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Avevano ragione Pesce, Montemari e Longarini junior. E Jimenez naturalmente. A distanza di un anno e mezzo, ecco come una vicenda tragicomica di calciomercato, finita addirittura in tribunale, abbia trovato una sua dignità calcistica grazie all’ottimo inserimento del cileno fra i titolari nerazzurri di fine 2007.
31 agosto 2006, hotel Quark, Milano, location dell’ultima settimana di trattative della sessione cosiddetta estiva. Luis Jimenez è reduce da una mezza stagione finita in crescendo nella Fiorentina di Prandelli, ma il ds Corvino ed Edoardo Longarini, patron della decaduta Ternana, non trovano l’accordo per il riscatto. Il valore del maghetto della Nazionale cileno, di cui è capitano a soli 21 anni, non giustifica un investimento di circa 15 milioni di euro. Valutazione che appare a tutti esagerata e fuori mercato. In C1 però Jimenez non vuol giocare, si presenta in ritiro solo pochi giorni e poi inizia un duro braccio di ferro. imitato anche dal promettente centrocampista marocchino Kharja.
Lotito si inserisce e prima di Ferragosto stringe la mano al suo omologo umbro: 700mila euro per il prestito annuale e diritto di riscatto della metà fissato in 7 milioni. Arrivano le firme: del giocatore, del club biancoceleste, ma tardano quelle di Longarini senior. Che, a cavallo del 15 agosto, cede la gestione della società ad una Triade: Pesce, Montemari e Longarini junior, suo figlio. Questi rimettono completamente in discussione l’accordo raggiunto: vogliono 1,5 milioni per il prestito senza diritto di riscatto e che Lotito si accolli anche gli ingaggi di Oshadogan, Del Nevo, Corrent e Troise, fuori rosa a Terni.
Naturalmente salta tutto, fin quando proprio sul filo di lana, l’ultimo giorno del calciomercato, la trattativa sembra potersi concludere. All’Hotel Quark però il ds Pesce però non può starci perchè non è iscritto nell’albo dei procuratori ed è quindi costretto a nascondersi nelle scale antincendio per non farsi trovare.
Il lieto fine non arriva, Jimenez giustamente si arrabbia e farà causa al suo club: il Tribunale sei mesi dopo gli darà il via libera verso Roma per la cifra di 1 milione per il prestito e diritto di riscatto a 10 milioni nel 2008. Nell’estate del 2007 arriva l’Inter e stavolta è il trequartista che spinge per rimettere tutto in discussione. Rinuncia agli arretrati ancora da incassare e si impegna a ridursi del 50% lo stipendio se non convincerà il club nerazzurro a puntare su di lui.
Nelle ultime settimane il procuratore Rocco Dozzini riceve decine di telefonate da dirigenti di club italiani ed esteri che si informano sulla situazione contrattuale del ragazzo: la scommessa è comunque vinta.
Difficilmente Massimo Moratti riuscirà a strappare uno sconto sui 10 milioni che la Ternana pregusta per rimpolpare le proprie casse e tentare di invertire la tendenza che la vede nei bassifondi della C1. Nè il presidente, nè Branca, nè Oriali credevano di dover scucire quei soldi per un ragazzo giunto in nerazzurro a sostituire economicamente, tecnicamente e numericamente il partente Mariano Gonzalez, il cui riscatto dal Palermo era fissato a 3,5 milioni. Su suggerimento di Mancini, che aveva capito come sul mercato non sarebbe arrivato nessun nome di un certo peso, vista la conferma di Luis Figo.
Il Maghetto di Santiago del Cile forse ha trovato casa.