo in cui si rivolge a lei. Così facendo, però, egli infrange una regola della buona comunicazione. A nessuno piacerebbe ascoltare esclusivamente le parole del proprio fidanzato, senza avere la possibilità di fare un discorso più ampio, non limitato a piccole e rare interiezioni. C’è un qualcosa di più alto, di superiore che comanda i nostri comportamenti e che limita le nostre libertà personali. Questo qualcosa lo chiamo semplicemente “buon senso”, che talvolta tanto buono non è. Almeno, non per me. Chiedere scusa dopo aver sbagliato è una giustissima regola di buon senso, ma dire che Cosa Nostra ha sempre avuto strettissimi rapporti con la Chiesa cattolica non viene più percepito come una affermazione neutrale, bensì come un’affermazione marcata, personale, di parte, anche quando tutti sanno che le cose stanno così. E allora, stare zitti sarebbe buon senso? Privarsi del diritto della parola è buon senso? Dire bugie per compiacere gli altri è buon senso? No: è sottomissione, menzogna e ipocrisia. Tutto è relativo? Non direi. Se un’affermazione è vera, tutti dovrebbero essere d’accordo sul contenuto di quell’affermazione. Se qualcuno non è d’accordo, le ipotesi sono due: 1) l’affermazione di partenza era falsa e chi la contraddice sta dicendo il vero, oppure 2) l’affermazione di partenza è vera, ma chi la contraddice sta dicendo il falso. Una persona o dice il vero o dice il falso. Vero e falso sono due realtà, l’una opposta all’altra, relativamente a ciò che si afferma. Ma la verità è soltanto una.