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  1. #1
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    Predefinito una cultura del limite come anticapitalismo quotidiano

    proviamo a parlare dell'aspetto a mio avviso peculiare del capitalismo contemporaneo, che, come detto più volte, e ribadito di recente nella discussione su comunismo capitalismo e darwin, ritengo essere un sistema di tipo orizzontale fondato sulla potenzialità del privilegio come spinta emotiva e sull'egualitarismo del denaro come fonte di arricchimento generica e democratica nel senso di "potenzialmente accessibile a tutti senza limiti politici di alcun tipo".
    Ecco, io ritengo che oggi il vero punto saliente su cui si dovrebbe convergere per costruire un anticapitalismo radicato negli uomini e radicale nell'analisi è proprio la constatazione del capitalismo come sistema fondato sull'illimitato, sulla dismisura, sulla negazione del senso stesso del limite, del confine, del metron ( per dirla alla greca).

    Io credo che sia il tempo di affermare il senso della misura, che si deve esplicare sia nell'aspetto formale della lotta, sia nella sostanza ideale, come vera arma per combattare il capitalismo assoluto.
    ovviamente in questo senso la dicotomia destra-sinistra non può essere di alcun aiuto, poichè la sinistra oggi, come la destra è il luogo politico e culturale dello smisurato, della negazione dell'etica come forma di aggregazione e dell'esaltazione dell'individualismo ( seppur velato da velleitario spirito redistribuitivo solidaristico), e l'unica vera distinzioe che le contraddistingue è la falsa opposizione formale, patina di ben più gravi convergenze di fondo, moralismo patetico e decontestualizzato ( destra) contro laicismo onirico ( sinistra).

    Cogliere il fatto che il capitalismo odierno si fonda sul sentimento di onnipotenza degli uomini di fronte alla propria vita, che si trasforma nella sua versione più triste in onnipotenza ormai esclusivamente consumistica, ci deve far riflettere sull'importanza di un pensiero contro-corrente che respinga l'idea fallace che a dismisura si debba risponde con ulteriore dismisura, ed a violenza illimitata mascherata da libertà, si debba rispondere con il linguaggio pretenzioso della libertà svincolata dalla comunità.


    Ecco, direi che oggi il nostro limite, che è riflessione etica cosciente, e la nostra capacità umana di cogliere la sacralità della vita, dunque di essere in un certo senso difensori del "sacro umano" contro la dissacrazione costante e quotidiana capitalistica, questa è l'arma della nostra resistenza.

    all'illimitato del capitale si opponga il limite cosciente della ragione e del sentimento.

    Se ci pensate questa impostazione è cruciale per non cadere tragicamente nell'equivoco della libertà malintesa come forma di reazione falso-libertaria al sistema della manipolazione.

  2. #2
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    Predefinito

    oggi ripensavo alla necessità della misura nel mondo della dismisura: nei miei spostamenti a piedi per la città, mi sono imbattuto in immagini molto forti.
    E pensavo come sia peculiare di questi tempi il fatto che alla formalità sanguinaria e pornografica ( che segna la maniera di esprimersi, la volgarità e il linguaggio stesso dell'epoca presente) corrisponda il piattume totale e la calma assoluta della sostanza dei rapporti.
    Lo si vede sia nelle relazioni sociali, sia nella comunicazione massmediatica:
    più la forma si estremizza, più la sostanza di pari passo diviene passività informe di fronte alla violenza sociale

    La dismisura formale ( e il modello societario statunitense, cui il nostro tende sempre più, ce lo mostra chiaramente) si accompagna inevitabilmente al controllo e alla repressione del sentimento e dell'espressività.
    Più gli uomini si mostrano e ostentano la violenza della forma, più subiscono nella sostanza la violenza del sistema.
    Più vi è attivismo formale e rincorsa della sovrabbondanza quantitativa, più vi è specularmente accettazione della società capitalistica come dato naturale.
    L'arte contemporanea fondata sul cattivo gusto del morboso e della ricerca dello schifo, ne è un lampante esempio. Esempio di perfetta integrazione dell'elemento estetico estremiostico nella normalizzazione sociale.

 

 

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